* Per la difesa dei lavoratori, dei senza reddito e delle minoranze oltre ogni discriminazione di genere e orientamento * Per un socialismo libertario, solidale e pluralista che riparta dai territori per riconquistare la giustizia sociale e la democrazia * Per un nuovo internazionalismo che difenda la vita sulla Terra, contro ogni devastazione ambientale e contro ogni guerra
ARCHIVIO TEMATICO (in allestimento. Pronto l'indice dei redattori)
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martedì 30 aprile 2013
LE NOZZE CON I FICHI SECCHI di Riccardo Achilli
LE NOZZE CON I FICHI SECCHI
di
Riccardo Achilli
Non me la sento proprio di
associarmi al coro di voci entusiaste per il discorso programmatico del nuovo
governo. Francamente, mi è sembrato un discorso vago, fatto di tante promesse,
costruito per dare un colpo al cerchio ed uno alla botte al fine di tenere
insieme le varie anime politiche che dovranno sostenerlo. Un discorso molto
simile a quello che facevano i governicchi pentapartitici della prima
repubblica, anche e soprattutto quelli di tipo balneare. Dove si promette molto,
promettere non costa niente, si sogna sulle ali di un'idea vaga di felicità per
tutti, tanto sognare non fa male. Ho avuto qualche incontro di striscio con
Enrico Letta, come tutti quelli che hanno studiato e frequentato il S. Anna di
Pisa, ed a prescindere dalle posizioni politiche ho sempre avuto l'idea di una
persona fredda, efficiente, metodica, obiettiva, con i piedi per terra,
abituata a ragionare sui dati di fatto, ostile all'emotività che pure c'è in
politica. Mi ritrovo oggi con la perfetta imitazione di un leader
democristiano, che con la sua retorica pacata ed ecumenica ci fa galleggiare
sull'etereo tessuto delle illusioni a buon mercato e delle emozioni, tessuto
che inevitabilmente si strappa alla prima tensione, e sotto il quale c'è il nulla.
lunedì 29 aprile 2013
UNA VOLTA PER TUTTE. UNA VOLTA PER TUTTI.
Proprio nel giorno in cui un carrozzone di governo in cui c'è di tutto e pure il suo contrario, almeno apparente, si insedia e giura su quella Costituzione che avrebbe dovuto almeno ricordare a tutti che la sovranità popolare resta la base della nostra democrazia, in una mattinata in cui, in spregio ad essa e ad ogni eventuale volontà popolare di cambiamento, si decide di continuare ad oltranza, non solo con lo stesso presidente della Repubblica, ma anche con la stessa “ammucchiata” trasversale di partiti, di prima delle elezioni, ebbene arriva un pazzo squilibrato e disperato (così dicono), con una pistola dalla matricola abrasa, guarda caso proprio come quella dei killer della criminalità organizzata, a sparare a due poveri carabinieri, di guardia nella piazza.
domenica 28 aprile 2013
FETICISMI
di Fausto Rinaldi
Preso
a prestito dall’antropologia e dalla storia delle religioni, il
termine “feticismo” vuole indicare la tendenza a proiettare sugli
oggetti una serie di significati e di valori ideali, assumendone una
sorta di dipendenza funzionale, prodotta dall’accumularsi di
suggestioni, di induzioni valoriali provocate dalla manipolazione
ideologica attuata dalla società, intesa nella sua sostanziale
essenza organizzativa.
sabato 27 aprile 2013
venerdì 26 aprile 2013
PORTOGALLO: CRISI, PATRIOTTISMO E GENTILEZZA di Norberto Fragiacomo
PORTOGALLO: CRISI, PATRIOTTISMO E GENTILEZZA
Nel Paese iberico tremila manifestazioni di protesta in un solo anno (il 2012), ignorate dai media stranieri, e tanta politica in televisione
di
Norberto Fragiacomo
Rispetto all’Italia il Portogallo è un’ora indietro, e forse un anno (o sei mesi) avanti. Avanti verso il baratro, si capisce.
L’airbus dell’easyJet atterra a Lisbona nella tarda serata di venerdì, ma raggiungere il centro – cioè l’albergo – non sarà difficoltoso, grazie ad una rete metropolitana da fare invidia (perlomeno a Roma e Milano). I segni della crisi li cercherò l’indomani, per il momento mi concedo un rinfrescante mojito – e nel tapas bar di fronte all’hotel del Bairro alto ho la prima sorpresa: 7 euro a bicchiere, non proprio un prezzo popolare. Una sigaretta di riflessione, e poi a nanna: intorno, nelle strade, si trascina una moderata bisboccia, certo più contenuta di quella cui mi hanno abituato le insonni città spagnole.
Iberia, sì, ma sponda occidentale…
giovedì 25 aprile 2013
ELEZIONI IN FRIULI VENEZIA GIULIA: VINCE IL PARTITO DEL NON VOTO di Marco Barone
ELEZIONI IN FRIULI VENEZIA GIULIA:
VINCE IL PARTITO DEL NON VOTO
di Marco Barone
Ben 11 milioni sono stati i non votanti alle elezioni politiche del 2013, ed il FVG si pone in linea, con le Regionali del 2013, perfettamente con questo dato, non voto già anticipato, come segnale di allarme, con le elezioni Regionali siciliane ove solo solo il 47,4 % degli aventi diritto al voto si è recato alle urne.
In Friuli Venezia Giulia su un totale di 1.099.33 di elettori ed elettrici, solo il 50,48% di questi ha votato, ma a tale dato si devono aggiungere ben 18 mila voti non conteggiati, tra schede bianche e semplicemente nulle.
Prima di entrare nel merito della riflessione, darò altri numeri indicativi.
Il primo partito è il non voto, questo è un dato di fatto.
Tutti i partiti, rispetto alle politiche nazionali hanno perso migliaia e migliaia di voti.
Certamente si parla di situazioni elettorali diverse, ma a parer mio sono significative, rilevato che probabilmente proprio gli eventi della politica nazionale sono stati anche determinanti nella scelta sul chi votare o non votare in FVG.
Il M5S non è risultato essere né il primo né il secondo partito in regione, contrariamente da come previsto, in modo erroneo a quanto pare, da Beppe Grillo, e rispetto alle politiche nazionali ha perso più di 90 mila voti, il PD ha vinto, tecnicamente, le elezioni per una manciata di voti, ma deve certamente riflettere sulla moria di voti che ha caratterizzato il partito rispetto alle politiche nazionali di soli due mesi addietro,oltre 70 mila voti in meno, stesso discorso per il PDL, che ha registrato una moria di voti simile.
Lega nord e SEL, mantengono ferma la media sul dato nazionale appena citato, mentre Un' altra Regione sfiora il 3%, ed i voti conseguiti sono certamente significativi così come significativi sono i motivi che hanno indotto i cittadini del FVG a non votare.
Questi motivi io li divido in quattro fattispecie.
mercoledì 24 aprile 2013
SE GRILLO (UNA VOLTA TANTO) L'AVESSE DETTA GIUSTA? di Riccardo Achilli
SE GRILLO (UNA VOLTA TANTO)
L'AVESSE DETTA GIUSTA?
di Riccardo Achilli
Nella sua lunga intervista odierna alla tedesca Bild, impostata sul suo consueto delirio di stronzate pescate dal fondo del barile della demagogia, Grillo ha detto una cosa che merita invece attenzione: da questo autunno, ci dice, lo Stato potrebbe non avere più i soldi per pagare stipendi pubblici e pensioni, e più in generale andrebbe al default.
Vediamo. Dai dati del Documento Economico e Finanziario per il 2013, appena presentato, emerge che, per il 2012, le amministrazioni pubbliche hanno pagato 414,8 miliardi di stipendi e pensioni, pari al 26,5% del PIL. Le previsioni per l'anno in corso, formulate su una stima di calo del PIL di 1,3 punti percentuali, sono quelle di una spesa di 418,8 miliardi, ovvero il 26,6% del PIL, in cui peraltro l'aumento è interamente dovuto alla spesa pensionistica, visto che gli oneri per stipendi pubblici continuano a scendere. Ci sono 3,95 miliardi di maggiore spesa da coprire, quindi, fra 2012 e 2013. Tale maggiore esborso è coperto dal miglioramento delle altre voci del bilancio consolidato delle AAPP, che porta ad una riduzione dell'indebitamento netto totale di 2,23 miliardi, sempre fra 2012 e 2013. In pratica, in base alle previsioni del DEF, non c'è problema di copertura delle maggiori spese per pensioni: malgrado l'aumento di tale voce di costo, l'indebitamento netto complessivo si riduce, quindi la pressione sul debito pubblico necessario per finanziarlo diventa meno onerosa.
martedì 23 aprile 2013
lunedì 22 aprile 2013
NAPOLITANO SECONDO (INCIUCIO)
di Lorenzo Mortara
Rsu Fiom Rete28Aprile
Come
volevasi dimostrare, l’inciucio già
preventivato,
è infine arrivato e nel peggiore dei modi.
Nessuno,
nemmeno noi, poteva prevedere un simile epilogo. Grigio è il ramo
della teoria, ma sempre verde è l’albero della vita diceva
pressapoco Goethe e con ragione. Quel che conta, comunque, non è
aver previsto i dettagli della situazione – questo è impossibile –
ma aver diagnosticato con sufficiente precisione la dinamica generale
degli avvenimenti. Non ci voleva granché per la verità, comunque
visto che c’è anche chi non è in grado di prevedere l’ovvio noi
segniamo un punto a nostro favore. Non si tratta di passare per
indovini, non abbiamo la sfera di cristallo, ma un metodo, quello
marxista, che è ancora il migliore, per non dire l’unico, per
orientarsi nelle vicende sociali senza perdere la bussola.
domenica 21 aprile 2013
CUPIO DISSOLVI di Riccardo Achilli
CUPIO DISSOLVI
di Riccardo Achilli
Oramai la vicenda delle elezioni
per il Quirinale è finita nel peggiore modo possibile: con un ulteriore, strappo, denso di conseguenze potenzialmente nefaste, i partiti,
oramai ridotti ai minimi termini, incapaci di riflettere le istanze della
società, incapaci anche solo di trovare un accordo politicistico esogeno alla
società da cui sono oramai alieni, chiedono a Napolitano l’ultima scialuppa di
salvataggio prima della fine: un secondo, inedito mandato, condito da un
Governo scelto, dal primo all’ultimo esponente, programma politico compreso, da
Napolitano stesso, anche se con la foglia di fico di un passaggio
partitico/parlamentare per salvare le apparenze. Il tutto per sopravvivere un
annetto, due, allontanare in qualche modo lo spettro di nuove elezioni, che
sarebbero, almeno per il PD, principale responsabile di questa farsa, la
definitiva campana a morto. Ma che pagherebbero carissimo anche il PDL e la
Lega, corresponsabili del disastro, incapaci di concordare un Governo o un
nominativo di Presidente della Repubblica capace di andare oltre i problemucci
personali di Berlusconi, usati come merce di scambio impropria nel negoziato
politico.
sabato 20 aprile 2013
CRETINISMO QUIRINALIZIO
di Lorenzo Mortara
Rsu Fiom -Rete28Aprile-
Se solo ci fosse, in Italia, una sinistra di classe, se ne fotterebbe
altamente delle interminabili votazioni del loro Presidente
della loro stramaledetta Repubblica.
Se solo ci fosse, in Italia, una sinistra anche solo in grado di non
scimmiottare in tutto e per tutto la destra, ieri, dopo la caduta di
Prodi, impallinato per la seconda volta da D’Alema, avrebbe trovato
il tempo per ridere a crepapelle di miserie che non le appartengono.
LA SINDROME DI TAFAZZI di Stefano Santarelli
LA SINDROME DI TAFAZZI
di Stefano Santarelli
Il folle
comportamento del Partito Democratico in queste prime votazioni per l’elezione
del Presidente della Repubblica ha aperto una durissima crisi dentro il
centro-Sinistra.
Con un
comportamento che definire masochista è dire poco, il PD è riuscito in neanche
due mesi a passare da una quasi vittoria alle elezioni politiche ad una totale
sconfitta.
Il
Partito diretto da Bersani è riuscito a bruciare e a umiliare, con una velocità
impressionante e senza precedenti, due sue figure storiche come Marini ex
segretario della CISL e Prodi cioè l’inventore
dell’Ulivo oltre che vincitore di Berlusconi in due contese elettorali che
hanno fatto la storia di questa Seconda Repubblica. E viene naturale domandarsi
come ha potuto Bersani mandare allo sbaraglio anche Prodi dopo aver bruciato
Marini in questa folle operazione politica.
Prodi è
un personaggio, che come Marini, certamente non poteva avere il parere
favorevole del M5S né tantomeno del Centro-Destra.
Il PD è
ormai affetto dalla sindrome di “Tafazzi”, una patologia che rischia di essere
mortale per questa forza politica “diretta” (per modo di dire) da Bersani.
mercoledì 17 aprile 2013
COME CI GIUDICHERANNO? di Francesco Salistrari.
COME CI GIUDICHERANNO?
di Francesco Salistrari
Mentre tutti parlano delle bombe di Boston, quando ancora non si sa nulla, ma proprio nulla, su chi, come e perchè, mentre tutti parlano di banche, di crisi, suicidi, governo, PDL, PD, Movimento 5 Stelle, elezioni del Presidente della Repubblica, voglio andare controtendenza e parlare di altro.
In effetti, gli argomenti da trattare sarebbero tanti, come tante le opinioni da esprimere, ma siamo davvero sicuri che siano quelle le cose importanti? Beh, forse si, sono importanti. Ma, per esempio, 3 morti americani a Boston, contro 60 bambini maciullati in Siria, quali sono i più meritevoli di attenzione? O un attentato (Boston), contro 15 (solo quelli di ieri) a Bagdad? C'è una scala di valori?
Per questa pseudo cultura occidentale, certamente si. Alcuni morti hanno più importanza di altri. Alcuni episodi vengono condannati, altri meno, altri nemmeno considerati. Ed in questa morale autoreferente occidentale, si scorda sempre più spesso che è il mondo intero a soffrire, a vivere una crisi che non è solo economica, a vivere situazioni orribili, sofferenze indicibili, soprusi, sfruttamento, devastazione ambientale ed umana. Cose tutte il più delle volte causate, volute ed alimentate proprio dal nostro “evoluto” occidente.
Quindi di cosa dovrei parlare? Di tutto e di niente, in fondo.
sabato 13 aprile 2013
Tre osservazioni al Manifesto di Fabrizio Barca, di Riccardo Achilli
Una sintesi del
documento di Barca
Il documento “Un
partito nuovo per un buon Governo”, presentato dal Ministro della
Coesione Territoriale Fabrizio Barca, rappresenta la sua
dichiarazione di discesa definitiva nella politica. Il documento in
questione è focalizzato principalmente sulla idea di rifondazione
della politica e della pubblica amministrazione, che nel pensiero di
Barca passa tramite una decisa e profonda riforma del ruolo e del
funzionamento dei partiti politici. Rispetto al focus sulla riforma
dei partiti, le questioni programmatiche più generali sono, per così
dire, lasciate sullo sfondo, anche se sufficientemente articolate da
lasciar intravedere con chiarezza un orientamento politico generale
imperniato su posizioni socialiste liberaldemocratiche moderate,
equidistanti sia dal pensiero liberista più radicale (da lui
chiamato “minimalismo”), sia dal pensiero socialdemocratico più
ortodosso. Una sorta di riproposizione, in versione più moderna, di
suggestioni da “terza via”, nel rifiuto di seguire un modello
laburista radicale, incolpato di sostanziale fallimento nel dare
risposte ad una richiesta sempre più personalizzata di servizi
pubblici, di promozione di una cultura dell’assistenzialismo nei
cittadini e nelle imprese, di distorsione “da sussidi eccessivi”
dei segnali e delle aspettative imprenditoriali in materia di
investimento privato, di soffocamento di una crescente tendenza della
società verso l’individualismo (il che, a mio avviso, è un bene e
non un male, peraltro). Emergono quindi alcuni elementi centrali del
pensiero di un socialismo liberale e moderato: l’attenzione
all’efficace funzionamento dei mercati, assegnando al soggetto
pubblico il ruolo di produrre quei beni pubblici di contesto utili
per realizzare esternalità favorevoli alla competizione (P.A.
efficiente, dotazione infrastrutturale migliorata, più efficienti
strumenti di separazione fra proprietà e controllo, ecc.), una
visione di un nuovo welfare basato più sull’apprendimento
permanente e l’adattabilità che sulla mera assistenza (cioè
sostanzialmente ciò che Blair chiamava “workfare”), il tentativo
di trovare un nuovo punto di equilibrio fra austerità e crescita,
che recupera anche suggestioni di politiche di spesa di tipo “stop
and go”, ecc.
Però, come detto, le
questioni di programma politico generale sono lasciate sullo sfondo,
e il perno del documento è una nuova idea di partito come elemento
focale di rilancio sia della politica che del funzionamento dello
Stato. L’analisi parte dal fallimento della tradizionale forma di
partito-massa e di partito-Stato, un modello sempre più incapace di
collegare in forma efficace i vertici del partito con le istanze ed i
fabbisogni espressi dalla società, con peraltro la conseguenza di
una degenerazione antidemocratica, leaderistica e
oligarchico/tecnocratica, e sempre più commisto con le istituzioni
statuali e la macchina amministrativa pubblica, in un connubio
giudicato da Barca intrinsecamente patologico (arriva a parlare di
“fratellanza siamese” e “catoblepismo” nel definire il
rapporto sempre più coessenziale fra partiti, Stato e pubblica
amministrazione) e peraltro progressivamente degenerante, producendo
occupazione partitica di istituzioni ed enti pubblici, corruzione,
consociativismo e voto di scambio.
La soluzione proposta da
Barca rifugge da qualsiasi suggestione “”grillina” di
eliminazione del ruolo dei partiti politici, per sostituirli con una
politica orizzontale basata sulla Rete. In forma condivisibile, Barca
vede in una politica basata sulla Rete una potenzialità enorme di
mobilitazione e condivisione, ma anche un pericolo di appiattimento,
banalizzazione ed eccessiva semplificazione della complessità dei
temi, che può essere affrontata solo con il “confronto acceso ed
aperto sui territori”, per usare la terminologia del documento.
Solo i partiti possono quindi, se opportunamente rilanciati e
riformati, ridare linfa alla politica democratica e sanare i vizi
tradizionali della vita pubblica ed amministrativa del nostro Paese.
E fondamentalmente, l’idea di riforma dei partiti che ha in mente
Barca ruota attorno a due perni:
mercoledì 10 aprile 2013
VERSO LA “NUOVA EUROPA” di Norberto Fragiacomo
VERSO LA “NUOVA EUROPA”
di
Norberto Fragiacomo
Nel suo ultimo articolo, pubblicato su questo blog qualche giorno fa, Riccardo Achilli si confronta con il famigerato “piano B”, cioè con l’ipotesi di un’uscita del Paese dall’euro. (Un piano B per il dopo Euro di Riccardo Achilli) Si tratta di un’analisi particolareggiata ed esauriente, con qualche passaggio un po’ ostico per chi non abbia grande familiarità con la macroeconomia; ma le conclusioni sono chiare e – direi – lapidarie.
Scrive Achilli: “l’architettura dell’euro corre seri rischi di disintegrazione nei prossimi sei mesi” (e questo indipendentemente dalla volontà dei “Paesi finanziariamente più fragili, come il nostro”); “ciò che andrebbe evitato a tutti i costi è un processo di fuoriuscita individuale, Paese per Paese”, per non fornire vittime sacrificali alla speculazione finanziaria; l’uscita andrebbe piuttosto concordata fra i Pigs mediterranei, che dovrebbero adottare un euro del sud, collegato alla moneta “nordica”, mettere in comune i debiti pubblici (da rimborsare con prestiti forzosi a carico di cittadini e banche), creare una Banca centrale euro mediterranea sotto il controllo dei governi, al fine di scoraggiare la speculazione, e preservare “il principio della libertà di scambio delle merci e fattori produttivi con l’area dell’euro del Nord”. Una fuoriuscita patteggiata, dunque, tra le economie più forti (Germania ecc.) e quelle in maggiori difficoltà (Spagna, Grecia, Italia…).
martedì 9 aprile 2013
L'OTTIMISMO DELLA VOLONTA' di Renato Costanzo Gatti
L'OTTIMISMO DELLA VOLONTA'
di Renato Costanzo Gatti
Il bellissimo, argomentato, sofferto articolo di Riccardo sulle prospettive dell’euro, ha suscitato in me alcune riflessioni che vorrei estendere all’autore.(Un piano B per il dopo Euro di Riccardo Achilli) La prenderò un po’ alla larga.
Capitalismo e democrazia
Nel suo saggio “Ripensando il capitalismo”, Salvatore Biasco esamina le ragioni e la dialettica del compromesso, storicamente determinato, tra capitalismo e democrazia. La sua impostazione vede nel capitalismo il soggetto che crea ricchezza, che ragiona con logica economica producendo una gerarchia e un assetto di potere che configge oggettivamente con la democrazia. Vede invece nella democrazia (e si intende, naturalmente, la democrazia economica), il soggetto che persegue una certa redistribuzione del reddito che persegua un certo livello di eguaglianza nel livello dei redditi, ma anche nei diritti e (art. 3 della nostra costituzione) perseguendo la partecipazione dei produttori di lavoro.
domenica 7 aprile 2013
"EL SOCIALISMO ECONOMICO SIN LA MORAL COMUNISTA NO ME INTERESA." di Carlo Felici
Nell'ultimo comizio di Berlusconi c'è stata la solita sua sceneggiata anticomunista, non c'è niente da fare..per lui è un evergreen, non ne può proprio fare a meno. Anzi, vedendo una signora che sembrava avesse un malore, il “capo” si è persino divertito a fare la sua solita battutaccia, dicendo che forse ciò era accaduto perché lui aveva parlato troppo dei comunisti.
Magari fosse così, avremmo finalmente trovato il modo di far venire i mancamenti agli italiani quando lui attacca con la solita solfa.
Ma gli italiani che ancora lo votano, evidentemente, lo fanno per altri motivi: per non pagare le tasse, per essere condonati tombalmente (anche se appare un po' lugubre e quando lo si sente dire vien voglia di grattarsi), perché amano l'impunità, si identificano con chi spara a zero contro chi cerca di far rispettare scrupolosamente la legge perché piace loro violarla dato che, così, si sentono tanto “fichi” e “dritti”, pensano prevalentemente ancora al calcio e via dicendo..
sabato 6 aprile 2013
UN PIANO B PER IL DOPO-EURO? di R. Achilli
di Riccardo Achilli
Bagnai e Rampini
all’alba
Per puro caso, alle 3 di mattina ho potuto vedere, su Sky, una interessante discussione fra
Alberto Bagnai e Federico Rampini, sul tema dell’euro, che
naturalmente viene trasmessa a quell’ora affinché nessun italiano
abbia contezza del dibattito su un tema così strategico. Come al
solito, ammiro, nel professor Bagnai, la chiarezza espositiva, la
civiltà con cui espone le sue tesi, ed anche una dose di modestia
personale. La sua
tesi fondamentale è che il prelievo forzoso imposto a Cipro, con il
connesso obbligo di restrizione ai movimenti di capitale, abbia di
fatto collocato tale Paese al di fuori dell’area-euro, creando un
euro di serie B, non liberamente circolante al di fuori del Paese,
quindi di minor valore rispetto agli euro che circolano negli altri
Paesi dell’area. Inoltre, sostiene che, con la dichiarazione del
capo dell’Eurogruppo, l’olandese (specializzato in allevamento di
suini) Jeroen Dijsselbloem, secondo cui il prelievo forzoso avrebbe
potuto essere esteso anche ad altri Paesi, in caso di crisi bancaria,
vengono meno due pilastri fondanti dell’area-euro, ovvero il
paradigma della libera mobilità dei capitali e quello della fiducia
nell’inviolabilità del risparmio bancario.
venerdì 5 aprile 2013
giovedì 4 aprile 2013
LA DEIMOCRAZIA OCCIDENTALE di Norberto Fragiacomo
LA "DEIMOCRAZIA" OCCIDENTALE
di
Norberto Fragiacomo
L’immagine di una tavola imbandita e, sopra, un titolo shock: “il killer silenzioso di due milioni di persone”. Chi sarà il Pol Pot di martedì 2 aprile, sbattuto online da Yahoo? Risposta: è il sale, il cui consumo eccessivo provocherebbe un’infinità di malattie (Alzheimer compreso!) e, per l’appunto, oltre due milioni di decessi l’anno [1].
Non sono in grado di appurare se i dati (malamente) esposti nell’articolo [2] siano attendibili, se vi sia o meno la prova scientifica (=certezza o elevata probabilità) di un rapporto causa-effetto; ricordo però che per il controllo dell’”oro bianco” furono combattuti, tra medioevo ed età moderna, cruenti conflitti. Il sale serviva per la conservazione degli alimenti, ed era a sua volta un alimento essenziale. Oggi pare sia diventato un veleno, al pari del vino, del tabacco, dei salumi e di tante altre sostanze che contribuiscono a rendere sopportabile l’esistenza umana. Sì, perché in notizie come quella citata ci imbattiamo quotidianamente, e se grassi e fumo si assentano per una vacanza premio entrano in scena i nostri stessi organi, “traditori” in agguato dentro di noi, o le malattie – meglio se misteriose - che ci condurranno inevitabilmente al cimitero. A rimanere impressi sono i titoli, semplicistici e terrificanti: rammento un “muore per il primo bacio”, a proposito di una sindrome che causa, tra i giovanissimi, morti improvvise e imprevedibili. Il terrore ci fa compagnia pure a pranzo, e s’insinua nelle camerette dove adolescenti guardinghi fanno all’amore.