IL “COSTITUZIONALISMO”, FASE SUPREMA DELL’
ASSOGGETTAMENTO DI CLASSE
di Fausto Rinaldi
Sulla considerazione che i principi declamati nella
nostra Costituzione repubblicana altro non siano che un’ipocrita elencazione
di buoni intendimenti, validi unicamente per carpire la tradizionale credulità
popolare, sarebbe il caso che non si dovesse più intervenire. Caso vuole,
purtroppo, che fatti recenti abbiano riportato di attualità il tema di una
Carta costituzionale posta come ultimo,
estremo, baluardo a difesa degli interessi della classe lavoratrice.
Indubitabilmente, si tratta di una pratica buona
per pifferai magici alle prime armi (Landini) o per vecchi marpioni sul
limitare del pensionamento politico (Rodotà); un vessillo da agitare per
coprire una rovinosa mancanza di contenuti ideologici, o per sancire una
sostanziale adesione alle logiche classiste di un sistema dal quale si
traggono, pasciutamente, corpose sostanze.
Laddove i principi, con tanta prosopopea declamati,
vengano storicamente disattesi o palesemente contravvenuti, si impone l’
obbligo morale di contestare questa discrasia semantica, disvelando il vero
ruolo che ogni Costituzione borghese riveste nel processo storico di
assoggettamento delle masse, da parte di élites, di volta in volta, mercantili,
industriali, finanziarie, militari, etc...
Gli equilibri che sono stati costruiti sulla base
della Costituzione Italiana – ed anche di una certa sua continuità con la
legislazione fascista - sono equilibri
di dominio borghese e capitalistico: non credo servano dimostrazioni per
suffragare come, quantomeno, questi dettati non siano sufficienti a determinare
un minimo di giustizia sociale e di simmetrie dirittuali.
Tra l’altro, l’ Assemblea Costituente si è riunita
sotto l’occhiuta sorveglianza del gendarme yankee con, in una mano, una
cornucopia colma di dollari e, nell'altra, i simboli del dominio militare - quelli,
per intenderci, che avevano vaporizzato un bel numero di giapponesi pochi anni
prima - a decretare i sinistri progetti di un capitalismo predatorio impegnatone l’atto di conficcare bandierine a stelle e strisce nell’immenso Risiko del
predominio imperiale planetario strappato al Regno Unito, nella conclamazione
della seconda grande transizione capitalistica.
Poi, la
storia è sempre quella, le sedicenti grandi democrazie costituzionali hanno
sempre avuto bisogno di grandi simboli, di grandi modelli identitari per poter
costruire e consolidare il proprio sistema di potere eminentemente classista.
Gli
insigni giuristi, i costituzionalisti illuminati altro non sono che l’
avanguardia del potere ideologico messo in campo dal sistema borghese.Una società
strutturalmente ben organizzata e votata
ad una autopoièsi organica e lineare, non potrà rinunciare alla formazione di
una classe di intellettuali (tecnocrati) in grado di consegnare un solido
substrato culturale e scientifico ai progetti di consolidamento del potere
esercitato dalla società stessa; una categoria di esperti che, ben remunerati,
svolgano una mera funzione di conversione del consenso attraverso la
persuasione scientifica. Pertanto, questa categoria di ineffabili pensatori si
vedrà consegnata la possibilità di diffondere i propri prezzolati dettami
attraverso la massiccia partecipazione a programmi televisivi, articoli su
giornali a grande tiratura, libri editi da grandi case editrici, partecipazione
a premi di autoreferenziali istituzioni magari facenti capo a fondazioni
appartenenti a banche o a grandi centri di potere istituzionale: una partita di
giro in cui ogni partecipante conclama e certifica il ruolo e la partecipazione
di ogni altro.
Se non vorremo condividere i nostri ideali fondanti
con “strani compagni di letto” come Scalfari, Napolitano, Ingroia e tutta
quella pletora di benpensanti borghesi vessilliferi, e portatori insani, di
valori quali lo sfruttamento e l’ impoverimento di masse spossessate, faremo
bene a mantenerci ad una salvifica distanza di sicurezza da questa indegna
corruzione di quella pura idea di giustizia ed eguaglianza che è patrimonio
culturale inviolabile per ogni vero comunista.
In questo tranello non si deve cadere, ancora.
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