ARCHIVIO TEMATICO (in allestimento. Pronto l'indice dei redattori)

lunedì 31 marzo 2014

Perché la socialdemocrazia è superiore? La vecchia storia delle pere, di Riccardo Achilli



di Riccardo Achilli



La socialdemocrazia è il sistema che garantisce la migliore combinazione fra efficienza allocativa e equità distributiva. Vediamo perché.
Ipotizziamo che la società sia costituita soltanto da due individui: un produttore ed un non produttore. Il produttore ha un albero di pere, e  lo coltiva. Il non produttore, invece, siccome l’albero di pere è collocato proprio al confine fra il suo terreno e quello del vicino, non lavora, ma mangia le pere che cadono dall’albero sul suo terreno. Il non produttore potrebbe essere un rentier che vive dei frutti del lavoro del primo, ma potrebbe anche essere un poveretto, un disoccupato sul cui terreno le pere non possono crescere.
Supponiamo di trovarci in una situazione, del tutto teorica, in cui sia possibile calcolare le utilità marginali che ognuno dei due individui ricava dal mangiare le pere, e che quindi, per sommatoria, sia possibile ricavare la funzione di utilità sociale, con la consueta ipotesi di utilità marginale decrescente al crescere del numero di pere ingurgitate. Supponiamo, per semplicità, di trovarci in una situazione in cui non ci sono costi di transazione e i costi di produzione non dipendono dalla distribuzione dei diritti di proprietà fra i due individui, l’informazione è perfetta e simmetrica, ed i due individui sono razionali, quindi massimizzano la loro funzione di utilità (successivamente, alcune di queste ipotesi teoriche saranno rimosse). Supponiamo, ancora una volta soltanto per mera semplicità, che entrambi abbiano la stessa funzione di utilità marginale rispetto alle pere, e che questa funzione, monetizzata in euro, sia la seguente:

Numero di pere
Produttore
Non produttore
Totale utilità marginale
1
35
35
70
2
30
30
60
3
25
25
50
4
20
20
40
5
15
15
30
6
10
10
20
7
5
5
10
8
0
0
0

Naturalmente il produttore ed il non produttore sono in conflitto di interessi. La produzione di pere genera una esternalità (cioè un valore economico esterno alla produzione stessa) a favore del non produttore, che ne gode. Il produttore intende limitare l’accesso del non produttore alle sue pere, però entrambi non spingono il loro conflitto al punto di non ritorno, cioè di condannare uno dei due alla morte per fame (altrimenti la soluzione di questo dilemma sociale sarebbe semplicissima: il produttore metterebbe un recinto a protezione del suo pero, e l’utilità marginale del non produttore cadrebbe a zero, contemporaneamente al suo decesso).
Quello che intendo dimostrare è che una differenza fondamentale fra liberismo, social-liberismo e socialdemocrazia consiste nel trattare l’esternalità. I liberisti tendono a internalizzarla nel processo produttivo; i social-liberali nel compensare monetariamente la parte danneggiata dall’esternalità, i socialisti ed i socialdemocratici a cambiare il paradigma produttivo. 

SOCIALISMO NON E' SOLO UN NOME di Giuseppe Giudice




SOCIALISMO NON E' SOLO UN NOME 

di Giuseppe Giudice


Nomina sunt conseguentia rerum: un antico detto filosofico. Insomma il nome non è separabile dal contenuto che esso esprime.
...
Non lo capiscono molti del PD – anche di quello “fassiniano” come Gualtieri – i quali come il baffetto di ferro, si arrampicano sugli specchi sul tema del socialismo rivendicando la sua confluenza in un generico ed indeterminato progressismo figlio di nessuno.
Sappiamo che il PD si è fondato su una  traballante intesa tra i democristian-prodiani e i postcomunisti che vivono un complesso di colpa verso il socialismo. Non che tutti i compagni provenienti dal PCI vivessero questo complesso di colpa. Di certo non lo vivevano gli ex sindacalisti come il grande Bruno Trentin (“voglio morire socialista”) o compagni serissimi come Gavino Angius, un ex berlingueriano convinto assertore della identità socialista della sinistra ed oppositore del concetto vuoto di “sinistra senza aggettivi”. Faccio due esempi eminenti, ma vi sono molti compagni provenienti dal PCI che la pensano allo stesso modo.
E’ piuttosto quel corpo centrale dell’apparato (berlingueriano, poi occhettiamo e poi ancora o dalemiano o veltroniano) che ha visto nel rapporto con i post-dc piuttosto che con i socialisti l’asse centrale della loro politica. L’Ulivo è frutto di quell’atteggiamento ed anche il PD.

domenica 30 marzo 2014

CONVEGNO SU FARABOLI E IL SOCIALISMO

Dopo l’intensa stagione di studi degli anni Ottanta, le ricerche sul socialismo italiano hanno conosciuto un sensibile rallentamento, nonostante le importanti messe a punto di alcuni storici come Mauri


Dopo l’intensa stagione di studi degli anni Ottanta, le ricerche sul socialismo italiano hanno conosciuto un sensibile rallentamento, nonostante le importanti messe a punto di alcuni storici come Maurizio Degl’Innocenti, Giovanni Sabbatucci o Maurizio Ridolfi. Col nuovo millennio, però, diversi studiosi hanno ricominciato ad interessarsi della storia del socialismo e delle classi subalterne, promuovendo studi rivolti a nuovi orizzonti tematici e a nuove prospettive, sia di sintesi, sia di ricerca. In questo quadro si colloca la giornata di studi Giovanni Faraboli e il socialismo riformista emiliano che si terrà sabato 29 marzo, alle ore 15, al Museo del mondo piccolo di Roccabianca, organizzata dal Centro studi movimenti di Parma e dall’Istituto storico della Resistenza di Reggio Emilia nell’ambito della convenzione per le attività culturali che il Centro studi, nei mesi scorsi, ha stretto con il Comune di Roccabianca. 

Parteciperanno alla giornata Silvia Bianciardi dell’Università degli Studi di Siena con una relazione su Argentina Altobelli, Sheyla Moroni dell’Università degli Studi di Firenze che parlerà di Giovanni Zibordi, Fabio Montella dell’Istituto storico della Resistenza di Modena che relazionerà su Confucio Basaglia e Margherita Becchetti del Centro studi movimenti che introdurrà, in questo contesto, la figura di Giovanni Faraboli. Un bracciante con la terza elementare divenuto capolega e poi segretario della Camera del Lavoro, animatore di un sistema di cooperative che, da Fontanelle, cominciò a competere con le potenti aziende degli agrari e ridiede dignità al lavoro della terra e ai suoi operai. Un dirigente politico e sindacale stimato ed apprezzato da vasti settori del movimento operaio italiano che, negli ultimi anni, sembra essere riemerso dal lungo oblio in cui le complicate vicende politiche del dopoguerra italiano lo hanno a lungo condannato. Introduzione e conclusioni saranno a cura di Mirco Carrattieri (presidente di Istoreco) e Carlo De Maria dell’Università degli Studi di Bologna.





http://www.csmovimenti.org/it/giovanni-faraboli-e-il-socialismo-riformista/ 

venerdì 28 marzo 2014

COSTRUIRE IL MONDO E' NELLE NOSTRE MANI - PER UNA INIZIATIVA DI COORDINAMENTO ANTIMPERIALISTA IN EUROPA




Noi, organizzazioni antimperialiste e antifasciste operanti nei diversi paesi d'Europa, l'8 e 9 febbraio ci siamo riuniti e, dopo approfondita discussione, abbiamo concordato i seguenti punti e deciso che continueremo l'attività per la costruzione di un coordinamento di lotta antimperialista in Europa.

La situazione in cui ci troviamo è segnata dal perdurare e approfondirsi della crisi, parte della crisi generale dell'imperialismo, con quella attuale che è iniziata negli USA nel 2008, emersa nel campo della finanza ed estesasi subito dopo al campo della produzione, penetrando in tutto il mondo e portando una recessione sempre più profonda. L'origine principale della crisi non è il funzionamento distorto del sistema finanziario internazionale ma le stesse leggi di funzionamento del sistema capitalista.  
L'Europa, che è parte del sistema imperialista mondiale è tra le aree più colpite dalla crisi, che ha uno sviluppo ineguale nei diversi paesi. 
All'interno della ricerca della massima estrazione di plusvalore e della contesa sui mercati mondiali, e si fa sentire più forte nei paesi economicamente deboli,come Grecia, Spagna, Portogallo e Italia. Ma le borghesie imperialiste di tutta Europa sono unite nello sforzo di scaricare il peso della crisi sulle spalle della classe operaia e dei lavoratori.  
Alle conseguenti politiche di austerità che colpiscono le masse, aumentano la disoccupazione, tagliano pesantemente la spesa sociale, privatizzano sempre di più l'educazione e gli altri servizi pubblici, si accompagnano attacchi sempre più pesanti e generalizzati contro le libertà democratiche,
Il diritto di sciopero e di organizzazione indipendente dei lavoratori fuori e contro i sindacati della conciliazione, i diritti e la stessa vita quotidiana delle donne. Gli stati fomentano il razzismo e adottano leggi che perseguitano i migranti. La repressione, criminalizzazione e carcerazione degli oppositori politici, applicando le leggi "antiterrorismo" è la principale risposta degli Stati ai movimenti popolari di protesta. In Grecia, Spagna, Italia, Germania, Portogallo, Francia e in molti altri paesi, i proletari e le masse combattono contro questi attacchi e il sistema causa della crisi, con scioperi generali e movimenti di resistenza sui territori, ma finora queste non sono riusciti a fermarli. Nei prossimi anni occorre rendere più ampie e più forti queste resistenze. Abbiamo la responsabilità di farle crescere ulteriormente e svolgere in esse il nostro ruolo dirigente per trasformarle e porle all'altezza delle sfide che abbiamo di fronte, contro la borghesia, tutti i suoi governi, e tutti i partiti o sindacati che li appoggiano o si conciliano con essi, per riuscire a ottenere effettivamente dei risultati.

giovedì 27 marzo 2014

MA L'IMPERIALISMO E' IN CRISI IRRIVERSIBILE




La conversazione che qui presentiamo, era stata in origine pensata come interna al ciclo di interviste sulla tragedia siriana che abbiamo realizzato nei mesi passati. Ma nel corso del dialogo, il nostro interlocutore – Michele Castaldo (curatore del sito www.michelecastaldo.org) ha vistosamente spostato l'asse del discorso. Ne è uscito fuori qualcosa di notevolmente stimolante, che abbiamo deciso di sottoporre all'attenzione dei lettori per il suo porsi controcorrente rispetto ai discorsi che dominano nelle file della sinistra di classe e antimperialista italiana. Si pensi al fatto che mentre sui nostri siti, normalmente, si descrive un imperialismo occidentale sempre all'attacco e più forte che mai, Castaldo lo vede invece estremamente indebolito, proprio in conseguenza della irreversibile crisi del Sistema del Capitale. Ovviamente, alcune delle conclusioni cui arriva il nostro referente potranno essere in futuro motivo di approfondimento (e anche di polemica, se necessario). Ma riteniamo che con esse sia salutare confrontarsi, soprattutto per superare quelle certezze granitiche - ai limiti dello sloganismo d'accatto - che dominano dalle nostre parti.

domenica 23 marzo 2014

LO SPOT TAFAZZIANO DELLA LISTA TSIPRAS (VERSIONE ITALIOTA) di Norberto Fragiacomo



lo spot tafazziano della lista tsipras (versione italiota)
di
Norberto Fragiacomo


Uno spot si aggira per la rete, e a noi militanti di sinistra non fa fare una gran bella figura.
Per la verità, nuoce anche al “prodotto” pubblicizzato, la lista L’Altra Europa con Tsipras – tanto che, in chi lo vede per la prima volta, suscita il dubbio che sia stato commissionato dalla concorrenza per ridicolizzare il movimento. Non è così, ci assicurano… d’altra parte, l’Italia è il Paese dei cialtroni, in politica e fuori.
Provo a riassumerlo, non prima di avervi invitato a dare un’occhiata al video (http://www.ilpost.it/2014/03/17/spot-elettorale-tsipras-europee/): un ragazzotto si lascia cadere sulla sedia di un bar, all’aperto, accanto alla sua bella. E’ sfinito: ha raccolto firme tutto il giorno, naturalmente per la lista Tsipras. Al tavolo siedono compagne e compagni di mezza età; risuona la domanda: “allora, ‘sta Lista Tsipras?”

PERCHE' TSIPRAS, PERCHE' UN GRECO di Giandiego Marigo



PERCHE' TSIPRAS, PERCHE' UN GRECO
di Giandiego Marigo



Non ho la televisione, l'ho buttata, letteralmente … e vivo felice, ma ho sentito parlare delle spiritosaggini del Guru de no'artri, che stranamente adesso in televisione ci va con i suoi e sin troppo spesso , sul fatto che una sinistra pezzente sia costretta a ricorrere ad un greco sconosciuto.
Chiariamoci, quindi perché Tsipras e perché un Greco.

Noi non crediamo alle piccole patrie cui il guru maximo si appoggia per implementare il suo discorso, perché non parliamo a pance e ventrazze, non lo abbiamo mai fatto e non inizieremo adesso.
Non ricorriamo ad astuzie da marketing ed a semplificazioni verbali che rendono “edibile” e di “facile consumo” un prodotto, perché non stiamo vendendo nulla e non abbiamo alcuna intreresse ad un generico consenso ottenuto con il raggiro e con l'astuzia, con la costruzione verbale con l'ipnosi emotiva ed accattivante.

TITOV di Sara Palmieri




TITOV
di 
Sara Palmieri

Titov è il nostro cane. Un magnifico pastore tedesco in tutto e per tutto uguale ai pastori tedeschi che circolano nel mondo. Di lui non conserviamo nessuna foto. Non so il perché. Titov è anche il nostro baby sitter. Quando mia madre è a scuola e mio padre in officina, lui si occupa di noi, dei miei fratelli e di me.
La strada in cui abitiamo è ancora sterrata, è un quartiere nuovo, in costruzione, ma ogni mattina passano greggi di capre e il pastore munge il latte all’istante, sotto gli occhi dei clienti e dei passanti. Lo munge direttamente nella bottiglia vuota, che mia mamma ha calato col paniere di vimini nel quale la riporrà piena. Nel gregge c’è sempre un montone e due cani in fondo che lo indirizzano e contengono.
Dopo che il gregge è passato, bisogna stare attenti a non pestare le cacche, piccole e nere, perfettamente sferiche, simili a confetti di cioccolato, lasciate dalle capre.

Eppure si va sulla luna. I miei genitori e i loro amici sono stati svegli fino a notte fonda per vedere l’allunaggio.

venerdì 21 marzo 2014

APPELLO PER UN SEMINARIO PERMANENTE SUL SOCIALISMO PADANO






APPELLO PER UN SEMINARIO PERMANENTE SUL SOCIALISMO PADANO





Dopo l’intensa stagione di studi degli anni Ottanta, la storiografia sul socialismo italiano ha conosciuto un sensibile rallentamento, nonostante le importanti messe a punto di Maurizio Degl’Innocenti, Giovanni Sabbatucci, Maurizio Ridolfi e altri.

Col nuovo millennio, però, diversi studiosi hanno ricominciato ad interessarsi della storia del socialismo e delle classi subalterne, promuovendo studi rivolti a nuovi orizzonti tematici e a nuove prospettive metodologiche, sia di sintesi, sia di ricerca. Un’attenzione particolare sembra essere stata riservata ai percorsi biografici e alla comparazione su scala europea.

L’idea che avanziamo è quella di chiamare a raccolta gli studiosi che li hanno prodotti, ma non solo, per mettere a confronto le loro linee di ricerca, cercando di approfondire e rilanciare una nuova stagione di studi sul tema.

Vorremmo in prima battuta concentrare l’attenzione sulle molteplici declinazioni e realtà del socialismo, nel primo Novecento, in area padana. Ma tutte queste specifiche potranno essere ridiscusse nel corso del lavoro comune.

In questa fase, quella che proponiamo è una struttura del tutto informale, che preveda la costruzione di una mailing list e l’organizzazione di seminari periodici, accompagnati, quando possibile, da iniziative pubbliche. Ci proponiamo anche di stabilire contatti con centri di ricerca, riviste e editori interessati per tradurre in esperienze concrete quanto prodotto dal lavoro seminariale.


Margherita Becchetti, Silvia Bianciardi, Mirco Carrattieri, Alessandro Casellato, Luigi Cavazzoli, Carlo De Maria, Alberto Ferraboschi, Gian Luca Fruci, Massimo Giuffredi, Fiorella Imprenti, Fabio Montella, Sheyla Moroni, Michele Nani, Massimo Papini, Giovanni Taurasi



I primi appuntamenti previsti sono:

29 marzo 2014 a Roccabianca (PR),
ore 11, Riunione Seminario permanente;
ore 15 Giornata di studi su Giovanni Faraboli e il socialismo riformista emiliano

10 giugno 2014 a Ferrara su Giacomo Matteotti

28 giugno 2014 a Bologna su Francesco Zanardi

In autunno sono previsti altri incontri – da definire – a Firenze, Mantova e Forlì.


Per adesioni e informazioni: presidenza@istoreco.re.it








giovedì 20 marzo 2014

CONTRA COTTARELLIS di Riccardo Achilli





CONTRA COTTARELLIS 
di Riccardo Achilli



Si scrive “riduzione di 85.000 esuberi nella P.A.” e si legge “ulteriore licenziamento di migliaia di precari non assistiti e esigenza di dare risposte alla trojka più che di analizzare i fatti”.
Cottarelli è un professionista serio. Purtroppo per lui, ha accettato un incarico per il quale l’obiettivo non è quello di fare una seria revisione della spesa, per evidenziare gli effettivi risparmi (che esistono, nelle sacche di inefficienza ancora presenti nella nostra Pubblica Amministrazione). Ma è quello di rispondere ad un obiettivo calato dall’alto: “ci servono 7 miliardi per coprire la riduzione dell’Irpef”. Quella cifra non è ovviamente legata ad una stima di quanto si potrebbe risparmiare nella P.A. con interventi seri di riduzione di spesa improduttiva, ma ad un obiettivo politico legato ad altre esigenze. 

mercoledì 19 marzo 2014

LISTA TSIPRAS...E' DAVVERO UN'OPPORTUNITA' ? di Giandiego Marigo




LISTA TSIPRAS...E' DAVVERO UN'OPPORTUNITA' ?

di Giandiego Marigo



Molte voci si sono sollevate in analisi più o meno dotte sul quanto e sul come la lista “L'Altra Europa con Tsipras” possa davvero essere l'opportunità di “radunare” la sinistra radicale, sparsa e dolorante. In sostanza quanto ci credono davvero gli artefici di questa vicinanza?
Dico la mia o meglio la ridico … perché l'ho già scritta, in un modo o nell'altro, altre volte.
Quello che vi narro deriva da esperienza diretta, come dovrebbe essere ogni cosa venga narrata, in un modo o nell'altro, vissuta in prima persona nel percorso dei comitati elettorali e della lista, sino alla raccolta di firme ed alla formazione delle liste medesime. Vissuta e vista dall'AreA di influenza privilegiata di un movimento di opinione che spinge per l'unità della sinistra … dal basso.

Una frase, mi viene in mente in questi giorni, che a mio umilissimo parere sintetizza e esemplifica il senso di molte delle critiche che sono piovute attorno all'esperienza in questione.
In un'organizzazione verticistica. pochissimo conta chi abiti momentaneamente il vertice, ma il fatto stesso che esso esista , crea i presupposti perché poco o nulla cambi veramente. Non piccatevi, cortesemente di spiegarmi che un centro organizzativo occorra e che sia importante che qualcuno tiri le fila... ne sono assolutamente cosciente e non è di quello che stiamo e sto parlando … suvvia!
Un'altra frase potrebbe adattarsi alla bisogna.
Sino a quando la sinistra (o l'AreA che definimmo tale) parlerà di partecipazione dal basso, di circolarità, di orizzontalità di democrazia partecipativa a parole senza , realmente riuscire ad applicarla nelle sue pratiche politiche poco o nulla cambierà veramente
In queste due definizioni si riassume, in buona sostanza, la critica che può e deve essere mossa a quest'esperienza.
Detto questo, che è, per altro, fondamentale dire veniamo però al bicchiere mezzo pieno, perché il non vederlo sarebbe altrettanto stolto che non ammettere e stigmatizzare gli aspetti criticabili che ho sin qui definito.

Un breve inciso mi appare doveroso, io non sono nessuno se non un scrivano di scarso seguito, ed un politico migrante sempre un poco improvvisato, in tutti i suoi quasi quarant'anni di perseveranza (persino negli anni della militanza severa) che ha vagato per molto tempo sulla sua barchetta alla disperata ricerca di un vero approdo in quell'arcipelago che è oggi la sinistra, un visitatore ed un abitante di quest'AreA. Non sono un “credibile” per definizione e stipendio, non sono una icona … nemmeno un piccolo inutile santino, quindi riservati ampi margini di dubbio su quel che dico.
Frequento i banchetti di raccolta delle firme sono fra gli artefici del percorso del comitato elettorale del Lodigiano, sono con Tsipras sin dalla primissima ora e sono quindi certo di quel che dico perché lo vedo e lo pratico, ogni giorno.

Qual'è la sostanziale differenza fra questa e le esperienze “strumentali” precedenti, quindi perché la lista “L'altra Europa con Tsipras” è un'opportunità?
Non solo e non unicamente il livello ormai “senza ritorno” della disperazione degli agglomerati organizzati della sinistra radicale, non basterebbe, sebbene possa essere un'ottima ragione, ma per la volontà che si respira alle riunioni, la comprensione dell'importanza dell'occasione ed il ritorno, in campo, di molte facce che si erano allontanate, ma non solo.
Ai banchetti traspare l'esigenza della gente, del popolo della sinistra di una Unità vera, reale sulle cose, ma che sappia partire dai motivi ed unificare sulle ragioni profonde e spirituali. 
La gente firma per la lista ma ci chiede implicitamente ed anche palesemente di “portare non solo un greco alla presidenza della comunità europea” il che può risultare oltremodo complesso, ma di portare il Italia l'esperienza di Syriza e di crederci sino ad unificare l'arcipelago, ormai da troppo tempo inutilmente e dolorosamente frammentato.
In questo senso L'invasione del pensiero del Sud dell'Europa è benefico e d'ispirazione e crea un ponte una “sinergia” su scala transnazionale, fra due paesi che sono entrambi mediterranei, entrambi sudisti, entrambi in un mare di guai /che non è il Mediterraneo), entrambi PIGS … è d'assoluta importanza e che va praticata con coraggio e con tenacia.
Allarga la visione ed il lavoro, paziente ed efficace dei movimenti transnazionali come quello dell'acqua e contro il nucleare portandolo all'evidenza, la lista di Tsipras si muove su quel terreno, dona alle forme di resistenza territoriale, NO TAV, per esempio, una dignità ed un ambito del tutto nuovo ed importante. Rende, pur con tutti i suoi limiti, la parola a quella parte dell'Europa che l'aveva persa. 
Dà, finalmente, rappresentanza e quindi voce a quella sinistra che, quantomeno in Italia, aveva perso sé stessa, avvoltolandosi nei propri stessi errori, ma non tanto e non solo ad essa ed ai partiti che la compongono, che potrebbe essere solo una operazione di archeologia, quanto al popolo che la abita...che pure esiste.

Si poteva fare meglio? ... Sì! Si potevano evitare forzature? Si poteva, partendo per tempo adottare un metodo maggiormente partecipativo, forme di garanzie più ampie e riconosciute?...Sì! 
Però l'occasione c'è, concreta, palpabile e deriva e si concretizza in quel “basso” che tanto stiamo cercando, percorriamo questa strada, con tutto il coraggio necessario ed alziamo lo sguardo, ogni tanto, pur non ipotecando il futuro, verso l'orizzonte, cercandovi quella visione comune che pure esiste che risiede nei “comuni e condivisi” motivi che cui hanno portati sin qui. Per farlo ci occorrerà tutto il nostro spirito critico (che generalmente non difetta mai) ma anche e soprattutto il nostro ottimismo...e non sarà, comunque, facile.

C'È BISOGNO DI SINISTRA, UNA ESIGENZA IMPELLENTE DI UN'ALTERNATIVA CULTURALE , POLITICA E SPIRITUALE … COSA STIAMO ASPETTANDO?



martedì 18 marzo 2014

MATTEO INTERNATIONAL di Franco Turigliatto





MATTEO INTERNATIONAL


di Franco Turigliatto


Matteo Renzi ha fatto il suo primo giro in Europa incontrando il Presidente francese Hollande e la cancelliera Merkel, visite obbligatorie alle due maggiori potenze del continente alla vigilia del semestre italiano alla guida dell’Unione Europea. 
Il premier italiano, pur in una versione pubblica più sobria, non ha rinunciato alla sua parlantina e ai suoi gesti ad effetto per raggiungere il compito che anche in questo caso si era posto: “tenere la scena”.
In realtà a costruire l’evento sono stati i media che hanno cercato di nascondere la povertà dei contenuti discussi e l’esito effettivo degli incontri attraverso una rappresentazione “teatrale” volta agli spettatori italiani per rendere credibili due elementi fasulli: che contiamo in Europa e che proponiamo una svolta nell’indirizzo delle politiche europee.

venerdì 14 marzo 2014

A SETTE PASSI DAL BUIO di Sara Palmieri




A SETTE PASSI DAL BUIO
di 
Sara Palmieri

Cap.1

Un cielo viscido e lattiginoso incombeva sulla distesa di acquitrini delle risaie, che avevano lo stesso colore grigio slavato e formavano quasi un tutt’uno.
L’aria umida e fredda sembrava immobile nel rigore invernale e solo ogni tanto, a distanza dalla lingua di strada che tagliava la pianura, si intravedeva la luce accesa di qualche cascina, offuscata anch’essa dalla bruma che saliva dalla terra e dall’acqua.
Le poche auto del mattino procedevano lente, timorose, con gli occhi dell’autista incollati sulla striscia bianca che divideva in due la carreggiata, con il terrore di vederla scomparire e ritrovarsi ribaltati nell’acquitrino che fiancheggiava la strada.
La nebbia si presentava ora a banchi ora rarefatta ora con sbuffi che apparivano all’improvviso come infidi e dispettosi fantasmi.
D’estate il paesaggio non cambiava granché: il cielo rimaneva latteo, il sole faticava a mostrarsi, pallido e impotente, come prigioniero di quella lattugine.
L’aria calda e soffocante si appiccicava addosso, provocando goccioline di sudore incessanti e tremule.
Gli acquitrini d’inverno, si erano colmati di terra ed il riso cresceva rassegnato, come ogni anno.
Man mano che ci si avvicinava alla città, si provava come una liberazione da quel paesaggio asfittico e lunare.
Ma anche in città la vita era come sedata.
Il mattino era reso più vivace dal vocio dei ragazzi delle scuole, ma poi calava il silenzio.
La gente camminava di fretta sotto i portici, avvolta da sciarpe e piumini, d’inverno, più leggera d’estate, ma sempre appariva scostante, arroccata nel proprio benessere.
Le relazioni erano silenziose, in ogni caso distaccate, attente a non invadere il campo altrui, ma soprattutto attente che il proprio non venisse invaso.
In quei luoghi poco ospitali, ma ricchi, anche se già in odore di spread, erano arrivate genti da tutto il mondo, le più normali e le più strane: studenti iraniani, operai magrebini, artigiani albanesi, prostitute nigeriane, trans brasiliani, spacciatori tunisini, ambulanti senegalesi, badanti ucraine, domestiche rumene.
Persone diverse per cultura ed estrazione, tradizioni e lingue, ma tutte percepivano quel nuovo mondo come diffidente, ostile, interessato solo al denaro e al profitto.

giovedì 13 marzo 2014

SOLLEVAZIONI PROSPETTICHE di Fausto Rinaldi




SOLLEVAZIONI PROSPETTICHE 

di Fausto Rinaldi




Al punto in cui è giunta la società borghese occidentale, il "che fare" non può che incentrarsi su come le masse debbano partecipare a titolo pieno nella conduzione politica, sociale ed economica di una nazione. E' necessaria una modificazione profonda degli equilibri che hanno originato l'attuale subordinazione degli interessi della collettività rispetto a quelli provenienti da minoranze elitarie, saldamente alla guida dei processi di governo nelle democrazie occidentali.
Il termine "democrazia" è un significante assurdo, il cui senso compiuto si disperde nella defezione nascosta della verità, inoculata dal potere dei media, e che si sostanzia nella sistematica falsificazione ideologica, nel ribaltamento, "ad usum Delphini", di una cosa nel suo contrario.

La belva neoliberista divora le nostre esistenze perché anestetizzati e distratti dalla pressante corruzione mentale perpetrata dalla propinazione di contenuti mediatici avvelenati e strumentali.
La non identificazione dell'individuo in una determinata classe è lo scopo manifesto della propagazione di un io racchiuso in un individualismo proprietario in grado di rendere il singolo incapace di traguardare i confini dell'interesse personale.

mercoledì 12 marzo 2014

COSA ASPETTARSI DA SUPERPIPPO CIVATI? BEN CHE VADA, UNA “SINISTRA COMPATIBILE”



cosa aspettarsi da superpippo civati? ben che vada, una “sinistra compatibile”
di
Norberto Fragiacomo


Giuseppe “Pippo” Civati ha tutto quello che serve per suscitare simpatia nell’elettorato progressista: è giovane (classe ’75 come Renzi, ma mostra una trentina d’anni), ha occhioni blu e sguardo franco; verve, battuta pronta ma non acida, e mamma e moglie più “estremiste” di lui (l’ha rivelato a Le invasioni barbariche di madame Bignardi).
Basteranno queste doti a farne il leader della sinistra del futuro? Potrebbero, a patto che ci si accontenti di una sinistra embedded, perfettamente inserita nel circuito neoliberista. Un diamante che luccica in mezzo al fango, ma non merita raccogliere, perché irrimediabilmente finto.
Di certo il nostro ha bruciato le tappe, pur venendo da una realtà – quella lombarda – profondamente berlusconizzata: sembrava un ragazzino quando tubava, un lustro fa, col coetaneo Matteo alla Leopolda e veniva indicato, dai sondaggi, come il golden boy, la speranza del Partito Democratico (surrogata, in seguito, dall’incolore capogruppo Roberto); la rottura con Renzi lo ricacciò nel cono d’ombra, ma l’elezione alla Camera dello scorso anno ha promosso Pippo a stellina della politica nazionale, specie dopo il gran rifiuto di votare il Governo Napoliletta. Mossa ad effetto, ma consentita, perché ininfluente. In precedenza Civati, considerato vicino al M5S (o, per meglio dire, ai suoi parlamentari più critici verso la linea Grillo-Casaleggio), aveva supportato il diversivo di Bersani, finalizzato unicamente a mettere in difficoltà i pentastellati, e aveva pure lanciato l’idea di un partito unico con Sinistra Ecologia Libertà. Non si trattò di una boutade: il progetto è stato riproposto nella campagna per le primarie, e ad oggi – come vedremo – non pare affatto accantonato (né da lui né, tantomeno, da Matteo Renzi).