Viaggio nelle comunità zapatiste
di Jacopo Custodi
di Jacopo Custodi
E’ stato un privilegio assistere come alunno al corso di primo livello La libertad según l@s zapatistas che si è svolto in Chiapas (Messico) in vari territori controllati dai governi autonomi zapatisti dal 12 al 17 agosto. Per partecipare era necessario un invito, che ho potuto ricevere tramate il Comitato “Maribel” di Bergamo, da anni impegnato in una solidarietà attiva con la lotta zapatista e da cui arrivano tutte le traduzioni in italiano dei comunicati.
Verso San Cristóbal de Las Casas
Dopo un lungo viaggio aereo passando per Francoforte e Dallas arrivo finalmente a Cancún e mi ritrovo subito immerso nella realtà messicana. Non avevo mai visto differenze di classe così evidenti e territorialmente delineate: si passa dagli sfarzi della costa di Cancún, con i suoi enormi Hotel lussuosi fino all’estremo, alle fatiscenti baraccopoli di periferia e ai tradizionali villaggi contadini delle campagne, che mi tengono a lungo affacciato al finestrino del bus Cancún – San Cristóbal, durante il viaggio di 19 ore.
Al CIDECI
Il mio incontro con gli zapatisti
inizia al CIDECI (Centro Indigena de CapacitaciònIntegral), anche chiamato Università della Terra,
situato nella periferia di San Cristóbal. Qui finalizziamo la nostra iscrizione e riceviamo i quattro libri
del corso: Governo Autonomo I, Governo Autonomo II, Resistenza Autonoma e
Partecipazione delle Donne al Governo Autonomo. * Siamo circa 1700
studenti provenienti da ogni parte del mondo, anche se la maggior parte sono
Messicani. Nonostante sia la prima volta che gli zapatisti organizzano una scuola (si poteva vedere benissimo come loro
fossero emozionati quanto noi) l’organizzazione è eccellente. Veniamo suddivisi
tra i cinque Caracoles, i centri delle provincie zapatiste. Lì risiedono le
Giunte di Buon Governo, probabilmente la forma di autogestione più radicale che
si conosca oggi nel mondo. Ogni provincia è poi suddivisa in vari Municipi
Autonomi Ribelli, a loro volta composti da numerose comunità. Mi viene
assegnato il Caracol III La Garrucha e da questo momento vengo separato dai
compagni italiani con cui avevo condiviso la prima parte del viaggio.
Nel Caracol
Nella comunità
All’arrivo
ci accolgono calorosamente una decina di zapatisti con una vecchia chitarra e
ci portano nella chiesa del villaggio, dove l’intera comunità ci aspetta
entusiasta per le presentazioni. Durante tutto il mio viaggio non vedrò mai
neanche un’arma, a conferma del progressivo processo di separazione tra l’attività
politico-civile e l’attività militare avviato dallaComandancia General
dell’EZLN, che ha relegato il proprio ruolo alla sola protezione delle comunità
dalle aggressioni dei militari e dei paramilitari.
Le comunità sono completamente
estranee allo Stato Messicano, con cui non vogliono avere più niente a che fare
dopo il fallimento degli Accordi di San Andrése che chiamano ostinatamente il mal gobierno. I nati dopo il 1994 non
hanno neanche i documenti messicani. Non esistono classi sociali, né proprietà
privata della terra o di ogni altro mezzo di produzione o di guadagno; la
politica è ridotta a un ruolo amministrativo, in un complesso sistema
radicalmente democratico fatto di deleghe, assemblee, rotazione delle cariche e
commissioni.
Sarebbero tanti gli aneddoti e le
storie da raccontare, per non parlare degli insegnamenti appresi durante le
lezioni pomeridiane sul funzionamento dell’autogestione zapatista – che
comprende centinaia di comunità e decine di migliaia di persone –ma un giornale
cartaceo impone dei limiti che devo rispettare. La speranza è che questo
articolo possa destare l’interesse dei tanti compagni poco informati sulla
lotta zapatista e spingerli a documentarsi; una lotta che sono convinto possafornire
un importante contributo nell’elaborare nuove forme di resistenza anche in
Europa, ma senza mitizzarla o riprodurla con la carta carbone: gli zapatisti
non ce lo perdonerebbero mai. Perché non solo “un altro mondo è possibile”, ma
“un altro mondo capace di contenere molti mondi è possibile”.
Para todos todo, nada para nosotros
Por la humanidad y contra el neoliberalismo
Democracia, justicia y libertad
Jacopo
Custodi
* chi fosse interessato a visionarli può contattarmi via mail a jacopo.custodi@gmail.com
Scritto per Kronstadt (http://beta.kronstadt.it/)
18/09/2013
L’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale è un atipico movimento politico messicano nato clandestinamente in Chiapas nel 1983 e diventato noto al grande pubblico in seguito alla sollevazione armata il 1° gennaio 1994, giorno dell’entrata in vigore in Messico del Trattato di Libero Commercio. Così Marcos racconta l’origine dell’attuale EZLN: "un gruppo di illuminati che arriva dalla città per liberare gli sfruttati si trova, più che illuminato, messo a confronto dalla realtà delle comunità indigene. […] Quanto tempo ci abbiamo messo per renderci conto che dovevamo imparare ad ascoltare e, dopo, a parlare? Non sono sicuro, sono passate già non poche lune, però io calcolo per lo meno due anni. Cioè, ciò che nel 1984 era una guerriglia rivoluzionaria di tipo classico (sollevazione armata delle masse, presa del potere, instaurazione del socialismo dall'alto, molte statue e nomi di eroi e martiri dappertutto, purghe, eccetera, infine, un mondo perfetto), nel 1986 era già un gruppo armato, indigeno in modo imbarazzante, che ascoltava con attenzione e balbettava appena le sue prime parole con un nuovo maestro: i popoli indios". [da Chiapas: La tredicesima stele].
Il Subcomandante Marcos
Da sempre il portavoce più conosciuto dell’EZLN, Marcos è, per usare le parole di Naomi Klain, “la quintessenza dell’anti-leader, la sua maschera nera è uno specchio, lui è semplicemente noi: noi siamo il leader che stiamo aspettando”. E’ così che Marcos diventa un gay a San Francisco, un nero nel Sudafrica dell’Apartheid, un anarchico in Spagna, un comunista nel dopo Guerra fredda, un palestinese in Israele, un ebreo nella Germania nazista, un pacifista in Bosnia, una femminista nei partiti politici, un mapuche nelle Ande, un artista senza galleria o cartelle, una casalinga un sabato sera in qualsiasi quartiere di qualsiasi città di qualsiasi Messico, un guerrigliero nel Messico della fine del XX secolo, uno scioperante nella CTM, un reporter di note di riempimento nelle pagine interne, un maschilista nel movimento femminista, una donna sola nella metro alle 10 di sera, un contadino senza terra, un editore marginale, un operaio disoccupato, uno studente anticonformista, un dissidente nel neoliberismo, uno scrittore senza libri né lettori e, certamente, uno zapatista nel sud-est messicano.
L'originale con le foto allegate: http://jacopocustodi.wordpress.com/2013/09/18/a-scuola-dalle-z-l-n-viaggio-nelle-comunita-zapatiste/
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