MANDRAKE
E L'UOMO MASCHERATO:
UN
BREVE OMAGGIO A LEE FALK
di
Stefano Santarelli
E'
l'11 giugno del 1934 un giovane sceneggiatore americano di appena 23
anni, Lee Falk, ha il cuore gonfio di gioia: è riuscito a fare
pubblicare nel New York Journal la prima striscia delle
avventure di un personaggio che diventerà leggendario nella storia
del fumetto: Mandrake, il mago.
Questo
personaggio si ricollega ai fumetti avventurosi che negli anni '30
vedevano protagonisti Buck Rogers e Tarzan, Dick Tracy e Flash Gordon con storie che spaziavano
dal poliziesco alla fantascienza, dall'avventura esotica allo
spionaggio. In quegli anni i fumetti venivano pubblicati
prevalentemente nelle strisce giornaliere che apparivano sui
quotidiani e di solito in una striscia vi erano quattro vignette
(talvolta tre) che finiva annunciando la vignetta successiva.
L'abilità dello sceneggiatore era di far sì che la storia narrata
fosse comprensibile al lettore distratto o che avesse perso qualche
puntata ed in questo Lee Falk si rivelerà un vero maestro, le sue
strisce infatti hanno la caratteristica di non essere mai ripetitive.
Queste
strisce erano pensate in origine per un pubblico adulto che
coincideva con i lettori di un giornale ed avevano abbandonato
l'originario carattere umoristico (da cui il termine inglese comics)
ed erano come nel caso delle storie di Falk dei veri e proprio
romanzi a fumetti che si inseriscono a pieno diritto nei
contemporanei racconti a puntate che apparivano sui pulp magazine.
Leon (Giglio) Mandrake con la moglie Narda
Lee
Falk nel creare questo personaggio, cui dovrà la sua fortuna, si
ispira alla figura di un grande illusionista italo-americano, Leon
Giglio, famoso con il nome d'arte di Leon Mandrake the Magician
e di cui il disegnatore Phil Davis utilizzerà le sue fattezze
fisiche, il quale era sposato con la sua assistente Narda che
presterà oltre al suo nome anche i suoi lineamenti alla fedele fidanzata di questo mago dei
fumetti.
Mandrake
fin dalla sua prima apparizione nelle striscie del New York
Journal ottiene un enorme successo. Questo nuovo eroe vestito con
un impeccabile frac sormontato da un bellissimo mantello sulle spalle
e con il classico cilindro in testa ed un elegante bastone da
passeggio non poteva non colpire l'immaginazione dei lettori. Un
personaggio che riesce, nonostante i pericoli che corre, a mantenere
il suo aplomb sia che si trovi al Polo Sud o nel
deserto del Sahara, accompagnato in tutte le sue avventure dal suo fedele servitore Lothar, un gigantesco nubiano dotato di una forza erculea.
Nella
sua prima impresa (The cobra) le caratteristiche principali
di questo personaggio sono già ben delineate anche se fece scandalo
proprio in questa storia la capacità di Mandrake di resuscitare i
morti cosa che non piacque molto ai lettori “benpensanti” e che
costrinse Falk a limitare i suoi poteri e a trasformarlo in un
eccezionale illusionista dotato però del dono dell'invisibilità, la
proiezione del pensiero e l'ipnosi. Ed infatti nel corso delle sue
avventure Mandrake diventerà piano piano più umano innamorandosi
della principessa Narda e arrivando addirittura in una sua avventura
del 1937 (Mandrake va in America) a doversi cercare un lavoro
visto che “tutte le magie del mondo non potranno cambiare il mio
conto bancario”.
D'altronde
questo cambiamento dei poteri di Mandrake era una scelta quasi
obbligata: infatti un personaggio invincibile non può
continuare ad affascinare i lettori, in fondo è lo stesso destino
che ha subito Superman ed è la chiave per comprendere i successi
degli eroi problematici della Marvel.
Mandrake
quindi da mago onnipotente si trasforma lentamente in un grande,
fantastico, sorprendente illusionista.
Due
anni dopo la nascita di Mandrake, Lee Falk crea un nuovo personaggio:
Phantom, più conosciuto in Italia sotto il nome di Uomo
mascherato e le cui origini sono da ricercarsi nei feuilletons
che vedono protagonista Rocambole e nello Zorro interpretato da
Douglas Fairbanks.
Questo
personaggio infatti come Zorro è un vero giustiziere mascherato e
rappresenta il primo supereroe in calzamaglia, ma a differenza dei
suoi successori Phantom non dispone di superpoteri ma è soltanto
dotato di una incredibile agilità combinata con una eccezionale
forza fisica.
Le
sue avventure all'inizio erano ambientate in atmosfere degne di un
Rudyard Kipling, in Asia nell'isola Eden vicino al paese di Bengali
vale a dire in realtà il Bangladesh, poi questa isola, come solo gli
autori di fumetti hanno il potere di fare, venne spostata in Africa.
Nelle
storie di Phantom la coerenza non è certo uno dei pregi di Lee Falk
il che però è facilmente comprensibile. Infatti queste storie
erano, come abbiamo detto, scritte per essere ospitate nelle striscie
giornaliere di un giornale destinate quindi ad una lettura frettolosa
dei lettori, mentre oggi noi le leggiamo in volumi riccamente
rilegati che ospitano tutte le loro avventure in ordine cronologico.
Ed effettivamente rileggendole notiamo discrepanze notevoli.
Nella
prima avventura di Phantom (The singh pirates, 1936) Falk
sembra suggerire che dietro questa maschera si nasconda il ricco milionario
Jimmy Wells ma questa traccia viene subito respinta dall'autore.
Phantom si rivelerà per essere non soltanto un uomo, ma una leggenda
vivente. Infatti da padre in figlio, per più di quattro secoli, le
varie generazioni dei Phantom hanno giurato di combattere la
criminalità e per questo viene ritenuto da tutti un essere
immortale. E così per “statuto” Phantom è obbligato a sposarsi
per potere avere degli eredi e quindi i suoi lettori sono costretti
ad assistere alla lunga ed interminabile (e stucchevole) storia
d'amore tra il nostro eroe e Diana Palmer che finalmente nel 1977
culminerà con il matrimonio da cui nasceranno due gemelli.
Un
personaggio quindi che Falk costruisce giorno dopo giorno e come
racconta lui stesso: “Inizialmente Phantom doveva essere un
atletico playboy che di notte combatteva il crimine in maschera e
costume. E questo parecchi anni prima della comparsa di Superman e
Batman sulla scena fumettistica. La sua vera identità rimase
nascosta, così ben presto decisi di cambiare tutto. Portai Phantom
nella giungla e lo lasciai lì. Gradualmente il personaggio prese
forma, al pari degli elementi di contorno: le generazioni di
giustizieri che lo precedettero, la sua caverna-rifugio, il fedele
cane Devil, il cavallo Hero e la tribù dei pigmei Bandar”.
Il
successo di Mandrake e di Phantom costringe Falk ad aumentare la sua
produzione visto che non si tratta più soltanto di scrivere le
strisce settimanali in bianco e nero, ma anche le avventure delle
tavole domenicali a colori. Queste tavole domenicali si differenziano
dalle strisce non solo per il colore e nel formato, ma nell'assenza
quasi totale dei balloon (le nuvolette che contengono le frasi
pronunciate dai personaggi) e che vengono sostituite da didascalie.
Questo aumento di produzione fa sì che Falk si trova costretto a
“plagiare” le sue stesse opere e il lettore attento si accorgerà
che molte trame hanno più dello stesso canovaccio così accade per
esempio nelle avventure di Phantom: “The
sky band” (1937) e “The Golden circle” (1940) dove
si assiste alle imprese di una spietata gang femminile in cui la
leader ed un altro membro della banda si innamorano entrambe di
Phantom, oppure in “The shark's nest” (1938) e “The
seahorse” (1940) dove una banda di pirati guidati da un barone
malvagio rapisce l'eroina di turno (per la cronaca nella seconda
storia è proprio la fidanzata Diana Palmer). E questo elenco di “plagi”
potrebbe continuare.
Ray
Moore è il primo disegnatore di Phantom ed ovviamente ha contribuito
notevolmente al successo di questo personaggio che fu costretto ad
abbandonare nel 1949 a causa delle conseguenze di una grave ferita
al braccio avvenuta durante la seconda guerra mondiale e venne
sostituito dal suo collaboratore Wilson McCoy. Una sostituzione anche
facilitata dal cambio graduale dei lettori di Falk che non erano più
soltanto gli adulti ma anche i loro figli. Per questo anche avventure
come la già citata “The sky band” dove i messaggi erotici
erano espliciti non potevano essere più permesse a maggior ragione
quando negli anni '50 venne creato il Comics Code sulla falsa riga
dell'hollywoodiano Codice Hays dove venivano indicate severe norme di
autocensura e così grazie anche a McCoy, Phantom perde quell'aurea
tenebrosa che aveva contraddistinto le sue avventure degli anni '40
per diventare come Mandrake più umano.
A
questo punto per il lettore italiano occorre svelare il “mistero”
del costume di Phantom: nella prima avventura a colori della tavola
domenicale del maggio 1939 il colore era viola nonostante l'idea
originale di Lee Falk fosse di vestirlo di grigio, anzi aveva pensato
all'inizio di battezzarlo proprio con il nome The grey ghost,
mentre in Italia l'editore Nerbini utilizzò un rosso vivace. Negli
Stati Uniti dopo il viola si passò ad un rosso vinaccia che ritornò
finalmente al colore originale (viola) con McCoy.
Le
storie scritte da Falk sono veramente belle e sono state anche
riprese da molti film, anche se non accreditate: nel film “007
Missione Goldfinger” la pattuglia di sole donne guidata
dalla loro comandante Pussy Galore rimanda alle aviatrici di “The
Sky band”, una delle più belle avventure di Phantom, come
“Mandrake in the lost world” dove i dinosauri
sopravvissuti in una terra misteriosa del Polo Sud sono circondati
da reti percorse da correnti ad alta tensione come nel celebre
“Jurassic Park” di Steven Spielberg.
Ma
indiscutibilmente il migliore omaggio alla fantasia di Lee Falk viene
da due film italiani “Febbre di cavallo” del 1976 diretto
da Steno e nel suo seguito del 2002 di Carlo Vanzina “Febbre di
cavallo - La Mandrakata” dove il grande Gigi Proietti
interpreta la parte di un mediocre truffatore soprannominato per
l'appunto Mandrake.
Anche
se Lee Falk ci ha lasciato, come i suoi più grandi disegnatori,
Phil Davis, Ray Moore e Wilson McCoy il suo sogno ed i suoi eroi
sopravvivono come solo nel mondo dei fumetti può avvenire. La
leggenda di Mandrake e di Phantom continua.
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