Torno brevemente sulla questione dell'uscita dall'euro, dopo aver letto un interessante intervento di Riccardo Achilli di Risorgimento Socialista, per concludere le mie considerazioni su tale argomento, già poste in precedenza.
La vexata quaestio non è di poco conto né dalle conseguenze indolori, come lo stesso Achilli ammette, nella sua conclusione: “Non
bisogna essere degli illusi, e pensare che la fase di fuoriuscita
dall’euro e di ricostruzione del neo-Sme non sarebbe foriera di
conseguenze sociali pesanti, soprattutto per i ceti popolari più
fragili.
Non sarà una passeggiata. Ci saranno forti fughe di capitali ai
Paesi economicamente meno competitivi o più indebitati.”
L'unione
monetaria avrebbe dovuto procedere di pari passo con l'unione
politica e invece ci troviamo con un mostro con una gamba assai lunga
e una cortissima, quasi inesistente che, in questo modo, non solo non
cammina, ma rischia di crollare persino nel tentativo maldestro di
stare in piedi, da un momento all'altro.
Come
fanno i cittadini europei ad avere fiducia in un governo politico
della UE se non la hanno nella politica monetaria della stessa UE?
La
politica del “più Europa” non può certo coincidere con una
maggiorazione di “questa Europa” che appare come una Austerity
Union.
Tutti
i maldestri e parziali tentativi di dare una parvenza di unione
politica al contingente sono concretamente coincisi con delle
proposte di stampo tecnocratico come quella della cosiddetta
“relazione dei cinque presidenti” o peggio, quella teorizzata da
Schauble che consiste in una sostanziale stabilizzazione
dell'egemonia degli stati più potenti e competitivi.
Tutto
questo sembra, per altro, gettare benzina sul fuoco di coloro che
esigono una liquidazione complessiva della UE, o per lo meno
dell'eurozona. E se ciò avvenisse?
Certamente
la xenofobia già dilagante non ne risulterebbe diminuita, ma
aumenterebbe esponenzialmente, e non diminuirebbero nemmeno i rischi
di attentati terroristici, come dimostra palesemente il caso
dell'Inghilterra post-brexit. Semmai aumenterebbero, per le
difficoltà di coordinare meglio gli sforzi di intelligence su scala
continentale.
Dire
che l'euro è stato creato male e che una volta dentro bisogna
darsela a gambe levate sono due cose profondamente diverse.
Sicuramente l'euro ha creato condizioni catastrofiche, ma uscirne non
ripristinerebbe automaticamente le condizioni iniziali. La situazione
è più o meno quella di chi cammina su un campo minato senza avere
una mappa del percorso da intraprendere, non può certo tornare
indietro alla rinfusa senza rischiare di saltare in aria, e nel
nostro caso specifico, facendo saltare allo stesso tempo accordi
sulla sicurezza, sul clima, sulla libertà di movimento e su tanti
altri ambiti sociali, culturali ed ambientali.
La
conseguenza immediata sarebbe la fuga dei capitali o l'immediato
convertirli in valute più pregiate ed una stima della svalutazione
che si avrebbe della nuova lira che partirebbe in parità, in pochi
mesi, non sarebbe inferiore al 30%. E' dunque sostenibile per una
massa di gente che in Italia già rischia la povertà assoluta nel
25% dei casi della nostra popolazione, una ulteriore discesa a
precipizio nella miseria più nera? Nemmeno le banche italiane di
interesse nazionale reggerebbero ad una tale onda d'urto e
rischierebbero di finire in pasto ad altre estere più grandi, con la
conseguenza paradossale che il tanto sbandierato sovranismo si
tradurrebbe in un rapido servilismo bancario e monetario.
Per
come conosciamo il nostro territorio, anche i più rigidi controlli
sugli spostamenti di capitali verrebbero comunque aggirati e a
patirne sarebbero solo gli investimenti esteri nell'economia
italiana, considerata meno che spazzatura.
Il
problema, come dimostrato ampiamente da brexit, non è uscire dalla
UE, ma è piuttosto uscire dal fondamentalismo del mercato, perché
il problema non è rappresentato da un'area monetaria continentale,
quanto piuttosto da un sistema economico globale.
La
riprova sono gli USA, dotati di piena sovranità monetaria, ma che
hanno un mercato ancora più rapace e disuguaglianze ancora più
rovinose, con una classe politica che di politico non sa fare e non
vuole fare nulla, essendo totalmente manovrata dalle lobbies che la
portano al potere, fino a farsi lobby essa stessa, come nel caso di
Trump, e vincere le elezioni presidenziali.
Gli
stati nazionali sono i primi ad andare in pasto alle lobbies, ancora
più rapidamente di come avvenga nella UE, perché se almeno nella UE
esse hanno l'obbligo di essere registrate e denunciate pubblicamente,
nei singoli stati questo obbligo non esiste. In Italia, poi, non ne
parliamo, tutto è occulto ed avviene in spregio ad ogni regola di
trasparenza e di pari opportunità. Per cui, paradossalmente, il
liberismo e le mire speculative, con il ritorno allo stato nazionale,
non solo non diminuirebbero, ma aumenterebbero vertiginosamente; non
si mette una toppa in un vestito nuovo. Una classe politica corrotta,
padrona della sua moneta non sarebbe certo migliore di una classe
politica corrotta che usa una moneta non sua. Anzi, potendo stamparne
a piacimento, e avendo già capitalizzato le sue risorse in moneta
forte, non avrebbe scrupoli a infischiarsene di regole e di leggi
nazionali e costituzionali, in barba ad ogni comitato di liberazione.
Si
dice che la GB abbia voluto l'uscita dalla UE per “riprendersi il
controllo della sua economia”, ma, a guardare bene i fatti, la GB
ha usato negli ultimi anni la sua autonomia nazionale prevalentemente
per bloccare ogni tentativo di tassa transnazionale sulle transazioni
finanziarie continentali, per impedire le proposte europee sulla
limitazione della vendita allo scoperto oppure addirittura per
stoppare ogni limite ai super-bonus destinati ai banchieri.
Quello
che accade oggi in Europa è che, a causa delle perduranti politiche
di interesse più nazionale che europeo, vari paesi fanno
sistematicamente ricorso all'elusione o alla riduzione della
pressione fiscale per scippare al vicino preziosi capitali,
contribuenti o persino pensionati, come è sempre più evidente per
il caso di quelli italiani in fuga verso le Azzorre. Ma ovviamente la
detassazione per le multinazionali influisce molto di più.
Il
sistema europeo sta di fatto portando ad un doppio regime fiscale, di
favore per grandi capitali e grandi gruppi multinazionali e
vessatorio per i cittadini europei, questo ovviamente portando ad un
disastro nei vari regimi fiscali di ogni stato e scatenando una corsa
all'accaparramento delle condizioni elusive più favorevoli. Le più
grandi corporations europee ed americane sono ormai espertissime in
triangolazioni e spezzatini aziendali per aggirare ed eludere i vari
sistemi fiscali e cercarsi quelli a loro più convenienti.
Di
fronte a tutto ciò la UE non è restata inerte, il Parlamento e la
Commissione da vari anni spingono verso una maggiore armonizzazione
fiscale e per normative comunitarie più rigide in ambito fiscale, ma
fino ad oggi, non abbiamo avuto che riforme apparenti e non
sostanziali e di scarso risultato effettivo. Tutto questo ha anche
una spiegazione palese, nello stesso rapporto UE. Gli stati
semplicemente oppongono veti e resistenze sia per impedire normative
fiscali intercontinentali sia per consentire informazioni più
trasparenti. Il caso di Junker contemporaneamente presidente della
Commissione Europea e primo ministro del Lussemburgo, indaffarato a
bloccare le misure anti-evasione, parla da solo.
Si
parla molto anche di recuperare il primato della politica
sull'economia, ma si trascura del tutto il fatto che il cosiddetto
monoteismo dei mercati non è un dogma religioso o metafisico e
nemmeno una risultanza metereologica, bensì un preciso progetto
politico che non è meno rovinoso se applicato in ambito nazionale.
Lo
stesso Trump si pone contro i trattati economici internazionali, in
nome di un neoprotezionismo che però brutalmente seppellisce
l'assistenza sanitaria e le politiche di salvaguardia ambientale.
La
May in Inghilterra invoca la Brexit minacciando di far diventare la
GB il paradiso dei più grandi evasori fiscali del globo. Bella
prospettiva patriottica davvero!
Vogliamo
dunque uscire dall'Europa per trovarci in pasto ai paladini del
manganello nazional-liberista, come la Tatcher e Regan?
Una
oligarchia nazionale è meno corrotta di una transnazionale?
Non
si tratta dunque di cambiare moneta ma di cambiare seriamente
politica.
Possiamo
anche allestire un cosiddetto piano B, e prendere in considerazione
una seria sovranità monetaria, però se abbiamo una banca centrale
indipendente e in buona parte ancora in mani private, come potremo
avere una seria autonomia monetaria e per di più sovranità e
democrazia? Avremo solo disfatto una BCE per avere un'altra bce, in
piccolo, in Italia. Dovremmo far tornare piuttosto la Banca d'Italia
di proprietà pubblica, ma se non ci siamo riusciti nemmeno con un
referendum sull'acqua, siamo proprio sicuri che ci riusciremmo
addirittura con la Banca d'Italia? Noi non riusciamo ad avere neanche
delle maggioranze parlamentari su politiche molto più blande che la
riguardano ora.
Senza
un cambiamento radicale della politica, non avremo mai un
cambiamento radicale dell'economia, né a livello europeo e tanto
meno in ambito nazionale, anzi, come abbiamo dimostrato, il ritorno
all'ambito nazionale scatenerebbe una vera e propria carneficina
sociale a tutto beneficio degli inossidabili corrotti di sempre che
continuano a detenere le leve del potere.
Noi,
quindi aborriamo la parola “sovranista” e consideriamo
millantatori tutti coloro che la usano al posto di quella ben più
significativa di “patriota”, scindendo così la sovranità
monetaria da quella politica, e facendo credere che basti l'una senza
l'altra.
Diceva
Mazzini: “La Patria non è un territorio; il territorio non ne è
che la base. La Patria è l'idea che sorge su quello; è il pensiero
d'amore, il senso di comunione che stringe in uno tutti i figli di
quel territorio
Finché
un solo tra i vostri fratelli non è rappresentato dal voto nello
sviluppo della vita nazionale, finché uno solo vegeta ineducato tra
gli ineducati, finché uno solo, capace e voglioso di lavoro, langue
nella miseria, per mancanza di lavoro, voi non avrete Patria come
dovreste averla, la Patria di tutti, la Patria per tutti
Il
voto, l'educazione, il lavoro sono le tre colonne fondamentali della
nazione; non abbiate posa finché non siano per opera vostra
solidamente innalzate”
Finché
anche uno solo continuerà a considerarsi sovranista e non patriota,
avremo solo specchietti per le allodole, misere illusioni spesso
strumentali
Non
si tratta infatti di moneta o di nazionalismo, ma di carne viva,
quella di un popolo e di tanti popoli che Mazzini considerava
europei.
Così,
senza questi tre requisiti fondamentali, in ambito italiano ed
europeo, noi non solo non avremo moneta né Patria, ma neanche pace
prima o poi, come la storia ha ampiamente dimostrato.
Il processo di "basso impero", cioè l'agonia di una società giunta alla fine della sua parabola discendente, l'imputridirsi dei parametri sui quali si basava e infine la sua morte, per dare vita ad un nuova società, basata su valori diversi (non necessariamente migliori, ma diversi), è un processo che la storia umana degli ultimi 70 mila anni ci ha insegnato essere rapido, intorno a 30, massimo 40 anni.
RispondiEliminaE in effetti 30 anni sono in scala storica un periodo di tempo molto breve, un battito di ciglia, rapportato ai 70 mila anni. Ma in termini personali, delle nostre piccole biografie umane, lo abbiamo già detto, sono una generazione, anche due, quindi una enormità. In passato, quando la durata media della vita era molto inferiore (l'allungamento è un fenomeno degli ultimi 80-100 anni), era un periodo che incasinava la vita, quasi tutta la vita, ad almeno una generazione, colpendo anche una seconda (quella precedente) e una terza (quella successiva). Cioè stavano un pò male i nonni, male o malissimo i figli, un pò male i nipoti (che poi sperimentavano il nuovo, nel prosieguo della loro vita).
Il basso impero attuale, lo schfo e l'immondezzaio che ci circonda e che attanaglia tutto l'occidente, che dura da una buona ventina d'anni e probabilmente durerà ancora 10 o 15 anni, a quelli della nostra generazione ha rovinato gli anni della maturità e della vecchiaia. Ma ai nostri figli ha rovinato la vita.