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venerdì 22 febbraio 2013

DOVE NACQUE LA DEMOCRAZIA di Francesco Salistrari.





DOVE NACQUE LA DEMOCRAZIA
di Francesco Salistrari


Nikitas Kanakis, a capo della maggiore ONG operante in Grecia Médecins du Monde, riferisce di una lettera formale con richiesta di intervento all’ONU per il disastro umanitario. Gli stessi greci ormai da diversi mesi denunciano condizioni di vita peggiori addirittura al regime dei colonnelli o all’occupazione straniera (qui)”.

Disastro umanitario.
Solo il pronunciarlo mette i brividi. Perché, per una volta, non si parla delle regioni povere della Cina, così lontane, o dei bimbi con la pancia gonfia dell’Africa, altrettanto lontani, o dei morti per fame ed inedia delle steppe russe, o delle tragedie del Sud America. No si sta parlando di un popolo che vive a pochi km dalle nostre coste, di una terra che ha rappresentato nei secoli il luogo fisico dov’è nata la democrazia, la cultura, la filosofia, in parole spicciole:  laciviltà occidentale. La Grecia siamo noi. Tutti noi. E la stiamo sacrificando sull’altare delneoliberismo e del mercato.
Neoliberismo e mercato. Due parole altrettanto raccapriccianti, se guardiamo le immagini (che non vanno in TV) della disperazione, della fame, della miseria, del popolo greco, immolato in nome delle direttive Europee. E l’umanoide, quel finto essere umano che ci ha fatto da Presidente del Consiglio per oltre un anno, ha avuto anche la sfacciataggine di dirlo a chiare lettere in un’intervista televisiva, che sì, la Grecia, rappresenta il “successo dell’Euro” (qui), con una nonchalance e una faccia da bronzo da far venire solo rabbia. Meriterebbe lui di essere costretto a vivere come i cittadini greci, che bruciano la legna dei mobili e degli alberelli di strada per riscaldarsi, senza corrente elettrica, senza speranza. Meriterebbe lui, di essere l’esempio vivente del “successo dell’Euro”, vale a dire di un disegno politico camuffato da economia che mira alla distruzione della ricchezza del popolo europeo e all’asservimento di un intero continente alle logiche del mercato internazionale, della finanza, delle banche, delle grandi corporation, della tecnocrazia che vede in democrazia e diritti solo degli orpelli da cancellare, degli ostacoli da rimuovere, per garantire la spoliazione dei beni pubblici ai danni dei popoli europei.

L’Euro in realtà non è una moneta, bensì  un’arma politica. Di classe.
E’ lo strumento attraverso il quale le classi dominanti euro atlantiche impongono il loro tallone di ferro al popolo occidentale, per garantirsi la possibilità di continuare a fare profitti, a competere sui mercati mondiali eliminando l’intervento pubblico in economia, gli spazi sociali di difesa, i diritti acquisiti, le tutele, visti tutti come impedimenti all’accumulazione capitalistica di cui il sistema occidentale ha oggi bisogno per continuare ad esistere. E mentre in Europa, la Grecia sprofonda, mentre Spagna, Portogallo, Italia (e tra breve la Francia), si trovano a un passo dalla situazione greca, le aziende multinazionali si preparano a spartirsi il bottino delle imprese e dei patrimoni pubblici, succhiando sangue e vita alle persone che si vedono ridurre ogni spazio di libertà nel lavoro, ogni spazio vitale, costretti ad arrancare senza speranza e futuro per sé e per i propri figli.
E mentre la crisi morde alle gambe da un capo all’altro del mondo e getta sul lastrico milioni e milioni di cittadini, mentre la domanda aggregata mondiale continua a restare ferma, in Europa, si continua con la politica dell’austerity, condannata dai più illustri economisti mondiali (su tutti Krugman) come una politica suicida ed eminentemente depressiva, anticiclica, che condanna aziende, famiglie, interi Stati all’insolvenza, al fallimento, alla bancarotta, al default.
Molti, in questi anni di crisi, hanno ventilato l’ipotesi che l’Euro fosse destinato a crollare. Che tale destino fosse iscritto nello stesso funzionamento della moneta unica. E benché ci siano stati momenti in cui l’Euro è stato realmente a rischio di collasso, pur tuttavia è stato “salvato”, sacrificando in tutti i paesi in difficoltà (e non) ricerca, università, scuola, sanità, beni comuni, diritti, tutele sul lavoro, sicurezza sociale. E nonostante molti economisti continuino ad essere convinti che la moneta unica è prossima al collasso, tuttavia a costoro sfugge che il compito per il quale l’Euro è stato creato, in qualche modo, è già stato assolto. E d’altra parte, vista la capacità e la volontà politica europee, l’Euro non sarà lasciato crollare, ma continuerà ad essere lo strumento attraverso il quale costringere gli Stati aderenti all’Unione ad ulteriori cessioni di sovranità e giungere ad una più stringente e funzionale Unificazione politica, fiscale, bancaria e dei mercati del lavoro europei. I meccanismi messi in moto attraverso Fiscal Compact e MES, sapranno mantenere in vita questo mostro monetario e saranno capaci di avviare quel processo di integrazione politica che tutti, nessuno escluso, nonostante i danni evidenti di questa politica criminale, auspicano e chiedono.
Gli Stati Uniti d’Europa. Non sono solo il sogno della destra europea, ma anche di tutta la sinistra europea. Un partito unico che ricorda tanto il PCb russo.
Stati Uniti d’Europa, un concetto ideologico, politico e di classe che nasconde la volontà di abbattere gli ormai obsoleti “stati nazionali” in favore di una struttura sovranazionale che limiti pesantemente l’applicabilità delle costituzioni nazionali, dei controlli sociali, la partecipazione popolare alle scelte collettive, l’ingerenza economica delle componenti sociali nazionali, in definitiva la democrazia rappresentativa che abbiamo sempre conosciuto.
L’Euro è uno strumento politico, creato per distruggere la democrazia europea. Democrazia che storicamente (e non poteva essere altrimenti) si è sempre espressa nell’ambito e nei confini nazionali, statali. La messa in discussione e l’erosione delle sovranità nazionali non vanno  vantaggio di nuove forme democratiche della “formazione delle scelte collettive”, bensì a vantaggio di organi, istituzioni e procedure che nulla hanno a che vedere con la “volontà popolare”, cardine e principio basilare della democrazia in quanto tale.

E’ in questo senso, che oggi, assistere alle scene devastanti dei cittadini greci prostrati dalla fame e dalla miseria, in nome di una moneta e di un ordine politico antidemocratico, fa davvero rabbia e tristezza.
La rabbia è semplicemente aggredita dalla tristezza e dalla rassegnazione nel vedere una “opinione pubblica” completamente annichilita dalla propaganda politica (partitica e televisiva) che ciancia di “sogno europeo” e di “Europa dei popoli” da oltre 15 anni senza sosta e che ha condotto ad una completa sottovalutazione delle conseguenze sociali profondamente antidemocratiche e dannose per i popoli europei che si nascondono dietro il concetto, le pratiche politiche e istituzionali, dell’“Europa”.
Un’intera generazione di europei, che sono prima di tutto, portoghesi, spagnoli, italiani, francesi, greci, tedeschi ecc, viene terroristicamente sacrificata in nome della finanza e del “libero” mercato.
La democrazia occidentale nasce e muore laddove è stata inventata. In Grecia, sui monti del Peloponneso, tra le colonne dei templi degli dei. Oggi rovina tra le rovine. 




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