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martedì 22 aprile 2014

QUANDO LA SINISTRA FALLISCE LA DESTRA AVANZA ...








In un editoriale sul Corriere della Sera del 19 marzo Michele Salvati analizza in modo cinico ma realistico il futuro del Governo. ‘Renzi – scrive – deve dare l’impressione di portare subito a casa risultati (meglio naturalmente se li porta a casa sul serio) che migliorino le condizioni di vita dei cittadini e li invoglino a votare a favore del governo e del partito di chi lo presiede. Altrimenti la sua avventura politica è finita o gravemente compromessa’. Poi deve fare le cose serie, ad esempio ‘far capire al Paese e dimostrare all’Europa che si volta pagina significa saper reggere allo scontro con i sindacati’ e introdurre ‘la possibilità di derogare con contratti locali dal contratto nazionale, se le rappresentanze sindacali locali li approvano’. Per questo – prosegue – ci vuole una "strategia a due tempi, dove nel primo si concentrano misure di sicuro successo popolare e si è reticenti su quelle che dovranno essere adottate nel secondo: inutile crearsi nemici in anticipo". L’organo di partito del salotto buono della borghesia italiana suggerisce a Renzi cosa fare se vuole il sostegno del grande capitale. Oggi siamo in piena fase uno, quella degli spot pubblicitari. Vista la debolezza del Governo Salvati ha ragione: o uno spregiudicato utilizzo della carota per addormentare l’elettorato popolare e preparare le bastonate oppure la rottamazione del rottamatore. I presunti 85 euro in più in busta paga e gli spot anticasta (vendita delle auto blu, abolizione delle Provincie e del Senato, tetto alle retribuzioni dei manager pubblici), ammesso che vadano tutti in porto, sono la carota da dare in pasto all’opinione pubblica. I tagli ai servizi pubblici, le privatizzazioni, l’attacco ai contratti di lavoro (anticipato dalla sostanziale liberalizzazione dei contratti a tempo determinato) sono la copertura finanziaria reale, l’unica consentita dall’Europa, di quegli 85 euro. Che entreranno in busta paga per essere risucchiati subito dopo via sotto altra forma (tasse locali, aumenti tariffari ecc.). Mentre la limatura ai costi della politica, che incide ben poco sui conti dello Stato, è la copertura ideologica per preparare i tagli nel pubblico impiego e la svendita delle aziende e dei servizi pubblici, col consueto contorno di tangenti tali da risarcire abbondantemente la ‘casta’. Ne sarebbero contenti tutti: Merkel, Napolitano, le grandi banche, Confindustria che si lamenta un po’ per avere di più, mentre il sindacato, che da 20 anni chiede poco e si accontenta di ancor meno, rischia di far la fine del maggiordomo. Se collabora bene, sennò "se ne faranno una ragione".


Il loro problema (e la nostra fortuna) è che – come ammette Salvati – "Renzi ha risorse politiche molto limitate". Operazioni simili in altri paesi stanno naufragando miseramente. 
In Grecia i socialisti stanno scomparendo (i sondaggi li danno al 5%). 
In Francia il Fronte Nazionale di Marine Le Pen rischia di diventare il primo partito e di affondare Hollande, che due anni fa veniva osannato dal centrosinistra italiano come l’esempio da seguire. 
Lo stesso Obama sembra tirare avanti più per assenza di avversari che per forza propria. Il clamoroso successo elettorale di una compagna della nostra organizzazione internazionale, Kshama Sawant, a Seattle, vera e propria roccaforte di Obama, dimostra quanta delusione serpeggi nel suo elettorato.

La cruda realtà è che l’unico modo per far crescere l’economia è ridare potere d’acquisto ai lavoratori e al ceto medio, cioè drenare ricchezza verso il basso, mettere fine all’austerity e rilanciare l’intervento pubblico. Ma perché il governo di un paese capitalistico come l’Italia faccia queste cose servono o un’economia in crescita o una forte pressione sociale, meglio ancora tutte e due. Oggi non ci sono né l’una né l’altra. E se la crisi mondiale va avanti il rischio è che, in assenza di alternative, l’unica via d’uscita nel lungo termine sia militare, così come dalla crisi degli anni ‘30 si uscì con una guerra mondiale. Renzi andrà avanti con l’austerity e pagherà un prezzo politicoLa sinistra, invece di pensare a ‘condizionare’ lui e l’Europa, dovrebbe pensare ad alzare quel prezzo, a fermarli, preparandosi a una stagione di conflitto. La rabbia sociale c’è e può esplodere, ma ha bisogno di organizzazione, proposte, punti di riferimento. Il M5S non può darglieli. Compito della sinistra è farlo prima che ci troviamo un Fronte Nazionale anche in Italia.




22 aprile 2014


dal sito ControCorrente

Editoriale di "Resistenze" n°65






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