di Lorenzo Mortara
dedicato al Circolino di Porta Torino
che riapre i battenti, sperando che riapra
presto anche la sua inestimabile biblioteca
Stamattina, alle ore 10, davanti più al Capitale che alla capitale, Il lavoro prende la parola perché è ora di scegliere. Questo il titolo dell’incontro pubblico che la Fiom di Landini terrà a Roma con Bersani, Di Pietro, Vendola, Diliberto, Ferrero, Tronti, Revelli, Flores d’Arcais e altri velenosissimi serpenti. Di Bersani, Vendola, Diliberto e Ferrero c’è ben poco da dire, parla per loro tutta la serie di misure antioperaie prese durante i vari governi Prodi, dalla Legge Treu ai Gulag per immigrati chiamati Cpt, dall’innalzamento dell’età della pensione ai finanziamenti alle missioni orwelliane in Afghanistan. Degli altri basti dire che Revelli ancora non s’è ripreso dal voluttuoso bacio dato al Professor Monti non appena insidiato al posto di Berlusconi, anche se il rospo abbiamo dovuto ingoiarlo noi, non lui che ancora non ha capito niente di principesse, favole e altre leggende sul meno peggio stagnanti a destra e a sinistra. Tronti e Flores d’Arcais, invece, ex incendiari sessantottini, sono finiti pompieri come tutti gli ignoranti patentati di marxismo con velleità giovanili di rivoluzione. Oggi Bersani è l’appoggio sinistro di Re Monti; Di Pietro l’opposizione di Sua Maestà solo per tornaconto elettorale e perché può permettersi di votare contro visto che i suoi voti contrari non contano niente e lasciano passare ugualmente tutto; Vendola è l’appoggio esterno perché contrario a Monti con la demagogia ma a favore del PD con la politica concreta; Diliberto è quello che in nome della sua prossima poltrona ha già giurato che firmerà qualunque cosa, tranne una legge a favore degli operai; Ferrero, il più patetico di tutti, tiene invece il piede in tutte le staffe sperando di tornare in parlamento e soprattutto sperando che gli operai non si accorgano del suo solito doppio gioco. Quanto ai tre nullasapienti, Tronti, oggi, solo a parlar di rivoluzione ha i brividi, per questo scarica la colpa della sua incoscienza sulle masse come tutte le nullità piccolo borghesi come lui, e scrive pagine e pagine di articoli vuoti e incomprensibili, buoni solo per chiudere il Pedifesto o aprirne un altro a vuoto. Di Revelli abbiamo già parlato, quindi conviene tacere per non infierire, mentre Paolo Flores d’Arcais lo lasciamo volentieri a Micromega a pubblicare ogni due mesi la sua micro-opposizione fatta di osanna a un pezzo di carta straccia e bisunta chiamata Costituzione e a innocue petizioni da inviare a De Benedetti che ne finanzia la puntuale destinazione nel cestino.
Ci sarebbero anche Sandra Bonsanti, Mario Pianta e Stefano Rodotà a
completare questa squadra di falliti, ma io penso che gli otto presi
in considerazione bastino e avanzino per testimoniare una bancarotta,
non la loro però, ma quella della Fiom, perché di loro non me
importa un accidente, ma della Fiom sì.
Questo
incontro è stato annunciato dalle telesine
del Fatto quotidiano,
suorine liberal sotto sotto preoccupatissime che la Fiom scenda in
campo e osi trasformarsi in Partito. Guai! Il sindacato non deve fare
politica, altrimenti il Capitale
in Parlamento non può fare come vuole la politica del sindacato!
Proprio per questo mi stupisce la presa di posizione contraria di
compagni meritevoli quali il Professor Moscato che nel suo blog
si domanda, qualora la Fiom si trasformi in Partito, chi farà
sindacato al posto suo? Quando un compagno si allinea ai liberali c’è
sempre qualcosa che non quadra. Tante volte lucido e spesso
lucidissimo, stavolta il compagno Moscato ha preso un granchio perché
ha scentrato la prospettiva. Il problema, infatti, non è chi farà
sindacato al posto della Fiom, ma quale politica spingerà avanti il
sindacato, perché se spingerà avanti una politica analoga alla sua
linea sindacale, ci troveremo semplicemente in mano due fallimenti,
uno nelle fabbriche e uno in Parlamento. Morbida con Marchionne in
Fiat, la Fiom sarà morbida col Capitale in Parlamento. Si tratta
dunque di capire a cosa sia dovuta tanta leggerezza della Fiom di
Landini. E una delle cause fondamentali della bancarotta del
movimento sindacale non solo italiano ma mondiale, è appunto
l’artificiale separazione tra sindacato e partito, separazione che
altro non è che la concezione borghese della lotta di classe,
ammesso che i borghesi accettino almeno l’idea della lotta di
classe. La domanda che il compagno Moscato dovrebbe porsi, non è chi
farà sindacato al posto della Fiom quando questa scenderà in
politica, ma come fa attualmente la Fiom a fare sindacato senza fare
politica! Infatti, un sindacato senza partito, non è che un mezzo
sindacato. Non fa politica e di conseguenza non può che far male il
sindacato. Questo è il male della Fiom, e se la cura è peggiore del
male, questo non significa che si debba invitare la Fiom a stare alla
larga dai medici, ma solo a scegliesi bene quelli giusti. La Fiom
oggi continua a scegliere, per partito, i soliti medici della mutua,
i Guido Tersilli della Confindustria.
L’approccio
di Landini alla questione politica è l’approccio di un gregario
non di un leader, di uno in cerca continuamente di risposte dalla
sponda parlamentare. I sindacati bussano continuamente ai partiti con
le loro insopportabili domande. Ma sono i somari che nulla sanno che
fanno continuamente domande. Chi sa davvero qualcosa non fa domande,
detta semplicemente le risposte ben sapendo che in realtà sono
ordini. Il compito della Fiom non è girare tutti i partiti come
fosse alla questua dei servi, per elemosinare una briciola del suo
programma, ma stabilire lei, da padrona, quale sia il suo Partito, la
sua cinghia di trasmissione
che lo applicherà integralmente. Landini ne scelga uno,
possibilmente buono, se no pazienza, e cominci a dettarglielo. In
questo modo si risolveranno fin da subito un sacco di problemi.
Innanzitutto finirà l’eterno scaricabarile dei sindacalisti verso
partiti e governi. Finiranno le adunate oceaniche in cui il
segretario generale di turno fa la lista della spesa che il governo
non ha fatto, perché nello scontrino, finalmente, ci saranno anche
le sue lacrime di coccodrillo di cui dovrà rendere conto. In secondo
luogo, finirà questa cretinata liberale che vuole i sindacati
autonomi dalla politica, quando sanno tutti – liberali compresi e
ho detto tutto! – che l’autonomia è finta e non è mai esistita.
Tutti i tesserati sanno che la Cgil è in mano al PD, esattamente
come noi della Fiom sappiamo d’esserci sganciati da Bersani per
legarci a Vendola, il più fetente di tutti i forchettoni
rossi. Come dire dalla padella
alla brace. Tuttavia, stabilire ufficialmente quale sia il proprio
partito di riferimento, oltre a far uscire allo scoperto i politici
che si nascondono dietro i sindacati e viceversa, darà anche la
possibilità ai sindacalisti di battersi dentro apertamente per la
propria linea. Sinistra Ecologia & Libertà,
ovviamente, è l’ennesimo partito di traditori del movimento
operaio, non va bene come partito nostro, se però la Fiom stabilisce
che questo nel bene e nel male è il suo Partito, allora noi possiamo
entrarci in massa per provare a buttarli tutti fuori a calci nel
sedere. Invece così, continuando la commedia dell’autonomia, si
disperde una massa enorme di forze, e anziché scegliere come
sembrerebbe anche l’ora, si continua precisamente nell’opposto: a
non scegliere né ora né mai. Perché in effetti è la Fiom che deve
scegliere, non i Partiti a cui si è rivolta, e che in realtà hanno
già scelto, e hanno scelto di stare dall’altra parte della
barricata. Girare al contrario la questione della scelta, significa
non aver ancora capito niente dei termini del problema.
La Fiom oggi ha scelto per l’ennesima volta l’Ulivo, ha scelto
cioè di non scegliere, e chi non sceglie, gli piaccia o meno,
finisce sempre per scegliere i padroni per provare a fare la politica
degli operai, ed è per questo che è perdente anche nelle fabbriche,
perché chi sceglie i padroni come sponda politica, non li può
attaccare troppo sulla sponda sindacale.
Fino
a che la Fiom cercherà una sponda nei partiti interclassisti, oltre
a non trovarla, è destinata a sprofondare ancora di più, perché
tutti i partiti del pomposo interesse nazionale, nei momenti decisivi
sacrificheranno sempre l’interesse degli operai al supremo
interesse del padronato. Solo un partito di classe può dare alla
Fiom le risposte che cerca, e il partito di classe per antonomasia è
il Partito della Rivoluzione.
Non c’è che il Partito della Rivoluzione che può accogliere le
domande della Fiom. Gli altri partiti le daranno solo le risposte dei
padroni.
Oggi
Bersani viene a prendersi con poco sforzo molta pubblicità da
Landini. Il Partito della Rivoluzione – compagno Landini – oggi
non si sarebbe neanche presentato al tuo cospetto. Perché solo quel
partito ti rispetta e non ti umilia. Se fosse venuto, infatti,
l’avrebbe fatto solo per tirarti un ceffone da farti girare la
testa. Perché? Perché ti avrebbe detto in faccia che chi si
proclama autonomo dalla politica, non ha diritto continuamente di
piagnucolare come una prefica per avere il conforto della politica e
di rompere le scatole ai politici. Se sei autonomo dalla politica –
così direbbe il Partito della Rivoluzione – quella è la porta,
torna nel tuo mondo sindacale e non t’azzardare mai più a
scocciarmi, perché la prossima volta sparo a vista. Solo quando ti
assumerai in pieno la responsabilità di appoggiarmi potrai venire a
parlare con me. Solo legato mani e piedi a me, avrai diritto di
parola. Fino ad allora taci e subisci, perché non meriti altro. E
quando stretto nella mia morsa farai gridare ancora il piccolo
insopportabile borghese che è in te «Ah
no, la cinghia di trasmissione no!»
io stringerò ancora più forte, con le catene se necessario e con
ogni altra camicia di forza a disposizione, perché tu perda
quell’inclinazione tipica del burocrate a dire stupidaggini:
cinghia di
trasmissione
non vuol dire sindacato subordinato al partito come uno schiavo al
dittatore, ma solo rapporto strettissimo tra i due. Come tra moglie e
marito, se il marito batte la moglie, non è un matrimonio ma un
legame tra bestie, così tra sindacato e partito, se la stretta non è
meccanica e di coercizione, il matrimonio è solo un giusto rapporto
che si instaura, questa a volta a tre, tra il Partito che è il
vertice, gli operai che sono la base e il sindacato che è la parte
che deve stare in mezzo nel suo ruolo mediano.
È
vero, il rapporto può rompersi e il matrimonio andare in rovina. Ma
non è un buon motivo per tranciare la cinghia di trasmissione. È
solo un motivo in più per ripristinarla nuova di zecca e ripulirla
dalle incrostazioni. Chi ha tagliato la cinghia di trasmissione,
infatti, non ha forse trasformato a sua volta gli operai in cinghia
di trasmissione della burocrazia? E allora bisogna capire una volta
per tutte che non è quello il problema. Il problema sono i mille
fili che legano i sindacati ai partiti borghesi e ai loro carrozzoni.
La Fiom, incapace di trarre lezioni dal recente passato, ancora una
volta sta per mettersi sotto l’Ulivo. Il Partito della Rivoluzione
metterà la Fiom sotto di sé con l’Ulivo ancora più sotto, morto.
Stazione dei Celti
Sabato 9 Giugno 2012
Lorenzo Mortara
Delegato Fiom-Cgil
Stazione dei Celti
Sabato 9 Giugno 2012
Lorenzo Mortara
Delegato Fiom-Cgil
"qualora la Fiom si trasformi in Partito, chi farà sindacato al posto suo?" La domanda è più che legittima, considerando che un sindacato non può supplire la mancanza di un vero partito del lavoro o dei lavoratori, di inclinazione strattamente socialista o comunista che dir si voglia. La FIOM ha scelto di non spaccare la CGIL che, come in altre occasioni, dichiara a parole che non ci sono governi amici e poi, nei fatti, si smentisce sempre alla grande. Prima scioperi e manifestazioni in continuazione con Berlusconi, e adesso con Monti che è pure peggio,non si riesce a fare nemmeno uno sciopero generale. Per fare il partito della rivoluzione ci vogliono i rivoluzionari..e in Italia pare che scarseggino alquanto, almeno nei fatti, più che a parole.. Inoltre ormai un sindacato che metta in atto una seria lotta di classe non può che raccordarsi con altri che fanno lo stesso in ambito internazionale. Probabilmente con la crisi del capitalismo, anche quella di un certo sindacalismo si rivelerà irreversibile. Qualche sindacalista rivoluzionario dovrebbe rileggersi gli scritti di Corridoni: "E dove trovare altre nazioni in cui la prosperità economica abbia toccato il culmine e sia tale da autorizzare il proletariato organizzato rivoluzionarmente, ad insorgere per cacciare i capitalisti dalle fabbriche e sostituirli nella gestione della produzione?" (Corridoni: Sindacalismo e Repubblica) Cercateli questi scritti introvabili..anche a costo di trovarli in qualche libreria..non proprio di "sinistra"..Caro Cremaschi, facciamolo un vero partito dei lavoratori, non sarà quello della FIOM, ma una scossa a quel sindacato la darà di sicuro.."eppur si muove?"
RispondiEliminaC.F.