EUROPA ED EURO, LE DESTRE SI PREPARANO ALL’ATTACCO
di Anna Lami
Il tema dell’uscita dall’Unione europea e dall’euro è
destinato a diventare uno dei più importanti argomenti del confronto politico dei prossimi mesi, quando
partirà la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo.
Cresce nel frattempo, in molteplici frange della società, un sempre
più netto sentimento antieuropeista ed antieurista, certificato anche da diversi
sondaggi che ricalibrano verso il basso i sentimenti di fiducia nell’Ue di quello,
il nostro, che era considerato uno dei popoli più realisti del re.
Nelle scorse settimane la Stampa, con un’eloquente intervista
al premier Letta, ha certificato la preoccupazione delle oligarchie che ruotano
attorno a Bruxelles per l’inequivocabile ascesa dei movimenti populisti in
tutto il continente. Lorsignori battezzano come “populisti” i partiti e
movimenti più disparati storicamente ed ideologicamente, che tuttavia
individuano nell’Unione europea e nelle sue politiche di austerity la principale
responsabile dell’impoverimento repentino di milioni di persone.
Anche in Italia sembra esserci uno spazio politico tutto da
occupare. Ed è l’intero arco delle destre, da Berlusconi alla Lega Nord, passando
per Alemanno e la Meloni interessato a farlo, alzando usando l’argomento
dell’antieuropeismo come cavallo di battaglia verso ed oltre il maggio 2014.
"Se l'Italia
non si affretta ad aprire un nuovo duro negoziato con l'Unione Europea,
mettendo in campo la possibilità di uscire dalla moneta unica, rischiamo di
morire di rigore e di essere travolti da un sistema monetario ed economico che
avvantaggia solo la Germania".Sono
state le chiare parole di Gianni Alemanno, nell’occasione del lancio della
raccolta firme di Prima l'Italia per sostenere la petizione popolare "No
Euro". "Abbiamo portato sulle
strade di Roma la petizione popolare per chiedere l'uscita dall'euro se in
Europa non cambieranno le regole della moneta unica, a cominciare dal Fiscal Compact."
Anche nella Lega Nord, che si è intelligentemente mantenuta
fuori dal circuito dei virtuosi delle larghe intese, si fanno sempre più forti
le dichiarazioni per un chiaro posizionamento contro l’Unione Europea. L’eurodeputato
Matteo Salvini, candidato a succedere a Roberto Maroni, strizza l’occhio a
Marine Le Pen ed all’ipotesi della formazione di un vasto raggruppamento
euroscettico al Parlamento europeo. Tanto che l’FPÖ austriaca sarà ospite al prossimo congresso del Caroccio.
Il via è stato dato sabato
23 novembre con il Convegno milanese del No Euro Day, ospiti gli economisti
Alberto Bagnai, Claudio Borghi, Antonio Rinaldi: “l’euro è un crimine contro l’umanità” secondo Salvini , che “ha fatto strage peggio dei panzer nazisti”.
E ancora:“Le leggi si ridurranno a un fax inviato da
Bruxelles. L’europa è un mostro, ci costerà cara”. Cita il Bossi pre ictus, perché la Lega di
Salvini è una proposta di ritorno alle origini, che però sostituisce Bruxelles
a Roma. Il tentativo è quello di recuperare i consensi dell’elettorato nordico
di destra che, negli auspici dei padani, ha scelto Grillo solo pro tempore.
In questo quadro non poteva
ovviamente mancare Silvio Berlusconi, che in quanto a segugio del termometro
politico non è secondo a nessuno. In occasione del consiglio nazionale con cui
sanciva la rinascita di Forza Italia, tra un attacco alle toghe rosse e
l’altro, ha duramente attaccato l’Europa
“germano centrica” e la moneta unica.
"Alla Merkel e a Sarkozy dava
fastidio questo signore che aveva l'esperienza e la forza per dire no alle loro
proposte insensate". Quindi: "Dobbiamo
partire da un cambiamento della politica imposta dalla Germania a tutti i paesi
della UE, la politica di austerità è contro il buonsenso e l'equità".
Che fare? "il governo deve andare in
Europa e mettere in discussione il Fiscal Compact, bisogna anche cambiare la
missione della BCE. Per noi l'euro è una moneta straniera. Siamo come
l'Argentina che emetteva i bond in dollari."
Non
è difficile prevedere che con l’aggravarsi del processo di
deindustrializzazione in Italia, il crescere della disoccupazione,
l’accelerarsi della dismissione del patrimonio pubblico per rispettare vincoli
e parametri europei, quello dell’uscita dall’Unione europea diventerà una
propaganda premiante. Il Pd, da parte sua, resta il principale garante del rispetto
degli ordini europei, secondo solo a Giorgio Napolitano, e tale resterà con la
segreteria di Renzi, convinto sostenitore degli Stati Uniti d’Europa.
Le
varie anime della sinistra radicale faticano a trovare posizioni convergenti in
materia e, soprattutto, che siano facilmente comprensibili alla gente comune.
In Italia, oltretutto, il dibattito è più arretrato rispetto a quello di quasi
tutto il continente: ad esempio in Portogallo il Partito Comunista è per
l’uscita dall’euro, lo stesso dicasi per il KKE greco e per la consistente
sinistra interna di Syriza guidata da Lafazanis, In Spagna nei mesi scorsi
numerosi intellettuali ed economisti di tendenza marxista e progressista hanno
lanciato un manifesto contro l’euro e per il recupero della sovranità economica
e monetaria. Persino in Germania Lafontaine ha preso una netta posizione contro
euro e Ue.
Qui
da noi le cose stanno diversamente. Basti pensare ai due eventi più importanti
organizzati dalle diverse anime della sinistra italiana durante questo autunno.
Nella
manifestazione in difesa della Costituzione del 12 ottobre promossa da Landini
e Rodotà, e appoggiata entusiasticamente dal segretario del Prc Ferrero, di
tutto si è parlato meno che del fatto che la Costituzione è già stata
abbondantemente stravolta con i vari trattati europei e l’introduzione nella
carta dell’obbligo del pareggio di bilancio. Per difendere veramente la
Costituzione è indispensabile prendere una posizione sull’Unione Europea, e
nascondere la testa sotto la sabbia è solo indice di scarsa lungimiranza ed
estrema evanescenza politica. Il diritto della UE prevale sul diritto interno.
Oggi, in seguito alla modifica dell’art. 117 della Costituzione, le norme di
tutti i trattati internazionali ai quali sia stata data attuazione, e in
particolare le norme di “diritto comunitario” (specificamente menzionato
nell’art. 117 Cost.), prevalgono su quelle contenute in leggi ordinarie, sia
anteriori che successive (Corte Cost. 348/2007; e Corte Cost. 349/2007):
possibile che un eminente giurista come Rodotà non se ne sia accorto?
Sicuramente
più combattiva e politicamente foriera di sviluppi è stata la due giorni dei
movimenti sociali e del sindacalismo di base, il 18 ed il 19 ottobre, che ha
portato in piazza decine di migliaia di persone con parole d’ordine quali “casa e reddito per tutti”. Purtroppo,
però, anche in quelle piazze è mancato il confronto con l’obiettivo politico
centrale, sebbene dallo stesso dipendano a cascata tutte le migliori
rivendicazioni. E’ evidente che senza mettere in discussione i diktat della
troika UE-BCE-FMI (come avviene in ogni sciopero e corteo da Atene a Lisbona),
il rivendicazionismo sociale rischia di avere il fiato corto.
Insomma,
nella sinistra italiana, si scontano
ancora decenni di confusione che impediscono di vedere l’importanza storica di
un deciso posizionamento in tema. Annaspando in un malinteso internazionalismo,
nel timore di passare per “destrorsi” o sovranisti, si corre il serio rischio
che siano proprio le destre a cavalcare la tigre del malcontento popolare.
Non
è realisticamente pensabile costruire “un’altra
Europa”, un’”Europa dei popoli”,
gli “Stati Uniti Socialisti d’Europa”,facendo
appello ad un vero internazionalismo, senza partire dalla battaglia per
abbattere l’Unione Europea ed uscire dall’Euro, rivendicando la riconquista
della sovranità nazionale (che è poi sovranità popolare e democratica).
Intanto,
il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle ha dato il via ad un ciclo di
incontri seminariali sul tema “Europa ed Euro: opportunità o schiavitù?”, dove economisti
di varia tendenza delucidano gli eletti di Grillo su quale posizione sia
opportuno prendere in proposito. Tra i relatori dei seminari hanno preso parola
anche Riccardo Bellofiore, Bruno Amoroso, Sergio Cesaratto. Nel comizio a
Matera, per la recenti elezioni regionali in Basilicata, Beppe Grillo ha
proposta chiaramente la rottura della UE ed il recupero della piena sovranità
per le nazioni dell’Europa mediterranea in vista della possibile costruzione di
una nuova area di cooperazione formata da Grecia, Italia,
Francia, Spagna, Portogallo. Mentre sul suo blog, nell’editoriale del 14
novembre scrive: “Letta sa che la
politica dell'austerità voluta dalla Bce per salvare i crediti delle banche
tedesche e della Germania nei nostri confronti ci porterà a schiantarci contro
il muro.” E alle accuse di “populismo
rabbioso” lanciate dallo stesso premier nei confronti dei 5 stelle, Grillo
risponde: “populismo rabbioso? Mi piace!”.
Sarà,
dunque, Grillo l’unico argine al diffondersi di posizioni di tipo lepenista e
reazionario anche in Italia ?
Condivido molte delle osservazioni espresse nell'articolo, ma credo si debba fare una critica: la manifestazione in difesa della Costituzione del 12 ottobre non è stata così come descritta. L'argomento centrale dell'intervento di Rodotà è stato proprio l'articolo 117. Che le norme di “diritto comunitario” prevalgano su quelle ordinarie nazionali è una cosa che si è sempre saputa perché è sempre stato così. Durante la manifestazione si è denunciata la sospensione dell'articolo 117, un vero pericolo per la nostra democrazia perché il 117 è soprattutto l'articolo che regola il processo di revisione costituzionale. Inoltre come tutti sanno Landini è da sempre un euro scettico (euro inteso come moneta e non come Europa) e ogni volta che ne ha l'occasione parla di come questa moneta unica favorisca nettamente la Germania.
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