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lunedì 22 aprile 2013

NAPOLITANO SECONDO (INCIUCIO)




di Lorenzo Mortara
Rsu Fiom Rete28Aprile


Come volevasi dimostrare, l’inciucio già preventivato, è infine arrivato e nel peggiore dei modi.
Nessuno, nemmeno noi, poteva prevedere un simile epilogo. Grigio è il ramo della teoria, ma sempre verde è l’albero della vita diceva pressapoco Goethe e con ragione. Quel che conta, comunque, non è aver previsto i dettagli della situazione – questo è impossibile – ma aver diagnosticato con sufficiente precisione la dinamica generale degli avvenimenti. Non ci voleva granché per la verità, comunque visto che c’è anche chi non è in grado di prevedere l’ovvio noi segniamo un punto a nostro favore. Non si tratta di passare per indovini, non abbiamo la sfera di cristallo, ma un metodo, quello marxista, che è ancora il migliore, per non dire l’unico, per orientarsi nelle vicende sociali senza perdere la bussola.
Personalmente mi aspettavo D’Alema o il ritorno di Marini per sfinimento alla ventesima votazione, invece la crisi ha accelerato gli eventi senza per altro cambiarne la direzione di marcia. Quella è rimasta sempre la stessa e ben delineata dall’inizio alla fine, e non ha derogato di un solo grado.
King George farà il suo secondo mandato, magari non tutto, visto che già si vocifera di un mandato temporaneo, giusto il tempo di rifilarci Amato Premier e dar fiato a PD-PDL, ma anche se in sé e per sé, per questioni di dettaglio, peggio di Napolitano poteva esserci solo il suo secondo mandato, Marini o Prodi non avrebbero cambiato nulla. Chiunque avesse vinto, al Quirinale sarebbe salito sempre il Capitale. Rodotà non poteva essere eletto per la semplice ragione che non l’avrebbe rappresentato al meglio, cioè in tutta la sua sconcezza, come la borghesia voleva. Tutto qua.
Non starò qua a riempire il foglio di indignazione, l’hanno già fatto in tanti in queste prime ore del secondo mandato e, alcuni, pure in maniera egregia. Inoltre, per noi non son la morale e l’etica a determinare il corso degli avvenimenti, ma la lotta delle classi. E se c’è un sentimento da provare in questo momento, per chi scrive non è l’indignazione, ma l’ammirazione per l’ennesima lezione che la borghesia ha saputo impartire ai suoi avversari, se solo questi, specialmente a sinistra sapessero imparare qualcosa dai loro errori.
In questi due mesi, la borghesia ha provato a blandire il M5S offrendogli tutto ciò che non serve a nulla per risolvere i problemi dei lavoratori, dal taglio dei parlamentari all’eliminazione delle province eccetera, non scoprendosi un millimetro sul salario e sui suoi derivati, non facendo parola se non al vento sul reddito di cittadinanza e sulla fine della Legge Biagi. Per lei, il Governo PD-M5S era la soluzione ideale, quella che avrebbe consentito di continuare come prima, gettando negli occhi del popolo il fumo della lotta alla corruzione, neutralizzando sul nascere la protesta di un Movimento appena nato e subito integrato all’interno dei suoi ingranaggi. Solo dopo aver costatato sul campo l’impossibilità di stravincere, annettendosi anche il M5S, la borghesia ha ripiegato sulla seconda carta, l’alleanza tra i suoi due maggiori partiti che le consegnano pur sempre, insieme con il terzo, quello di Monti, circa tre quarti di Parlamento. Da un punto di vista teorico la borghesia s’è mossa bene (come sempre). Prima di accettare di governare con solo il 75% del Parlamento, ha sondato la possibilità di farlo addirittura con il 100%. Ma quando ha preso atto di non aver alcuna possibilità di tirar dentro alla sua greppia il M5S, pur in mezzo a tutte le divisioni e le spaccature che ha al suo interno, è riuscita lo stesso a ricompattarsi sulle cose essenziali e a eleggere per prima cosa il suo Presidente, premessa necessaria per eleggere, a breve, anche il suo Governo. E questo se non altro dimostra che i polli di Renzi e le altre galline del Partito Democratico che si azzuffano sono solo fatti secondari rispetto alla saldezza del suo campo. Di fronte all’interesse supremo, il profitto, tutti i galli del pollaio devono in un modo o nell’altro abbassare la cresta. Non solo, questo dimostra anche che la borghesia nei momenti di grande difficoltà, riesce ugualmente a tenere la testa sul collo. Infatti, chi non credeva all’inciucio perché sarebbe stato un suicidio che avrebbe spianato la strada al M5S è stato smentito un’altra volta perché antepone la morale alla lotta reale delle forze in campo. Un suicidio per la borghesia sarebbe stata un’alleanza col M5S nell’interesse di Grillo e non suo. Fallita quindi l’alleanza col M5S nell’interesse borghese, il suicidio sarebbe diventato lasciare vacante il potere nonostante i numeri comunque favorevoli per avercelo, solo per salvare una delle due ali, quella sinistra, che può benissimo essere sacrificata rafforzando l’altra, quella destra, tra l’altro meglio attrezzata per il solito volo rasoterra. E così, proprio per questo, la borghesia non si è suicidata. Ma questo accelera l’ascesa del M5S, insisterà la capra che fino all’altro ieri dava i “grilli” in caduta libera non capendo nulla dei processi di radicalizzazione, del loro rapido e continuo saliscendi. Sì, il M5S dopo un mese di salita sull’onda del successo elettorale, un mese di discesa sul riflusso delle illusioni dei suoi elettori arretrati sulla linea del PD, tornerà a salire e più rapidamente di prima sull’onda nuova del vecchio inciucio. Il bello è che la borghesia lo sa ma non ci può fare niente. Ha provato infatti ad evitarlo ma alla fine non ha potuto farlo per la prova egregia offerta fin qui dal M5S. Chi parla di suicidio non capisce le leggi più elementari del conflitto di classe perché antepone un futuro tutto da scrivere e indefinito al momento presente e concreto. E al momento presente la borghesia sa che i numeri sono dalla sua parte, e di conseguenza non è disposta a cedere una sola goccia del suo potere. Se questo determinerà nel futuro la crescita di un avversario ancora più imponente, la borghesia lo affronterà avendo sfruttato tutte le sue carte precedenti. Oggi, sembra dire il Capitale, finché avrò forza comanderò solo io, domani poi vedremo come affrontare chi vorrà togliermi lo scettro. Il ragionamento non fa una grinza perché ragiona sempre bene la borghesia quando non ragiona affatto e segue il suo infallibile intinto materialistico. È chi ragiona con la sua testa idealistica che pretendendo che la borghesia col 75% dei consensi divida il potere con chi ne ha appena il 25%, non fa altro che chiedere una cosa assurda che non si verificherà mai e che infatti non si è verificata.
Fin qui la borghesia, ma il nostro campo come si è mosso? Nel nostro campo al momento non c’è nessuno, c’è però un M5S che in qualche modo, pur in maniera distorta, ne fa le veci. Per la verità al momento delle votazioni è spuntata fuori anche SEL. Ma Vendola può ingannare tutti tranne noi. Per noi marxisti lo stalinismo è un libro aperto, anche se sopra non c’è scritto nulla da ottant’anni a questa parte. Vendola ha votato contro perché non contava niente, in perfetto stile vecchio PC. Quando sarà decisivo non farà mancare il suo appoggio, sempre che nel frattempo non si stacchi dal PD allo sfascio, naturalmente per questioni di poltrona, mai di classe. Ma quand’anche avesse votato contro per convinzione e non per calcolo, per noi farebbe schifo lo stesso come tutti quelli che vogliono farci credere di essere alternativi sempre dalla parte sbagliata. Nessuno fa più schifo di chi vota contro da dentro una coalizione che è a favore. Se i franchi tiratori sono traditori, Vendola è doppiamente traditore e da parte nostra non merita rispetto alcuno per i suoi doppi e tripli giochi di eterno trafficone parlamentare. E del resto c’è poco da discutere. Infatti, mentre prepara per l’8 Maggio un’assemblea per un possibile nuovo partito, alla domanda se il voto per Rodotà possa considerarsi una definitiva rottura col Pd, risponde così dalle colonne dell’Unità: «non abbiamo nessuna intenzione di tornare indietro, di resuscitare la Sinistra Arcobaleno o di relegarci in un minoritarismo testimoniale». Insomma, come si vede, ora che è nel maggioritarismo testimoniale tanto quanto e più di prima, Vendola risponde sempre allo stesso modo. È sempre il solito, quello che tiene il piede in tutte le staffe perché non si sa mai, e che ora che il Pd è allo sfascio, è impegnato a «ricostruire, ricostruire ricostruire» sempre e solo la sua sinistra poltrona.
Chiusa la parentesi su Vendola, come si è mosso il M5S? In questi due mesi i grilli si sono mossi sostanzialmente bene, con poche sbavature e nessun sostanziale errore. Ma la borghesia non ha fatto né errori né sbavature e se il M5S non vorrà perdere la partita dovrà esserne all’altezza e rasentare la sua perfezione. Le sbavature sono il voto di una decina di rappresentanti per Grasso che li ha subito ripagati mandando un pregiudicato mafioso a rappresentare l’Italia in Europa, e l’invito al PD a votare Rodotà per dare inizio a un possibile Governo del cambiamento. Non si sa se questa apertura sia stata fatta per calcolo o per il timore di perdere consensi dopo i primi sondaggi dal successo elettorale. È certo però che il M5S deve stare calmo, non deve aver fretta e soprattutto non deve spaventarsi di fronte all’isolamento. La sua sopravvivenza dipenderà dalla fedeltà alla missione storica che si è dato: mandarli a casa tutti. Deroghi per un presunto buon senso e sarà spacciato. Aprendo al PD con Rodotà ha rischiato grosso, perché in un’altra circostanza, magari più avanti, la borghesia potrebbe accettare l’offerta e metterlo nel sacco. È questa illusione di poter recuperare il PD che ha fatto gridare al golpe Grillo e tutti quelli come lui che non comprendono fino in fondo la lotta di classe. Ma non c’è nessun golpe come non c’era alcun golpe al momento del Governo Tecnico di Monti. Perché la borghesia ha sempre governato sia prima che dopo i due “colpi di stato” che in definitiva il Capitale avrebbe fatto contro sé stesso! Non c’è bisogno di spiegare col golpe una situazione fin troppo chiara. L’inciucio tra PD e PDL per la seconda elezione di Napolitano è la logica conseguenza di due partiti che vanno sostanzialmente d’accordo perché rappresentano gli stessi interessi e si fanno la guerra solo per finta. Di conseguenza, il presunto “golpe” è la logica conseguenza di chi si è illuso che rappresentando altri interessi, potesse accordarsi con una delle due rappresentanze parlamentari che li negano. Ora Grillo si sente solo, ma non lo è affatto se non si farà imbrigliare dalla logica parlamentare. Ha un 25% di “cittadini” destinati a crescere e che saranno molto più forti del resto del Parlamento se saranno mobilitati nelle piazze. Ma non dovranno essere mobilitati contro un presunto golpe che gli ottunderà la coscienza, facendogli credere che tutto passi attraverso il Parlamento. Al contrario dovranno essere mobilitati perché prendano sempre più coscienza del fatto che dal Parlamento non passa quasi niente. È allora che si accorgeranno che in fondo è un bene che il PD non abbia votato Rodotà, un Presidente che tutto sommato va meglio per la casta che per il M5S. Infatti, il neo trombato, appena saputo della possibile Marcia su Roma, invece di provare ad aprire gli occhi a un Movimento ancora debole e ingenuo, ha subito tentanto di reincanalare la protesta nella stalla parlamentare, segno che oltre il cretinismo parlamentare, Presidente o meno, non sarebbe andato. Perciò sarebbe stato sempre più dei loro che del M5S. Il M5S deve invece essere delle piazze e delle strade, è lì che avrà i numeri per piegare come un grissino tutte le maggioranze borghesi, specie se punterà sempre più sui lavoratori e meno sulla piccola borghesia. E in Parlamento? In Parlamento ci resti per fare quello che per ora ha i numeri per poter fare: l’opposizione. Altro non può fare e per ora la sta facendo bene. Non sprechi, dunque, quel molto di buono fatto finora gridando al lupo perché non l’hanno invitato a spartirsi la torta. Non c’è niente da spartire con lor Signori. Il M5S continui a fare l’opposizione come la sta facendo e vada avanti fino alla perfezione in maniera ancora più intransigente, dura e pura ed eliminando tutte le sbavature. Lasci alla rodente critica borghese i suoi saggi consigli. Contro tutto e tutti, da solo, il M5S vincerà e sarà un trionfo. Non può vincere in nessun’altra maniera. Può vincere, cioè, solo alla nostra, se solo noi ci fossimo e non dovessimo, in attesa del nostro ritorno, demandare per quanto possibile ai grilli di supplire alla nostra assenza.  


Stazione dei Celti
Domenica 21 Aprile 2013

1 commento:

  1. Sono sostanzialmente d'accordo sull'analisi complessiva, Molto meno sul giudizio di natura e di prospettiva del M5S. La strategia delmovimento , per me è stata completamente sbagliata ed ha fatto esattamente quello che la borghesia piu reattiva voleva che facesse. Ora è stata messa nell'angolo , nelrecinto di una opposizione perlamentare sterire e parolaia. Altro il M5S non potrà fare , non sa fare. Le sue capacità fuori dal Palazzo, nelle piazze non vanno al di là di un comizio, di uno show di una arringa e poi tutti a casa. E lo ha dimostrato ieri dove non è riuscito ad andare al di la di una passeggiata fino al Colosseo. E la deficienza dei dirigenti(?) di quel movimento è oltre tutto, estremamente pericolosoa. In quel budello di piazza , chiusa da ogni lato, persino l'ingresso era transennata stipati come sardine senza microfoni, senza uno straccio di pedana da cui poter essere punto di riferimento sarebbe bastata un petardo, non una bomba carta, ma un sol petardo per scatenare il panico e la tragedia. Questo dimostra come sarà, fuori dal recinto di un cretinismo parlamentarista vuoto e sterile e da un ruolo di opposizione necessaria per dimostrare la "democraticità" di quel palazzo e che tutto avvenga all'interno di un quadro costituzionale, come sarà impossibile per quel movimento , oltre per incapacità dei suoi dirigenti, per cultura e per composizione di classe di quel movimento, essere punto si svolta nelle piazze e che il suo ruolo sarà sempre piu nel chiuso di quel recinto assegnatagli dalla borghesia.

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