ATENE,
25/26 GENNAIO:
ELPIS1
E’ TORNATA A CASA
di
Norberto
Fragiacomo
Cielo
terso, oggi, e aria di festa: Syriza ha vinto le elezioni
parlamentari greche con un margine assai più ampio di quello
previsto/sperato.
Con
il suo 36,3% la lista di sinistra guidata da Alexis Tsipras guarda
dall’alto in basso la manovalanza destrorsa di Nuova Democrazia
(27,8), mentre le altre forze si volatilizzano o quasi: la
temutissima Alba Dorata si blocca al 6,3, sopravanzando di poco To
Potami (centrosinistra, dicono), KKE e ANEL/Greci Indipendenti
(destra, ma anti UE). L’unica nota stonata è costituita dal
mancato raggiungimento della maggioranza assoluta (bastavano appena
due parlamentari in più!), ma Tsipras è già corso ai ripari,
annunciando un’alleanza con l’ANEL che gli consentirà di formare
in tempi brevissimi un nuovo esecutivo, di coalizione ma
sbilanciatissimo a sinistra.
A
ben vedere è proprio questa scelta l’elemento più clamoroso (e
“scandaloso”): prendendo in contropiede Diego Fusaro – già
ieri sera pronto alla critica – Tsipras ha impiegato mezza
mattinata per archiviare la dicotomia sinistra-destra e dare al Paese
il meno scontato dei governi. L’unica alternativa, peraltro, era
quella di un sostegno esterno – e perciò incerto – di To Potami,
visti il naufragio elettorale di Papandreou, partner ideale e
disponibilissimo, e l’eterna renitenza al dialogo dei comunisti,
che mantengono il loro inossidabile zoccolo di elettori. Il KKE, in
effetti, è il fossile vivente più longevo della politica europea:
votato ad una Rivoluzione di cui pretende l’esclusiva (ed il cui
scoppio sarà decretato quando parrà al Comitato Centrale,
indipendentemente dalla situazione reale), partecipa
disciplinatamente, nell’attesa, ad ogni competizione elettorale, al
solo scopo di denunciare la natura reazionaria e/o opportunistica di
qualsivoglia concorrente a sinistra2.
L’accordo di Syriza con l’ANEL fornirà nuovi, preziosi
argomenti; nel frattempo, però, la Storia va avanti, e torna a
mettere piede nella penisola ellenica.
“Con
Syriza al governo non cambierà nulla”, commenta sprezzante il
leader del KKE3,
ma si sbaglia. Si sbaglia perché, come detto, qualcosa di
impensabile è già avvenuto: ad esultare per la vittoria di Tsipras
sono difatti gli esponenti della destra europea antieuro, dalla Le
Pen a Farage passando per un Salvini cauto ma compiaciuto, mentre
Vladimir Putin esprime un caldo apprezzamento. Entusiasmo non
condiviso dai “partner” europei della Grecia (la parola
“stupratori” è meglio non scriverla, in un articolo perbene!):
pappagalla Merkel ripete con voce chioccia “gli impegni vanno
rispettati”, i banchieri pubblici e privati tradiscono nervosismo,
il PSE annaspa e prova, senza convinzione né credibilità, a
mostrarsi moderatamente soddisfatto. Martin Schulz sogna compromessi,
cioè che Alexis cambi cognome in Samaras: curioso che i
“social-popolari” coltivino, anche se per motivi opposti, le
stesse speranze di un funzionario del KKE.
Insomma,
il tema da approfondire nelle prossime settimane è il seguente: “la
sinistra c.d. radicale vince le elezioni in Grecia e fa un’alleanza
con la destra antieuro, tra gli applausi scroscianti delle destre
europee accusate di simpatie fasciste. Esprima il candidato le sue
valutazioni in merito.”
La
novità è dunque enorme, rivoluzionaria (almeno dal punto di vista
culturale e dell’immaginario collettivo): personalmente, a poche
ore dalla chiusura dei seggi, non mi azzardo a formulare ipotesi, né
tantomeno a scagliare anatemi. Concordo con Schulz sul fatto che
Tsipras sia “un pragmatico” (spero non nell’accezione che il
politicante tedesco dà al termine, comunque), e prendo atto che, con
Dimar allo 0,49% e Papandreou fuori dai giochi, il matrimonio di
interesse con ANEL è stato imposto dalle circostanze – circostanze
terribili, merita soggiungere, in un Paese ricacciato dalla Troika in
pieno terzo o quarto mondo.
Non
ho difficoltà a confessare, a caldo, che i discorsi fatti da Tsipras
stamattina e negli ultimi giorni mi sono piaciuti: il richiamo ai
popoli europei, la volontà di rovesciare le politiche di austerità
e soprattutto lo sprezzante rifiuto a trattare con la Troika “perché
non ha alcuna legittimazione” sono quanto mi aspettavo da un leader
coraggioso ma non
temerario. Chi
scrive su un blog o su Facebook ha il sacrosanto diritto di
pretendere un mondo su misura dei suoi desideri (la conseguenza più
spiacevole cui va incontro è un commento polemico, con conseguente
obbligo morale di impegnarsi in un’interminabile diatriba da
tastiera), chi si appresta a reggere uno Stato deve invece soppesare
verbi e sostantivi: solo un folle avrebbe gridato ai quattro venti,
alla vigilia di un voto decisivo, “usciremo dall’euro, dalla UE,
dalla NATO e per sovrappiù instaureremo il Socialismo in un
pomeriggio!”.
Syriza
dovrà essere giudicata in base al suo operato prima ancora che ai
risultati ottenuti: difficile se non impossibile che l’Unione,
espressione di lobby capitalistiche transnazionali, possa concedere
qualcosa, ma l’immediata traduzione in atti concreti del programma
elettorale (di una sua prima parte, almeno: neppure Dio ha creato
l’universo in un giorno) e un approccio combattivo alla trattativa
vanno considerati indispensabili, nessuna scusante giustificherebbe
l’inerzia.
L’onesta
e l’intelligenza politica dell’ingegnere greco – di cui non ho
motivo di dubitare – non offrono certe garanzie di successo: gli
ostacoli da superare sono infiniti, la salita asperrima, se non altro
perché si tratta di tracciare una nuova via. A mio parere, il leader
di Syriza cercherà di fornire un esempio, di galvanizzare altri
popoli depressi e sotto scacco: conta – come un secolo fa Lenin –
sull’effetto imitazione, sull’attrattività della sua proposta in
ambito (almeno) mediterraneo. Invero, la presenza di Iglesias al
comizio finale e gli stabili contatti con Podemos corroborano la mia
interpretazione, non contraddetta nemmeno da certi improvvidi
ammiccamenti all’impresentabile Renzi, frutto - a parere di chi
scrive – di un intreccio di necessità ed equivoci. In un ipotetico
piano di rinascita euro mediterranea il ruolo dell’Italia è
imprescindibile; da noi, tuttavia, la sinistra è su un binario
morto, e il tentativo di rianimarla dall’esterno (Lista Tsipras) è
miseramente fallito. Matteo Renzi, a Bruxelles, gioca all’oppositore,
finge di voler riscrivere le regole; Tsipras, non avendo tempo da
dedicare al nostro dibattito interno, potrebbe non averne colto la
doppiezza, essersi lasciato traviare dalla millanteria “io (Renzi)
sono di sinistra”; può perfino darsi che il greco, da politico
serio, non riesca a concepire un “collega” che, per gretta
ambizione personale, sacrifichi gli interessi del proprio popolo a
quelli di una consorteria internazionale (può darsi, ma non ci
credo: neppure in Grecia ingenui e anime candide ascendono alla
segreteria di un partito). Insomma, troverei maggiormente logica
un’apertura di credito al M5S, sicuramente più affine a Syriza di
quanto non sia il PD, ma sconsiglio conclusioni affrettate e, a
maggior ragione, metto in guardia dal prestar fede a chi vaticina
combine e ineluttabili tradimenti – soltanto per togliersi lo
sfizio, un domani, di esaltare il proprio inutile acume in mezzo a
rovine fumanti: se Tsipras tradisce o fallisce, siamo tutti
spacciati; se saggiamente prende tempo e traccheggia un po’ (come
immagino farà, per difetto di altre opzioni) dovremo continuare a
sostenerlo, senza pretendere un miracoloso tutto e subito. Vita e
politica non sono un melodramma italiano.
In
attesa (fiduciosa, ma non fideistica) degli eventi annoto che la
vittoria di Syriza del 25 gennaio è stata la prima autentica buona
notizia dall’inizio della crisi: evitiamo per decenza di piangerci
sopra.
NOTE
1 Speranza, in greco antico.
2 A differenza del confratello portoghese PCP, intelligentemente
disponibile ad alleanze di scopo (l’ultima, in vista delle
Europee, con i verdi).
3
Facile obiezione: la presenza del KKE, anziché dell’ANEL, nel
governo ellenico avrebbe aumentato le chance di un cambiamento
effettivo… ma è vano parlare ai sordi.
La vignetta è del Maestro Mauro Biani
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