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martedì 15 marzo 2016

FCA: MAGGIORANZA E MINORANZA SECONDO GLI EMENDATARI E SECONDO NOI di Lorenzo Mortara




FCA: MAGGIORANZA E MINORANZA SECONDO GLI EMENDATARI E SECONDO NOI
di Lorenzo Mortara



La minoranza ha tutto il diritto di esprimere le sue idee e il suo punto di vista alternativo, ma una volta che si è votato deve adeguarsi alla maggioranza. È questo in sintesi il pensiero, che va appunto per la maggiore, in Fiom, sulla vicenda dei delegati in FCA. In questa maniera tutta la vicenda diventa un semplice problema di regolamento interno, e la questione nel merito viene saltata a piè pari.

Di norma chi ha torto tende a parlare d’altro, a spostare questioni particolari su temi generali: basta divisioni interne; ognuno faccia un passo indietro; così si fa il male dei lavoratori… A questo campionario di frasi fatte e buoniste, se ne aggiunge un altro, di opposta matrice, più cattivo e becero: c’è sempre qualcuno che deve essere più a sinistra degli altri; se non vi sta bene andatevene via; facile fare l’opposizione coi soldi della Fiom, avete rotto le cosiddette…

Entrambi questi modi di approccio, indicano la scarsa propensione al pensiero critico, l’incapacità di pensare davvero a fondo un problema, aggravandolo. Scalzato dai suoi binari, tutto viene ridotto a slogan, a vuote banalità, e di conseguenza distorto da una miriade di cavilli che non c’entrano nulla.


Nessuno della minoranza ha mai messo in discussione gli elementari principi democratici. La minoranza è sempre presente alle iniziative della maggioranza. Ma sempre con la sua testa. Mai con quella della maggioranza, anche perché non si sa bene cosa pensi la maggioranza. Un giorno pensa una cosa, il giorno dopo l’altra, e un altro ancora l’opposto.

Appellarsi però ai principi democratici, senza tener conto di che razza di sindacato è la Cgil e quindi la Fiom, significa appellarsi a principi sbagliati. Si appellano al formale principio democratico i superficiali della Fiom, i quali scordano che al congresso si sono scontrati due documenti che hanno riconosciuto entrambi la profonda burocratizzazione della Cgil. La Cgil per dirla con Lenin è un sindacato democratico con una grossa deformazione burocratica. Di più, dopo anni di concertazione e di contratti di restituzione, oggi si può dire che Cgil e Fiom sono sindacati fortemente burocratizzati, con qua e là qualche oasi democratica. E l’oasi democratica per antonomasia siamo noi Il sindacato è un’altra cosa. Siamo noi, infatti, e solo noi che abbiamo subito quello che abbiamo subito al congresso e ci ritroviamo con una rappresentanza sottodimensionata e dimezzata in Cgil. Ne segue che sono maggioritari ed emendatari (camussiani e landiniani) ad esser sovradimensionati negli organi dirigenti. Non siamo noi ad essere parassiti della FIOM, anche perché tra l’altro abbiamo pochissimi distacchi, sono i lavoratori che ci hanno votato che vedono la quota delle loro tessere dirottata verso le casse già gonfie oltre misura della maggioranza. E questo non è democratico, i soldi della Cgil dovrebbero essere divisi proporzionalmente ai voti ottenuti dalle Aree congressuali. Ma la Cgil è burocratizzata, e la burocrazia si mangia molto di quello che spetterebbe a chi le ha votato contro.

La Cgil, come la Fiom che non fa eccezione, ha un gruppo dirigente quasi tutto selezionato e cooptato dall’alto. Le elezioni al nostro interno, formalmente sono democratiche, ma in realtà sono addomesticate dai centri regolatori che propongono i dirigenti. Ciò ha determinato un ceto dirigente che di democratico, inteso come eletto e controllato dal popolo, ha poco e niente, e questo vale in particolar modo per tutte quelle istituzioni interne, come il Collegio Statutario, di cui i lavoratori non sanno neanche l’esistenza. Un segretario provinciale di categoria o nazionale, ha ancora un legame per quanto mediato coi lavoratori, un Collegio Statutario esiste solo perché esiste la burocrazia, e chi si batte per la democrazia interna o si appella ad essa, non dovrebbe mai contare su di lui, dovrebbe combatterlo con tutte le forze e smascherarlo come uno dei massimi ostacoli sulla strada di una maggiore democrazia interna. Un Collegio Statutario di un sindacato cooptato e burocratizzato come il nostro, non è il garante della democrazia interna, men che meno dello Statuto della Cgil. È il garante della burocrazia contro lo Statuto e la democrazia interna. Infatti, sentenzia senza neanche sentire gli accusati come nelle peggiori dittature. Anche per questo, le sue sentenze dovrebbero essere avvertite, da chi è ancora vivo in Cgil, come le campane a morto del nostro sindacato, tanto sono astratte e fuori dalla realtà. Cos’ha sentenziato infatti il Collegio? Chi lotta in FCA contro Marchionne, non può unirsi a chi lotta come lui sotto un’altra bandiera. Altrimenti è incompatibile con la Cgil. Il Collegio Statutario non ha mai avuto una parola da dire contro chi, in Cgil, si è unito ai sindacati padronali di Cisl e Uil, ma non appena qualcuno ha provato a far fronte comune con chi è sfruttato come lui, ha subito messo il veto. Agli emendatari della Cgil, maggioranza in Fiom, tutto questo non interessa, quel che conta è che la maggioranza così ha deliberato e la minoranza si deve attenere. Tanto meno interessa sapere che lo scontro in Molise e Basilicata tra i delegati Fiom e i loro dirigenti non è sull’intersindacale coi cobas, ma sulla proclamazione degli scioperi in FCA.

Ed è proprio in Molise, a Termoli, che la maggioranza, il principio democratico, dimostra di conoscerlo un tanto al chilo, quando fa comodo. Infatti maggioranza e minoranza, oltre a non essere stabilite per sempre, in un sindacato grosso come il nostro, non sono nemmeno uniformi. Capita che in alcune parti si invertano. Così come a Reggio Emilia, la Camusso non ha la maggioranza, a Termoli non ce l’ha Landini. A Termoli le RSA di FCA si schierano a maggioranza per lo sciopero, sciopero che oltre tutto è un diritto individuale sancito, per quel che vale, dalla Costituzione. Ma a Termoli non vale né la Costituzione né il principio democratico di maggioranza, perché quando la maggioranza va sotto, invoca il Collegio Statutario con un pretesto.

Che senso ha discutere quindi di maggioranza, minoranza e regole democratiche quando sono rispettate solo quando fa comodo? La maggioranza sembra interessarsi a comando alla democrazia, a noi invece, in sé e per sé, non interessa nemmeno quando ci dà ragione. Perché il vero problema è: maggioranza per che cosa? Avere la maggioranza per stroncare gli scioperi, significa sprecarla. Per noi il problema non è tanto che rischiamo l’espulsione, ma che la rischiamo perché lottiamo. Se il Collegio avesse deliberato la nostra incompatibilità in quanto crumiri, sarebbe stato altrettanto da biasimare, perché sta alle RSA decidere cosa fare in FCA e a nessun altro, ma non avrebbe fatto chissà quali danni.

Quel che sembra sfuggire ai discorsi “democratici”, è che il problema in questione non è il rapporto tra maggioranza e minoranza, ma tra una linea della Fiom più arrendevole e una più combattiva. E la linea arrendevole della Fiom potrà avere anche il 100% dei consensi, non sarà per questo più giusta. Appoggiarla solo perché è democratica, ammesso che lo sia, è da ingenui perché ci porterà ad un’altra sconfitta. Se poi come abbiamo visto tanto democratica non è, si dovrebbe almeno avere l’accortezza, scelta la strada più arrendevole, di non pretendere che si arrendano anche i più coraggiosi, visto che nel peggiore dei casi faranno male a sé stessi, ma certo non alla Fiom, che ne trarrà solo vantaggi.

Quel che che è certo è che la si può girare come si vuole, ma i casi sono due: o siamo colpevoli di aver interloquito con chi è schiacciato da Marchionne come noi, oppure di aver scioperato contro di lui. In nessuno dei due casi, nemmeno se fossimo stati l’infima minoranza di una minoranza, c’era bisogno di invocare il Collegio Statutario. E una maggioranza che lo interpella per una roba simile e che non comprende che il problema reale, sta in chi tra noi ha denunciato gli scioperanti davanti al padrone, lasciandoli in balia della repressione, è una maggioranza che vale poco e non andrà da nessuna parte, perché ha perso la testa, ammesso ne abbia mai avuta una, e comunque non sul collo.


Lorenzo Mortara
RSU FIOM YKK
IL SINDACATO È UN’ALTRA COSA
Vercelli, domenica 13 Marzo 2016

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