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giovedì 17 novembre 2011

LA RISPOSTA DI UNO SCRITTORE E LE RIFLESSIONI DI UN OPERAIO





di Lorenzo Mortara

Massì un consiglio posso darlo.
Ragazzi è ora di leggere Karl Marx.
Non è mai stato tanto attuale.
Aldo Busi (1995), qui


Il mio ultimo scritto, Commentando il Monti nazionale e l’Aldo Subi internazionale, ha avuto addirittura risposta da Aldo Busi stesso. Per noi quattro gatti spelacchiati della “redazione”, è indubbiamente un evento, e per il piccolo gruppo che rappresentiamo siamo molto onorati d’essere stati degnati dalla sua penna. Perciò ci sembra giusto mettere in risalto la sua risposta, alla quale aggiungiamo le mie ulteriori riflessioni.
Secondo lo schema classico del dibattito, non supereremo botta, risposta, replica e controreplica. Per cui, un’eventuale ulteriore risposta dello Scrittore, sarà messa in vetrina ma commentata a parte, per non trasformare il blog in un disco rotto che suona sempre la stessa canzone.
La risposta di Busi è breve e a mio giudizio molto affettuosa, come del resto pieno d’amore era il mio scritto, ma come tutti i grandi scrittori, anche in poche righe, Busi ha il dono di essere stimolante, per cui un ulteriore commento si rende necessario.
Ecco qua, per cominciare, la sua risposta, segnalata per altro nel sito busiano:


Mortara! Ho molto apprezzato per il divertimento procuratomi il Suo commento pieno di storia patria e di distinguo che, a differenza dello stato del Paese, se la prendono un gran comoda: se Lei pensa che ci sarà mai il tempo e la maturazione civile e politica perché alla guida del Governo si chiami Aldo Busi e non un qualsiasi Monti, cominci subito a darsi da fare Lei, che non è un rincitrullito privo di risorse e di ingegno come me, non c’è un attimo da perdere. Ma, a meno che Lei non pensi fideisticamente di stare sulla Luna, dubito che lo farà in tempi umani: con i Suoi proclami di rivoluzione senza fare i conti della serva reazionaria che da sempre finanzia i comunisti italiani di potere, mi ricorda troppo l’occulto berlusconino clericale duro e puro alla Bertinotti. Lei ha gli ideali che si merita, io quelli che mi sono guadagnato senza chiedere mai niente e, anzi, respingendo i favori che mi si voleva forzare ad accettare. Sventolare oggi una bandiera rossa è demagogico quanto esporre la Sacra Sindone. Cordialità, Aldo Busi Ps grato se vorrà omettere la mia e-mail


Ed ecco qui sotto le mie riflessioni.
Non so se la maturazione civile e politica del Paese farà in tempo ad avere Busi al Governo, ma se lo Scrittore insiste nell’interclassismo, io da buon mulo marxista, resto più cocciuto di Lui nel mio classismo. In questo Paese, per fortuna, qualcuno non potrà mai essere maturo per Busi, perché irrimediabilmente marcio anche per un Pinco Pallino qualunque. Questo qualcuno è la classe borghese, tanto più viva, presente e parassitaria, quanto più si relega da sola, nel passato, la lotta di classe. La classe operaia, invece, non deve maturare per Busi, perché non è affatto acerba, ma perfettamente matura. Infatti, la domanda va girata: Busi è sicuro d’essere pronto per la classe operaia? Perché noi operai siamo prontissimi per Busi, ma non vogliamo mica che vada al Governo come un eletto bischero qualunque, vogliamo che l’abbatta il Governo. Busi, così classico e greco come ogni persona nata in provincia d’Atene o giù di lì, non vorrà mica farci credere anche Lui alla favola della democrazia parlamentare come sola forma possibile, metafisica e antistorica, di democrazia?
Non c’è operaio che alla mattina, in fabbrica, alla macchinetta del caffè, non mi spieghi, in parole popolari, la concezione marxiana e classista dello Stato. Nessuno più degli operai conosce Stato e rivoluzione di Lenin, perché nessuno più di loro quel libro ce l’ha dentro. Se però Busi vuol governare il Parlamento borghese anziché la Comune Italia, a noi va bene lo stesso. Anche in quel caso, infatti, saremo sicuri di avere almeno un rivoluzionario tra un migliaio di culi bianchi e lo voteremo con gioia. Ma solo se accetterà la sfida di essere uno contro tutti come al Costanzo Show, e non uno con tutti, come ha dimostrato nell’abbraccio al Monti, e quindi al Parlamento intero che gli ha dato la sua stessa fiducia. Crede, forse, Busi che ci sia così tanta differenza tra il quoziente intellettuale medio del telespettatore del Costanzo Show e i telecomandati del Capitale in Parlamento? Sono solo due merci, per giunta avariate, della stessa catena di supermercati.
Busi dia l’addio al Monti, non il benvenuto. Non si preoccupi troppo dei tempi che corrono, andranno molto più lenti e potranno persino aspettarlo quando non li accelererà più spingendo avanti i tecnici, improvvisati politici, che vogliono aggiustare l’Italia più o meno come i politici, improvvisati tecnici, che li hanno preceduti.
Fino a che i Busi s’appoggeranno ai Monti, ci precluderanno in eterno il giorno glorioso e spettacolare di vederli traforati da parte a parte dai Busi. In quel caso però, noi operai non avremo colpa. Noi più che dargli la carica non possiamo, ma se lui spreca l’occasione per farci insieme i fuochi d’artificio, la colpa sarà sua.
In effetti Busi pone problemi di tempo che io non mi sono mai posto. E non perché sia fuori dal tempo, ma perché conosco i tempi della rivoluzione. E la rivoluzione arriva a o ritarda in base a quanto tempo si perde dietro a questo o quel rappresentante borghese. Il mio banalissimo lavoro di operaio e di marxista militante, consiste appunto nel fare semplicemente la mia parte per avvicinarla anche solo di un secondo. Tutto qua. Forse che Marx ed Engels erano dei marziani quando proclamavano il Manifesto della rivoluzione nel mondo contadino del 1848? No, erano gli esseri più realisti in circolazione. Ed è così anche oggi, perché a un uomo come Busi non dovrebbe sfuggire che dal 2008, la Terra, la Luna e tutto l’universo umano genere sono tornati a ruotare, ancora più stretti di prima, attorno all’orbita di quei due.
A Busi io ricordo «troppo l’occulto berlusconino clericale duro e puro alla Bertinotti» perché lancio proclami rivoluzionari «senza fare i conti della serva reazionaria che da sempre finanzia i comunisti italiani di potere». Non fosse stato Busi, ma il solito superficialotto da centro sociale, sarei rimasto profondamente indignato e offeso per una simile accusa. Non credo però Busi appartenga a quella razza, è troppo divertente e simpatico per assomigliargli. È però ben strano che Busi mi affianchi a Bertinotti, senza ricordarsi che in questo momento è Lui che si è affiancato ai duri e puri alla Vendola, delfini di Bertinotti. E Bertinotti, come ricorda lo Scrittore, fu duro e puro, clericale e berlusconiano, padronale e New-Co: Nuovo Compagno ergonomicamente prono a Marchionne (Busi ricorderà sicuramente gli elogi sperticati dell’ex Presidente della loro Camera al “borghese buono” amministratore delegato Fiat).
Il marxismo invece non è né duro né puro, anzi può tranquillamente scendere a compromessi. Ma il marxismo è un metodo, e anche per il compromesso c’è una sua metodologia marxista. Metodologia che non è un dogma, ma un libro dell’esperienza continuamente perfezionato e aggiornato. E questo libro esclude nella maniera più categorica che per accelerare i tempi, della rivoluzione come dei Busi, che sono in sostanza la stessa cosa, si debba appoggiare i governi tecnici dei borghesi. Perché? Potrei consigliare il libro a Busi, ma mi pare fin eccessivo, perciò dirò molto più semplicemente perché la rivoluzione non può appoggiare la controrivoluzione. Non mi pare tanto difficile da comprendere. Solo così si possono fare i conti con la serva rossa. Altrimenti resteranno sempre aperti. Per fortuna non solo mia ma di tutti, però, i conti lasciati aperti da Busi, li sta chiudendo la Storia. Lo stalinismo, affondato 20 anni fa, ha lasciato andare alla deriva la sua carcassa fino ad oggi. Ora è stato spiaggiato, credo, definitivamente, nonostante sia ancora possibile qualche inconsistente colpo di coda. E in tutto questo affondare, lo zampino dei marxisti c’è. Aspettiamo la zampata decisiva dei Busi. Noi siamo ancora troppo indietro per farlo. Ma lui che è così bene in vista, così in condizione di fare cento volte più male di noi, lo faccia senza timore. La Storia non aspetta altro. Coraggio! Il tempo di fare i conti col passato sta per scadere, è già quasi una battaglia di retroguardia, è con il futuro che si devono aprire. Busi che è così avanti, in tutti i sensi, tiri la cordata, non si metta al collo dei Monti per impiccarci tutti.
Il nostro Scrittore, mi invita a cominciare a darmi da fare per togliere tutte le gramigne che ostruiscono la strada al potere, agli unici in fondo meritevoli di poterlo prendere. Ma la verità è che io ho cominciato già da un pezzo. In ritardo, è vero, sui 25 anni suonati, perché in fondo sono e resto un ritardato, ma da allora non ho mai smesso. Ricordo ancora il primo volantino che distribuii in fabbrica (la difficoltà di un volantino, consiste nel dover stringare in due righe elementi discorsivi ed elementi critici), con un riferimento al capitolo busiano dedicato alle “Indebite parentele”. Come volantino non fu granché, l’equilibrio appena accennato non mi riuscì, epperò era già pieno di ottima volontà. Da allora faccio la mia parte, in Fiom come dovunque vada. E nella mia presunzione, pari se non superiore a quella dello Scrittore, sono convinto che il mio marxismo abbia qualche elemento di aggiornamento della lezione busiana. Insomma proprio stupido non sono, qualcosa devo pur aver appreso dalla sua letteratura.
È vero, forse qualche attimo lo perdo ancora, per la semplice ragione che non riesco ancora a legarmi alla sedia come Vittorio Alfieri, come mi riprometto sempre e come dovrebbe fare ogni militante. Purtroppo ogni tanto mi perdo ancora a fare il cretinetti, ma l’impegno profuso è enorme. Di più non saprei cosa fare. Oltre a portare Busi in Fiom, nelle lotte e nella letteratura militante che produco, davvero non credo resti molto altro da fare, oltre ad accettare il fatto che io sono solo uno, non sono Mandrake.
Non so se ho gli ideali che mi merito, mi auguro solo che Busi non sia guadagnato per sempre al liberalismo, sarebbe tutta accumulazione sprecata, per quanto autonoma. Da buon operaio, oltre a sudarmi la giornata, non posso far altro che sudarmi il mio marxismo quotidiano. Capisco che forse un genio come Busi possa ambire a qualcosa di più, a una maggior indipendenza di pensiero. Lui indubbiamente può, io no, pena non pensar più niente. È giusto così, perché forse nella mia critica ho scordato una cosa importantissima che nella mia semplicità posso aver sottovalutato: forse Busi appoggia Monti, sicuro che il suo peso finirà per schiacciarlo. Se è così, anche con Monti, noi si appoggerà senz’altro Busi.
Quanto alla demagogica Sacra Sindrome da Bandiera Rossa, Busi ha ragione, ma si tratta solo di intenderci. Sventolare la bandiera rossa è demagogico quanto esporre la Sacra Sindone o parlare del bene del Paese, come fanno gli industriali. Che Busi possa essere in buona fede e gli industriali no, cambia poco, quando nei fatti, appoggiando Monti, buona e cattiva fede coincidono. In tutta questa demagogia, c’è però una differenza importante. Se si sventola la bandiera rossa dopo aver letto e compulsato – sono parole di Busi stesso, riportate a memoria da non so dovei sacri testi, quelli di Busi soprattutto compresi, allora quella bandiera resta solo il minimo segno di riconoscimento di chi non ha bisogno di trovarne un altro per il gusto, chic e volgare, di voler essere a tutti i costi diverso dagli altri e unico dove non serve. Se poi il giorno che tutti avremo le letture a posto, vorremo sventolare in piazza una copia del Casanova di se stessi, ci riconosceremo tranquillamente in quel romanzo come nella nostra bandiera rossa. Non farà alcuna differenza. Mentre è chiaro che senza la lettura di quei testi, è indubbiamente pura demagogia sventolare qualsiasi cosa.
Noi di Bentornata Bandiera Rossa, le letture le abbiamo fatte e continueremo a farle, e se avremo così tanta fortuna da poter passare al cartaceo, Busi stia pure tranquillo, non ci troverà mai allegato a puntate la Sacra Bibbia o il Vangelo secondo Veltroni come la sua Unità ai tempi del primo Prodi; ci troverà il Capitale come deve essere, e a seguire la sua opera omnia. Busi insomma potrà sempre essere soddisfatto di noi, non avrà molto da lamentarsi. Non si può pretendere che tutti siano Busi, di Busi ce n’è uno solo, ma di ottimi compagni ce ne possono essere parecchi.


Lorenzo Mortara
Delegato Fiom-Cgil
Stazione Dei Celti
Mercoledì 16 Novembre 2011


P.S. – La e-mail dello scrittore è al sicuro come tutte quelle che non ci arrivano! Se invece lo Scrittore arrivasse un giorno nella stagnante Stazione dei Celti, a trovare qualche moscerino, non si impantani subito tra la nebbia delle risaie e venga a trovarmi, in fin dei conti resta pur sempre uno dei pochi che ha il dono di mettermi istantaneamente di buon umore. Con affetto. Un abbraccio.


5 commenti:

  1. Sig. Mortara,

    stavolta scrivo sul suo blog soltanto, ché tanto altriabusi.it i miei commenti ancora non li pubblica e, credo, non li pubblicherá mai piú.

    Ho gradito moltissimo le sue specificazioni e le sue contro-risposte a Busi e al sig. Coda. Le sue idee sono coerenti e affatto ingenue - ma (mi permetta) lo sono ancora di piú quando non vengono esposte seguendo la "logica del volantino propagandistico" - e senza dubbio meritano ulteriori sviluppi.

    Da certe premesse lei trae le (quasi) naturali conseguenze. Il problema, se problema é, é che non tutti accettano quelle premesse. Seguo i suoi ragionamenti, questo sí, ma proprio non riesco a condividerne in toto i punti di partenza. Mancanza di fiducia? Non voglio scivolare nella retorica, ma probabilmente é cosí.

    (Ho anche letto la sua recensione ai Viceré di De Roberto - scritta davvero bene, ma almeno lí la morale Marxista avrebbe potuto un pochina stemperarla, no?)

    Tante buone cose,
    Vincenzo

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  2. Sono un po' spiazzato perché, pur avendo delle ragioni da opporre o presentare a Mortara, non conoscendo Marx se non piuttosto in sintesi e wikipedianamente, prima di farlo dovrò quantomeno ferrarmi un poco più sul tema. Fermo restando che in linea di massima le mie simpatie vanno verso il concetto di lotta di classe e contro il Capitalismo.
    Sempre telegraficamente, e scusandomi col blog per l'andare fuori tema col sovrapprezzo di parlare delle vicende di altri siti, tutta la mia comprensione a Vincenzo riguardo la non pubblicazione delle sue lettere sul sito Altriabusi (succede da sempre anche a me), ma...il sito è sempre stato molto chiaro, ovvero non accetta mi pare interventi di più di 40 righe, e che vadano fuori il loro tema principale, ovvero l'opera di Aldo Busi. Poi, naturalmente, non posso sapere cosa Lei ha scritto e come questo è stato interpretato da quel sito.

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  3. Caro Vincenzo,

    ora proverò a rispondere anche a te, ma hai messo molto carne al fuoco, devi pazientare un pochino.

    P.S. - Consiglio spassionato per chi commenta: non usate l'anonimato, è sempre meglio farsi carico a viso aperto delle proprie opinioni

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  4. Scusa Vincenzo ma dove hai letto la mia recensione ai Viceré? Quel testo ha una storia un po' particolare e sarei curioso di sapere dove l'hai letto

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  5. Buongiorno a tutti!

    Molto telegraficamente:

    a) é vero che uso la modalitá "anonimo" quando lascio commenti - fondamentalmente perché mi spazientisco a loggarmi o sono distratto o poco ne capisco di queste cose - peró mi firmo sempre;

    b) all'anonimo di sopra: oramai non mi pubblicano piú nemmeno i commenti di 4 righe mentre poi ne leggo molti altri con hanno poca o nulla attinenza coll'Opera Busiana o anche col tema di questo o quel particolare post. Una volta avevo pure scritto quelli della redazione per chiedere carinamente il perché e loro non mi hanno mai risposto, i cafoni.

    c) a Lorenzo Mortara: devo aver trovato il link a un tuo vecchio blog per caso. Davvero, una casualitá! Non ricordo nemmeno come sia successo, devo aver cliccato il link al tuo nome su questo sito, il che mi ha poi condotto verso altri link, chissá. Ribadisco che é una bella recensione, sebbene quel "comizio" finale mi é sembrato piú che evitabile. Per caritá, ognuno difende le proprie idee e i propri ideali; rimango tuttavia dell'opinione che certe cose si spiegano con piú efficacia quando invece di "dirle" a tutti i costi le si "mostrano" soltanto.

    Di nuovo, una buona giornata!
    Vincenzo.

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