di Lorenzo Mortara
RSU-FIOM Rete28Aprile
È
stata una bella serata, quella di martedì 19, al Caffè Marchesi, in
pieno centro, promossa dai grillini di Vercelli per avvicinare i
tanti cittadini della città che solo ora incominciano a scoprire
questo grande movimento carico di speranza per l’avvenire. Devo la
presenza a Roberto Cossa, RSU della Cerutti che mi ha prontamente
avvisato dell’iniziativa. Seguo già da parecchio il M5S, ma come
credo la maggior parte delle persone, fino ad ora l’ho fatto più
dal blog diciamo così “centrale” di Beppe Grillo, che da quelli
collaterali di provincia, delle iniziative e degli sforzi dei quali,
devo ammettere, a tutt’oggi, di sapere poco o niente. Anche perché
con la mia attività sindacale di delegato Fiom all’YKK di Prarolo,
fino ad oggi da dedicare ai grillini ho trovato solo il tempo di
andare a votarli a Febbraio, deciso e convinto come mai mi è
capitato di essere a una tornata elettorale. E mai scelta credo che
sia stata più azzeccata, visto che il M5S è il primo partito tra
gli operai, e non poteva essere altrimenti, perché come spesso
capita nei momenti decisivi gli operai si mostrano sempre più avanti
dei loro dirigenti che ancora non hanno capito niente di quel che loro
hanno già capito benissimo: alternative al M5S, in Italia, per ora,
non ce n’è, e o aiutiamo questo movimento a crescere o resteremo
schiavi del precariato a vita e di tutte le altre controriforme del
lavoro regalate, bypartisan, da tutti gli altri partiti di destra e
di sinistra.
Nella
sala gentilmente offerta dal Caffè, e anche questo è un modo per
dare una mano, si sono trovate una cinquantina, forse una sessantina
di persone di varia umanità e colore, che hanno dato vita a una
serata appassionata, viva e divertente.
Ci
siamo disposti più o meno a cerchio cominciando a presentarci uno a
uno. Destino ha voluto che iniziassimo proprio noi della Fiom, il
trio di delegati Cerutti, YKK e Gammastamp (a me e Roberto si è
aggiunto anche Ivan Terranova, anche lui sostenitore del M5S il
giorno delle elezioni).
Tre
interventi fiommini non potevano che mettere al centro il
lavoro. Ci siamo detti speranzosi, ma anche un po’ preoccupati che
il M5S venga risucchiato dal sistema attraverso l’accettazione di
alcuni suoi punti, come il taglio dei parlamentari, l’abolizione
del finanziamento ai partiti e ai giornali, tutte cose molto
importanti e certamente necessarie, ma che sono secondarie rispetto
al dramma del precariato e della disoccupazione. La gran massa degli
italiani potrebbe non ricavare nulla se dopo il taglio dei
parlamentari e il risparmio sui loro giornali, dovesse rimanere
precaria e disoccupata esattamente come prima. Perciò abbiamo
offerto il nostro contributo al M5S per irrobustire in particolar
modo il suo programma sul lavoro, perché la sua parte più avanzata,
la riduzione dell’orario di lavoro da 40 a 30 ore e la pensione a
60 anni con abolizione immediata della Legge Fornero (parte emersa
chiaramente durante i momenti più ispirati e incazzati dello
Tsunami Tour) venga messa al più presto in cima all’agenda.
Sarebbe anche il modo migliore, a nostro parere, per evitare
immediatamente tutte le trappole e le insidie messe dal PD per
incastrare il M5S in un governo in tandem con Gargamella Bersani.
Infatti, finché si tratta di risparmiare qualche soldo pubblico per
pagare il debito privato delle banche, tutti i partiti della casta
non avranno grandi problemi a venire incontro al M5S, ma quando i
grillini chiederanno in maniera decisa di fare qualcosa per il
lavoro, né Bersani né nessun altro dei partiti della casta vorrà
più avere niente a che fare con loro, perché tutti i partiti della
casta, indistintamente, sono partiti contro i lavoratori.
Dopo
di noi è intervenuto un seguace di Latouche, un decrescitore che ha
subito polemizzato con noi. «Ancora
lavoro? Ma è di decrescita che bisogna parlare, altrimenti si
scoppia».
Più o meno queste le sue parole. Noi l’abbiamo guardato divertiti,
senza inimicizia, perché non era una serata dedicata alla
discussione tematica. Avremmo però voluto rispondergli bonariamente:
«Caro
descrescitore, perché ti scaldi? Non abbiamo forse detto di voler
ridurre l’orario di lavoro? E cosa c’è di più in linea con la
decrescita della decrescita dell’orario di lavoro? Il resto della
decrescita o parte da qui o resterà un sogno».
È
la volta di un altro sindacalista, di un’altra generazione.
Sindacalista di professione, distaccato, ci dice che il sindacato è
morto nel 2000, e lo dice come un vecchio che la sa lunga rispetto a
noi giovani che, purtroppo, non abbiamo conosciuto il grande
sindacato dei consigli degli anni ’70. E noi che non sappiamo più
nulla avremmo voluto dirgli che il sindacato faceva più o meno
schifo già dai tempi della svolta dell’Eur del 1978, e che la
burocratizzazione dei sindacati di oggi non è tanto diversa da
quella di ieri. E siccome già allora c’era chi dava per morti i
sindacati, così anche oggi il sindacato rinascerà, perché la
scossa che il M5S darà al sistema, non sarà nulla in confronto a
quella che darà al sindacato. E chi oggi non vede la relazione che
passa tra il successo del M5S e la sburocratizzazione dei sindacati,
la vedrà molto presto, anche se molto dipenderà dal contributo che
saprà dare a questo grande movimento.
È
la volta di un artista, un cantautore, che ha fatto un CD ma che non
può suonare nei ristoranti perché la SIAE succhia troppi soldi, e
lui vorrebbe far qualcosa contro questo mostro a favore degli artisti
di Vercelli. Che senza saperlo sia venuto lì per me? Ma io mi porto
appresso quello ed altri mostri e me la cavo lo stesso a meraviglia.
E temo che senza più mostri da combattere, sarà lui, il cantautore,
quello destinato a perdere l’ispirazione. Bisognerà forse, per la
sua integrità d’artista, caricargli addosso tre volte l’asse
della SIAE, ne va della sua Opera!
Tocca
poi all’ennesimo ex sindacalista in pensione, ci parla della
vergogna di Atena, dell’inceneritore e di tanti altri temi da
riempire un comizio. Ivan sorride sotto i baffi e mi dice che tutti i
sindacalisti che non specificano a quale sigla siano appartenuti,
sono quasi sicuramente ex della Cisl o ex della Uil, difficilmente
insomma sono dei nostri.
Entra
in scena un piccolo imprenditore, mette a disposizione la sua
esperienza, fiero e orgoglioso di creare
lavoro. Se fossimo
stati ad un’assemblea delle nostre io gli avrei detto gentilmente:
«Signor Imprenditore, tu non crei lavoro, crei capitale scambiandolo
con il lavoro che siamo noi e che tu non hai...». Ma eravamo a una
serata di presentazione e non era proprio il caso di interrompere i
sogni in buona fede di un piccolo imprenditore.
Spunta
fuori un sessantottino, dice basta a tutto, che non se ne può più,
chiede se è normale che uno disoccupato debba pagare le bollette che
paga mentre invano i grillini cercano di calmarlo. «Siamo pienamente
d’accordo con lei, stia tranquillo, ci vuole il reddito di
cittadinanza...», ma il sessantottino non si ferma, è un fiume in
piena, si alza in piedi e raggiunge gli ultrasuoni, poi si cheta ad
un applauso per non so più cosa, forse per la sua età da saggio.
Ci
sono anche gli orfani dell’Italia
dei Valori, forse
delusi da Di Pietro o forse solo in cerca di una nuova poltrona. I
grillini sono più che coscienti che adesso dovranno guardarsi dai
tanti opportunisti che si avvicineranno al Movimento in cerca di una
qualunque prebenda. Paolo Seri, già Leader studentesco al mio liceo
scientifico degli anni ’90 e ora grillino navigato, dice «Dobbiamo
tenere un profilo molto basso, perché ogni piccolo errore che
facciamo, lo usano per gettarci fango addosso». E ha tutte le
ragioni e la mia approvazione.
C’è
ancora tempo per la presentazione di qualche donna, troppo timide per
dire poco di più del loro nome. C’è voluto coraggio lo stesso, in
mezzo ai tanti, troppi maschietti che le circondavano. In effetti,
l’unica pecca della serata, è stata la presenza ancora molto
limitata del genere femminile.
Chiude
un ragazzo che chiede se siamo disponibili a manifestare sabato in
Piazza Cavour con MicroMega per rendere ineleggibile Silvio
Berlusconi in base a chissà quale cavillo costituzionale o giù di
lì. I grillini se la cavano con diplomazia: «Non c’è tempo per
organizzarci per sabato». Ma i più navigati in cuor loro hanno già
capito: in piazza contro Berlusconi ci si può anche andare, ma da
soli, non male accompagnati, perché dove organizza MicroMega, si va
in piazza contro MicroMega e il suo Partito Democratico.
Ecco,
questi i ricordi salienti di una bella serata, passata tra gente che
ha espresso, ognuno alla sua maniera, la voglia di partecipare e
contribuire al cambiamento. Ci ritroveremo presto, prima di Pasqua,
con la speranza di essere ancora più numerosi. In questi brevi
ritratti, le facce simpatiche di quelli che per qualcuno sono
addirittura i nuovi fascisti. Non c’è niente in Italia di più
cretino degli intellettuali, specie se di sinistra. Il primo tratto
del fascismo, violenza a parte, è infatti la volgarità. E la serata
di ieri è stata bella e incoraggiante, proprio perché è stata la
negazione della volgarità.
Lorenzo
Mortara
RSU
FIOM all’YKK di Prarolo
Rete28Aprile
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