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giovedì 21 marzo 2013

IL "MARCHESI" DEL GRILLO




di Lorenzo Mortara
RSU-FIOM Rete28Aprile


È stata una bella serata, quella di martedì 19, al Caffè Marchesi, in pieno centro, promossa dai grillini di Vercelli per avvicinare i tanti cittadini della città che solo ora incominciano a scoprire questo grande movimento carico di speranza per l’avvenire. Devo la presenza a Roberto Cossa, RSU della Cerutti che mi ha prontamente avvisato dell’iniziativa. Seguo già da parecchio il M5S, ma come credo la maggior parte delle persone, fino ad ora l’ho fatto più dal blog diciamo così “centrale” di Beppe Grillo, che da quelli collaterali di provincia, delle iniziative e degli sforzi dei quali, devo ammettere, a tutt’oggi, di sapere poco o niente. Anche perché con la mia attività sindacale di delegato Fiom all’YKK di Prarolo, fino ad oggi da dedicare ai grillini ho trovato solo il tempo di andare a votarli a Febbraio, deciso e convinto come mai mi è capitato di essere a una tornata elettorale. E mai scelta credo che sia stata più azzeccata, visto che il M5S è il primo partito tra gli operai, e non poteva essere altrimenti, perché come spesso capita nei momenti decisivi gli operai si mostrano sempre più avanti dei loro dirigenti che ancora non hanno capito niente di quel che loro hanno già capito benissimo: alternative al M5S, in Italia, per ora, non ce n’è, e o aiutiamo questo movimento a crescere o resteremo schiavi del precariato a vita e di tutte le altre controriforme del lavoro regalate, bypartisan, da tutti gli altri partiti di destra e di sinistra.
Nella sala gentilmente offerta dal Caffè, e anche questo è un modo per dare una mano, si sono trovate una cinquantina, forse una sessantina di persone di varia umanità e colore, che hanno dato vita a una serata appassionata, viva e divertente.
Ci siamo disposti più o meno a cerchio cominciando a presentarci uno a uno. Destino ha voluto che iniziassimo proprio noi della Fiom, il trio di delegati Cerutti, YKK e Gammastamp (a me e Roberto si è aggiunto anche Ivan Terranova, anche lui sostenitore del M5S il giorno delle elezioni).
Tre interventi fiommini non potevano che mettere al centro il lavoro. Ci siamo detti speranzosi, ma anche un po’ preoccupati che il M5S venga risucchiato dal sistema attraverso l’accettazione di alcuni suoi punti, come il taglio dei parlamentari, l’abolizione del finanziamento ai partiti e ai giornali, tutte cose molto importanti e certamente necessarie, ma che sono secondarie rispetto al dramma del precariato e della disoccupazione. La gran massa degli italiani potrebbe non ricavare nulla se dopo il taglio dei parlamentari e il risparmio sui loro giornali, dovesse rimanere precaria e disoccupata esattamente come prima. Perciò abbiamo offerto il nostro contributo al M5S per irrobustire in particolar modo il suo programma sul lavoro, perché la sua parte più avanzata, la riduzione dell’orario di lavoro da 40 a 30 ore e la pensione a 60 anni con abolizione immediata della Legge Fornero (parte emersa chiaramente durante i momenti più ispirati e incazzati dello Tsunami Tour) venga messa al più presto in cima all’agenda. Sarebbe anche il modo migliore, a nostro parere, per evitare immediatamente tutte le trappole e le insidie messe dal PD per incastrare il M5S in un governo in tandem con Gargamella Bersani. Infatti, finché si tratta di risparmiare qualche soldo pubblico per pagare il debito privato delle banche, tutti i partiti della casta non avranno grandi problemi a venire incontro al M5S, ma quando i grillini chiederanno in maniera decisa di fare qualcosa per il lavoro, né Bersani né nessun altro dei partiti della casta vorrà più avere niente a che fare con loro, perché tutti i partiti della casta, indistintamente, sono partiti contro i lavoratori.
Dopo di noi è intervenuto un seguace di Latouche, un decrescitore che ha subito polemizzato con noi. «Ancora lavoro? Ma è di decrescita che bisogna parlare, altrimenti si scoppia». Più o meno queste le sue parole. Noi l’abbiamo guardato divertiti, senza inimicizia, perché non era una serata dedicata alla discussione tematica. Avremmo però voluto rispondergli bonariamente: «Caro descrescitore, perché ti scaldi? Non abbiamo forse detto di voler ridurre l’orario di lavoro? E cosa c’è di più in linea con la decrescita della decrescita dell’orario di lavoro? Il resto della decrescita o parte da qui o resterà un sogno».
È la volta di un altro sindacalista, di un’altra generazione. Sindacalista di professione, distaccato, ci dice che il sindacato è morto nel 2000, e lo dice come un vecchio che la sa lunga rispetto a noi giovani che, purtroppo, non abbiamo conosciuto il grande sindacato dei consigli degli anni ’70. E noi che non sappiamo più nulla avremmo voluto dirgli che il sindacato faceva più o meno schifo già dai tempi della svolta dell’Eur del 1978, e che la burocratizzazione dei sindacati di oggi non è tanto diversa da quella di ieri. E siccome già allora c’era chi dava per morti i sindacati, così anche oggi il sindacato rinascerà, perché la scossa che il M5S darà al sistema, non sarà nulla in confronto a quella che darà al sindacato. E chi oggi non vede la relazione che passa tra il successo del M5S e la sburocratizzazione dei sindacati, la vedrà molto presto, anche se molto dipenderà dal contributo che saprà dare a questo grande movimento.
È la volta di un artista, un cantautore, che ha fatto un CD ma che non può suonare nei ristoranti perché la SIAE succhia troppi soldi, e lui vorrebbe far qualcosa contro questo mostro a favore degli artisti di Vercelli. Che senza saperlo sia venuto lì per me? Ma io mi porto appresso quello ed altri mostri e me la cavo lo stesso a meraviglia. E temo che senza più mostri da combattere, sarà lui, il cantautore, quello destinato a perdere l’ispirazione. Bisognerà forse, per la sua integrità d’artista, caricargli addosso tre volte l’asse della SIAE, ne va della sua Opera!
Tocca poi all’ennesimo ex sindacalista in pensione, ci parla della vergogna di Atena, dell’inceneritore e di tanti altri temi da riempire un comizio. Ivan sorride sotto i baffi e mi dice che tutti i sindacalisti che non specificano a quale sigla siano appartenuti, sono quasi sicuramente ex della Cisl o ex della Uil, difficilmente insomma sono dei nostri.
Entra in scena un piccolo imprenditore, mette a disposizione la sua esperienza, fiero e orgoglioso di creare lavoro. Se fossimo stati ad un’assemblea delle nostre io gli avrei detto gentilmente: «Signor Imprenditore, tu non crei lavoro, crei capitale scambiandolo con il lavoro che siamo noi e che tu non hai...». Ma eravamo a una serata di presentazione e non era proprio il caso di interrompere i sogni in buona fede di un piccolo imprenditore.
Spunta fuori un sessantottino, dice basta a tutto, che non se ne può più, chiede se è normale che uno disoccupato debba pagare le bollette che paga mentre invano i grillini cercano di calmarlo. «Siamo pienamente d’accordo con lei, stia tranquillo, ci vuole il reddito di cittadinanza...», ma il sessantottino non si ferma, è un fiume in piena, si alza in piedi e raggiunge gli ultrasuoni, poi si cheta ad un applauso per non so più cosa, forse per la sua età da saggio.
Ci sono anche gli orfani dell’Italia dei Valori, forse delusi da Di Pietro o forse solo in cerca di una nuova poltrona. I grillini sono più che coscienti che adesso dovranno guardarsi dai tanti opportunisti che si avvicineranno al Movimento in cerca di una qualunque prebenda. Paolo Seri, già Leader studentesco al mio liceo scientifico degli anni ’90 e ora grillino navigato, dice «Dobbiamo tenere un profilo molto basso, perché ogni piccolo errore che facciamo, lo usano per gettarci fango addosso». E ha tutte le ragioni e la mia approvazione.
C’è ancora tempo per la presentazione di qualche donna, troppo timide per dire poco di più del loro nome. C’è voluto coraggio lo stesso, in mezzo ai tanti, troppi maschietti che le circondavano. In effetti, l’unica pecca della serata, è stata la presenza ancora molto limitata del genere femminile.
Chiude un ragazzo che chiede se siamo disponibili a manifestare sabato in Piazza Cavour con MicroMega per rendere ineleggibile Silvio Berlusconi in base a chissà quale cavillo costituzionale o giù di lì. I grillini se la cavano con diplomazia: «Non c’è tempo per organizzarci per sabato». Ma i più navigati in cuor loro hanno già capito: in piazza contro Berlusconi ci si può anche andare, ma da soli, non male accompagnati, perché dove organizza MicroMega, si va in piazza contro MicroMega e il suo Partito Democratico.
Ecco, questi i ricordi salienti di una bella serata, passata tra gente che ha espresso, ognuno alla sua maniera, la voglia di partecipare e contribuire al cambiamento. Ci ritroveremo presto, prima di Pasqua, con la speranza di essere ancora più numerosi. In questi brevi ritratti, le facce simpatiche di quelli che per qualcuno sono addirittura i nuovi fascisti. Non c’è niente in Italia di più cretino degli intellettuali, specie se di sinistra. Il primo tratto del fascismo, violenza a parte, è infatti la volgarità. E la serata di ieri è stata bella e incoraggiante, proprio perché è stata la negazione della volgarità.


Lorenzo Mortara
RSU FIOM all’YKK di Prarolo
Rete28Aprile


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