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sabato 31 maggio 2014

ALCUNI SPUNTI DISORDINATI di Riccardo Achilli



ALCUNI SPUNTI DISORDINATI

di Riccardo Achilli


Mi scuso per la sintesi ed il disordine di questi appunti. 

L'effetto di traino della leadership di Tsipras si è ovviamente chiuso con la fine delle elezioni europee.  Un effetto di traino che ha fatto sì che, in certi posti dove si votava per le amministrative e per le europee (ad es. Livorno), nel primo caso, SEL, che è il soggetto centrale di quella lista, ha preso meno del 2%, nel secondo più del 7%. Quello che rimane è però di grande importanza: la consapevolezza che la sinistra, in questo Paese, possa ancora vincere, nonostante abbia tutto contro; numerosi comitati spontanei sorti in tutto il Paese per raccogliere i voti, e che devono essere organizzati come circoli permanenti, per ricostruire dal basso una forza politica stabile, dai confini più ampi di quelli di SEL.
1,4 milioni di elettori del PD si sono astenuti. Si tratta di un enorme serbatoio, di entità superiore all'intero bacino elettorale della lista Tsipras, che può e deve essere riportato alla politica, evidentemente smussando il programma dagli aspetti più onirici, e, a prescindere dalle iscrizioni formali nel gruppo politico europeo che si sceglierà, cercando di muoversi in totale autonomia nel prossimo Parlamento Europeo, su quella linea di equidistanza fra PSE e GUE che è, correttamente, emersa dalla riunione di ieri dei vertici di SEL, e che, a livello nazionale, si traduce in una linea di equilibrio fra dialogo e opposizione, partendo da una propria identità forte, con il PD.

Ma queste elezioni hanno dimostrato, con chiarezza, quanto la personalizzazione ed il leaderismo, nella politica italiana, contino. Probabilmente, un motivo fondamentale degli insuccessi dei precedenti esperimenti di unità a sinistra dipendono anche (ovviamente non solo) dall'inadeguatezza dei loro leader, a partire dal ben poco proponibile Ingroia (un magistrato, peraltro non certo gran comunicatore politico, alla testa di una lista di sinistra...). Credo che si apra una questione di leadership, dentro un soggetto che voglia costruirsi stabilmente dentro una visione di sinistra potenzialmente di governo. Un modello in cui, ad esempio, Vendola possa fare il Decisore (il Casaleggio della situazione, perdonatemi il confronto assolutamente inadeguato) e ci sia un comunicatore carismatico (il Grillo della situazione, perdonatemi di nuovo il paragone fuori luogo).  Più che una Syriza italiana, esperimento politico non importabile "tel quel" da noi, servirebbe, insomma, uno Tsipras italiano: lucido, comunicativo, dinamico, non compromesso con giochi di potere o con posizionamenti precedenti.

Serve poi una comunicazione efficace: Podemos ha dimostrato, come del resto Grillo, il potenziale enorme della comunicazione via web, se gestita in modo professionale, da operatori esperti. 
E serve una seria, vera, formazione, per far crescere un gruppo dirigente, perché oggi noi abbiamo gente che, a livello locale, propone di alloggiare cittadini sfrattati dentro barconi arrugginiti alla fonda nei porti, ed a livello nazionale se ne esce incomprensibilmente con progetti di fusione che vengono smentiti 24 ore dopo, lasciando, dietro di sé, solo smarrimento ed una cattiva immagine politica. 

Stabilizzazione dei circoli pro Tsipras, autonomia, ripulitura del programma dalle sue proposte più assurde, capacità di dialogo con il PD ed il PSE su temi concreti, una leadership carismatica e comunicativa, e possibilmente lontana da bertinottismi, insieme ad un ruolo più defilato mediaticamente ma più efficace in termini decisionali dei "padri nobili", evitando movimentismi (che vanno ovviamente ascoltati, perché riportano umori profondi del popolo, ma non vanno imitati nella loro destrutturazione ideologico/organizzativa) e isolazionismi, formazione dei dirigenti e dei quadri, una migliore e professionale comunicazione politica via web, con criteri "low cost" ma efficaci.

Tutto questo ad un livello sovrastrutturale. Ad un livello strutturale, invece, occorre ricominciare a fare analisi di classe, sempre, sistematicamente, al costo, inizialmente, di essere spacciati per vetero-sinistri. Ma senza analisi di classe non capiamo i movimenti profondi della società. Ce n'è di lavoro da fare, ma secondo me è l'unica strada possibile. Ed è dall'analisi di classe che occorre ripartire per costruire il programma politico che, ricordiamolo, è pur sempre l'elemento fondamentale. 



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