di Lorenzo Mortara
Rsu Fiom-Cgil Rete28Aprile
Non bene, ma benone ha fatto
Grillo, a rispedire al mittente le prime avance velenosissime di
Bersani per un Governo in tandem. Le gazzette di regime hanno prontamente esaltato l’anima più candida e ingenua del Movimento grillino che
è già pronta a immolarsi tra le braccia di Gargamella alla prima
trappola posta sul suo cammino dai terrificanti manovratori del PD.
Lascia fare a loro, alla
democrazia partecipativa, alla rete! Sii costruttivo, ora devi
assumerti la responsabilità per il bene del Paese,
non fare il dittatore! Ecco, in queste ultime parole, il
consiglio più surreale, più spassionato e soprattutto più disinteressato che hanno dato a
Grillo proprio loro, i dittatori.
Basta però leggere il loro
principale quotidiano per capire cosa frulla nella testa della
borghesia da lunedì sera. Del resto non ci va molto.
Come era ampiamente prevedibile
la borghesia si appresta a rimettere a cuccia e a scaricare il
Commissario Tecnico coccolato fino a ieri, e che ormai rischia di
fare dei danni anche dalla panchina su cui l’ha seduto e schienato
per sempre l'elettorato. Scrive infatti Angelo Panebianco sul
Corriere di oggi: «Una
cosa le elezioni l’hanno però
dimostrata:
l’inconsistenza del progetto neocentrista. Monti e Casini devono
ora prendere atto che non c’è futuro al centro». Il loro ultimo
compito prima di scomparire nel regno delle ombre è «quello di
trattare una forma di qualche onorevole resa con il centrodestra».
La borghesia insomma
s’arrende a Berlusconi, unico capo possibile della parte destra.
Con l’exploit di Grillo è finito il tempo di scherzare. Non si può
più spezzare il fronte in tre tronconi. I tecnici falliti devono
sottomettersi ai capi riconosciuti e accettare l’unico ruolo
possibile per loro, quello di semplici gregari. Ma mentre prepara un
centrodestra agguerrito e compatto, la borghesia prova ad
addomesticare Grillo con la parte sinistra. Ne
va della sua sopravvivenza. Senza addomesticare Grillo, per il PD è
finita. È
questo infatti il l’ultimo
compito assegnato a
Bersani prima che venga sostituito da Renzi, il più brillante dei
giovani squali
allevati nell’acquario
per dipendenti padronali che prende il nome di
Partito Democratico.
Ironia della sorte, il “rottamatore” potrebbe trovarsi in sella
al PD proprio al momento di rottamarlo davvero, insieme con
un rottame di soli quarant’anni come lui.
Panebianco
ovviamente fa finta di non sapere che la sconfitta di Bersani, non è
dovuta alla sua incapacità di spostarsi ancora più a destra come
avrebbe invece permesso il giovane arrivista pescato alla Ruota
della Fortuna, ma
all’esatto opposto, all’incapacità assoluta del PD di fare una
qualsiasi cosa di sinistra. Avesse anche
solo buttato fuori il
destro Renzi, Bersani avrebbe preso un paio di percentuali in più.
Ma a Panebianco, penoso
eroe del giornalismo
borghese, queste sottigliezze non interessano. E
non lo si può nemmeno biasimare più
di tanto per questo. In
gioco c’è la difesa del Capitale,
non una analisi scientifica della situazione politica, quella spetta
necessariamente al
marxismo. E se Bersani per
vincere si fosse spostato a sinistra, Panebianco non l’avrebbe mai
applaudito.
Meglio infatti perdere spostandosi a destra che spostarsi a sinistra
e far vincere, anche solo
di un niente, il
proletariato.
Le
istanze proletarie hanno fatto capolino dai palchi dello Tsunami
Tour, in mezzo a un
mare di proposte ibride che fanno oscillare il movimento di Grillo a
destra e a sinistra. E la borghesia è appunto preoccupata che
oscilli troppo a sinistra. Per questo ha tirato fuori subito il più
furbo dei suoi servi più corrotti. Bersani da solo non basta. La sua
mitezza non convince
perché è pari solo alla sua dabbenaggine. Per mettere nel sacco
Grillo ci vuole tutta l’ipocrisia di un burocrate viscido e
navigato come baffino
D’Alema. Ed è appunto al delfino di Berlinguer, al suo erede
naturale, che il padronato affida i suoi messaggi in codice al
Movimento 5 Stelle. Intervistato
dalle colonne del Corriere,
D’Alema ha offerto a Grillo di pavoneggiarsi come un inutile
Bertinotti qualunque con la ancora più inutile Presidenza della Camera. Servito
l’antipasto ha continuato a deliziare i commensali-lettori con
frasi fatte sulla ricchezza della diversità, e dopo tanto fumo ha
sfornato finalmente l’arrosto: un governo costituente PD-M5S per
«dimezzare il numero dei parlamentari,
ridurre quello degli
eletti (non è la stessa cosa? – nda),
riformare radicalmente la struttura amministrativa del Paese
(abolizione della province? – nda),
mettere mano ai costi della politica, combattere la corruzione,
varare una seria legge sul conflitto di interessi». Come si possa
combattere la corruzione in combutta con il secondo partito più
corrotto e sporco
d’Italia o varare la legge sul conflitto di interessi con chi non
l’ha mai fatta nonostante le mille occasioni avute, il Corsera
non lo chiede a D’Alema. La domanda è troppo impegnativa e tabù.
Si augura che bastino queste quattro sciocchezze per saziare i palati
non ancora
troppo raffinati
dei grillini. La borghesia prenderebbe due piccioni con una
fava, se, nel momento stesso in cui si raccoglie di nuovo attorno a
Berlusconi, riuscisse anche a diluire per qualche anno la radicalità
dei grillini in un Governo
di centro sinistra dedito alle cazzate. Al momento delle nuove
elezioni, le banche si ritroverebbero la pancia piena, con
l’unica differenza che adesso sarebbe farcita
anziché attraverso
i tagli dei salari
proletari, attraverso il taglio degli stipendi dei loro camerieri
parlamentari. Per i grillini sarebbe la fine. Constatato infatti che
tagliati i costi della politica borghese, i soldi risparmiati sono finiti
ugualmente nelle solite tasche, il popolo lavoratore si renderebbe
immediatamente conto di aver dato la fiducia a un altro partito di
citrulli e gli volterebbe in men che non si dica e giustamente le
spalle. La borghesia si ritroverebbe di nuovo al sicuro e con due
partiti in pieno
risorgimento nelle
mani. Non è detto che
questo accada davvero. L’ingordigia della borghesia è infatti senza
fine. E se le cazzate ad alcuni grillini potrebbero anche bastare,
non basteranno certo alla borghesia che infatti chiede anche, e
sempre per bocca di D’Alema, di «aggredire il tema del debito, facendo
un’operazione sul patrimonio pubblico: valorizzazioni e dismissioni
intelligenti, quindi non quelle industriali». Sulla
svendita dell’industria di Stato grillini e piddini potrebbero
anche trovarsi, non avendo lo Stato praticamente più niente da
regalare ai padroni,
avendoci già pensato Prodi in versione Babbo Natale, ma sulla rapina
ai danni dei lavoratori di tutto ciò che è ancora pubblico potrebbe
e dovrebbe arenarsi l’improbabile Governo
PD-M5S.
Grillo
ha provato a ribaltare la prospettiva chiedendo a Bersani di votare un
Governo a Cinque Stelle. Ma per liberarsi dalle secche in cui
rischiano di arenarsi tanti militanti, basta prenderlo in
contropiede. Grillo proponga a Bersani la parte più avanzata del suo
programma, quella emersa nei momenti salienti e più ispirati dello
Tsunami Tour
e vedrà che le trappole scoppieranno tutte tra le mani dei
burocrati del PD. Proponga immediatamente un Governo che non perda
tempo con le quisquilie e si dedichi a quattro, semplici, radicali
riforme: la riduzione dell’orario di
lavoro da quaranta a
trenta ore, la pensione a 60 anni con paga da metalmeccanico,
l’abolizione immediata di tutte le leggi Fornero-Biagi-Treu e il
reddito di cittadinanza. Non si faccia ingannare dalla faccia
tosta di D’Alema: «Ma
chi può essere contrario – si chiede questo trombone – al
reddito di cittadinanza? Il problema è quello di trovare i soldi».
Ma il fatto che sia
semplicissimo trovare la soluzione nelle sue tasche e in quelle dei
suoi padroni dimostra che al di là delle chiacchiere D’Alema è
contrario al reddito di cittadinanza. Perciò Grillo non abbia paura,
chieda chiaro e tondo queste cose e vedrà che il morto che ancora
parla, starà zitto per sempre perché sarà lui stesso a ritirare la
fiducia, prima ancora che nasca, al Governo PD-M5S. Orfano dei
grillini Bersani proverà allora il governissimo.
Poi assieme a Berlusconi, con o senza il governissimo, esalerà
l’ultimo respiro. Noi ricominceremo a respirare, perché faremo l'unica, vera dismissione intelligente: quella di lui e D'Alema. In caso contrario,
le 5 stelle, così come sono salite di colpo al settimo cielo, di colpo
rovineranno nella polvere. Noi il nostro miglior contributo perché
ciò non accada l’abbiamo dato. Nessun grillino ci potrà accusare
di settarismo.
Stazione dei Celti
Giovedì 28 Febbraio 2013
Nota - L'articolo di Panebianco si intitola Riforme per la disperazione.
Parole del comico guru:
RispondiElimina"Ci sono una ventina di milioni di italiani che hanno galleggiato sulla crisi, che non hanno voluto osare perché forse forse, sotto sotto, gli sta bene così.
[…] La cosa che mi dà malessere sono questi milioni di persone che galleggiano nella crisi, che sono stati solo sfiorati dalla crisi, che sono riusciti a vivacchiare a discapito degli altri milioni che non ce la fanno più. Il problema dell'Italia sono queste persone. E finché non gli toccheranno gli stipendi o le pensioni, per loro va benissimo immobilizzare il Paese, ma durerà poco, molto poco questa situazione"
Parla di milioni di persone che vivono a discapito di altri.
Mumble mumble, i manager pubblici non sono a milioni. I pensionati d'oro tipo Monti nemmeno. Certo non squali del capitale.
Chi saranno questi "milioni" di persone?
Vuoi vedere che sono pensionati a 1000-1200 euri al mese quando va bene, o chessò pompieri, insegnanti, lavoratori della sanità e via dicendo, saranno questi i parassiti?
Le idee di D'Alema & C. le conosciamo.
Ma le idee del comico guru, si ha "idea" dove vanno a parare? Io non credo proprio.
Saluti,
Carlo.
Ci sono tantissime altre parole del comico che vanno in tutt'altra direzione. A noi tocca spingere in quella, poi tireremo le conclusioni. Prima non mi pare corretto.
RispondiEliminaMa sì, lasciatelo lavorare e poi giudicherete... (dove l'ho già sentita?). In ogni caso, mi raccomando: l'importante è passare di illusione in illusione. C'era uno, mi pare, subito dopo l'unità d'Italia (!), che disse: "In Italia si fa sempre qualcosa di nuovo, mai qualcosa di diverso", e infatti siamo sempre allo stesso punto. Non ho ancora sentito (letto) nessuno dei presunti compagni dire chiaro e tondo, piuttosto, che queste sono state le elezioni più IRRILEVANTI dell'intera storia d'Italia, e per ragioni molto semplici e arcinote: 1) Fiscal compact e pareggio di bilancio sono già stati approvati dai nostri valorosi calabrache; 2) il Parlamento in quanto tale negli Stati moderni non conta più una mazza (in altre parole, il potere legislativo è stato fagocitato dal potere esecutivo, che segue altre logiche rispetto alla rappresentatività); 3) gli eletti grillini, che arriveranno a Roma più o meno come Totò e Peppino a Milano, verranno subito irretiti dai vecchi marpioni della politica, e a quel punto l'unico potere effettivo che Grillo ha su di loro (quello di espellerli dal movimento) non gli farà più neanche il solletico.
RispondiEliminaPer favore, non siamo buoni a far niente ma almeno non contribuiamo a propagare tutte le illusioni che di volta in volta ci capitano a tiro!