di Lucio Garofalo
La scuola odierna, non solo in Italia, è da anni ridotta ad essere una scuola finta, ma per la semplice ragione che ne hanno voluto fare altro: una "azienduola", nella migliore (?) delle ipotesi. Vale a dire che hanno alienato, ovvero mercificato la funzione della scuola pubblica e ne hanno fatto una finzione caricaturale di azienda, una sorta di ibrido mostruoso tra l'azienda e la scuola (un'azienduola, per l'appunto).
E si sa che in un'azienda (finta o vera che sia, poco importa) dominano le esigenze del mercato e che nel mondo del commercio i clienti (o gli utenti: nel nostro caso, i genitori e i figli) hanno sempre ragione. Soltanto così si spiega l'umiliazione crescente e la svalutazione della professione docente e l'annientamento del valore di una scuola autentica e seria, cioè autorevole e credibile.
Una scuola che finge di valutare (ovverosia assegnare percentuali che poi si traducono in fasce di livello e voti), in cui vige la dittatura dell'Invalsi e di quella docimologia che si è tramutata in ideologia della valutazione, in un puro stile aziendalista (anzi, pseudo tale), comporta proprio tali conseguenze. Ma si tratta solo di una mera finzione, di una falsa ideologia ed estetica della valutazione, per finalità prettamente burocratico-formali.