DALTON TRUMBO: UN COMUNISTA AD HOLLYWOOD
di Stefano Santarelli
“La prima guerra mondiale cominciò come una festa d’estate, tutte gonne
al vento e spalline dorate.
Milioni e milioni di persone sventolavano i fazzoletti dal marciapiede
mentre le piumate altezze imperiali, le serenità, i feldmarescialli e altri
idioti del genere sfilavano per le strade delle principali città d’Europa alla
testa dei loro scintillanti battaglioni.
Era un momento generoso, il momento delle vanterie, delle bande, delle
poesie, delle canzoni, delle innocenti preghiere. L’agosto palpitava e ansimava
per le notti prenunziali dei giovani nobili ufficiali e delle ragazze che
avrebbero lasciato per sempre dietro di sé. Un reggimento delle Highlands alla
sua prima battaglia marciò fin sulla cima della collina al seguito di quaranta
suonatori di piva in gonnella che trombettavano a più non posso … contro le
mitragliatrici.
Nove milioni di cadaveri si contarono alla fine quando le bande si
zittirono e le serenità cominciarono a scappare, mentre il lamento delle
cornamuse non sarebbe stato più lo stesso. Fu una guerra romantica, l’ultima
del suo genere; e probabilmente l’ultimo romanzo americano sull’argomento fu
proprio questo, E Johnny
prese il fucile, prima che avesse
inizio quella storia totalmente diversa che si chiama seconda guerra mondiale.”
Dalton Trumbo con queste parole
introduce il suo celebre romanzo “E
Johnny prese il fucile”.Questo romanzo scritto nel 1938, alla vigilia
della Seconda Guerra Mondiale, costituisce insieme al testo di Erich Marie
Remarque “Niente di nuovo sul fronte
occidentale” uno dei più formidabili apologhi contro la guerra.
Basato su una storia vera narra
la triste e straziante storia di un giovane soldato americano, Joe Bonham, che
colpito da una cannonata perde le gambe e le braccia insieme all’uso della
vista, olfatto, udito e parola conservando solo il senso del tatto in quel
troncone di carne pensante che è diventato, vivendo attaccato ad un respiratore.
Dopo un paio di anni in questa condizione impara a comunicare muovendo la testa
secondo l'alfabeto Morse, e chiede ai medici
militari di ucciderlo o di essere esposto al mondo, per far vedere a tutti gli
orrori e la follia della guerra, ma all'inizio questi movimenti vengono
scambiati per segni di follia, e quindi Joe viene sedato. In seguito, grazie
all'aiuto dei militari, viene capito, ma le sue richieste non verranno accolte.
Il romanzo grazie al sapiente uso
del flash-back diventa non solo uno
dei più grandi manifesti pacifisti che siano mai stati scritti, ma anche un
profondo testo sul senso della vita e sull’esistenza di Dio. Con una sapiente
tecnica letteraria che utilizza espedienti innovativi dal punto di vista
stilistico come la mancanza della punteggiatura, se si escludono i punti che
chiudono i paragrafi, cercando in questo modo di diminuire al massimo la
distanza tra la lingua parlata e quella scritta.
Questo romanzo sulla stupidità e
l’inutilità della guerra ottenne un grandissimo successo, ma venne
immediatamente ritirato dopo l’attacco di Pearl Harbour. Ritornato nelle
librerie dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale questo successo si rinnovò
negli Stati Uniti durante la Guerra di Corea e poi del Vietnam divenendo così
una vera Bibbia antimilitarista.
Per Dalton Trumbo questo romanzo
costituì sotto molti aspetti la vera missione della sua vita. Tanto che nel
1971, cinque anni prima della sua morte, ne diresse una versione
cinematografica (l’unica sua regia) scrivendo ovviamente anche la sceneggiatura
vincendo tra l’altro il Festival di Cannes.
Ma Dalton Trumbo non è passato
solo alla storia per essere stato uno dei più grandi sceneggiatori del cinema
americano, ma anche e soprattutto per essere stato una delle vittime più
illustri del maccartismo.
Bisogna infatti ricordare che tra
il 1947 e il 1954 di fronte alla Guerra fredda con l’Unione Sovietica e
all’attacco della Corea del Nord contro quella del Sud e al conseguente attacco
americano inizia negli Usa una folle crociata anticomunista diretta dal senatore
McCarthy.
Si scatena una vera e propria
caccia alle streghe: il Congresso vota nel 1947, nonostante il parere contrario
di Truman, il famigerato Taft-Hartley Act che rendeva obbligatorio per gli
iscritti al sindacato il giuramento di non appartenenza al Partito Comunista.
Questa crociata colpirà duramente
anche la stessa industria cinematografica statunitense dove esistevano vasti settori
intellettuali di sinistra. Infatti il cinema hollywoodiano grazie all’influenza
del neorealismo italiano aveva prodotto in quegli anni film di dura denuncia
sociale oltre che pluripremiati con l’Oscar, basti pensare a Barriera invisibile diretto da Elia
Kazan (1947) dura denuncia sul
razzismo antisemitico presente nella ipocrita democrazia statunitense e a I migliori anni della nostra vita di
William Wyler (1948) che illustra la dura realtà del ritorno in patria dei
reduci di guerra.
Il dorato mondo di Hollywood
venne quindi sconvolto da questa crociata condotta da McCarthy: grandi attori
come John Huston, Humphrey Bogart, Katharine Hepburn dissentirono ferocemente
contro questo attacco alle più elementari libertà democratiche al contrario di John
Wayne ed del futuro Presidente Ronald Regan i quali si schierarono invece
apertamente con McCarthy. Il grande regista Cecil De Mille pretese nella
riunione dell’Associazione dei Registi un giuramento di fedeltà anticomunista
duramente contrastato da John Ford e Joseph Mankiewicz (Un uomo tranquillo) .
Mentre i registi Elia Kazan e
Edward Dmytryk accusarono altri colleghi per non essere coinvolti in questo
processo ed il grande Charlie Chaplin sceglieva invece la strada dell’esilio in
Europa.
Il brillante Dalton Trumbo che aveva iniziato la sua straordinaria
carriera come sceneggiatore nel 1937 ottenendo nel 1940 la sua prima nomination
all’Oscar per il film Kitty Foyle fu
uno dei personaggi che venne colpito più duramente dalla repressione
maccartista.
Iscritto al Partito Comunista, si
rifiutò di rispondere alla Commissione presieduta dal senatore McCarthy venendo
quindi condannato nel 1950 a un anno di carcere insieme ad altri sceneggiatori
e registi. Questi arrestati passeranno alla storia come i “Dieci di Hoolywood”.
Centinaia di altri esponenti del mondo dello spettacolo si troveranno inseriti
in una Lista nera che impedì loro di lavorare negli anni immediatamente
successivi.
Trumbo non poté più lavorare
ufficialmente nell’industria cinematografica trovandosi quindi costretto ad
utilizzare vari pseudonimi e prestanome nello scrivere soggetti e sceneggiature
per un totale di ben 35 film, un dato questo che da solo testimonia il grande
livello di questo autore.
Riuscì a vincere nel 1953 un
meritatissimo premio Oscar per la bellissima e celebre commedia Vacanze romane interpretata da Gregory
Peck e dalla giovanissima Audrey Hepburn, ma questo premio come la firma
ufficiale nel film è di un prestanome che ritirerà vergognosamente la celebre
statuetta: Ian McLellen Hunter.
Nel 1956 con lo pseudonimo di
Robert Rich vince un altro Oscar, ovviamente non ritirato, per La grande corrida (The brave one).
Scriverà inoltre le sceneggiature
di due celebri kolossal girati nel 1960
come Exodus e Spartacus.
E sarà proprio Kirk Douglas
protagonista di Spartacus, ma in
realtà anche produttore e ideatore ed in fondo autentico regista di questo
film, a rivelare che Dalton Trumbo ero il vero sceneggiatore di questo film
facendo poi reinserire ufficialmente la sua firma. Grazie all’iniziativa di
Douglas finalmente Trumbo venne riammesso ufficialmente nel cinema
hollywoodiano.
L’ultima sua sceneggiatura è Papillon (1973) interpretato dal
leggendario Steve McQueen e Dustin Hoffman e dove Dalton Trumbo, dando prova di
una grande ironia, appare nella sequenza iniziale interpretando l’ufficiale che
da le ultime indicazioni ai condannati che si stanno imbarcando vero la Guyana
francese.
Morirà tre anni dopo a Los
Angeles il 10 settembre del 1976.
Vogliamo terminare questo breve ricordo
proprio con un brano del suo celebre romanzo:
“Non c’è niente di nobile nel morire. Nemmeno quando si muore per
l’onore. Nemmeno quando si muore come il più grande eroe di tutti i tempi.
Nemmeno se sei così grande che il tuo nome non verrà mai più scordato e chi è
così grande? Da morti non servite più a niente se non per i discorsi. Non
lasciatevi più ingannare. Non ascoltateli più quando vengono a battervi sulla
spalla e vi dicono andiamo dobbiamo combattere per la libertà o per una
qualsiasi altra parola ce l’hanno sempre una parola.
Dite semplicemente mi dispiace signore ma non ho tempo per morire sono
troppo occupato e poi voltatevi e scappate via a gambe levate.
Se vi dicono che siete dei vigliacchi non fateci caso perché il vostro
mestiere è di vivere e non di morire. Se parlano di morire per dei principi che
sono più importanti della vita rispondete signore lei è un bugiardo. Non c’è
niente più importante della vita. Non c’è niente di nobile nella morte. Che
cosa c’è di nobile nel giacere in terra
e marcire? Che cosa c’è di nobile nel non rivedere mai più la luce del sole?
Che cosa c’è di nobile nel farsi strappare via da una granata le braccia e le
gambe? Che cosa c’è di nobile nell’essere un idiota? Che cosa c’è di nobile
nell’essere cieco sordo e muto? Che cosa c’è di nobile nell’essere morto?
Perché quando sei morto signore è tutto finito. Non c’è più niente da fare. Sei
meno di un cane meno di un topo meno di un’ape o di una formica meno di un
vermiciattolo bianco che si arrampica su un mucchio di letame. Sei morto
signore e sei morto per niente.
Sei morto caro mio.
Morto.”
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