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venerdì 3 maggio 2013

In bocca al lupo


di Carlo Felici


Il mondo dovrebbe essere dei giovani, invece essi sono nelle condizioni più umilianti e terrificanti in cui si siano mai trovati di recente, di peggio c'è solo che vengano spediti in guerra, e in varie aree del globo accade anche questo.
Si dice sempre ipocritamente: “largo ai giovani” ma a farsi largo, non di rado, sono gli anziani (ovviamente quelli privilegiati), fino a situazioni che rasentano il parossismo ed il grottesco, salvo ovviamente le dovute eccezioni.
Due casi, in tal senso, sono stati di recente significativi in Italia: quello di Papa Benedetto XVI e del Presidente Giorgio Napolitano.
Ebbene, il Papa Benedetto XVI, nonostante di un anno più giovane di Napolitano, ha deciso di farsi da parte, pur essendo in condizioni di salute non particolarmente allarmanti, per raggiunti limiti di età. Napolitano invece, ancorché più anziano e ormai sulla soglia degli 88 anni, ha deciso di restare in carica, unico caso al mondo di gerontocrazia assolutista.
Ha persino battuto Fidel Castro, anche lui di un anno più giovane, che, sebbene un po' più “acciaccatello” ma sempre lucidissimo, ha prima rinunciato a tutti gli incarichi e poi deciso di farsi eleggere dal popolo come semplice membro del parlamento cubano.
Abbiamo quindi oggi il poco invidiabile record del presidente della Repubblica più vecchio del mondo.
Ma la nostra Costituzione non è stata violata, anche se, di monito, c'era già stato il fatto che Carlo Azeglio Ciampi rimarcò nel 2006, di fronte all'eventualità di una sua rielezione, che “Il rinnovo di un mandato lungo qual è quello settennale, mal si confà alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato” e anche che lo stesso Napolitano avesse dichiarato il 14/03/2013, solo una settimana prima di essere rieletto, che “non mi convinceranno a restare, la mia rielezione non è soluzione e sarebbe al limite del ridicolo”.
Molti oggi elogiano il suo senso di responsabilità e la sua grande capacità di sacrificarsi per il bene della nazione, ma noi francamente siamo propensi a credere che quel limite, già stigmatizzato dallo stesso Napolitano, sia stato abbondantemente superato con la sua rielezione. E che effettivamente ciò esponga sia l'Italia che gli italiani al sorriso beffardo di molti popoli del mondo, non incrementando certo il nostro prestigio nazionale.
Napolitano quindi si è assunto una responsabilità molto grave, sia perché ha creato un precedente pericoloso che potrebbe essere seguito da altri suoi successori, sia perché si è messo in una condizione tale che un intero sistema debba e possa essere screditato senza che lui continui ad esserne garante.
Ormai anche i bimbi sanno che tutto ciò è dovuto alla completa implosione di un Partito Democratico che, pur essendo nato con il nobile intento di creare una sinergia tra culture diverse e valori comuni, è sprofondato, strada facendo, nelle lotte intestine tra correnti e fazioni rivali, fino a cannibalizzare se stesso attuando le peggiori politiche neoliberiste e anche di sostegno a guerre senza fine e senza senso. Come se non bastasse, alla fine, è riuscito persino a voltare le spalle al suo fondatore: Prodi, negandogli i consensi per essere eletto al posto di Napolitano.
Segno evidente che la “forma partito” in quel caso, serve solo per coprire e garantire interessi eterogenei e conflittuali e che essa non è più in grado di esprimere e di assicurare una coerente linea politica.
Già il conflitto tra Renzi e Bersani aveva prefigurato ciò che è poi accaduto pietosamente nelle aule parlamentari.
Però mai suicidio di una classe politica, di fronte al suo elettorato, è stato più arrogante, palese e meschino.
Il PD è riuscito a tradire l'alleanza elettorale con cui aveva ottenuto il premio di maggioranza, proponendo in prima istanza un candidato: Marini non concordato con i suoi alleati, ma proposto dalla opposizione. Ha rifiutato in blocco di sostenere un altro candidato: Rodotà che aveva un largo consenso (e che se tutti i parlamentari del PD lo avessero votato, sarebbe stato eletto anche con i voti di SEL e quelli di Grillo presidente), il PD è riuscito persino a non votare Prodi pur avendo SEL mantenuto una fedeltà di coalizione che, dopo il tradimento con il voto a Marini, non era più tenuta ad assicurare. E alla fine è corso pietosamente, invocando come un bimbetto papà Napolitano, in braccio al suo antagonista di sempre: Berlusconi, che ha chiesto da subito tale soluzione per potere continuare a governare sebbene non avesse vinto le elezioni...ovviamente con tutto ciò che ne potrà conseguire per se stesso.
Se qualcuno pensa che la nostra democrazia sia stata salvata in extremis si sbaglia di grosso, essa, piuttosto, con tale soluzione, ha avuto il suo colpo di grazia.
La gente che già abbondantemente aveva sottratto consensi ai due principali partiti, oggi è ancora più disgustata dal fatto che essi hanno pienamente ignorato il segnale dato dall'elettorato ed hanno continuato a fare come se le elezioni non ci fossero state per niente.
Grillo ormai assomiglia a quel pastorello incauto che si mise a gridare “al lupo” “al lupo” in continuazione, e che quando concretamente il “lupo”della rabbia popolare potrà presentarsi (come accade sempre imprevedibilmente nella storia) rischierà di essere sbranato per primo.
La soluzione quindi, prima che la “rabbia dei lupi” divenga contagiosa, deve essere rapida e politica e poter dare un segnale forte soprattutto a quegli elettori della sinistra che ormai non si sentono più rappresentati da nessuno.
Potrà farlo Vendola con il suo partitino del 3% stabile ormai da anni?
Pur dubitando con il pessimismo della ragionevole analisi del suo perdurante operato piuttosto collateralista rispetto all'opera fallimentare del PD che ciò sia possibile, non possiamo tuttavia sottrarci all'ottimismo della volontà di dare un esempio credibile che ritrovi una sua fondatezza proprio sostituendo l'interpretazione del collateralismo con quella della responsabilità di aver creduto di poter spostare quel partito verso la sua corretta funzione di alternativa democratica, riformista e di stampo socialista ed europeo.
Nobile intenzione che è stata non solo di Vendola, ma di gran parte dell'associazionismo socialista, e che è però fallita miseramente nelle convulsioni comatose di un aggregato politico che ben presto di popolare avrà poco nulla, dato che il suo consenso nella gente è destinato a scendere in maniera esponenziale, con tale decisione di rieleggere Napolitano in accordo con Berlusconi. E scenderà ancora di più quando l'abbraccio mortale Pd-PdL continuerà inevitabilmente quando dal suo cilindro Napolitano tirerà fuori il nuovo “coniglio mannaro” del governissimo che ci toccherà tra breve.
Non c'è dunque tempo da perdere, sia per continuare ad avere uno straccio di credibilità, sia per offrire alla gente un referente politico serio che possa evitare ulteriori e più pericolose derive autoritarie o populiste.
Grillo, di fatto, è stato uno dei principali artefici di tale stabilizzazione di potere, negandosi concretamente ad ogni eventuale alternativa politica che non fosse il governissimo, da lui, in ogni caso, già dato quasi per scontato da subito dopo le recenti elezioni. Il suo mestiere quindi di gatekeeper, di acchiappa dissenso in funzione imbonitrice, gli è riuscito perfettamente, e ancora di più con grande evidenza lo abbiamo visto dopo la rielezione del presidente Napolitano, fuori Montecitorio, in una piazza in cui i suoi si sono sostituiti validamente ai poliziotti, e meglio di loro hanno saputo contenere una sacrosanta rabbia popolare. Non è escluso dunque che verranno sguinzagliati ulteriormente, magari anche in qualche occupazione di fabbriche o di cantieri, in qualche corteo studentesco, in qualche assemblea di lavoratori in sciopero, per convincere e imbonire i protestatari e convertirli al verbo del “cielo stellato sopra di noi”, dato che la morale dentro di noi è ormai “virtualizzata”. Il ministero dell'Interno risparmierebbe non pochi uomini e risorse.
L'otto maggio ci sarà una grande assemblea popolare per lanciare un nuovo percorso, un cantiere per una sinistra di governo, larga e popolare. Non dovrebbe esserci alcuna intenzione di tornare indietro, di resuscitare la Sinistra Arcobaleno o di relegarsi in un minoritarismo testimoniale. L'impegno, sempre secondo Vendola, dovrebbe essere quindi quello di ricostruire, ricostruire ricostruire.
Che cosa? Auguriamoci molto seriamente che non sia il PD, ma soprattutto la storia plurisecolare del Socialismo Italiano.
Se ciò non accadrà in tempi brevi...dopo tante “fabbriche” senza prodotto e tanti prodotti assai “inquinanti”..è sicuramente presumibile che il “lupo” si mangerà anche il “narratore pugliese”
Possiamo quindi serenamente concludere con un “in bocca al lupo”..rivolto in primis a lui, mentre noi non resta che... “affilare i denti”.

C.F.

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