di Renato Costanzo Gatti
Berlusconi
è un cadavere ambulante.
Mi
chiedo chi tra i suoi seguaci, esclusi quelli fascinati dalla ascesi
mistica, scommetterebbe un euro sul futuro politico del cavaliere, e
quindi sul proprio futuro politico, se rimanesse legato a lui.
Il
25 agosto ad Arcore, secondo me, è stata votata una mozione come
quella di Grandi che nella notte del gran consiglio defenestrò il
duce.
In
questa situazione occorre essere freddi e calmi.
Non
esiste un governo possibile con i numeri che ci sono oggi in
Parlamento, l’alleanza PD-PDL, così com’è, non ha oggi futuro;
un governo PD-5* fa venire i brividi ( quand’anche fosse
possibile); altre soluzioni non se ne vedono.
Non
rimane che pensare ad un governo di scopo con il solo compito di fare
la legge elettorale ed affrontare il tema degli esodati e dei
cassintegrati in deroga. Pare estremamente difficile ipotizzare una
legge elettorale condivisa, tuttavia si può anticipare che, così
stando le cose, vada accantonata l’idea di una legge elettorale che
riguardi un sistema unicamerale; ipotesi che avrebbe facilitato le
cose, ma che comportando una riforma costituzionale, non è oggi
proponibile. Ci si può aspettare una legge che elimina il premio
alla camera (almeno nelle misure oggi dichiarate incostituzionali) e
che quindi, sia alla camera come al senato renderà ancor più
difficile la formazione di una maggioranza.
Sembra
poter prevedere che l’esito delle elezioni (semprechè non si forzi
un voto con il porcellum fondato sui sondaggi elettorali) ci
lascerebbe nella situazione di impasse in cui ci troviamo ora.
E’
su questa prospettiva che la mozione Grandi del 25 agosto 2013 assume
una dimensione rilevante. L’azione di defenestramento del cavaliere
apre la prospettiva di una nuova diversa alleanza tra Pd e PDL. Si
tratta di valutare come porci di fronte ad una simile prospettiva.
Come sinistra non abbiamo alternative; non possiamo
contare su uno spostamento a sinistra del PD e se ci fosse, andrebbe
verso lo sterile terreno pentastelluto; non possiamo contare neppure
su un grande soggetto politico socialista capace di far parte di una
maggioranza di governo, e men che meno su posizioni egemoni. Non
rimane che la realistica presa d’atto che l’unica maggioranza
possibile rimane questa nuova alleanza tra PD e PDL senza Berlusconi
e senza relativi falchi.
Possiamo
confondere l’analisi fredda con quanto desideriamo? Possiamo
confondere il desiderabile con il concreto? Se lo facessimo faremmo
in modo che un errore di analisi assurgesse ad un errore strategico.
Chiudersi
ad una soluzione possibile, aprendo una fase di instabilità
politica, si riverserebbe sul fatidico spread che comincerebbe a
risalire fino a quota 500. Non possiamo adagiarsi su un tanto peggio
tanto meglio, ma dobbiamo chiederci come potremmo essere più
incisivi, positivamente incisivi nella situazione data. Le elezioni
tedesche del 22 settembre stringeranno i tempi sulle sorti
dell’Europa e dell’euro, o troviamo una strategia condivisa o ne
saremo travolti, senza neppur aver cercato di interpretare il corso
della storia.
L’inganno
che potremmo propinarci prospettando una soluzione inattuale ed
impercorribile, costituirebbe un ulteriore contributo all’afasia
della sinistra.
Più
terribilmente concreto sarebbe la presa d’atto di una nuova
alleanza che non la ricerca infruttuosa di maggioranze diverse ed
irrealizzabili: presa d’atto che ci affidi il compito di una
opposizione che punti ad una pulizia radicale del modo di far
politica, alla costruzione di scelte razionalmente determinate,
insomma non di un pietoso salvataggio della patria, ma di un percorso
di profonda rifondazione della politica.
Gli
elementi di socialismo? Saranno tutti nella nostra capacità di
tessere la tela. Non so vedere strade alternative, ma ciò è un mio
limite che potrà benissimo essere rimosso con le controproposte di
chi mi vorrà corrispondere.