LA
LA LAND: UN GRANDE MUSICAL
di
Stefano Santarelli
“Brindiamo
ai sognatori
per
quanto folli possono sembrare.
Brindiamo
ai cuori che soffrono.
Brindiamo
ai disastri che combiniamo”
E'
passato più di un mese dalla notte magica degli Oscar e forse è
possibile oggi tracciare una riflessione più serena sul film che
indiscutibilmente è stato il trionfatore di quella notte con le sue
14 nomination
ed i suoi 6 Oscar e i 7 Golden Globe vinti (tra cui quello della
Regia, della migliore attrice protagonista, della migliore colonna
sonora e della migliore canzone), ci stiamo riferendo ovviamente a La
la land.
Era
dai tempi di “Tutti
insieme appassionatamente”
((The
Sound of Music
, 1965) che un Musical non faceva una così grande incetta di Premi
Oscar, ma il film interpretato da Emma Stone ha diviso notevolmente
la critica cinematografica con stroncature velenose ed ingenerose che
più che riguardare questa pellicola puntano a criminalizzare un
intero genere, per l'appunto quello del Musical.
La
trama è liberamente ispirata al film francese interamente
cantato di Jacques Demy “Les
Parapluies de Cherbourg”
(1964) vincitore della Palma d'oro a Cannes interpretato dalla grande
Chaterine Deneuve e dal nostro Nino Castelnuovo. E narra la
tormentata storia d'amore che si svolge a Los Angeles tra Sebastian
(Ryan Gosling), un pianista jazz, e Mia (Emma Stone) una aspirante
attrice. Sebastian entra in una jazz band "The Messengers"
la quale anche se non soddisfa le sue aspirazioni musicali gli
garantisce una stabilità economica mentre Mia, su suggerimento di
Sebastian, mette in scena un monologo teatrale che si rivela un
fiasco. Mia sconvolta dal fallimento della sua prova teatrale e
dall'assenza di Sebastian che non assiste al suo monologo per un
impegno con la sua jazz band abbandona Los Angeles per ritornarsene
nella sua cittadina natale in Nevada.
Sarà Sebastian a dovere andare da Mia per comunicargli
che una regista presente nel suo fallimentare monologo teatrale vuole
fargli un provino per un film e a convincerla a ritornare a Los
Angeles.
Le loro strade artistiche fatalmente si dividono e
cinque anni dopo rivediamo Mia, diventata un'attrice di successo,
sposata con un altro uomo e madre di una bambina che per caso entra
in un locale jazz con il logo da lei stessa ideato (Seb's), Sebastian
accortosi della sua presenza suona, in preda ad un turbamento più
che comprensibile, il tema della loro canzone d'amore e vediamo
quindi con gli occhi di Mia come sarebbe potuta continuare la storia
d'amore con Sebastian in un vero finale alternativo e quando Mia
lascia il locale insieme al marito scambierà uno sguardo complice ed
affettuoso con Sebastian che rivela ancora il profondo amore e
rispetto che lega questa coppia.
Come si vede una trama in fondo esile come tradizione di
molti musical statunitensi.
Il giovane regista e sceneggiatore franco-statunitense
Damien Chazelle fin dall'inizio del film, sottolinea con forza
l'irrealtà che caratterizza per ovvi motivi i film musicali. Infatti
inizia con uno spettacolare e coinvolgente ballo su un'autostrada
intasata di automobili proprio per fare comprendere immediatamente
allo spettatore che film si sta apprestando a vedere. E' evidente che
gli automobilisti bloccati dal traffico tutto provano tranne che il
desiderio di cantare e di ballare, ma la forza di un musical è
proprio nel non rappresentare il mondo reale con buona pace di molti
critici.
E come musical si deve riconoscere che La la land è
perfetto nel suo genere. Girato in un inconsueto Cinemascope anni '50
ed in gran parte in luoghi reali come il celebre “West side
story” si caratterizza per le coinvolgenti musiche e le
canzoni di Justin Hurwtiz che sono perfettamente funzionali alla
storia narrata nel film e le coreografie e le scene di ballo non
fanno rimpiangere i classici del genere come Sette spose per sette
fratelli . Insomma ci troviamo di fronte ad un musical, che oltre
a rinverdire un genere quasi scomparso, non abbiamo nessun timore a
definire perfetto. Eppure questo film si è attirato satroncature
ingenerose specialmente da parte di una certa critica radical chic
che rimprovera alla bravissima Emma Stone addirittura “gli occhi da rana”. Ora è indiscutibile che la Stone non abbia la voce di
una soprano come Julie Andrews, l'indimenticabile interprete di Mary
Poppins e Tutti insieme appassionatamente, né che sia una
ballerina come Debbie Reynolds o Cyd Charrisse, ma la sua
interpratazione giustifica ampiamente il Premio Oscar ricevuto anche
se lo avrebbe meritato molto di più per il suo precedente film
Birdman ma si sa che questo genere di riconoscimenti
difficilmente premiano la migliore interpretazione di un attore.
Anche Ryan Gosling, che insieme alla Stone è l'unico
vero attore del film e che nella vita reale è un vero musicista è
perfetto nella parte di Sebastian.
La la land è pieno di omaggi a grandi film del passato così
quando Gosling canta “City of stars”, canzone premiata con
l'Oscar, rimanda nell'appoggiarsi ad un lampione al Gene Kelly che
intona la celebre Singing in the rain, la scena
all'Osservatorio invece alla tragica coppia James Dean e Nathalie
Wood di Gioventù bruciata, nella camera di Mia si trova un
grande murales con il volto di Ingrid Bergman e potremmo continuare
ancora con queste citazioni che Chazelle si diverte a mettere nel suo
film.
La la land è un film molto più profondo di quello che può
apparire in una prima visione molto distratta ed il tema della
solitudine che in fondo caratterizza il rapporto tra Mia e Sebastian è una
metafora che caratterizza purtroppo la nostra stessa società.
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