ARCHIVIO TEMATICO (in allestimento. Pronto l'indice dei redattori)

venerdì 8 febbraio 2013

L’ARMATA DEL GRILLO di Stefano Santarelli





L’ARMATA DEL GRILLO
di Stefano Santarelli


Non occorre essere un grande osservatore politico per sapere che le prossime elezioni del 24/25 febbraio avranno comunque un solo e vero vincitore: Beppe Grillo e il suo MoVimento 5 Stelle. Infatti nei vari sondaggi il M5S viene accreditato di 50/60 deputati e 20/30 senatori che lo farebbero diventare il secondo partito italiano. Niente male per una formazione che oggi conta solo 19 consiglieri regionali e il Sindaco di una città importante come Parma. Anzi bisogna riconoscere che una crescita elettorale e politica così rapida non ha precedenti nella storia italiana avendo questa formazione tra l’altro compreso e creduto per prima alla capacità di Internet, sottovalutata completamente dai politici della 2° Repubblica,  utilizzandola quindi con enorme successo.
Però sia Grillo che i “grillini” sono obiettivamente un oggetto misterioso che costituisce una vera materia di studio per vari analisti e politici ed in merito segnaliamo anche un interessante articolo di uno dei nostri redattori, Norberto Fragiacomo: “Grillo: dai Blog ai Borg”.

Recentemente Matteo Pucciarelli, un giovane e bravo giornalista, autore tra l’altro di una interessante storia di Democrazia Proletaria “Gli ultimi Mohicani”, ha pubblicato un libro: “L’Armata di Grillo – Radiografia del MoVimento Cinque Stelle” – Edizioni Alegre - per analizzare questo fenomeno che già costituisce uno dei punti centrali della scena politica italiana.

La breve storia dei “grillini”

La nascita di questo movimento si può datare al 2007 quando di fronte al secondo Governo Prodi, che si regge con una maggioranza risicatissima ed eterogenea che deve appellarsi per la sua sopravvivenza anche alla presenza in aula e al voto di senatori a vita plurinovantenni come la compianta Rita Levi Montalcini, l’ex comico Beppe Grillo tramite il suo celebre Blog, il più letto in Italia, organizza per l’8 settembre (data tragica nella storia del nostro paese) una manifestazione in 180 piazze contro il Governo e tutta la partitocrazia.
E’ il Vaffanculo Day o V-Day e che si può leggere anche come il titolo di un celebre fumetto e film V for Vendetta che propone le firme per una proposta di legge basata su tre norme:
1) non si può essere parlamentari se condannati in via definitiva o anche soltanto in primo e in secondo grado 2) non si può proseguire oltre due legislature nell’incarico parlamentare 3) abolizione del famigerato Porcellum ed elezione dei parlamentari tramite la preferenza diretta.

Il V-Day è un vero successo di partecipazione: a Bologna ben 50.000 manifestanti, a Firenze 10.000, a Torino 5.000, a Milano 3.000, a Roma 2.000. Grillo alla fine di questa giornata comunica che sono state raccolte ben 300.000 firme per questa proposta di legge.
Sono cifre che fanno tremare i polsi: nessun partito in quegli anni, e anche oggi, è in grado di compiere manifestazioni così partecipate e coinvolgenti.
Pochi mesi dopo cade il governo Prodi e le elezioni anticipate portano al successo Berlusconi e la sua coalizione. Ed il 25 aprile (altra data storica) Grillo organizza il secondo V-Day con raccolta delle firme per tre proposte di legge: 1) abolizione al finanziamento pubblico all’editoria 2) abolizione dell’ordine dei giornalisti 3) abolizione della legge Gasparri riguardante il sistema radio-televisivo. Anche qui le cifre sono impressionanti: a Torino in piazza non sono più 5.000, ma vi è la presenza di più di 50.000 mila manifestanti.

Ormai Grillo è un laeder politico di primo piano che viene sottovalutato sia dalla sinistra che dalla destra. I primi test elettorali lo confermano sia ancora timidamente: Sonia Alfano candidata alle regionali siciliane ottiene il 2,44% mentre Serenetta Monti nelle comunali di Roma con la lista “Amici di Grillo” raggiunge il 2, 64% .
Nella primavera del 2009 Grillo nel suo blog da indicazione di voto per la Alfano e De Magistris inseriti nella lista dell’Italia dei Valori ed entrambi vengono eletti.
Poche settimane dopo Grillo si candida alle primarie del PD e gli alti papaveri del partito dando prova di grande intelligenza politica lo escludono.
Il 4 ottobre del 2009, al Teatro Smeraldo di Milano, Grillo annuncia formalmente la nascita del “MoVimento 5 Stelle” dove le stelle rappresentano i punti basilari del suo programma politico (ambiente, acqua, sviluppo, connettività, trasporti) mentre la V maiuscola ricorda le due manifestazioni del V-Day.

Il primo battesimo del fuoco avviene con le elezioni regionali del  marzo 2010 dove il neonato M5S si presenta in ben 5 regioni su 13 (Piemonte, Lombardia,Veneto, Emilia-Romagna e Campania) e con i pochi mezzi a disposizione fondamentalmente informatici ottiene un risultato più che lusinghiero con l’elezione di  quattro consiglieri regionali e otto consiglieri comunali: un ottimo 7% in Emilia-Romagna con Giovanni Favia candidato Presidente, 4,1% in Piemonte, 3% in Lombardia, 3,2% in Veneto e un modesto 1,3% in Campania a testimonianza della caratteristica nordistica del movimento grillino.

Il 25 e 26 settembre 2010 a Cesena il M5S organizza una grande manifestazione, denominata da Grillo la Woodstock 5 Stelle che si rivela un grande successo: 180.000 persone, 5 milioni di contatti via Internet, la presenza di grandi artisti come Dario Fo, Max Gazzé e altri, di politici stranieri come l’ex Sindaco di Londra Ken Livingstone.

Nelle comunali del 2011 dove la sinistra ottiene una forte rivincita con le importanti vittorie di due veri e propri outsiders come Pisapia a Milano e De Magistris a Napoli il M5S ottiene nella sua roccaforte di Bologna un significativo 9,5%. Ma l’elemento politicamente più importante e che nei vari ballottaggi di Milano o Napoli la giovane armata di Grillo non appoggia i candidati di sinistra rimanendo equidistante dai due blocchi elettorali che hanno contraddistinto la storia della 2° Repubblica.
La vittoria referendaria ottenuta un mese dopo dal Comitato promotore, di cui il M5S è parte integrante, segna un altro successo sia pure in condominio per Grillo & C.

Dopo questo successo bisogna registrare la netta vittoria nel maggio del 2012 alle comunali di Parma del candidato del M5S, Federico Pizzarotti che diventa Sindaco ottenendo il 60,22% contro il candidato del PD.

Per terminare ricordiamo che nelle recenti elezioni regionali di ottobre in Sicilia, dopo il plateale attraversamento a nuoto dello stretto di Messina da parte di Beppe Grillo, la lista del M5S risulta la più votata con il 14,90% dei voti mentre il candidato alla presidenza arriva terzo con il 18,20%. 
Il MoVimento diretto da Grillo ottiene  così nella Regione Siciliana ben 15 dei 90 seggi in palio.

Sono questi dei risultati eccezionali che rappresentano il miglior viatico per le prossime elezioni e tutto questo come ricorda Pucciarelli “spendendo poche migliaia di euro nelle varie campagne elettorali, senza finanziamenti pubblici, senza funzionari di partito, senza rappresentanti con ruoli di governo e quindi con una rete di ‘conoscenze’ da far fruttare al momento del voto, è riuscito a catalizzare su di sé i voti di protesta - comunemente e banalmente derubricati dall’antipolitica – verso un sistema bloccato da vent’anni e contro i privilegi di una classe politica – la ‘Casta’ – spesso incapace, corrotta e impunita.

Il lato oscuro dei “grillini”

Il numero degli iscritti al M5S è veramente impressionante specialmente se confrontato con gli attuali partiti della 2° Repubblica, sono infatti ben 200.000. Questi straordinari risultati però nascondono gigantesche contraddizioni sulla democrazia all’interno di questo movimento.
Nel cosiddetto “non-Statuto” si legge ad esempio nell’art.3: “il nome del MoVimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti dello stesso”. E come sottolinea giustamente l’autore di questo libro è “l’unico caso al mondo di una persona inserita nello statuto di un partito, con nome e cognome, senza nemmeno ci sia bisogno di specificarne la carica, il ruolo. Una via ‘nordcoreana’ alla democrazia diretta. Perché non ci sono vie di mezzo, Beppe Grillo è il Movimento. E poi, l’articolo 1: 
"La sede del Movimento 5 Stelle coincide con l’indirizzo web www.beppegrillo.it
I contatti con il MoVimento sono assicurati esclusivamente attraverso posta elettronica all’indirizzo MoVimento5Stelle@beppegrillo.it “.

Ma il sospetto è che Beppe Grillo sia solo l’uomo immagine di questo movimento, un vero e proprio megafono vivente e che dietro di lui vi sia un uomo che non appare mai in pubblico: Gianroberto Casaleggio. Milanese, classe 1954, un passato con simpatie leghiste, manager di successo, proprietario di una azienda specializzata in comunicazione e marketing. Una società che vale milioni di euro e che cura direttamente il blog di Grillo, la sua strategia politica e le uscite pubbliche del Movimento.
Ed effettivamente è più che una impressione che all’interno del M5S sia totalmente assente la democrazia interna come si può evincere da due gravi incidenti che si sono conclusi con le espulsioni dei protagonisti e che rappresenta un elemento molto preoccupante per il futuro di questo movimento.

Il primo riguarda Valentino Tavolazzi, un consigliere comunale di 62 anni, il quale per primo ha posto il problema della democrazia interna al Movimento grillino. Nella primavera del 2012 partecipa ad un incontro a Rimini con alcuni militanti del Movimento per parlare di “democrazia interna” e immediatamente sul blog di Grillo giunge la prima fatwa: vengono dichiarati “fuori” sia Tavolazzi che tutti gli altri partecipanti a questa riunione. E quando il neo Sindaco grillino di Parma, Pizzarotti, vuole nominare Tavolazzi suo Direttore Generale il diktat di Grillo e della sua anima nera Casaleggio è netto ed è quindi costretto a fare una immediata retromarcia.

Il secondo e più celebre incidente colpisce Giovanni Favia, un giovane trentenne considerato il delfino di Beppe Grillo e oggi candidato per l’IdV, durante una chiacchierata registrata a sua insaputa confessa al giornalista che “Casaleggio ci prende per il culo a tutti perché da noi la democrazia non esiste. Grillo è un istintivo, io lo conosco bene, non sarebbe mai stato in grado di pianificare una cosa del genere. I politici, Bersani, non lo capiscono, non han capito che c’è una mente freddissima, molto acculturata, molto intelligente dietro, che di organizzazione, di dinamiche umane e di politica se ne intende (…) O si levano dai coglioni oppure a loro il movimento gli esploderà in mano. Loro stavano già andando in crisi con questo aumento di voti, come si sono salvati? Con il divieto di andare in Tv. Lui espellendo Tavolazzi ha soffocato nella culla un dibattito che stava nascendo in rete di contrapposizione alla gestione Casaleggio (…) Adesso in rete non si può neanche più parlare, neanche organizzare incontri tipo quello di Rimini che non usavano il logo del movimento. (…) Adesso vediamo chi manda in Parlamento, perché io non ci credo alle votazioni on-line, lui (Casaleggio) manda chi vuole lui.”
Questa confessione carpita dal giornalista segna la fine della carriera politica del giovane Favia dentro il M5S.

Come sostiene giustamente il nostro Norberto Fragiacomo: “Beppe Grillo pare avere in mente il modello Borg di Star Trek: una comunità di uomini-robot superefficienti, ciascuno dei quali agisce come un ingranaggio dell’astronave-macchina, ed esprime la volontà collettiva al netto di considerazioni personali. Non è dunque l’inesperienza dei suoi a preoccuparlo (così la pensa Mentana), quanto piuttosto le ambizioni individuali, il gusto per la celebrità che, in mondo costruito intorno ai media, può contagiare chiunque - e l’aura di notorietà creatasi intorno ai due “ribelli” Favia e Salsi, rafforzata da ulteriori comparsate, dimostra, almeno in parte, la fondatezza dei timori di Grillo, che paventa una deriva partitica del movimento. 

Le prospettive del M5S

Il M5S si caratterizza per la sua volontà di non voler essere né di destra né di sinistra, per dichiararsi totalmente antisistema utilizzando un linguaggio in fondo figlio del populismo berlusconiano. Però quello che francamente preoccupa è la mancanza di una proposta e di un vero progetto politico. Non basta e non è sufficiente affermare che bisogna “favorire le produzioni locali” oppure che bisogna “investire nella ricerca universitaria”. Sono “pensierini” sui quali è difficile non essere d’accordo, ma ciò che appare evidente è la mancanza di un  programma politico che risponda ai gravi problemi del nostro paese. Disoccupazione, immigrazione, politica estera, rapporti con la Chiesa e via dicendo che sono temi su cui questo movimento non si esprime limitandosi alla facile denuncia della Casta. E la mancanza di un vero dibattito politico e di un minimo di democrazia al suo interno non può non farci preoccupare perché questi sono segnali della costruzione di un autoritarismo carismatico vera anticamera di una politica marketing di cui il berlusconismo è stato maestro.
Il MoVimento 5 Stelle se non sarà il secondo sarà sicuramente il terzo partito italiano e con l’attuale legge elettorale che vede non l’elezione diretta dei deputati e senatori, ma i “nominati” dai segretari, in questo caso Grillo e Casaleggio, faranno entrare in Parlamento una notevole pattuglia di perfetti sconosciuti totalmente impreparati all’attività politica e quindi docili strumenti nelle mani di questi personaggi e probabilmente anche alcune vecchie cariatidi della politica come Willer Bordon o pezzi della Lega.
Molti militanti ed elettori della sinistra radicale sicuramente voteranno il M5S credendo in buona fede di votare contro la Casta volendo così esprimere una “pernacchia” antisistema. Ma un voto rimane comunque un voto che sicuramente rimpiangeranno dopo pochi mesi.

Per questo mi permetto di consigliare ai compagni che si stanno apprestando a votare il Movimento di Grillo come segnale di protesta, ma non soltanto a loro ovviamente, di leggere questo agile saggio di Matteo Pucciarelli che li aiuterà a comprendere questo nuovo fenomeno della politica italiana.




Nessun commento:

Posta un commento