POTERE AL POPOLO:
LA MISERIA DELLA SINISTRA
di Stefano Santarelli
Chi
scrive questa nota è sempre stato molto scettico sulla nascita di
Potere
al popolo,
una
lista elettorale creata per le ultime elezioni politiche la quale
all'inizio non aveva nessuna intenzione di costituirsi come partito e
che si è presentata all'esterno come prodotto di una moderna
“immacolata concezione”, di una lista nata dal basso ed
espressione di movimenti purtroppo totalmente immaginari. In
realtà questa lista non è nata dal basso, ma è stata costituita da
un minestrone di varie forze politiche che vanno dai Centri sociali
fino ai transfughi del PSI con un programma in cui vi era tutto ed il
contrario di tutto.
La
pesante sconfitta elettorale di tutta la sinistra ha investito
fatalmente anche questa nuova formazione, sconfitta volutamente
negata da tutte le componenti di PaP dove questa lista ottenne un
misero 1,1%, un mediocre risultato che non era assolutamente
giustificabile con l’oscurantismo mediatico, con le limitate
risorse ed il poco tempo a disposizione.
Potere
al popolo il
4 marzo non è riuscito a scalfire l’elettorato e a rappresentare
quindi la volontà di cambiamento e di protesta contro una casta
politica che sta portando il paese ad un impoverimento crescente
colpendo i livelli di vita dei ceti medio-bassi. Infatti nonostante
la grande partecipazione elettorale questa volontà di cambiamento si
è indirizzata verso il M5S e la Lega le quali hanno ottenuto non
solo il loro miglior risultato elettorale ma un vero trionfo politico
e se oggi fossimo costretti a ritornare alle urne i sondaggi indicano
che l'attuale governo giallo-verde otterrebbe come minimo il 60% dei
suffragi.
Dopo
neanche sei mesi Potere al Popolo ha dovuto registrare
l'uscita di due importanti formazioni politiche che hanno contribuito
alla sua nascita: il nuovo Partito comunista italiano e
Sinistra Anticapitalista le quali hanno lamentato la
decisione da parte dell'ex OPG di Napoli "Je so pazzo,
della Rete dei comunisti e di Euro-Stop
l'organizzazione guidata da Giorgio Cremaschi di volere
costituire PaP non più come movimento ma come una vera forza
politica organizzata tradendo lo spirito del Manifesto fondativo di
Potere al popolo:
“Potere
al popolo non è un partito ma
vuole essere un movimento politico-sociale di alternativa dentro il
quale convivono posizioni e culture diverse impegnate nella
costruzione di uno spazio e un soggetto unitario. Con il nostro
manifesto ci siamo infatti impegnati a costruire “un movimento
popolare che lavori per un’alternativa di società ben oltre le
elezioni (…) Un movimento di lavoratrici e lavoratori, di giovani,
disoccupati e pensionati, di competenze messe al servizio della
comunità, di persone impegnate in associazioni, comitati
territoriali, esperienze civiche, di attivisti e militanti, che
coinvolga partiti, reti e organizzazioni della sinistra sociale e
politica, antiliberista e anticapitalista, comunista, socialista,
ambientalista, femminista, laica, pacifista, libertaria,
meridionalista che in questi anni sono stati all’opposizione e non
si sono arresi. ”
Lo
scontro si è fatto più duro in questi giorni quando le componenti
“Je
so pazzo” e
di “Euro-Stop”
hanno
voluto ad ogni costo dotare Pap di uno statuto politico, primo passo
per la costruzione di un nuovo soggetto politico autonomo e
indipendente, cioè di un vero e proprio partito: «un’organizzazione
omogenea, aperta e comunicativa verso l’esterno, partecipata e non
burocratica, che deve agire velocemente e non può essere limitata
nella sua azione».
Non
più quindi un movimento, ma una organizzazione politica omogenea
definita da uno statuto con tanto di quote e tessere passando quindi
da un progetto unitario, fondato sulla decisione condivisa ad una
forza politica basata sul 50 +1 nel nome della “governabilità”
con consultazioni su internet.
Una
decisione questa francamente risibile ed incomprensibile visto il
mediocre risultato elettorale del 4 marzo ed i sondaggi per le
europee che vedevano Pap sì al 2 “%, ma soltanto a spese di Liberi
e Uguali.
E su questa decisione di dotarsi di uno statuto si è prodotta la
spaccatura più dolorosa.
Rifondazione
comunista,
un partito determinante nella raccolta delle firme per la
presentazione alle elezioni politiche del 4 marzo, di fronte alla
testardaggine di "Je so Pazzo" e di Euro-Stop nel volere
uno statuto od ogni costo ha presentato uno statuto alternativo (lo
Statuto 2).
A
questo punto si è assistito francamente ad uno spettacolo che
definire indecente è dire poco.
“L'apparato”
di Pap vale a dire i siti informatici che erano e sono in mano alla
componente “Je so pazzo” ha ostacolato con tutti i mezzi a sua
disposizione i sostenitori dello Statuto 2 costringendo Rifondazione
a ritirare la sua proposta di statuto e ad uscire da Potere al
popolo.
Il
dibattito tutto informatico svoltosi su facebook è stato
caratterizzato da una serie di pesanti insulti da una parte e
dall'altra che fatalmente lasceranno il segno per i rapporti futuri
tra queste due componenti.
Quello
che è certo oramai è che Potere
al popolo non
è più un movimento politico caratterizzato da una sua eterogeneità
con varie formazioni al suo interno, ma una piccola organizzazione
politica che forse manterrà il simbolo ed il nome originale ma che
non sarà altro che una nuovo gruppo autoreferenziale di cui non si
sentiva affatto il bisogno.
Bisogna certamente riconoscere che il contesto politico in cui la sinistra (o per meglio dire quello che ne rimane) è costretta ad agire è veramente arduo. Sia per fattori oggettivi (una società oggi refrattaria a contenuti e messaggi di sinistra, basti pensare a tutte le tematiche che coinvolgono il problema dell'immigrazione) e fattori purtroppo soggettivi come la miopia e l'incapacità dei propri "dirigenti" che non riescono a mettere in campo una strategia credibile ed efficace per ricostruire una presenza di massa nella politica italiana.
Come
si vede in fondo questo scontro dentro Potere al popolo
purtroppo dimostra che piccolissime questioni, meschine
ambizioni ed egoismi continuano a fare abortire nuovamente ogni
tentativo di costituire un nuovo soggetto politico che possa avere un
futuro sia pure in un momento difficile come l'attuale.
Peccato
quindi che si siano traditi i sogni e le speranze di tanti militanti
e simpatizzanti della sinistra i quali hanno dimostrato in questi
mesi un lodevole spirito unitario ed una volontà di lavorare in
comune cosa questa necessaria se si vuole battere questo governo
giallo-verde che si sta caratterizzando per il razzismo e per i suoi
proclami che non corrispondono alla gravità della situazione
politica ed economica del nostro paese.
Guarda che quello di Rifondazione era solo un pretesto per uscire e apparentarsi con De Magistris e Sinistra Italiana. Creare un soggetto costituente con PaP avrebbe significato rinunciare a quelle 2/3 posizioni di potere e denaro che ancora gli rimangono. Poi a me non piace la posizione di PaP e verso dove tende, però Rifondazione conosceva fin dall'inizio l'ambizione di PaP e l'ha solo sfruttata per galleggiare, come Sinistra Italiana e Partito Comunista Italiano.
RispondiEliminaCome si costruisce un partito di classe?
EliminaLa domanda principale che bisogna porsi é questa.
A mio parere,con i tempi che corrono, occcore unirsi su un programma nettamente anticapitalista che tuttavia sappia intercettare la residuale lotta di classe.
Nel partito devono convivere tendenze e frazioni nel rispetto del programamma.
La base deve essere il fulcro non il dirigente di turno che, per mantenere il suo ruolo,si oppone all'unita o espelle i dissidenti(mi riferisco anche ad alcuni avvenimenti nell'area della sinistra riviluzionaria).
HO votato PaP e continuerò a farlo. Che Rifondazione, al di là dal fatto che sia ben ferrata sulle dinamiche politiche all'interno di un partito, abbia cercato di mettere il cappello su PaP è quasi fuori discussione. Dotarsi adesso di uno statuto per trasformare il movimento in un partito strutturato con tanto di tessere e direzione, mi sembra prematuro, e non per lo scarso risultato elettorale. Non sono d'accordo con chi sostiene che la mancanza di visibilità non abbia giocato, al contrario. Viviamo nell'epoca della comunicazione globale, dove i comunicatori non sono più i leaders di questo o quel partito ma chi è capace di portare risultati all'attenzione mediatica; che poi siano illustrati da chi ha maggiori capacità dialettiche, è del tutto irrilevante. Non mi illudo. So che le vittorie costano in termini di tempo, fatica e, soprattutto, sbeffeggi; neppure di questo mi rammarico. Ho un'età in cui le illusioni hanno lasciato il passo al disincanto, per cui, anche se PaP dovesse restare all'1,1% o arrivare al massimo del 3,00% continuerò a dargli il voto... non cerco che il tempo mi dia ragione, ma che si lavori di più per averla.
RispondiEliminaPurtroppo il documento scritto da Santarelli dice la verità. Pap é fallito a causa la guerra egemonica lanciata da Euro stop.
RispondiElimina