Un’ampia sintesi dell’appello che convoca un primo appuntamento nazionale a Roma il 13 dicembre 2015
Ci sono momenti della lotta di classe di un paese che hanno ripercussioni complessive sul terreno internazionale. La crisi greca è uno di questi momenti fondamentali.
Quella vicenda mette in luce tutte le difficoltà, ma anche la necessità della lotta affermare in alternativa al capitalismo una reale democrazia, attraverso forme di contropotere e di controllo popolare su politica, economia, finanza e di un fronte anti-austerità in tutta Europa.
L’Unione Europea non è l’Europa dei diritti, della giustizia sociale, ma è l’Europa del grande capitale, è l’Europa fortezza contro gli immigrati.
Con i suoi trattati e la troika, l’Ue si dimostra irriformabile; per sconfiggere le politiche dell’austerità, il giogo del debito, occorre avere il coraggio di operare delle rotture profonde con gli assetti sociali ed economici sia su scala europea che in quella nazionale.
L’entusiasmo in Italia per la seconda affermazione elettorale di Syriza è fuorviante. Con una fortissima astensione, a Tsipras è stato riconsegnato un governo che ha come funzione la gestione del terzo memorandum sotto il controllo diretto dei nuovi emissari Ue. Per questo le valutazioni su questo drammatico scontro di classe sono una cartina di tornasole anche dei reali orientamenti di fondo delle diverse forze della sinistra italiana che oggi si aggrappano alla nuova Syriza e a Tsipras per lanciare un soggetto unitario che altro non sarà se non un’unità verticistica, politicista, rinchiusa nel perimetro del centro-sinistra.
L’austerità non si può governare da sinistra. Bisogna superare il neoliberismo e costruire una prospettiva strategica alternativa al capitalismo. La battuta d’arresto subìta dalle forze di sinistra in Grecia costituisce una sconfitta per tutte le classi lavoratrici in Europa e coinvolge tutte le forze anticapitaliste.
Nuovi possibili uragani di crisi si profilano in Europa e nel quadro internazionale. Le migrazioni e l’esodo di massa di milioni di persone sono il frutto concreto della divisione internazionale del lavoro e delle guerre di depredazione da parte dei grandi paesi capitalistici in Africa, Asia, Medio Oriente. Per questo siamo convinti che serve un nuovo internazionalismo che si proponga di unire ciò che il capitale divide.
Dopo la Grecia, l’Italia è il laboratorio avanzato delle politiche delle classi dominanti in Europa. A Renzi è stato assegnato il compito di condurre fino in fondo un processo di controriforma finalizzato a demolire tutte le conquiste economiche e sociali del movimento operaio del Novecento e a svuotare di contenuto la democrazia parlamentare, stravolgendo la Costituzione nata dalla Resistenza.
Per questo pensiamo che il compito principale sia oggi quello di costruire le resistenze e le lotte contro questo governo dell’austerità. Riteniamo necessario mobilitare la classe lavoratrice nelle sue diverse articolazioni, compresi il mondo dei precari, dei disoccupati e dei giovani, e i diversi movimenti sociali per cacciare Renzi e riconquistare dignità, diritti, futuro. Più che mai è necessario, per qualsiasi schieramento sociale e politico che voglia contrastare le politiche dell’austerità, avere una totale autonomia e contrapposizione al PD, sia su scala nazionale che su quella locale.
I vertici dei sindacati confederali, anche quello della CGIL, sono stati il veicolo più efficace per far penetrare tra i lavoratori avanzati tutti i luoghi comuni dell’ ideologia liberista “temperata”. Le realtà di classe interne alle confederazioni e il sindacalismo di base devono provare a superare diffidenze e contrapposizioni reciproche e trovare la strada dell’unità d’azione per una pratica intersindacale a partire dai luoghi di lavoro nella prospettiva dell’autorganizzazione di nuove forme consiliari.
L’obiettivo diventa quello di costruire un ampio fronte, una coalizione o forum delle opposizioni, sociali, politiche e dei variegati movimenti sociali, studenteschi, ecologisti, femministi: poiché ci sono comuni interessi e evidenti convergenze tra questi soggetti. Per opporsi al ricatto padronale è fondamentale la costruzione della risposta unitaria, democratica e partecipata di tutti i soggetti sociali, ma sul terreno della lotta al neoliberismo e al capitalismo.
Combattiamo ogni forma di razzismo ogni manifestazione di fascismo e xenofobia. L’unico modo per rispondere al clima di paura è quello di costruire la mobilitazione attiva e solidale di lavoratori italiani e stranieri per il diritto alla casa, al lavoro, al cibo, all’istruzione ed alla sanità pubblica, ad un ambiente sano, alla cittadinanza piena; all’accoglienza e al diritto di asilo politico riconosciuto a tutti coloro che fuggono da guerre, persecuzioni, miseria, disastri ambientali.
Assistiamo all’abbandono del percorso emancipatorio, compiuto dal movimento femminista, attraverso l’imposizione del ritorno alla “famiglia”. Si afferma subdolamente una sorta di “welfare materno”: a fronte di questa regressione si affermano, da una parte, un familismo conservatore attraverso l’enfatizzazione della ‘comunità’ in cui restano invisibili i rapporti di potere tra generi e generazioni, dall’altra parte un’assunzione della “femminilità” in una visione paternalistica di cooptazione della soggettività femminile. Anche per le donne il nesso condizione/coscienza passa per la soggettivazione e la lotta al moderno nesso patriarcato/capitalismo invasivo delle vite in particolare delle giovani donne.
E’ necessario unire le lotte in difesa dell’ambiente a quelle legate al mondo del lavoro, poiché rappresentano i due principali fronti dell’opera distruttiva del capitalismo.
E’ necessario che si costruisca un rapporto politico tra tutte/i coloro che, a partire da contenuti anti-austerità e dall’internità al conflitto sociale, vogliano costruire dialogo e coordinamento. Questa ricerca unitaria non dovrà rimettere in discussione le proprie appartenenze politiche, sociali o sindacali, ma contribuire a costruire campagne comuni, iniziative e mobilitazioni in una prospettiva anticapitalista.
Discutiamo e verifichiamo quali forme di Rete antiliberista e anticapitalista sia possibile oggi costruire, quali ne siano i contenuti, le espressioni territoriali e locali.
Per questi motivi pensiamo che l’appello debba rimanere in una forma aperta, emendabile, con la possibilità di modificare ed arricchire i contenuti con nuove proposte e analisi.
Per aderire: antiliberista.anticapitalista@gmail.com, indicando nome, cognome, provenienza.