Cominciamo col dire che
Socialismo e Sinistra è un tautologismo inutile, tanto assurdo
quanto rivelatore di come il Socialismo, in Italia, ma non solo,
negli ultimi tempi si sia progressivamente corrotto, fino a far
perdere al significante (alla parola Socialismo) il significato che
per circa un secolo ha avuto nella mente e nel cuore di chi ha sempre
creduto in questo grande ideale.
Perché se uno ha bisogno
di associare alla parola Socialismo anche la parola “sinistra”,
vuol dire che teme che ci possa essere anche un socialismo non “di
sinistra”, quando non è mai esistito né potrà mai esistere un
socialismo “non di sinistra”. Dato che il cosiddetto “socialismo
di destra” si è spesso e solo chiamato fascismo, sempre che il
fascismo abbia, anche lontanamente ereditato qualcosa, tramite il suo
Duce, dal socialismo, il che è tutto da dimostrare e da verificare
in sede storica e storiografica.
I socialisti oggi in
Italia sono quanto di più vario, e purtroppo “avariato”, possa
esistere nel panorama politico, per cui forse sarebbe il caso di
cercare il Socialismo italiano, facendo riferimento a chi ancora
crede nel Socialismo piuttosto che annasparlo tra chi si professa
socialista, appartenendo, per esempio, all'unico partito che in
Italia si chiami socialista. Riferire come quest'ultimo, da quasi un
decennio segua le sorti del PD, e in ultimo nella versione
assolutisticamente renziana di questo partito, sarebbe tediare il
lettore, sono cose sotto gli occhi di tutti e abbastanza scontate e
deprimenti.
Inutile quindi cercare il
Socialismo in Italia con il lanternino di Diogene del PSI, perché
esso è spento da tempo. L'unica cosa assurda è il fatto che
qualcuno si ostini a tenerlo in mano, come un cerino spento.
Dove cercarlo allora? Tra
gli eurofobi nazionalisti, considerando che il Socialismo ha sempre
avuto un respiro internazionalista e ha sempre considerato l'Europa
come un orizzonte in cui sviluppare, a livello continentale, la
libertà e la giustizia sociale? Un po' difficile seguire questa
tortuosa strada..e allora?
Lo cerchiamo nel cantiere
di una sinistra che stenta a darsi un programma e un progetto
culturale unitario e condiviso, essendo permanentemente ostaggio dei
suoi personaggi ormai anche piuttosto attempati, sempre in fregola
dei primi posti in lista? Lo cerchiamo nelle piazze di questo
cantiere aperto in cui ai socialisti non viene nemmeno consentito di
parlare?
O lo cerchiamo, infine,
seguendo l'appello di una giovane donna socialista che propone di
unire la cosiddetta sinistra a partire dall'articolo 3 della
Costituzione?
Ora, a parte il fatto che
la Costituzione dovrebbe essere un patrimonio di tutti e non solo di
una parte politica e che anche una vittoria referendaria resta quella
di un popolo e non di una parte di esso, dato che anche chi perde
riconosce il valore della democrazia e di ciò che essa decreta, a
parte questo, restano nel cartello dei cosiddetti brancaccini (già
il solo fatto che tale gruppo si debba identificare con un luogo in
cui ci si è riuniti parla da solo) alcuni nodi irrisolti e
difficilmente risolvibili.
Dove sta, in questo
gruppo, il programma comune che potemmo identificare come socialista?
Dove i programmi economici, dove le coperture, dove le iniziative
politiche e dove e su cosa le eventuali convergenze politiche per
realizzarli?
Siamo davvero sicuri che
esso non sia l'ennesima versione aggiornata e rivista del solito
cartello elettorale, di cui in passato abbiamo già trangugiato le spoglie in una
infinità di caleidoscopiche versioni? Dove il confronto aperto anche
in rete, con quel popolo disperso e diviso della sinistra che si
vorrebbe rappresentare? Dove le eventuali nuove candidature, rispetto
ai nomi che da sempre mettono il loro berrettino logoro su ogni lista
che rechi la connotazione della sinistra?
E infine quale garanzia
che, una volta eletti, questi rappresentanti non siano tentati dallo
sport di gran voga in tutto il panorama politico italiano, compreso
quello delle new entry, e cioè il salto anche spericolato della
quaglia che cade sempre sul morbido? Inutile citare i nomi illustri
di rappresentati di SEL passati al PD o altri grillini artefici della
transumanza parlamentare o sociolisti, soci di ogni lista da un
pezzo..
Il vincolo di mandato non
è legge, ma potrebbe essere qualcosa che distingue un serio partito
che ha come obiettivo la rinascita di valori autenticamente
socialisti, considerando proprio il fatto che la storia socialista è
stata tutto un susseguirsi di autolesionistici scissionismi e di
patti scellerati con i vari poteri di turno, a partire da quello
rovinoso di “pacificazione” con il fascismo...per finire con
l'abbraccio con Berlusconi e Renzi.
E' questo soprattutto che
ha immiserito il socialismo italiano, fin dai tempi di Craxi che, pur
nei suoi parziali successi, non fece mai a meno, per ragioni di
“numeri”, dei compromessi con quel potere che, alla lunga, ha
amato più se stesso che “fotterlo”, come poi, in ogni caso, ha
fatto.
I socialisti, per tornare
ad essere credibili, devono tornare alla unica loro vera antica
ragione sociale, quella del lavoro, della scuola, dei servizi e dei
beni comuni, che ha caratterizzato da sempre la loro storia,
aggiornando le strategie di lotta alle sfide del mondo della
globalizzazione. E considerando per questo, che la loro credibilità,
non crescerà mai solo con gli slogan del più tasse, più
patrimoniale, più IMU, ma soltanto rilanciando il ruolo fondamentale
del controllo democratico delle istituzioni, perché solo rimettendo al primo posto il ruolo dello Stato si può combattere seriamente la speculazione
turbocapitalista. Ammodernando e rendendo più efficiente l'apparato
pubblico, per restituire ad esso la centralità che gli compete,
invertendo la spirale del debito con cui da una parte si continua a
tagliare e dall'altra si continua a sprecare. Non è possibile
essere così idioti da presentarsi in Europa asserendo che si sono
tagliati 30 miliardi di spesa “cattiva” quando si sono aggiunti
altri 40 di spesa “buona”. Come se un padre di famiglia
dicesse..ho buttato alcoolici e sigarette, ma ho comprato un sacco di
torte e gelati..
Cerchiamo di non essere
ridicoli quando cerchiamo un confronto costruttivo in Europa,
cerchiamo di non avere i dirigenti pubblici più strapagati di tutto
il mondo occidentale, di non incrementare il loro parco auto, di
saperci garantire una amministrazione che non sia più collusa in
alcun modo con le mafie che la fanno da padrone nel nostro paese.
Insomma, invece di tartassare e pietire, tagliamo davvero certi nodi
strutturali.
Questi sono i punti su cui
si gioca la credibilità di un serio programma socialista.
Il bambino cresce quando
la smette di battere i piedi o di sbattere le porte reclamando a
tutti i costi la sua autonomia, e riesce finalmente a relazionarsi in
maniera costruttiva con gli altri membri della sua famiglia, che
così, finalmente, trae giovamento anche dal suo contributo, lo stima
di più e lo considera anche degno di maggiore autonomia.
Più o meno lo stesso
accade in uno Stato, velleità, opportunismi ed ideologismi non
apportano che regressioni sempre più costose a cui ovviamente si
aggiungono altre questioni che, nell'incalzare di certe emergenze
contingentali, aggravano ancor di più la situazione.
Qual è il programma
socialista per affrontare e risolvere la questione dei migranti?
Esiste? Qualcuno della cosiddetta sinistra construens è capace di
raccontarcelo, prima ancora di dirci, se non votate noi, vince la
destra?
Siamo capaci di
trasformare i centri di raccolta dei migranti in centri educativi,
dove si insegna la lingua, la cultura, e soprattutto la Costituzione
Italiana, pena il rimpatrio immediato?
Possiamo seriamente impedire
che giovani e aitanti ragazzi africani se ne stiano all'uscita di
ogni supermercato chiedendo l'elemosina tra un'occhiata e l'altra al
loro smartphone? E sì che un tempo i socialisti lottavano per
togliere dalla strada, vecchi, vedove e malati che non avevano altra
risorsa che elemosinare per sopravvivere. Dei giovani alti, robusti,
ben vestiti, con il loro smartphone che chiedono l'elemosina ad ogni
angolo di strada sono un insulto al senso stesso della misericordia,
questo dovrebbe capirlo anche Papa Francesco e una volta per tutte.
Siamo capaci di trasferire
le nostre forze militari dal deserto dei tartari afghano o da altre
zone remote del mondo, in altre più importanti e strategiche per il
nostro Paese e per l'Europa?
Siamo in grado di rispettare
chi ci ricorda le regole per stare in Europa, facendoci altresì
rispettare quando altri se ne infischiano persino di ciò che
predicano?
Un governo socialista
dovrebbe capire che ogni eventuale punto in più di PIL è un bene
preziosissimo che non va sprecato, che ad ogni anche minima crescita
dell'economia si deve accompagnare una saggia e responsabilissima
amministrazione delle risorse aggiuntive disponibili, e soprattutto
dovrebbe capire che non si possono né debbono chiedere sacrifici
alla gente senza che chi li chiede debba essere disposto a dare il
buon esempio, facendoli in prima persona. Che è inutile tassare di
più se tutto continua a finire nel buco nero dell'inefficienza e
della corruzione, nei monumenti delle opere incompiute che sfregiano
il nostro territorio. Che la questione ambientale è indissolubile
rispetto a quella sociale, perché si crea e si mantiene il lavoro
sapendo anche mantenere e valorizzare l'ambiente. Che salvare posti di lavoro è più importante che salvare banche dirette con mire speculative e che se uno investe in esse per poi essere frodato, la comunità non ha alcuna responsabilità per salvare ciò che egli stesso ha voluto buttare come in una slot machine.
Diceva un tempo Ernesto
Che Guevara: “Nosotros, socialistas,
somos más
libres porque somos más plenos;
somos más plenos
por ser más libres”
Noi socialisti siamo
più liberi perché siamo più integri; siamo più integri, per
essere più liberi.
Ecco, questo è l'unico
programma che può restituire credibilità al Socialismo in Italia e
altrove, dimostrare che l'integrità, l'onestà e l'incorruttibilità
garantiscono il buon esempio e la capacità di distinguersi da altri.
Forse per qualcuno tutto
ciò potrà sembrare, specialmente dopo tangentopoli, utopia, o, nel
desolante panorama politico italiano, illusione, eppure non vi è
altra strada.
Se la sinistra non è
altro che un insieme di capi, capetti e capettini, in cerca di un
posterello al sole, una lista di valvassini e valvassori eterodiretti
dal vassallo di turno di un centrosinistra speculare al centrodestra,
ciascuno in fregola per la sua pars dominica, nel perdurante ed
immutabile feudalesimo politico italiano, l'espressione Socialismo e
sinistra non è più un tautologismo ma diventa persino un ossimoro, non la
ripetizione di un concetto, ma una contraddizione irrisolvibile.
Solo l'integrità morale,
la coerenza e la fede cristallina nei valori ed ideali perenni del
Socialismo, potrà restituire ad esso una prospettiva politica
credibile. Solo in base a ciò ci si può seriamente riaggregare, in
primo luogo tra socialisti, perché solo una autentica fede può
garantire una prassi.
In mancanza di questo,
rassegniamoci pure al museo delle cere e senza condizionatore d'aria.
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