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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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martedì 27 gennaio 2015

IL DEBITO PUBBLICO NELL'ERA DI TSIPRAS di Riccardo Achilli







IL DEBITO PUBBLICO NELL'ERA DI TSIPRAS 
di Riccardo Achilli


E’ iniziata la campagna mediatica anti-Tsipras. Per spaventare il borghesotto italiano stremato da anni di austerità, l’intera stampa nazionale (ivi compreso il Fatto Quotidiano, la cui vicinanza con Grillo non lo rende evidentemente molto obiettivo con Tsipras) ha iniziato ad accendere la sirena d’allarme della perdita economica che il nostro Paese subirebbe se veramente il greco Tsipras spuntasse, come da programma elettorale, una riduzione del suo debito pubblico. Circolano numeri interpretati in modo fantasioso, si sparano titoli con numeri roboanti, del tipo “Attenzione! Con Tsipras, l’Italia rischia di perdere 40 miliardi di prestiti alla Grecia”.

lunedì 26 gennaio 2015

ATENE, 25/26 GENNAIO: ELPIS E’ TORNATA A CASA di Norberto Fragiacomo





ATENE, 25/26 GENNAIO: 
ELPIS1 E’ TORNATA A CASA
di
Norberto Fragiacomo


Cielo terso, oggi, e aria di festa: Syriza ha vinto le elezioni parlamentari greche con un margine assai più ampio di quello previsto/sperato.
Con il suo 36,3% la lista di sinistra guidata da Alexis Tsipras guarda dall’alto in basso la manovalanza destrorsa di Nuova Democrazia (27,8), mentre le altre forze si volatilizzano o quasi: la temutissima Alba Dorata si blocca al 6,3, sopravanzando di poco To Potami (centrosinistra, dicono), KKE e ANEL/Greci Indipendenti (destra, ma anti UE). L’unica nota stonata è costituita dal mancato raggiungimento della maggioranza assoluta (bastavano appena due parlamentari in più!), ma Tsipras è già corso ai ripari, annunciando un’alleanza con l’ANEL che gli consentirà di formare in tempi brevissimi un nuovo esecutivo, di coalizione ma sbilanciatissimo a sinistra.

SYRIZA VINCE. TSIPRAS: "LA SPERANZA FA LA STORIA" di Checchino Antonini

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Syriza oltre il 35%. Tsipras: «Il popolo greco ha fatto storia, la speranza fa la storia. Il popolo greco oggi annulla il memorandum dell’austerità! E’ finita la Grecia dei pochi»


PIAZZA PANIMISTEMOU, ATENE, ADESSO. PER I LAVORATORI GRECI È IL MOMENTO DELLA FESTA [FOTO GAIA VENERELETTRICA]
Tsipras si manifesta solo alle 22.20 ora italiana nella piazza dell’Università, la stessa dove pronunciò il primo comizio, dieci anni fa, da candidato sindaco di Atene. Stanotte parla da premier: «Il popolo greco ha fatto la storia, la speranza fa la storia – dice – la Grecia lascia l’austerità della catastrofe, lascia dietro cinque anni di oppressione. L’ordine che abbiamo dal popolo greco è chiudere il circolo vizioso dell’austerità. Il popolo greco oggi annulla il memorandum dell’austerità! E’ finita la Grecia dei pochi». Speranza, dignità, sorriso le parole più ricorrenti nel breve discorso poco prima che i fuochi artificiali sanciscano l’inizio ufficiale dei festeggiamenti.

domenica 25 gennaio 2015

RIFLESSIONI POST ITALICUM di Riccardo Achilli





RIFLESSIONI POST ITALICUM 

di Riccardo Achilli


Non starò a ripetere una analisi sull'Italicum, con concetti che oramai sono chiari a tutti. L'Italicum non va analizzato di per sè, questa è la trappola comunicativa di Renzi e dei suoi, che tendono a portare la discussione su un paragone con il Porcellum. 
Va analizzato dentro il complessivo sistema che si va delineando con le riforme istituzionali. Si disegna un sistema del tutto anomalo, un premierato forte privo di qualsiasi contrappeso significativo, in termini di divisione dei poteri e presenza di istituzioni indipendenti. Arruolato il Parlamento con una maggioranza solidissima di fedelissimi nominati (almeno il 60%, con il meccanismo dei capilista bloccati, più i fedelissimi provenienti dai Consigli Regionali che si ritroveranno a fare i senatori), sottomesso anche con un rafforzamento della decretazione d'urgenza, il premier potrà nominarsi senza alcuna opposizione presidenti di Authority, componenti del Csm e della Corte Costituzionale, persino, entro certi limiti, il Presidente della Repubblica (basterà aspettare la nona votazione, quando si vota con maggioranza assoluta. Certo, si può obiettare che diventa difficile tenere insieme la propria maggioranza fino al nono voto).

sabato 24 gennaio 2015

MULTE AGLI OPERATORI TELEFONICI: SODDISFAZIONE DI NET LEFT






C O M U N I C A T O  S T A M P A


Multe agli operatori telefonici: soddisfazione di Net Left

 

L’associazione nazionale Net Left esprime soddisfazione per le multe elevate da Agcom nei confronti delle compagnie di telefonia mobile per le pratiche scorrette nell’ambito della commercializzazione dei cosiddetti servizi premium, quali giochi e video) accessibili durante la navigazione in mobilità mediante banner, pop up e landing page.
Lo scorso novembre l’associazione ebbe un incontro con la stessa Agcom presentando le 20.000 firme che furono raccolte in pochissimo tempo attraverso una petizione on line ed avendo rassicurazioni dalla stessa circa un intervento che, puntualmente, si è verificato.
L’associazione Net Left, nel prossimo incontro, ribadirà  ad Agcom la necessità  di predisporre un regolamento per il quale non sia più possibile abbonarsi in maniera indesiderata da parte degli utenti, in maniera tale da difendere il diritto da parte dell'utente a vedere utilizzato il proprio credito telefonico solo per gli scopi desiderati. La petizione è ancora attiva all’indirizzo https://www.change.org/p/basta-servizi-in-abbonamento-indesiderati-per-smartphone-e-cellulari.

Roma 22/01/2015

L’ufficio stampa

lunedì 19 gennaio 2015

LA MIA GRECIA NON DANNEGGERA' L'EUROPA di Alexis Tsipras





LA MIA GRECIA NON DANNEGGERA' L'EUROPA 
di Alexis Tsipras





Il leader di Syriza assicura che Atene rispetterà gli impegni con l’Europa, ma puntando sulla crescita e sulla cancellazione della maggior parte del debito pubblico



Il 25 gennaio, i greci sono chiamati a scrivere la storia con il voto, a tracciare un cammino di rinnovamento e di speranza per tutti gli europei, condannando le politiche fallimentari di austerità e dimostrando che quando il popolo lo vuole, ha il coraggio di osare e sa superare angosce e timori, la situazione può cambiare. Syriza non è un orco né una minaccia: è solo la voce della ragione, e saprà suonare la sveglia all’Europa, per riscuoterla da torpore e passività. Per questo Syriza non è più considerata un pericolo come nel 2012, ma come una sfida per il cambiamento.
Ma una piccola minoranza dei Paesi membri, stretta attorno alla leadership conservatrice del governo tedesco e di una parte della stampa populista, continua a far circolare vecchie dicerie a proposito di una GrExit (l’uscita della Grecia dalla zona euro). Proprio come Antonis Samaras in Grecia, tali voci non convincono più nessuno. Dopo aver sperimentato il suo governo, il popolo greco sa distinguere le menzogne dalla verità.

Samaras non ha niente da offrire, tranne la sottomissione ai precetti di un’austerità dannosa e fallimentare, che hanno imposto alla Grecia nuovi aumenti fiscali e tagli a stipendi e pensioni, che vanno a sommarsi a sei anni di sacrifici. Chiede ai greci di votare per lui per proseguire su questa strada. Nasconde però il fatto che la Grecia si è impegnata a raggiungere questi obiettivi, non a farlo seguendo una precisa linea politica. Syriza
si impegna ad applicare sin dai primi giorni del mandato il Programma di Tessalonica, economicamente vantaggioso e fiscalmente equilibrato, a prescindere dai negoziati con i nostri creditori. Il programma prevede azioni per porre fine alla crisi umanitaria; misure di equità fiscale, affinché l’oligarchia finanziaria, che non è stata sfiorata dalla crisi, sia finalmente costretta a pagare; un piano di rilancio dell’economia per contrastare gli altissimi livelli di disoccupazione e tornare a crescere. Sono previste riforme radicali nella gestione dello Stato e della pubblica amministrazione, perché non vogliamo tornare al 2009, ma cambiare ciò che ha portato il Paese sull’orlo della bancarotta non solo economica, ma anche morale. Clientelismo (di uno Stato ostile ai suoi cittadini), evasione ed elusione, operazioni in nero, contrabbando sono solo alcuni aspetti di un sistema di potere che ha governato il Paese per troppi anni, portandolo alla disperazione, e che continua a governare nel nome dell’emergenza e per timore della crisi.
In realtà non si tratta di timore della crisi, bensì di timore del cambiamento. È questa paura, aggravata dall’incapacità di un sistema di governo, ad aver portato il popolo greco a una tragedia senza precedenti. E i responsabili di tutto questo, se conoscono l’antica tragedia greca, hanno buoni motivi per spaventarsi, perché l’ hybris è seguita dalla nemesi e dalla catarsi!

Il popolo greco e l’Europa non hanno nulla da temereSyriza non vuole il crollo, ma la salvezza dell’euro. È impossibile salvare l’euro quando il debito pubblico è fuori controllo. Ma il debito è un problema europeo, non solo greco: e l’Europa deve accollarsi il compito di cercare una soluzione sostenibile. Syriza e la sinistra europea sostengono che occorre cancellare la maggior parte del valore nominale del debito pubblico, per poi introdurre una moratoria sul piano di rientro e una clausola di crescita per ripianare il debito restante, in modo da utilizzare le rimanenti risorse per stimolare la ripresa. Esigiamo condizioni che non sprofondino il Paese nella recessione e non spingano il popolo alla miseria e alla disperazione.
Samaras danneggia la Grecia, se si ostina ad affermare che il debito greco è sostenibile. [...]

Ci sono due posizioni diametralmente opposte per il futuro dell’Europa. Da una parte, la prospettiva delineata dal ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble: occorre rispettare gli impegni presi e proseguire su quella strada, a prescindere dai risultati ottenuti. Dall’altra, la volontà di «fare tutto il possibile» - suggerita dal presidente della Banca centrale europea - per salvare l’euro. Le elezioni greche saranno il campo sul quale si sfideranno queste due strategie. Sono convinto che quest’ultima prevarrà per un’altra ragione ancora: perché la Grecia è la patria di Sofocle, il quale ci ha insegnato, con Antigone, che talvolta la suprema legge è la giustizia.



7 gennaio 2015 


Traduzione di Rita Baldassarre


dal Corriere della Sera

La vignetta è del Maestro Mauro Biani









domenica 18 gennaio 2015

Europa 2015: Nasce la Rete della Sinistra No Euro ! di Giancarlo D’Andrea

                                              



            Europa 2015 :
Nasce la Rete   della Sinistra No Euro !
Incontro internazionale
Roma 24-25 gennaio 2015

di Giancarlo D’Andrea


Il 2015 ,un anno forse decisivo per il futuro del nostro continente, è cominciato  con la strage di Parigi e l’inasprimento dei rapporti con la vicina Russia, e si incontra tra pochi giorni con un primo crocevia di grande valore e significato politico: le elezioni politiche in Grecia, i cui esiti , in ogni caso decisivi per il martoriato popolo greco,stanno aprendo scenari epocali.
Del resto questo è un anno che si concluderà con le elezioni in Spagna, dove, come in Grecia si intravvedono le possibilità concrete per una svolta politica di straordinaria importanza per il futuro dell’intera eurozona.

sabato 17 gennaio 2015

COMMENTO DI ALFREDO MAZZUCHELLI A "VIOLENZA INDIVIDUALE, PASSIVITÀ COLLETTIVA" di Norberto Fragiacomo









COMMENTO DI ALFREDO MAZZUCHELLI A 


(...) "Nell’età del dominato e nei successivi secoli bui, la società (o quel che ne resta) diventa ancor più violenta, l’esistenza precaria (...)" 

Amare riflessioni compagno Norberto che significano una cosa sola: non abbiamo ancora imparato ad individuare le vere cause del perdurare e riproporsi dello stato di sudditanza nel quale da secoli vive l'umanità che, nonostante i "buoni pastori" non riesce a sollevarsi dalle sue miserie e non solo economiche. 

Forse i "buoni pastori" non hanno capito che la liberazione non passa attraverso la loro guida, sia pure apparentemente illuminata e solo strumentalmente rivestita di autorevolezza, bensì passa attraverso la gestione diretta da parte del "suddito" della propria esistenza. 
Le masse sono troppo prevedibili: non lasciano mai il certo per l'incerto e quindi sono terra di pascolo dei peggiori imbonitori, populisti e rizzabischeri. Le civiltà del "benessere", si portano dietro una "trattenuta" del 15% di esseri al soglio della povertà, tuttavia il Sistema basato sul dominio non da segni di frantumazione. 

C'è sempre stato e chissà per quanto ancora ci sarà, una decisiva differenza tra uno Stato sociale, una rivoluzione e chi li vorrebbe ingabbiare nelle secche di un autoritarismo delegato o imposto, da sempre contrario ad una democrazia diretta, ad una cosciente partecipazione e ad una libera sperimentazione autogestionaria. Tutto sarebbe molto più facile se esistesse un identico psichismo per una intera classe, ma la Storia questa opinione non l'ha confermata.


Grazie comunque per le tue stimolanti riflessioni

Alfredo Mazzuchelli


venerdì 16 gennaio 2015

SOSTEGNO ALLE POSIZIONI DI SYRIZA E DELLA SINISTRA GRECA





Diretta a Elettori e movimenti della sinistra progressista e socialista
Questa petizione sarà consegnata a:
Elettori e movimenti della sinistra progressista e socialista

SOSTEGNO ALLE POSIZIONI DI SYRIZA E DELLA SINISTRA GRECA



LA GRECIA AL VOTO: “OXI” -  SOSTEGNO ALLE POSIZIONI DI SYRIZA E DELLA SINISTRA GRECA

In occasione delle prossime elezioni in Grecia, i movimenti e le persone che in Italia individuano nella prassi di una democrazia progressista e nei valori del socialismo gli strumenti necessari a rispondere ad una crisi politica, economica e democratica che, con forme e gravità diverse, investe gran parte dell’Europa, condividono la posizione critica assunta in Grecia dalle forze di sinistra, ad iniziare da Syriza, nei confronti delle odierne politiche economiche dell’Unione Europea.
Nell'auspicio che una coalizione di sinistra possa governare la Grecia, esprimono quindi un forte sostegno e vicinanza ad Alexis Tsipras, ed apprezzano la scelta di Ghiorgos Papandreu di costituire il Movimento dei Socialisti Democratici, annunciando la propria disponibilità ad un governo di coalizione con Syriza. 
Il significato e la posta di queste elezioni vanno molto al di là dei confini della Grecia, dal momento che il successo di Syriza e dei suoi alleati metterebbe apertamente in discussione le politiche neoliberiste che oggi sono in atto con il consenso e la copertura di grandi interessi finanziari. Questo è quanto le elezioni greche mettono oggi in gioco, grazie alle decisioni assunte con un sano realismo dai compagni di Alexis Tsipras: non uscire dall’Unione ma chiedere con forza di modificare le regole del suo funzionamento.
Peraltro, se l’Unione non è capace di elaborare una soluzione positiva alla crisi greca - quale i fatti dimostrano non essere certamente la politica cosiddetta del rigore- deve essere chiaro che occorre urgentemente modificare quelle regole e quei trattati che hanno tradito lo spirito e il progetto originario dell’Unione
Gli interessi in gioco non agevolano certamente operazioni in questa direzione, che quindi possono basarsi unicamente su una forte presenza di forze progressiste in tutte le sedi politiche nazionali e comunitarie. Noi intendiamo sostenere questa posizione non solo portando tutto l’aiuto possibile a Syriza ed ai suoi alleati in occasione delle elezioni politiche greche, ma anche promuovendo una serie di occasioni di incontro a livello territoriale, tali da costruire e promuovere un movimento che vede in questa occasione la sua prima scadenza. 
Una vittoria della sinistra in Grecia renderebbe possibili sbocchi che aprano la strada non alla chiusura dell’Unione ma al superamento di una crisi molto pesante che, se trova nella situazione greca un’espressione preoccupante, rischia anche di travolgere tutta l’Unione, fino a mettere in discussione la stessa scelta dell’Euro.
Esistono possibilità di correggere nel breve periodo i limiti finanziari dell’Unione; ma anche questi provvedimenti devono essere concepiti in uno scenario politico del suo ruolo di cui si sono perse le tracce, in una fase storica in cui le logiche della globalizzazione richiederebbero la presenza politica e morale di un'Unione Europea più democratica e solidale
In questa prospettiva noi chiamiamo tutti i progressisti ad una azione di presenza e di sollecitazione, iniziando dai propri Governi e dal Parlamento Europeo, per contrastare le attuali fallimentari concezioni dell’Europa. 
Chiediamo che il PSE esca dall'attuale passività di fatto nei confronti di politiche di rigore di stampo neoliberista, e prenda le iniziative necessarie per costruire in tutti i paesi europei una proposta per una nuova Unione, che avvii un percorso critico partecipato e democratico.
Ma, soprattutto chiediamo a tutti i socialisti ed a tutti i progressisti di essere attori e autori della costruzione di questa nuova Unione Europea che possa finalmente essere un riferimento anche nel contesto internazionale.  
La scadenza delle elezioni greche rappresenta dunque la prima e importante occasione per mettere in moto un movimento europeo garante e referente dei nostri valori sociali, economici, culturali ed ambientali. 
L’impegno di tutti noi non può mancare. 
INIZIATIVA 21 GIUGNO diffonde ed invita a sottoscrivere questa dichiarazione.
Tutti coloro che siano interessati a sottoscriverla, possono farlo attraverso “Change.org”, allegando, qualora lo ritengano, il proprio indirizzo e-mail e qualifica. Oppure, possono inviare una mail di adesione al seguente indirizzo e-mail:iniziativaventunogiugno@gmail.com. 
Chi lo ritenga, tramite “Change.org”, può inoltre invitare i suoi contatti su Facebook a sottoscrivere e condividere questa dichiarazione, e farla a loro volta condividere e sottoscrivere. 

PRIME SOTTOSCRIZIONI:
INIZIATIVA 21 GIUGNO
Alleanza Lib-Lab
Associazione Labour “Riccardo Lombardi
Associazione Labour “Fausto Vigevani”
Associazione Paolo Sylos Labini
Associazione per il Rinnovamento della Sinistra
Comitato Piero Gobetti – Napoli
Laboratorio Politico per la Sinistra
Network per il Socialismo Europeo
Rete Socialista – Socialismo Europeo
Socialismo 2000
Alberto Benzoni (già vicesindaco di Roma)
Mauro Beschi (Associazione Labour “Riccardo Lombardi”)
Felice Besostri (già senatore; presidente Rete Socialista-Socialismo Europeo)
Gim Cassano (presidente Alleanza Lib-Lab)
Sergio Ferrari (Associazione Labour F. Vigevani)
Maurizio Giancola (portavoce Gruppo di Volpedo)
Franco Lotito (Laboratorio Politico per la Sinistra)
Giancarlo Nobile (presidente Comitato Gobetti – Napoli)
Pierpaolo Pecchiari (Circolo Rosselli - Milano)
Renzo Penna (già deputato; presidente Associazione Labour R. Lombardi)
Beatrice Rangoni Machiavelli (già membro della Commissione Europea; Alleanza Lib-Lab)
Cesare Salvi (già ministro e vicepresidente del Senato; Socialismo 2000)
Francesco Somaini (presidente Circolo Rosselli – Milano)Stefano Sylos Labini (Associazione Paolo Sylos Labini)
Lanfranco Turci (già presidente Regione Emilia, deputato e senatore; coordinatore Network per il Socialismo Europeo)
Vincenzo Vita (già sottosegretario, deputato e senatore; Associazione per il Rinnovamento della Sinistra)


mercoledì 14 gennaio 2015

CRISIS? WHAT CRISIS? di Fausto Rinaldi



CRISIS? WHAT CRISIS?

di Fausto Rinaldi




In un sistema ove i meccanismi di accumulazione del capitale facciano riferimento a un unico principio generatore – quello della massima redditività – e dove la valutazione morale del dogma del profitto sia, in quanto tale, sistematicamente espunta dalla stima del comportamento economico dei soggetti - , l’origine delle crisi sistemiche non può che essere ricondotta alle intime contraddizioni che il modo di produzione capitalistico racchiude in sé.

La grande maggioranza degli economisti (liberisti, neoliberisti, keynesiani, neokeynesiani, ricardiani, neoricardiani, regolazionisti, etc.), dei politici e dei governanti, ritiene che questa crisi sia il prodotto di una crisi finanziaria sfociata a gravare sull’economia reale (l’agitare la coda della finanza che muove il cane dell’economia reale di keynesiana memoria), sottovalutandone la profonda connotazione sistemica.
In un’economia capitalistica, le ricorrenti crisi sono il modo in cui si manifestano gli attriti interni ai meccanismi di accumulazione.
Il principale problema che affligge un’economia fondata sul famigerato modo di produzione capitalistico è dato dalla contrapposizione tra produzione e mercato; infatti, scopo delle imprese è quello di produrre merci il cui costo di produzione sia il più basso possibile e venderle al prezzo più alto possibile, allo scopo di massimizzare i profitti. La riduzione dei costi di produzione passa anche attraverso la realizzazione di “economie di scala”, cioè per la produzione di un maggiore quantità di merci nello stesso tempo di lavoro e a costi decrescenti (e, compatibilmente, con le condizioni della concorrenza, riducendo anche la qualità del prodotto). Per fare ciò, vengono introdotte tecnologie produttive sempre più sofisticate, macchinari più moderni a sostituire la forza lavoro e la razionalizzazione dei flussi produttivi, unitamente all’aumento di ritmi e intensità di lavoro da parte dei lavoratori.
Questa corsa all’aumento dei margini di profitto - e alla competizione concorrenziale tipica del mercato aperto - , conduce fatalmente la produzione ad eccedere le capacità ricettive del mercato, causando un permanente squilibrio tra capacità produttive e limiti di assorbimento dei potenziali acquirenti.

martedì 13 gennaio 2015

PARIGI 2015: QUEL CHE RESTA DI LIBERTA’ E DEMOCRAZIA STA IN UNO SLOGAN di Norberto Fragiacomo





PARIGI 2015: QUEL CHE RESTA DI LIBERTA’ E DEMOCRAZIA STA IN UNO SLOGAN

di

Norberto Fragiacomo



Malgrado il suo costo elevato (in termini di vite umane), il megaspot girato domenica 11 a Parigi ha soddisfatto in pieno i committenti.

La catena umana di leader a passeggio per i boulevard resterà impressa nella memoria collettiva, ma – grazie anche alla felicissima trovata delle matite levate verso il cielo - i rischi di una progressiva decontestualizzazione della scena nel ricordo sono ridottissimi: il “prodotto” è stato reclamizzato con perizia. Quale di preciso fra libertà, democrazia, tolleranza e fraternità giudaico-cristiana (l’uguaglianza è passata di moda, non è più in catalogo)? A ben vedere, un insieme capace di contenere tutti questi “valori”: a venir pubblicizzato è stato il sistema occidentale nel suo complesso. La sfilata lanciava un messaggio incontrovertibile: per quanto impoverito e malconcio, l’Occidente resta il migliore dei mondi possibili.

L’UTOPIA NECESSARIA DELLA SOLIDARIETA’ PER MANTENERE DIRITTI E STATO SOCIALE di Sara Palmieri




L’UTOPIA NECESSARIA DELLA SOLIDARIETA’
PER MANTENERE DIRITTI E STATO SOCIALE
di Sara Palmieri 





Il progressivo indebolimento dello Stato sociale – inutile negarlo - è sotto gli occhi di tutti. Così come gli attacchi alla democrazia diretta che è sempre più delegata e indiretta. E quando lo Stato sociale e le stesse idee che sono alla sua base sono in declino e soffrono e la democrazia diventa liquida, ciò che ne consegue è la perdita di diritti faticosamente conquistati in secoli di lotte e il ritorno a forme di dittatura, più o meno manifeste, ma che potrebbero evolvere, dichiararsi e affermarsi come tali e che si credeva retaggio del passato.

Corsi e ricorsi storici – come, sia pure in tempi e modi diversi, è stato analizzato e sostenuto, non senza ragione, da filosofi e storici di antica fama: dal greco Polibio al romano Tito Livio, fino al fiorentino Niccolò Machiavelli e al napoletano Giambattista Vico. Non volendo rassegnarsi alla annunciata eventualità dell’anaciclosi (anakyklosis in greco) e ritenendo che l’esperienza storica e l’evoluzione e l’emancipazione dei popoli debbano pur servire a non ripetere gli stessi errori, è consigliabile, oltre che piacevole, leggere il bel
libro di Stefano Rodotà, uscito a novembre 2014 con gli Editori Laterza, dal titolo “Solidarietà” – sottotitolo – “un’utopia necessaria”, - che analizza, dispiega e va alla radice di un principio che è alla base dello Stato sociale e di ogni forma di democrazia avanzata.

Solidarietà è una parola che è tornata di moda, usata e perfino abusata, ma –   paradossalmente - mai come in questo momento storico - si è lontani dalla sua essenza soprattutto quando “viene invocata per chiudersi in cerchie ristrette, alimentando rifiuti, esclusione di ogni estraneo, con una vicenda che l’avvicina, e sovente la sovrappone, a quella di un’identità che si fa “ossessione identitaria”. 

lunedì 12 gennaio 2015

LA "PRETESA" SUPERIORITA' DELL'OCCIDENTE di Lucio Garofalo





LA "PRETESA" SUPERIORITA' DELL'OCCIDENTE 

di Lucio Garofalo




Per me continua a restare avvolto nell'oscurità un punto assai cruciale: come si fa a pretendere dagli altri un'adesione ed un'osservanza verso principi e valori, regole e leggi che noi siamo i primi a violare. 
Il rispetto in genere non si esige, né si prescrive o si insegna solo a chiacchiere, ma si trasmette mediante l'esibizione costante di esempi possibilmente concreti, validi e per lo più positivi. Parimenti, la democrazia, le libertà democratiche, che rappresentano un "vanto" ed una preziosa conquista dell'Occidente, non si può immaginare di esportarle con la violenza delle armi, né esigere che altri che provengono da fuori, le assimilino, le adottino e le osservino con il massimo del rigore, quando i primi a non applicarle, a calpestarle e a tradirle sono proprio i massimi esponenti delle classi capitalistiche dirigenti che detengono ed esercitano il potere in modo autoritario ed antidemocratico in vari Paesi occidentali. 

Ebbene, finché l'Occidente continuerà ad ergersi sul piedistallo della Terra e ad autoproclamarsi "superiore" rispetto al resto del pianeta (ma solamente a chiacchiere, poiché in realtà denota e mostra solo le proprie paure, i propri sensi di colpa che scaturiscono da una sorta di "coscienza collettiva sporca" ed un profondo complesso di inferiorità) non sarà giammai possibile un mondo davvero più equo e più equilibrato, tanto meno una distensione ed una pace effettive a livello internazionale. Anzi, continuerà ad incombere il rischio, assai grave e concreto, di conflitti bellici con le altre nazioni. 

La pace sarà probabilmente realizzabile in un "altro" mondo, non certo in questo, laddove in nome della fede (ognuno nel proprio "vero dio") sin dai tempi delle crociate, i popoli si scannano e sono usati come "carne da macello". Come è noto, la religione è sempre stata una copertura ideologica per mascherare (nemmeno tanto abilmente) ben altri scopi ed interessi, meno spirituali e più venali, "occulte" finalità di potere politico e di avidità economica. Ed oggi lo stato delle cose non sembra affatto cambiato. Anzi, forse è addirittura peggiorato. Basti pensare alle "parentesi storiche" che propiziarono l'incontro e lo scambio di merci, prodotti ed esperienze culturali, di idee, invenzioni e scoperte tecniche e scientifiche tra l'Oriente e l'Occidente, tra il mondo arabo-islamico, il mondo bizantino ed il mondo cristiano, tra l'Europa e la Cina, e così via. 

In passato, specie in alcuni momenti storici si verificarono e si esaltarono molto di più gli elementi di convergenza anziché di divergenza, mettendo da parte le aspre dispute conflittuali, si premiarono e privilegiarono i contributi e gli apporti positivi, favorendo esperienze di grande civiltà e di convivenza inter-culturale ed inter-religiosa tra cristiani, cattolici, greco-ortodossi, ebrei e mussulmani, soprattutto in alcune zone del Medio Oriente, ad esempio a Bisanzio, come pure in altri luoghi, e persino in Europa, in modo particolare in alcune città della Spagna. Ebbene, sono proprio questi gli esempi storici e i modelli culturali positivi da emulare per poter affrontare la sfida epocale, tutta culturale e niente affatto militare, che si sta profilando. 

Non una "guerra di civiltà", tanto meno una "guerra di religione", come si cerca di propugnare ed imporre da parte di chi, per l'interesse e la convenienza di pochi, si ostina a proclamare una presunta ed assurda "superiorità intellettuale" del mondo occidentale. Una "supremazia" solo tecnologica e militare, che a livello etico-spirituale è ancora tutta da verificare e comprovare nei fatti, ma è assai facilmente sbandierata a chiacchiere...


domenica 11 gennaio 2015

NO, IO NON CI SAREI ANDATO! di Giancarlo D’Andrea





NO, IO NON CI SAREI ANDATO!

di Giancarlo D’Andrea




Se mi fossi trovato a Parigi nelle ore dell’orrenda strage a Charlie Hebdo, avvenimento che ha scosso fortemente la mia coscienza, sicuramente avrei raggiunto facilmente, anche per una certa familiarità con la città per antiche frequentazioni politiche, Place de la République alla Bastiglia assieme alle migliaia di parigini che li sono convenuti spontaneamente e sicuramente mi sarei trattenuto per la veglia notturna:
Avrei così manifestato la mia solidarietà umana per le famiglie delle vittime e la mia identità politica di militante marxista.
Oggi, alla grande manifestazione di unità nazionale, che vedrà a Parigi milioni di persone manifestare contro il terrorismo, i partiti della destra  assieme a quelli di sinistra, i sindacati assieme alle organizzazioni imprenditoriali, guidati da Hollande, il peggior socialista europeo, assieme alla Merkel e a Renzi, oggi no, io non avrei partecipato!
Avrei preso una carta geografica dell’Africa e del Medio Orinte e segnato con un cerchio rosso le regioni ove opera la Francia con le forze d’elite delle sue forze armate, Infatti L’esercito francese è impegnato in operazioni militari offensive non solo in Afganistan contro i talebani, ed in Iraq contro il’ISIS è  In Africa, che Parigi difende militarmente i suoi interessi imperialisti .
La Francia è  Parigi è impegnata :
in Mali (Opération Serval, 2800 soldati);
in Ciad (Opération Epervier, 950 soldati);
in Centroafrica (Opération Sangaris, 1200 soldati + Opération Boali, 410 soldati);
nel Golfo di Aden (Opération Atalante 200 soldati);
in Costa d’Avorio (Opération Licorne, 450 soldati);
Dispone poi di basi permanenti in Gabon (922 soldati);
in Senegal (343 soldati),;in Gibuti (1975 soldati) :
nelle isole dell’Oceano Indiano Mayotte e La Réunion (1277 soldati):
Per non parlare delle forze d’intelligence e dei “contratteur”, mercenari, al servizio dei padroni francesi e dei loro pupazzi locali.
No, non sarei andato alla manifestazione dell’unità nazionale, me ne sarei rimasto in qualche bistrot e magari avrei sommessamente intonato l’Internazionale, magari in francese.




MARATEA: L’OPERA MONUMENTALE DEL CRISTO E I FAVOLOSI ANNI CINQUANTA di Sara Palmieri



MARATEA: 

L’OPERA MONUMENTALE DEL CRISTO E I FAVOLOSI ANNI CINQUANTA

di Sara Palmieri




A guardarsi intorno oggi, tra la crisi dei valori, le macerie dell’idealismo, la débacle economica e il lento ma progressivo indebolimento dello stato sociale, sembra impossibile che ci sia stato in Italia un tempo in cui tutto pareva sorridere e occhieggiare nella penombra di promesse – ebbene sì – mantenute.
Lasciatasi alle spalle la guerra, elaborato il dolore, i lutti e le sofferenze che ne erano conseguiti, l’Italia si rimbocca le maniche e guarda al futuro.
La ricostruzione parte e si nutre della speranza e della fiducia nell’avvenire.
Quel decennio lungo per un secolo breve – così come vengono definiti gli anni Cinquanta – getta le basi del boom economico successivo degli anni Sessanta e dello sviluppo e del progresso futuri.
Si tratta per il Paese del suo secondo rinascimento e la creatività diffusa e infusa nei vari settori di attività è la chiave di volta del riscatto.
Arte e industria finalmente si intendono, realtà e utopia si fondono e dialogano.

martedì 6 gennaio 2015

E SE IL PROGRAMMA ELETTORALE DI SYRIZA FOSSE CRITTATO? di Norberto Fragiacomo





E SE IL PROGRAMMA ELETTORALE DI SYRIZA FOSSE CRITTATO?
di
Norberto Fragiacomo



La triplice bocciatura dicembrina del tecnocrate Dimas, candidato da Nuova Democrazia alla presidenza della Repubblica Greca, spiana la strada a nuove elezioni e a una rivincita – tre anni dopo – fra Syriza e la destra strumento della troika.

Nell’estate 2012 si giocò una partita truccata: mercati, istituzioni sovranazionali e Frau Merkel, con il prezioso appoggio dei media, terrorizzarono a tal punto l’elettorato greco da ribaltare i pronostici della vigilia, consegnando il derelitto Paese al partito di Samaras, cioè alla Finanza (v.http://bentornatabandierarossa.blogspot.it/2012/06/stavolta-ha-vinto-serse-di-norberto.html) - si ricorse alle menzogne (che Tsipras volesse uscire dall’euro, ad esempio), alla più bieca diffamazione; si ribadì, dopo la sconcia vicenda Papandreou (licenziato in tronco per aver lanciato l’idea del referendum popolare, e rimpiazzato col collaborazionista Venizelos), che la sovranità popolare e quella statale esistono nei manuali di diritto, non nel presente europeo.

lunedì 5 gennaio 2015

HAPPY BIRTHDAY Mr. DOUGLAS di Stefano Santarelli






HAPPY BIRTHDAY Mr. DOUGLAS
di Stefano Santarelli



Il prossimo 9 dicembre il decano del cinema mondiale, Kirk Douglas, compirà 100 anni. Mi permetto di dedicare un brevissimo omaggio a questo grande attore, oltre che produttore, scrittore, cantante e regista, che ha offerto indiscutibilmente un grandissimo contributo alla settima arte.

Attore dotato di una profonda vitalità e di una duttilità difficilmente eguagliabile oltre ad essere dotato di un eccezionale magnetismo dispone di una straordinaria capacità nell'impersonare personaggi forti, spavaldi e spesso negativi che si caratterizzano nel corteggiare la morte e a cui si abbina una grande capacità fisica essendo stato un ottimo atleta tra l'altro campione di lotta libera. Mentre non ha mai fatto parte delle sue corde il recitare nelle commedie, una caratteristica in fondo simile ad un altro grande attore come Humphrey Bogart, l'indimenticabile interprete del Il grande sonno e Casablanca, che nel celebre film Sabrina non si trova a suo agio in una parte scritta per Cary Grant il quale aveva rifiutato all'ultimo momento di girare questa pellicola.

Figlio di un ebreo russo analfabeta fuggito dalla Russia perché era stato arruolato nel 1908 per la guerra russo-giapponese è nato in una classica citta WSAP (White Anglo-Saxon Protestant) come Amsterdam nello Stato di New York. Unico figlio maschio tra sei sorelle, Issur Danielovitch Demsky (questo è il suo vero nome) ha avuto una infanzia veramente infelice.
Nonostante un padre alcolizzato e violento che per vivere faceva lo stracciavendolo il giovane Douglas diventa uno studente modello mantenendosi agli studi lavorando come bidello e cameriere riuscendo infine a laurearsi in Lettere alla vigilia della Seconda guerra mondiale.
Dopo la laurea cambia definitivamente il suo nome con quello di Kirk Douglas molto più adatto per la carriera artistica che voleva intraprendere ed inizia a frequentare l'American Academy of Dramatic Arts di New York diplomandosi nel giugno del 1941 ed inizia a lavorare in varie commedie a Broadway. L'entrata in guerra degli Stati Uniti costringe il giovane Douglas ad abbandonare le scene teatrali per frequentare l'Accademia navale dove esce con il grado di Guardiamarina. La sua esperienza militare è molto limitata al contrario di altri suoi colleghi come James Stewart, generale di brigata decorato due volte con la Croce di guerra, ma non tale da non comprendere che “ La guerra è una cosa così insulsa; dei giovani abbandonati su una nave che vanno in cerca di altri giovani e tentano di farli saltare in aria”. E questa denuncia della follia e dei crimini che portano le guerre Douglas la espliciterà nettamente, come vedremo in seguito, in uno dei suoi capolavori: Orizzonti di gloria.

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