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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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venerdì 28 luglio 2017

I DROGATI DI CERCHIOBOTTISMO di Carlo Felici







La Camera dei Deputati ha appena bocciato la proposta di legalizzare la cannabis non solo per uso terapeutico, ma anche per uso ricreativo, nonostante una buona componente del partito di governo l'abbia già appoggiata. La proposta recava per questo la firma dell'illustre ex candidato sindaco di quel partito che già ci ha mostrato come potesse passare dalla negazione della privatizzazione dei trasporti a Roma alla raccolta di firme per privatizzarli, Giachetti così disse infatti solo un anno fa: il 9 aprile 2016 : «La privatizzazione di Atac, in questo momento, equivarrebbe ad una svendita. Io non ho nessun furore ideologico, ma se risanata vale 10 volte tanto».
Ma tant'è la questione che vogliamo esaminare oggi è un altra:
La proposta Giachetti di legalizzazione della cannabis ebbe un clamoroso lancio solo un anno fa con queste testuali parole: “La legalizzazione entro l'anno”, abbiamo prove certe e video di questa posizione, con una serie di motivazioni che sono sicuramente condivisibili. A firmare la proposta furono ben 213 deputati e una cinquantina di senatori bipartisan.
Cosa accade invece oggi a solo un anno da una proposta che nelle intenzioni dei firmatari avrebbe dovuto essere approvata nel giro sei mesi, e cioè più o meno entro la fine dello scorso anno?

mercoledì 26 luglio 2017

GENOVA PER NOI... di Stefano Santarelli




Nonostante che siano passati sedici anni, i fatti di Genova del 2001 sono ancora una ferita aperta per la nostra democrazia. Quel giorno lo stato di diritto venne sospeso dal governo che non tollerò assolutamente un dissenso peraltro pacifico contro il G8.
La stessa Corte europea dei diritti dell’uomo ha recentemente condannato il nostro paese per i gravissimi pestaggi ed atti di tortura avvenuti durante l’irruzione della Polizia alla scuola Diaz. E’ stata una delle pagine più brutte del nostro paese che videro tra l’altro l’uccisione di un giovanissimo manifestante (Carlo Giuliani) per opera di un carabiniere ausiliario coetaneo della vittima e chiaramente impreparato ad affrontare situazioni del genere.
Non è stata soltanto una delle pagine più brutte, ma anche una delle più oscure. A Genova emergono per la prima volta i “Black Bloc “ degli infiltrati nel movimento contro il G8 e non a caso nessuno di loro fu fermato dalla polizia che arrestò (e torturò) invece centinaia di innocenti manifestanti.
In quel giorno si è visto veramente il vero volto del capitalismo, un volto orrendo ed inumano.
Ma nel ricordare i fatti di Genova dobbiamo anche ricordare quelli di Roma del 15 ottobre 2011.

martedì 25 luglio 2017

MACROLEON di Carlo Felici

                     




                       
In un precedente intervento avevamo messo in risalto che l'elezione di Macron andava seguita più con attenzione al suo programma che alle eventuali critiche preconcette, ed oggi, che egli è presidente della Repubblica Francese, ne verifichiamo alcune conseguenze concrete.
Quello che appare dall'esordio di questo presidente è soprattutto più che il suo presidenzialismo, il suo presenzialismo, la volontà cioè di apparire sempre e comunque l'immagine di una Francia forte e protesa al suo riscatto, specialmente dopo le conseguenze subite dalla sua immagine in seguito ai recenti attentati.
Probabilmente questa immagine ha bisogno di riscontri esteri per mettere in secondo piano la difficoltà di misurarsi con i problemi sociali ed economici interni.
Ecco dunque che Macron alimenta la grandeur in campo internazionale e non esita a praticare politiche che, in qualsiasi tempo e luogo, non si ha difficoltà ad identificare come neocoloniali, e che sono soprattutto esercitare a scapito dell'anello debole dei Paesi europei nel Mediterraneo, dimostrando così di non avere affatto a cuore l'Unione Europea, ma di volerla piuttosto piegare a politiche revansciste e nazionaliste pro domo sua.
Ricordiamo in breve alcune iniziative a scapito del nostro Paese
A Sharara è stato aperto un pozzo di petrolio gestito dalla Total francese, dalla Repsol spagnola, dalla Omv austriaca e da Stato compagnia norvegese, in diretta concorrenza con la nostra Eni.
Mustafa Sanalla, che dirige la National Oil Company e controlla gran parte della produzione del greggio libico, l'ha incrementata, portandola ad un milione di barili di greggio al giorno. Il livello più alto dal 2013.
Quest'ultimo gode della fiducia della Francia, mentre noi continuiamo a fare affidamento su Serraj, il quale un tempo si alleò con le milizie jihadiste di Bengasi per strappare ad Haftar i terminali di Sidra e Ras Lanuf, ma quest'ultimo, sempre su consiglio della Francia, aveva già concordato con Sannalla e la sua compagnia la suddivisione del ricavato dai sui terminali. E' del tutto evidente così un deciso arretramento delle posizioni italiane in Libia nell'estrazione del greggio.

sabato 22 luglio 2017

BERLINGUER (NON) TI VOGLIO TANTO BENE di Mario Michele Pascale

 

 

 

BERLINGUER (NON) TI VOGLIO TANTO BENE  

di Mario Michele Pascale


Verrò linciato, lo so. Ma l’onestà intellettuale ha un prezzo che pago volentieri. Tutto nasce da un dialogo on line con il compagno Pierluigi D’Emilio, il quale imputava a Craxi l’avvio della crisi della sinistra. Io risposi che era una questione di punti di vista: secondo me la stessa crisi si avvia con Berlinguer.

Berlinguer è un mito. Capace di procreare miti di secondo livello (l’immagine di Benigni che prende in braccio il segretario del Pci, ad esempio). Ma perché l’ex segretario è stato capace di penetrare così in profondità nel nostro ricordo? Anzitutto è morto combattendo. Ferito gravemente, in maniera metaforica, durante un comizio. Compie, romanticamente, con la morte, ma ancor di più con il suo resistere sul palco, caparbiamente, nonostante un ictus in corso, la sua esistenza dedicata all’ideale. Risuonano potenti le sue parole mentre incespicano in una morsa di dolore: “Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda”. E lo fa davanti al suo popolo, con la Tv che lo riprende e lo proietta nelle case degli italiani. Berlinguer e la sua immagine sofferente sapientemente riprodotta a ridosso delle elezioni europee del 1984, hanno avuto un che di sacrale. Il sangue del segretario, esattamente come il sangue dei re dei popoli antichi, precristiani e pre romani, feconda il mondo. E di fronte a questa sacralità, nulla si può opporre. Sandro Pertini, allora presidente della Repubblica, volle trasportare il corpo con l’aereo presidenziale, dicendo: “Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta”.

venerdì 21 luglio 2017

VIA DALLA SERVITU' NUCLEARE MILITARE di Carlo Felici





I cosiddetti sovranisti non fanno altro che parlare di uscita dall'euro, ma vi è una questione ancora più importante per il nostro Paese, parlando di sovranità concreta ed effettiva.
Un Paese non è mai sovrano se militarmente dipende da un altro. Sarebbe stata sovrana Roma se avesse avuto truppe cartaginesi a presidiare il suo territorio? E Atene, quando mai è stata sovrana con i soldati spartani a presidiare la sua pòlis?
Noi, dopo più di 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, e dopo quasi 30 dalla fine della guerra fredda, abbiamo visto non diminuire, ma aumentare il numero di soldati statunitensi in Italia.
Forse perché con il muro di Berlino è caduto solo un tramezzo condominiale tra est e ovest? Sicuramente, dato che il muro portante, tra nord e sud, non solo è ancora in piedi, ma lo si rafforza in continuazione con armi sempre più potenti e sofisticate, che ovviamente per i flussi migratori servono a poco.
Così era anche ai tempi dell'impero romano, quando i confini servivano da filtro, e gli eserciti furono sempre più dispendiosi, ma alla fine del tutto inutili a impedire il crollo dei confini stessi.
Oggi i muri servono, come quello costruito contro i palestinesi, solo per marcare una differenza, una discriminazione, oppure, come quello tanto strombazzato da Trump ma che nessuno costruirà, per demagogia, per imbonire le masse e carpirne il consenso.

giovedì 20 luglio 2017

UNITI PER L’ ALTERNATIVA SICILIANA A SINISTRA!

 

 

 


 UNITI PER L'ALTERNATIVA SICILIANA A SINISTRA!

 

Intervista a Fabio Cannizzaro, coordinatore regionale di Risorgimento Socialista 

a cura di Franco Nizza

 ***

Quella che viviamo a sinistra in Sicilia è una fase delicata quanto stimolante.
La sinistra, forse per la prima volta, prova a muovere dalla realtà territoriale, senza il prevalere di ragionamenti rapportabili a equilibri lontani.
La sinistra isolana, o meglio buona parte di essa, è impegnata realmente a tentare di fare sintesi.
L’occasione concreta è offerta dal prossimo rinnovo del Parlamento Siciliano e dalla contestuale elezione del Presidente della Regione.
Il processo d’avvicinamento che vede insieme movimenti, il partito della Rifondazione comunista, il Partito Comunista Italiano, Risorgimento Socialista, l’Istituto di Cultura Politica per la Questione Siciliana, settori della sinistra sindacale è una esperienza di rinnovamento nell’azione che potrebbe avviare davvero una nuova stagione a sinistra invertendo un trend logoro muovendo stavolta dai Territori siciliani e non da esigenze irradiate da un centro elaborativo e/o geografico.
La proposta che essi stessi sin qui hanno sintetizzato definendola Alternativa Siciliana di Sinistra dispiace, però,  a molti, a partire dal Pd, per poi arrivare a quelle realtà che hanno rifiutato l’unità a sinistra sino a certo mondo neo-sovranista e al sicilianismo classico.
Sull’argomento abbiamo voluto sentire il nostro caro compagno Fabio Cannizzaro, 49 anni, docente di Lettere, coordinatore regionale di Risorgimento Socialista ed espressione coerente della tradizione socialista federalista siciliana.

mercoledì 19 luglio 2017

LA SCHIZOFRENIA SOVRANISTA di Carlo Felici





Nel variegato panorama politico del sovranismo italiano, specialmente a sinistra, una cosa pare davvero risultare sovrana incontrastata ed è la confusione.
Il sovranismo ha un minimo comune denominatore in tutte le latitudini politiche ed è il ribadire il primato nazionale, che però, a sinistra si vuole coniugare indissolubilmente con i valori costituzionali e con la democrazia.
A ciò si aggiunge la contestazione di un sistema collaterale al globalismo e all'europesimo monetario, in cui il principio del profitto sopprime inevitabilmente i diritti dei lavoratori e le conquiste sociali, svilendo i beni comuni a merce da valutare nel mercato. Insomma si contesta la teologia dei mercati come ultima frontiera di un contingente in cui la storia si è compiuta una volta per tutte e non avrà altro dio né corso che questo.
Fin qui possiamo capire..
Però poi abbiamo anche altri risvolti pratici...
Esempio ne è un documento presentato da alcuni membri del neonato movimento Risorgimento Socialista nel web e, in particolare nel sito della CLN, cioè della Confederazione per la Liberazione Nazionale che attualmente unisce in maniera federativa Noi Mediterranei, Risorgimento Socialista e Indipendenza e Costituzione.
Nel suo manifesto fondativo si legge in particolare: “La Nazione è il solo luogo ove il popolo possa esercitare la sua sovranità, il solo spazio ove possa svolgersi una vera dialettica democratica.”

lunedì 17 luglio 2017

SOCIALISMO E SINISTRA: OSSIMORO E TAUTOLOGIA di Carlo Felici






Cominciamo col dire che Socialismo e Sinistra è un tautologismo inutile, tanto assurdo quanto rivelatore di come il Socialismo, in Italia, ma non solo, negli ultimi tempi si sia progressivamente corrotto, fino a far perdere al significante (alla parola Socialismo) il significato che per circa un secolo ha avuto nella mente e nel cuore di chi ha sempre creduto in questo grande ideale.
Perché se uno ha bisogno di associare alla parola Socialismo anche la parola “sinistra”, vuol dire che teme che ci possa essere anche un socialismo non “di sinistra”, quando non è mai esistito né potrà mai esistere un socialismo “non di sinistra”. Dato che il cosiddetto “socialismo di destra” si è spesso e solo chiamato fascismo, sempre che il fascismo abbia, anche lontanamente ereditato qualcosa, tramite il suo Duce, dal socialismo, il che è tutto da dimostrare e da verificare in sede storica e storiografica.
I socialisti oggi in Italia sono quanto di più vario, e purtroppo “avariato”, possa esistere nel panorama politico, per cui forse sarebbe il caso di cercare il Socialismo italiano, facendo riferimento a chi ancora crede nel Socialismo piuttosto che annasparlo tra chi si professa socialista, appartenendo, per esempio, all'unico partito che in Italia si chiami socialista. Riferire come quest'ultimo, da quasi un decennio segua le sorti del PD, e in ultimo nella versione assolutisticamente renziana di questo partito, sarebbe tediare il lettore, sono cose sotto gli occhi di tutti e abbastanza scontate e deprimenti.
Inutile quindi cercare il Socialismo in Italia con il lanternino di Diogene del PSI, perché esso è spento da tempo. L'unica cosa assurda è il fatto che qualcuno si ostini a tenerlo in mano, come un cerino spento.
Dove cercarlo allora? Tra gli eurofobi nazionalisti, considerando che il Socialismo ha sempre avuto un respiro internazionalista e ha sempre considerato l'Europa come un orizzonte in cui sviluppare, a livello continentale, la libertà e la giustizia sociale? Un po' difficile seguire questa tortuosa strada..e allora?

giovedì 13 luglio 2017

UNA SINISTRA GUARDIANA DEGLI INTERESSI DEL GRANDE CAPITALE di Ferdinando Pastore





Dopo l'intervista a 4 , nella quale Fratoianni, Montanari, Civati e Speranza hanno rassicurato le strutture neo-liberiste su una loro acritica adesione al modello euro, oggi la scena si ripete. I negrian/libertari del Manifesto invitano nella loro redazione Anna Falcone, Massimo D'Alema, Nicola Fratoianni, Maurizio Acerbo e addirittura l'illustrissimo Professor Asor Rosa. Ebbene il tema, neanche a dirlo, era l'unità della sinistra (sulla sua inutilità mi sono ampiamente espresso in altri post/articoli).
L'obiettivo: superare il 10%. Per far questo si paventa (Asor Rosa in prima linea) il pericolo incombente delle destre. Ecco a voi (non mi prendo meriti, e non ho intenzione di prendermene in futuro, anche se sono cose che avevo previsto già un anno fa) la prosecuzione dell'idea di una sinistra guardiana degli interessi del grande capitale. Da un lato la sinistra ordo-liberista che ha retto l'impalcatura a servizio delle politiche liberiste (e di conseguenza della seconda repubblica), dall'altro quella sinistra libertaria/soggettivista/post-lavorista/civica, che ideologicamente promuove la stessa società di individui che il capitale ha costruito.

UOMINI O CAPORALI di Lucio Garofalo




UOMINI O CAPORALI
di Lucio Garofalo



Nella mia lunga carriera professionale mi sono imbattuto in prevalenza in due diverse tipologie di dirigenti scolastici. 

La prima categoria, forse la più diffusa nel mondo della scuola, è quella del preside dispotico, che tratta l’istituzione in un modo autocratico e verticistico, scambiando l’autonomia scolastica per una tirannide di tipo individuale e stimando i rapporti interpersonali in termini di supremazia e di subordinazione. Questa figura non predilige affatto le norme e le procedure di carattere democratico, bensì preferisce scavalcare gli organi collegiali ed assumere ogni decisione in maniera arbitraria e discrezionale senza consultarsi con nessuno. Inoltre, costui si pone sempre in modo protervo ed autoritario, esibisce un cipiglio severo per intimorire e mettere in soggezione gli altri. Ed abusa sovente dei propri poteri, perpetrando facilmente angherie o soprusi nei riguardi dei sottoposti, trattati alla stregua di sudditi privi di ogni diritto e tutela, con i quali si comporta in modo inclemente. 

mercoledì 12 luglio 2017

LA COSCIENZA PERSEGUITA IL CORROTTO di Leonardo Boff




anche se nessuno lo condanna
Leonardo Boff*

Dentro di noi c’è una voce che mai si riesce a far tacere. È la voce della coscienza. Essa sta al di sopra dell’ordine costituito e delle leggi vigenti. Ci sono azioni criminali tipo violentare innocenti, strappare dalla bocca dell’ affamato il pane che lo salverebbe dalla morte, rubare il denaro destinato alla Sanità o all’Educazione, praticare la corruzione come un vero saccheggio di milioni e milioni destinati alle infrastrutture, e altri crimini odiosi. Il corrotto può abituarsi a tali pratiche fino al punto di rimanere ingabbiato in una seconda natura e pensare: “Visto che le cose sono di tutti, come dire di nessuno, posso approfittare”. Se occupa una pubblica carica dice: “Chi s’arricchisce in questa posizione è un tipo sveglio, chi non lo fa è un cretino”. La corruzione, endemica in Brasile, poggia su questo tipo di ragionamento capzioso.
Ma nessuno può liberarsi di questa voce interiore, la natura prima, che accusa e chiede punizione senza appello. Può fuggire, come Caino, ma la voce continua a vibrare dentro di lui come un tamburo. Il corrotto fugge anche quando la giustizia non lo perseguita. Chi è mai costui che vede dentro il cuore, per il quale non esistono né segreti né rifugi segreti? Ancora la coscienza: lei giudica, ammonisce, corrode dal di dentro, applaude e condanna.

martedì 11 luglio 2017

LONTANO, LONTANO DAL PD di Giandiego Marigo

 

 

 LONTANO, LONTANO DAL PD 

di Giandiego Marigo


Lontano dal PD è ormai una necessità anche morale ed etica. Anche se non basta a definire l’esigenza di questo momento storico.
Per definire l’immagine d’un progressista, attento alle cose dello spirito ed all’evoluzione della morale condivisa.
Lontano da una logica interna fatta di competizione, di modelli verticistici, d’uno stalinismo in salsa clericale che tutto controlla e cristallizza, d’una meritocrazia malata endemicamente di un familismo clientelare, dove la corruzione, soprattutto morale è ritenuta cronica ed irrecuperabile, quindi accettabile.

Non sto parlando solo di coloro che si definiscono comunisti, anche se oggi tale precisazione diventa dogmatismo inutile, ma di tutti coloro che sentono in sé l’esigenza d’una maturazione spirituale e morale, nonché civile dell’Umanità, quale sia la sigla e l’avverbio con cui definiscono sé stessi. Quale che sia la bandierina che hanno scelto di sventolare.

sabato 8 luglio 2017

QUANDO IL DITO MOSTRA LA LUNA, LO SCIOCCO GUARDA… DONNARUMMA! di Norberto Fragiacomo






QUANDO IL DITO MOSTRA LA LUNA, LO SCIOCCO GUARDA… DONNARUMMA!
di
Norberto Fragiacomo




Gianluigi Donnarumma: colpevole, innocente o… fortunatissimo capro espiatorio?

In un consesso umano fondato su principi di ragionevolezza nessuno potrebbe scandalizzarsi per il fatto che un diciottenne rifiuti un’offerta lavorativa da un milione di euro l’anno per poi riceverne una da sei milioni (netti!): questo per l’intuibile motivo che la sola idea di pagare simili spropositi a un giocatore di pallone sembrerebbe comicamente folle a chiunque, e uno sghignazzo sommergerebbe chi ardisse esplicitarla.

Da noi – cioè nell’Italia prostrata da una crisi artificiale, ma sferzante – vicende come quella sommariamente descritta avvengono, e quando i numeri sono così elevati (ma solo allora!) suscitano un certo scalpore, specie nel deserto di notizie che è l’estate. La domanda che mi pongo (che tutti dovremmo porci) è la seguente: ha senso indignarsi per l’accaduto? La mia risposta è sì e no: prima ch’io la motivi, però, reputo opportuno rimpolpare un po’ la smunta cronistoria iniziale.

Alla vigilia degli Europei U21 il nostro baldo giovane si vede proporre dal Milan – la società che l’ha lanciato – un contratto da un milione di euro a stagione. Molti (e non alludo solamente ai suoi coetanei) toccherebbero il cielo con un dito; ma lui, consigliato dal suo agente, dice no. La ragione non è tenuta segreta: altri grandi club, fra cui il mitico Real Madrid, sarebbero interessati ad assicurarsi i servizi di “Gigio”, e per averlo sarebbero disposti a indecenze. Soltanto un escamotage architettato dal procuratore per tirare su il prezzo? Difficile crederlo: i bluff raramente valgono cinque milioni (in più). Comunque il “gran rifiuto” fa infuriare i tifosi rossoneri, che accusano il giocatore di ingratitudine ed inscenano una colorita protesta, con tanto di lancio di banconote. Fin qui niente di strano: i tifosi sono tifosi, e pretendere dal popolo delle curve un’analisi socioeconomica sarebbe eccessivo e stravagante.

venerdì 7 luglio 2017

MIGRAZIONI: UNA FUGA DALLA CANNIBALIZZAZIONE di Carlo Felici




Come integrazione ed approfondimento del significativo intervento di Rinaldi mandiamo nell'immediato una riflessione che trae spunto da esso.



Il paradosso più grande dei nostri giorni e del secolo incipiente consiste nel fatto che è in atto una migrazione biblica dal continente più ricco del mondo: l'Africa, da sempre oggetto di sfruttamento da parte di tutti gli altri continenti e di tutte le altre nazioni coloniali, a cui si aggiungono oggi anche paesi fortemente in via di sviluppo come la Cina. La domanda di materie prime africane da parte dell'Asia oggi è infatti inversamente proporzionale alla caduta dei prezzi delle medesime materie, e questo sta spingendo al collasso quello che è da sempre il continente con la maggiore spinta demografica e che è anche il più affamato del mondo.

Considerare di potere inviare aiuti ai paesi africani senza mutare le condizioni inique in cui essi commerciano i loro prodotti significa solo perpetrare ed aggravare il sistema di sfruttamento a cui il continente africano è condannato da secoli. Soprattutto fino a quando i governi corrotti di molti di questi paesi, collusi con quelli che operano politiche imperialiste e neocoloniali, continueranno a cannibalizzare i profitti a danno della stragrande maggioranza della popolazione dei loro concittadini, ma forse sarebbe meglio dire sudditi.

L'Africa, da sola, vanta circa il 10% delle riserve planetarie di petrolio, ha il 40% dell'oro della Terra, un terzo delle riserve di cobalto e immense potenzialità agricole che non sono adeguatamente sfruttate e valorizzate per non rendere competitivi i prodotti africani e per favorire gli interessi delle multinazionali che utilizzano le monocolture con la complicità dei governi locali corrotti, per fini di mero profitto e a tutto danno delle coltivazioni locali necessarie per le popolazioni povere.

Dall'inizio di questo secolo all'Europa e all'America si è aggiunta la Cina che ha quintuplicato i rapporti commerciali con l'Africa, e incrementato un sistema che prevede di comprare di tutto e di più e pagare sempre di meno o niente.

La classe dirigente africana è una delle più corrotte al mondo, nel periodo coloniale collaborava con le potenze imperialiste, impedendo uno sviluppo industriale nei paesi africani, oggi si guarda bene dall'incrementare la produzione locale e il mercato interno, e continua ad importare prodotti dai paesi neocoloniali, in cambio della cessione delle risorse ai peggiori speculatori ed investitori corrotti di tutto il mondo.

MIGRANTI, CITTADINI DEL MONDO di Fausto Rinaldi




MIGRANTI, CITTADINI DEL MONDO
di Fausto Rinaldi




Dopo 500 anni di predazioni coloniali e neocoloniali, il problema dell'immigrazione non si risolve con qualche misura poliziesca (o con una di quelle tante, immonde proposte che si possono sentire in questi giorni...).
Intanto, bisognerebbe cominciare a rinunciare ai sontuosi interessi che l'Occidente riceve dal debito dei Paesi africani (inutile dirlo, "odioso") maturato grazie ai buoni uffici del Gatto (il Fondo Monetario Internazionale) e la Volpe (la Banca Mondiale).
Poi, bisognerebbe rinunciare al furto di materie prime che società multinazionali e transnazionali continuano bellamente a perpetrare (petrolio in Nigeria, Ghana e Liberia; oro in Ghana, Tanzania, Mali, Guinea e Burkina Fasu, Sudafrica; gas in Tanzania e Mozambico; cobalto e diamanti nel Congo e in Botswana; uranio in Namibia e Niger; bauxite in Guinea; etc. ), per presentare relazioni di bilancio trimestrali capaci di far esultare i CdA e ricoprire di gloria e denaro qualche sprezzante CEO. Poi, bisognerebbe continuare, spazzando via tutte quelle corrotte classi dirigenti locali, cresciute a prebende, privilegi e bustarelle, messe a gestire la sottrazione di ricchezze al popolo per conto di società o fondi speculativi; requisendo i loro conti miliardari, nascosti in qualche paradiso fiscale, e distribuendoli ai legittimi proprietari: alle popolazioni. E ancora, sarebbe il caso di finire di provocare guerre, guerre civili, conflitti etnici (hutu e tutsi, dicono qualcosa?), dispute di confine, etc. per ingrassare l'industria e i mercanti di armi. Bisognerebbe non bombardare le loro città, non uccidere i loro "leader", non stuprare la loro terra, non rovesciare i loro governi per insediare quelli "amici". Tutto questo, e molto altro ancora, bisognerebbe fare...
Ecco, solo dopo aver fatto tutto questo, tra qualche generazione, statene certi, questa gente non attraverserà deserti con donne e bambini; non salirà su imbarcazioni pericolose e fatiscenti; non vedrà morire affogati migliaia dei propri fratelli; e tutto questo per venire a chiedere l'elemosina o a essere sfruttata nella civile, ricca e ordinata Europa: resterà nella propria terra, nella propria cultura, a contatto con le proprie radici, lasciandoci soli con i nostri razzisti, con gli ignoranti o i senza memoria, con i fascisti e i leghisti. Ecco, probabilmente, allora saremo tutti più contenti.


giovedì 6 luglio 2017

I PRESIDI SCERIFFI di Lucio Garofalo


 
 
I PRESIDI SCERIFFI
di Lucio Garofalo
 
 
 
Le scuole, da quando sono gestite da sedicenti "presidi-manager", ovvero "presidi-sceriffi" o come si preferisce apostrofarli, che mirano ad esercitare un certo tipo di "politica", intesa nell'accezione più ignobile e deteriore del termine, ossia nel senso di un'operazione di squallido proselitismo clientelare ad esclusivo vantaggio di sé e di altri notabili politici locali, dicevo che le scuole non sono più ambienti sani ed integri moralmente, frequentabili dai discenti.
 Le scuole, infette dai "virus" dell'utilitarismo aziendalista/capitalista, dell'affarismo e del clientelismo, non sono più ambienti educativi e adatti agli obiettivi di apprendimento e di socializzazione, in cui si estrinseca il processo di formazione dell'uomo e del cittadino. Ormai sono diventate dei "progettifici scolastici", vale a dire mega-fabbriche di inutili progetti-fantasma, che vengono prodotti in quantità industriale, non certo per soddisfare le istanze sociali, culturali e formative degli allievi, bensì per appagare gli appetiti venali e la sete di potere dei dirigenti e dei loro cortigiani. 
Ebbene, le malcapitate scuole, divorate dalla metastasi dell'affarismo e dell'utilitarismo capitalista, sono ormai diventate dei carrozzoni politico-clientelari ed assistenziali che curano gli interessi esclusivi di ristrette cricche di servi, faccendieri e traffichini che corteggiano i capi d’istituto. I quali, spesso agiscono in maniera arrogante e dispotica, atteggiandosi quasi alla stregua di "satrapi locali". La legge 107 del 2015 ha istituzionalizzato tutto ciò, rendendo la vita più difficile agli insegnanti onesti e coscienziosi, intenzionati a svolgere il proprio dovere in aula.
 
 

mercoledì 5 luglio 2017

L'ARTICOLO 3 DI MAASTRICHT: UNA DEFINIZIONE LIBERISTA di Franco Bartolomei




E’ leggendo con attenzione il testo del Trattato di Maastricht, e in particolare del suo Articolo 3, che si capisce l’importanza politica della lotta contro i Trattati istitutivi di questa Unione Europea.
Si tratta di un articolo “riassuntivo“, una definizione degli scopi e degli obiettivi della nascitura Unione Europea, che presenta una vera e propria definizione da “manuale” dell’ispirazione liberista alla base della nuova costruzione comunitaria.

Questo e’ il testo integrale dell’art 3 del trattato di Maastricht, che delinea il modello socio economico di riferimento della nuova Unione Europea da esso costituita e regolata, e definisce i lineamenti oganizzativi del nuovo sistema monetario-euro e della nuova BCE, gli assi strutturali portanti di tutto il suo sistema di relazioni finanziarie:

L’Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente. Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico”.

domenica 2 luglio 2017

HUMANITAS, CAPITALE E MIGRANTI di Carlo Felici





Una delle questioni epocali del nostro tempo è quella dell'immigrazione, che non può certo essere affrontata con slogan o con facili prese di posizione.
Essa, infatti, è molto complessa ed è perfettamente connessa a quanto ho già rilevato con un mio intervento precedente sulla riduzione dell'essere umano a merce e sulla nullificazione dell'etica nella prospettiva di un turbocapitalismo che non accetta alternative a se stesso.
Se l'etica antica ed umanista è fondata sul detto: “Homo sum, humani nihil a me alienum puto” che vuol dire: in quanto essere umano non vi è nulla di umano che mi sia estraneo, la non-etica del turbocapitalismo si fonda piuttosto sul “res sum, omnia humana puto a me aliena” e cioè: sono una cosa, tutto ciò che è umano ritengo mi sia estraneo.
Il migrante è lo strumento, il fine ed il mezzo per la realizzazione di questo obiettivo su larga scala, è un essere umano ridotto a merce, per far lucrare i trafficanti di esseri umani, per riempire le tasche di chi organizza con mafie e consorterie di vario genere l'accoglienza, traendo profitto dai fondi stanziati per questo scopo, ed è infine un oggetto da usare nel mondo della schiavitù salariale destinato alla discarica dell'emarginazione sociale, quando non serve più.
I flussi migratori sono parte integrante e consustanziale di un processo di globalizzazione economica a senso unico turbocapitalista.
Essi servono al contempo per rendere il mercato del lavoro dei paesi di approdo più flessibile, scardinando i diritti acquisiti e riducendo fino ad annullarlo ogni potere contrattuale delle classi lavoratrici, servono come rendita permanente per le mafie che controllano le amministrazioni locali e la politica nei vari territori, sono utili, con le rimesse, per ridurre il potenziale sociale esplosivo dei paesi di origine, e infine, servono da veicolo omologante, per espandere un unico modello culturale basato sul consumo e sui modelli propagandati dalla pubblicità e dai media, ovunque, anche scardinando usi e costumi di culture che potrebbero opporvisi. La sovrapposizione progressiva dei diritti civili su quelli sociali risulta perfettamente compatibile a tale scopo.
E la vera differenza tra un Socialismo Internazionalista ed un neofascismo nazionalista consiste proprio nella visione di insieme e globale di questo fenomeno, anziché ridurlo a mera difesa dei confini della Patria.

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