www.fondazioneguevara.it
* Per la difesa dei lavoratori, dei senza reddito e delle minoranze oltre ogni discriminazione di genere e orientamento * Per un socialismo libertario, solidale e pluralista che riparta dai territori per riconquistare la giustizia sociale e la democrazia * Per un nuovo internazionalismo che difenda la vita sulla Terra, contro ogni devastazione ambientale e contro ogni guerra
ARCHIVIO TEMATICO (in allestimento. Pronto l'indice dei redattori)
▼
domenica 30 giugno 2013
sabato 29 giugno 2013
CONTRO LA DERIVA DELLA CGIL, PER UN SINDACATO CONFLITTUALE
CONTRO LA DERIVA DELLA CGIL, PER UN SINDACATO CONFLITTUALE
a cura di Anna Lami
a cura di Anna Lami
In vista dell’assemblea della
Rete28Aprile-Opposizione Cgil che si svolgerà sabato 28 giugno a Roma, abbiamo
intervistato Sergio Bellavita, dirigente nazionale della Fiom.
E’ stato firmato l’accordo sulla rappresentanza
e democrazia tra Confindustria Cgil Cisl e Uil, successivamente sottoscritto
anche dall’Ugl. Il gruppo dirigente Fiom non solo non si è opposto ma ne ha
dato un giudizio sostanzialmente positivo. La valutazione della Rete 28 Aprile
è invece molto negativa, ci puoi argomentare i principali punti di disaccordo
tra voi e la maggioranza Fiom?
E' riduttivo parlare di
accordo negativo, con quell'intesa si instaura un vero e proprio regime
sindacale. Un regime riservato esclusivamente al sindacalismo complice ,
destinato cioè, a praticare la contrattazione di restituzione, di riduzione di
salari e diritti. In continuità peraltro con quanto previsto dall'accordo del
28 giugno 2011 e dall'articolo 8 di Sacconi, le deroghe cioè al Contratto ed
alla legge. In sostanza serve ad applicare sul terreno sociale le politiche
d'austerità. Sin da subito abbiamo parlato del giudizio positivo di Landini
come della firma tecnica sul modello Marchionne, la stessa per capirci che la
Cgil e settori Fiom proponevano di apporre nel 2010 a Pomigliano di fronte
all'intesa separata che cancellava la Fiom dagli stabilimenti. L'accordo su
rappresentanza e democrazia è appunto la piena affermazione del modello
Marchionne su scala generale. Lo stesso modello autoritario e sanzionatorio che
contempla solo il sindacalismo complice. E' sufficiente vedere cosa è previsto
sul terreno della rappresentanza: solo le organizzazioni sindacali firmatarie
e/o che piegano la testa accettando di non confliggere con l'impresa in
rispetto degli accordi vigenti, hanno il diritto a presentarsi alle elezioni
rsu. Così si cancella il diritto dei lavoratori ad opporsi agli accordi, a
lottare cioè per migliorare le proprie condizioni. Si cancella il sindacalismo
conflittuale. Se quest'accordo fosse stato sottoscritto prima del 2010, la Fiom
avrebbe dovuto firmare gli accordi di Mirafiori e Pomigliano, dove, non
dimentichiamolo, i lavoratori hanno votato. Hanno votato per cancellare la
Fiom, per peggiorare le proprie condizioni, per uscire dal Contratto nazionale.
Ecco perché il voto dei lavoratori previsto nell'accordo e che tanto viene
enfatizzato, altro non è che lo strumento per legittimare il ruolo di un
sindacato che sottoscrive accordi peggiorativi, è l'istituzionalizzazione del referendum
come strumento per imporre la contrattazione di restituzione. Quando nel 2010
decidemmo come Fiom di non firmare l'accordo di Pomigliano, decidemmo di
lottare mettendo al centro i diritti dei lavoratori, non quelli
d'organizzazione. Tutti ci invitavano al realismo, ci raccomandavano di stare
dentro. E' evidente che c'è un radicale cambio di linea.
venerdì 28 giugno 2013
giovedì 27 giugno 2013
L'OCCASIONE DI ROSS@
di Franco Astengo
Ross@ può rappresentare in questo
senso davvero un’occasione di nuova costruzione e non di semplice
“tamponamento” dei guai causati nel passato da cause diverse non riconducibili
semplicisticamente all’assenza di capacità d’analisi e all’ignavia
conservatrice e politicista dei gruppi dirigenti
Appare sottovalutato da molti analisti il prosieguo, in questa fase, di un processo di vero e proprio riallineamento sistemico del quadro politico italiano.
Appare in atto una crisi verticale delle forme-partito esistenti ed emerge una incapacità complessiva di trovare formule diverse rispetto all’evidente logoramento delle forme personalistiche e/o acchiappa tutti.
Si aprono, così, spazi del tutto inediti per una offerta politica di soggettività strutturata sul versante di una sinistra che, prima di tutto, sappia dimostrarsi essere di coerente opposizione.
Emerge la centralità della sovrastruttura politica.
Torna così anche il “caso italiano” in una dimensione particolare, rispetto al passato, quando lo si indicava come esempio di democrazia avanzata; torna perché, rispetto all’Italia, le condizioni della globalizzazione e della crisi finanziaria hanno prodotto un effetto specifico sul quale spero di poter sviluppare una breve ma coerente analisi.
Appare sottovalutato da molti analisti il prosieguo, in questa fase, di un processo di vero e proprio riallineamento sistemico del quadro politico italiano.
Appare in atto una crisi verticale delle forme-partito esistenti ed emerge una incapacità complessiva di trovare formule diverse rispetto all’evidente logoramento delle forme personalistiche e/o acchiappa tutti.
Si aprono, così, spazi del tutto inediti per una offerta politica di soggettività strutturata sul versante di una sinistra che, prima di tutto, sappia dimostrarsi essere di coerente opposizione.
Emerge la centralità della sovrastruttura politica.
Torna così anche il “caso italiano” in una dimensione particolare, rispetto al passato, quando lo si indicava come esempio di democrazia avanzata; torna perché, rispetto all’Italia, le condizioni della globalizzazione e della crisi finanziaria hanno prodotto un effetto specifico sul quale spero di poter sviluppare una breve ma coerente analisi.
mercoledì 26 giugno 2013
«IMPRESA DISPERATA». ROSS@: perché non ci siamo di Leonardo Mazzei
Continuiamo la pubblicazione di interventi e documenti che cominciano a circolare in preparazione della prossima stagione congressuale che investirà tutta la Sinistra italiana.
Pubblichiamo, di seguito, un articolo interessante che esprime il punto di vista del MPL su ROSS@.
26 giugno. «Stiamo tentando un'impresa disperata»,
questa la poco incoraggiante premessa di Giorgio Cremaschi nella sua relazione
alla “riunione di vertice” di Ross@ svoltasi il 15 giugno scorso. Se disperata
è l'impresa, di certo abbiamo trovato davvero disperanti alcuni passaggi del
discorso del combattivo leader sindacale.
Un discorso che abbiamo il dovere di esaminare e criticare, perché indica una strada senza sbocchi, frutto di un'analisi della situazione assai superficiale, privo di coraggio su alcuni punti dirimenti e portatore di un pessimismo cosmico che ben spiega la premessa di cui sopra.
Come Movimento popolare di liberazione (Mpl) abbiamo espresso fin dal principio diverse riserve sul progetto di Ross@. E tuttavia, in considerazione del fatto che condividiamo tanto la necessità della costruzione di un soggetto politico anticapitalista, quanto quella di un fronte che si ponga nella prospettiva della sollevazione popolare, abbiamo scelto fin da subito di interloquire con questo progetto politico.
Un discorso che abbiamo il dovere di esaminare e criticare, perché indica una strada senza sbocchi, frutto di un'analisi della situazione assai superficiale, privo di coraggio su alcuni punti dirimenti e portatore di un pessimismo cosmico che ben spiega la premessa di cui sopra.
Come Movimento popolare di liberazione (Mpl) abbiamo espresso fin dal principio diverse riserve sul progetto di Ross@. E tuttavia, in considerazione del fatto che condividiamo tanto la necessità della costruzione di un soggetto politico anticapitalista, quanto quella di un fronte che si ponga nella prospettiva della sollevazione popolare, abbiamo scelto fin da subito di interloquire con questo progetto politico.
Torna il nodo dell'€uro, nel dibattito della sinistra .
Si riapre il dibattito nella Sinistra anche in vista della stagione dei congresssi.
Andrea Ricci (nella foto) è un economista, docente
all'università di Urbino che è stato responsabile economia del Prc, parlamentare
e coautore del programma dello stesso partito per le elezioni europee del 2004 nel quale si chiedeva "più integrazione europea".
Pubblichiamo questo
intervento titolato "Il nodo dell'euro non può più essere
eluso", che in questi giorni è rimbalzato su molti siti , Andrea Ricci ,
dimostrando una rara onestà intellettuale afferma:
«La vecchia, consolidata posizione, un tempo espressa nello
slogan “Si all’euro, No a Maastricht”, che anch’io personalmente, come
responsabile economico nazionale di Rifondazione Comunista per tanti anni ho
contribuito a diffondere e ad articolare, non risulta più comprensibile, appare
essa sì una scorciatoia velleitaria per sfuggire ai problemi e alle
responsabilità reali e concrete».
Ecco il testo la speranza è che il dibattito si sviluppi !
Nell’ultimo semestre i mercati finanziari europei hanno vissuto una situazione
di tranquilla bonaccia. Gli spreads tra i titoli di Stato dei PIIGS e quelli
della Germania, pur se storicamente elevati, si sono assestati su valori ben
inferiori a quelli registrati nel biennio 2011-12. Per l’Italia il
differenziale tra BTP e Bund decennali ha oscillato intorno a quota 270, circa
la metà del livello toccato nei momenti più acuti della crisi.
COSA SUCCEDE IN BRASILE? di Riccardo Achilli
COSA
SUCCEDE IN BRASILE?
di
Riccardo Achilli
Sulle affollate e persistenti
manifestazioni di piazza in Brasile sta circolando una interpretazione, che si
va consolidando nella sinistra italiana ed europea, imperniata sulla denuncia
della pesante infiltrazione della destra, funzionale a far precipitare il Paese
in una condizione in cui sia più facile far cadere il governo del PT guidato
dalla Rousseff.
Tale interpretazione è ovviamente
corretta. Il Movimento Sem Terra, in un sintetico comunicato in cui analizza
gli eventi in corso, lo conferma, affermando che “la destra si infiltra e tenta
di generare un clima di violenza , di caos e dar la colpa al PT e a Dilma”[1]. D’altra
parte, basta vedere come i politici di centro-destra brasiliani stiano
strumentalizzando la situazione per trarne vantaggio. Dirò di più: una cosa che
non è stata sottolineata a sufficienza è che negli Stati in cui la protesta è
esplosa (São Paulo, Rio de Janeiro, Minas Gerais) il governatore è un moderato
(o del PSDB o del PMDB). Inoltre, sia le politiche di tariffazione dei
biglietti dei mezzi pubblici di trasporto (uno dei detonatori della protesta) e
la gestione del welfare (ivi compresa la maggior parte degli ospedali pubblici [2]), sia la
gestione della polizia militare che ha represso le proteste, sono di competenza
del governatore dello Stato, non del governo centrale della Rousseff (va però
anche detto che lo Stato di Bahia, dove la protesta è stata molto virulenta, è
amministrato da un governo del PT, ma in questo caso l’intensità delle
manifestazioni è anche derivante dal fatto … che la nazionale brasiliana ha
giocato a Salvador de Bahia la sua partita determinante e più “prestigiosa”,
contro l’Italia). D’altra parte, invece, mentre i governi locali mandavano la
polizia, il Governo centrale ha immediatamente teso la mano ai manifestanti,
cercando sin da subito un dialogo, fino alle proposte delle ultime ore, in cui
la Rousseff si impegna formalmente ad investire maggiormente nel settore
sanitario ed in quello scolastico, e persino a mettere in piedi una riforma
della Costituzione, per cercare (ovviamente invano, perché non è con le norme
costituzionali che si risolve il problema) di dimostrare impegno contro il
fenomeno della corruzione, altro cavallo di battaglia dei manifestanti.
lunedì 24 giugno 2013
Verso le elezioni Europee: La «Syriza spagnola» convince gli indignados
Spagna: Sondaggi prossime elezioni europee:
«NON SIAMO UN PARTITO»
IZQUIERDA UNIDA TRIPLICA I CONSENSI :
LA
SINISTRA RACCOGLIE SOLO L'ANTIPOLITICA ?
I popolari vacillano sotto i colpi degli scandali di
corruzione e pagano, altissimo, il prezzo delle esasperanti politiche di
austerità; i socialisti attraversano una paralizzante crisi d'identità, che ha
ormai ridotto a un confuso farfuglio quella che dovrebbe essere la più
autorevole tra le voci d'opposizione.
domenica 23 giugno 2013
ANCHE SE DIVERSI INSIEME SULLA TERZA VIA di Francesco De Martino
Come contributo al dibattito sulla trasformazione
delle strutture della società del sistema economico vigente, ripubblichiamo
volentieri un saggio dell'ex Segretario del PSI Francesco De Martino, scomparso
oltre un decennio fa, che il 26 Febbraio 1982 sulla rivista “Rinascita” interveniva in merito alla “terza via”,
intermedia tra comunismo e socialdemocrazia, proposta dal PCI e che De Martino
preferiva chiamare “nuovo socialismo”, sviluppandola sul piano teorico e
configurandola come base programmatica di un accordo di governo da realizzare,
sostenuto per la prima volta da socialisti e comunisti. Prospettiva questa che
avrebbe messo in discussione la linea politica del PSI di Bettino Craxi,
realizzato veramente in questo paese l'alternativa di governo alle forze
conservatrici e di centro e gettato finalmente le basi politiche di una
trasformazione democratica e graduale del capitalismo italiano. E' interessante
notare in questo scritto la riproposizione di aspetti salienti del programma
del Partito d'Azione (non citato in modo esplicito) cui il professore aveva
dato un valido contributo in gioventù, circa l'economia a due settori e quelli a
carattere morale ed educativo dei lavoratori, che avrebbero dovuto essere i
veri artefici del processo graduale di costruzione di una nuova società.
ANCHE SE
DIVERSI INSIEME SULLA TERZA VIA
di Francesco de Martino
Vorrei
dire come un socialista che si ricollega ai caratteri originali del socialismo
italiano veda la concezione, la sostanza della cosiddetta terza via.
Almeno
fin dal congresso di Venezia del 1957, il PSI si pose in termini teorici e
politici il tema di un socialismo diverso da quello che si era realizzato
nell'URSS e dalle esperienze socialdemocratiche europee. Il tema predominante
fu quello dell'autonomia del partito dal comunismo. Tale posizione giunse in
ritardo, solo dopo le denunce kruscioviane, ma giunse. Essa si dovette
all'impulso dato da Nenni e da vari di noi alla critica del sistema politico
che si era venuto costituendo nell'URSS. Fu affermata la necessità di ricongiungere
il socialismo con la libertà, considerando questa una conquista di valore
universale, non una categoria borghese. Venne in pari tempo tenuto fermo il
principio, di stampa marxista, che senza l'emancipazione economica dei
lavoratori nemmeno la democrazia politica avrebbe potuto spiegare tutti i suoi
potenziali elementi positivi. In questo si esprimeva una critica all'esperienza
socialdemocratica, critica che non investiva il metodo politico, ma il fatto di
aver accettato più o meno il sistema economico del capitalismo. Su questo tema,
fino alle vicende del Midas, il PSI ha condotto una lotta coerente, che sul
piano politico ebbe come conseguenza più rilevante la proposta di associare il
PCI ad una maggioranza di governo, non solo per contingenti ragioni, ma per una
prospettiva di più grande respiro storico, quella cioè di una piena
integrazione del PCI in un sistema di valori democratici propri dell'Europa
occidentale. Tale linea si fondava sul presupposto che i comunisti non
avrebbero potuto sottrarsi alla necessità di fare i conti con sé stessi, quindi
di conseguire una piena autonomia. Sarebbe ingiusto non ricordare la
chiaroveggente intuizione di Giorgio Amendola il quale, in modo coraggioso per
il tempo in cui lo faceva, sostenne il fallimento del comunismo e della
socialdemocrazia e indicò dunque una strada che soltanto dopo prove
drammatiche, talvolta tragiche, si sarebbe aperta in modo concreto. Vi era in
tutto questo, come in talune intuizioni di Togliatti, sebbene oscurate dal
permanente legame con l'URSS, per mezzo della formula “unità nella diversità”,
l'idea che il modello comuinista non poteva essere esportato in Occidente e che
esso non era comunque desiderabile. La critica espressa nel memoriale di Yalta
alla mancanza di democraticità del sistema implica tale conclusione.
venerdì 21 giugno 2013
Commento al libro di Vito Mancuso "L'ANIMA ED IL SUO DESTINO" di Riccardo Achilli
Commento al libro di Vito Mancuso "L'ANIMA ED IL SUO DESTINO"
di Riccardo Achilli
- Ho letto, da laico, il bellissimo libro “L’anima ed il suo destino”, del teologo "dissidente", per così dire, Vito Mancuso. Non si può, da nessuna parte, né da parte laica né da parte dei credenti, restare indifferenti al tentativo di Mancuso di conciliare fede e ragione, scienza e tradizione dottrinaria cattolica.
Proprio per questo approccio coraggioso e aperto, mi permetto di fare alcune osservazioni alle tesi del libro (non critiche, ovviamente, non avrei nemmeno gli strumenti culturali per farle, ma semplicemente sotto forma di suggestioni). Mancuso ritiene che l’universo progredisca, sia pur fra fasi di caos e distruzione, lungo un movimento di fondo che porta ad un maggior ordine dentro una maggiore complessità (un essere umano ha più relazioni interne e capacità di creare relazioni con l’ambiente esterno, e quindi più capacità di creare ordine, di un’alga unicellulare, ed è anche molto più complesso). E’ evidente in questo l’impostazione, come ben chiarisce l'autore, del pensiero di Teilhard de Chardin, di cui è tributario.
mercoledì 19 giugno 2013
I FILOSOFI E IL METEREOLOGO
dal sito DEMOCRAZIA ECOMUNITARIA
Domenica 6 giugno il mentore del quotidiano che maggiormente in Italia risalta per la sua “metereologia" del turbocapitalismo: Scalfari, che in quel settore è ormai più noto del mitico colonnello Bernacca, nel suo editoriale, tra l'altro scrive:
“Il Movimento 5Stelle sta vivendo una fase di ricerca di libertà. Non sappiamo quanto sia estesa tra i cittadini entrati in Parlamento. È comunque giusto dire che Grillo e il suo iniziale successo sono stati utili al risveglio della democrazia italiana così come è utile oggi che gli eletti delle 5Stelle rivendichino la loro dignità di teste pensanti e scoprano la politica.
LE NOSTRE PIAZZE TAKSIM
di Norberto Fragiacomo
Istanbul, piazza Taksim: il racconto è appassionato, le immagini dure e incalzanti. Crudele come un Selim redivivo, il baffuto Erdogan minaccia di scatenare l’esercito contro la folla: rabbrividiamo (senza neppure chiederci se i militari gli obbediranno), e continuiamo a guardare, rapiti dallo schermo colorato. Forse la Storia si fa sempre lontano da noi, in paesi remoti; o forse, senza accorgercene, siamo diventati presbiti.
Perché anche noi italiani abbiamo le nostre piazze Taksim, e non da ieri: più piccole, meno affollate, ben nascoste – in tivù – tra un servizio di gossip e l’ultima sui 5Stelle (beh, è gossip pure questo, in fondo).
martedì 18 giugno 2013
Syriza e la perenne adolescenza della sinistra italiana, di Riccardo Achilli
Nel vuoto pneumatico di cultura politica che affligge a mio parere tutto il Paese, non solo la sua sinistra, circola ricorrente una idea, che per essere molto generosi, definirei priva di solide basi di analisi storica, secondo cui in Italia la sinistra si salverebbe "facendo la Syriza italiana". Ammetto, per dovere di onestà intellettuale, di esserne stato vittima anche io, e di esservi rimasto affascinato per tanti mesi.
A far ragionare i sostenitori di tale idea basterebbe semplicemente far loro notare come tutti questi tentativi, nella realtà italiana, che non è quella greca, francese, tedesca, portoghese, ecc. siano falliti miseramente e sistematicamente. E' fallita la SA, è fallita la Fds, è fallita Rivoluzione civile, persino il progetto iniziale di S&L si è trasformato in qualcosa di molto diverso dagli intenti originari, l'esperimento di Medici a Roma è andato molto sotto le aspettative. Anche le scissioni massimalistiche da partiti riformisti hanno sempre fatto male alla sinistra. Infatti hanno sempre coinciso con sconfitte storiche. Così la scissione di Livorno del 1921, nel pieno di una guerra civile, che indebolì la sinistra italiana di fronte ad una avanzata compatta del fascismo (e non è che nel fascismo non esistessero tendenze e idee molto diverse, al contrario. Però non si divisero quando c'era da fare una guerra per conquistare il potere). Così fu anche con la scissione del PSIUP, nel 1964, che favorì l'indebolimento del PSI nel primo centro-sinistra, contribuendo alla caduta del primo governo di centro-sinistra nel 1964, e ritardando/compromettendo i risultati che tale fase avrebbe consentito di raggiungere.
ROSS@ : SEMINARIO 15 GIUGNO... indietro non si torna...
Si prepara un autunno denso di scadenze congressuali per i partiti e i movimenti politici italiani che vivono tutti processi di scomposizione e ricomposizione, seguire il dibattito nella Sinistra sarà uno degli obiettivi di Bandiera Rossa.
In questa ottica pubblichiamo il documento "ROSS@ SEMINARIO
15 GIUGNO... indietro non si torna..." buona lettura.
TEMI DELLA DISCUSSIONE
1). Quando si entra in politica bisogna definire la
collocazione e lo scopo. Dobbiamo chiarire prioritariamente che la nostra non è
la riproposizione dell'”unità della
sinistra” che, anzi, è un progetto che
non ci interessa… forse non interessa a nessuno.
Noi vogliamo costruire l'unità delle forze antagoniste,
in totale alternativa al centrosinistra. Il nostro anticapitalismo non è da
convegno, non serve ad abbellire il mondo che ruota attorno al PD. Per questo
il nostro è un progetto di rottura.
lunedì 17 giugno 2013
domenica 16 giugno 2013
sabato 15 giugno 2013
Un autunno di congressi : si apre il dibattito nel PRC
Si prepara un autunno denso di scadenze congressuali per i partiti italiani che vivono tutti processi di scomposizione e ricomposizione, seguire il dibattito nella Sinistra sarà uno degli obiettivi di Bandiera Rossa.
In questa ottica pubblichiamo il documento con il quale " Falce Martello " , una delle correnti interne al Partito della Rifondazione Comunista , dà inizio al dibattito congressuale rivolgendosi alle forze interne ed esterne al partito.
Primo appuntamento sarà una assemblea nazionale che si svolgerà a Bologna il prossimo 6 e 7 Luglio.
|
Assemblea Nazionale
Bologna 6-7 Luglio
Con la sconfitta di Rivoluzione civile alle ultime elezioni politiche e gli sviluppi successivi, possiamo considerare conclusa la discussione sulla capacità di Rifondazione comunista di rigenerarsi ed uscire dal pantano in cui è stata buttata da una linea politica disastrosa.
Se, e nella misura in cui, questo avverrà, non si tratterà di una rinascita o rilancio del Prc in quanto tale, ma piuttosto di una via d’uscita per quei settori di militanti che potranno, nel movimento generale della classe, trovare la strada per uscire dall’ambiente sempre più asfittico che oggi vive il partito.
|
venerdì 14 giugno 2013
La Germania e l’euro: una partita ambigua, di Riccardo Achilli
di Riccardo Achilli
Un giudizio
costituzionale aggrovigliato
Mentre l’attenzione del
Paese è, come al solito, distratta da pinzillacchere varie, come ad
esempio il risultato rugbistico delle amministrative, o le beghe da
telenovela (perché prive di analisi politica e caratterizzate da un
elevato tasso di sceneggiata napoletana) dentro il M5S, altrove, cioè
a Karlsruhe, Germania, si sta consumando qualcosa di importante. La
Corte Costituzionale tedesca è infatti chiamata a decidere della
costituzionalità della partecipazione tedesca all’Omt, il
meccanismo di acquisto di titoli di Stato sul mercato secondario
ideato da Mario Draghi per calmierare il galoppo dei rendimenti del
debito pubblico dei PIIGS. Il nocciolo della questione giuridica è
che un eventuale default della Bce, costretta ad acquistare titoli
pubblici dei Paesi in difficoltà, difficilmente rivendibili sul
mercato, costringerebbe la Germania a coprire una parte delle
perdite, e ciò potrebbe, ipoteticamente, mettere sotto tensione
l’obbligo costituzionale di pareggio del bilancio federale. E’
del tutto evidente che l’arzigogolata motivazione giuridica del
ricorso contro l’Omt presso i giudici costituzionali tedeschi
poggia su basi quantomeno precarie. Si chiede infatti alla Corte di
giudicare su un’eventualità teorica, resa ancor più teorica dal
fatto che l’Omt, in realtà, non è mai stato attivato, pur essendo
stato annunciato, e non si conoscono nemmeno i dettagli di
funzionamento di tale meccanismo. Ed anche se tale eventualità si
realizzasse, non è detto che ciò condurrebbe ad un deficit di
bilancio federale. Numerose soluzioni potrebbero essere ideate per
fare fronte ad un teorico buco nel bilancio della Bce.
IL PROTOCOLLO ANTI-FIOM
di Lorenzo Mortara
Rsu Fiom-Cgil Rete28Aprile
questo articolo appare in contemporanea al sito Radio Fabbrica
L’accordo
tanto atteso e temuto sulla rappresentanza sindacale, è stato infine
siglato da Cgil-Cisl-Uil e Confindustria, Venerdì 31 Maggio 2013.
Data storica ha sentenziato la stampa padronale. Storico accordo le
han fatto eco Governo e vertici confederali. Un trionfo per tutti
insomma, ma come l’esperienza insegna, quando tutti sorridono, a
piangere saranno solo i lavoratori. Infatti, storicamente, non
abbiamo mai fatto il benché minimo passo in avanti senza lotta e
mobilitazione. Perciò, senza alcun mandato dei lavoratori a
trattare, senza uno straccio di sciopero per conquistarlo, l’accordo
sulla rappresentanza è inequivocabilmente fuori dalla nostra Storia,
perché entra di diritto nelle pagine memorabili di quella dei
padroni.
martedì 11 giugno 2013
ELEZIONI COMUNALI: ASTENSIONE, QUALE MESSAGGIO? di Anna Lami
ELEZIONI COMUNALI:
ASTENSIONE, QUALE MESSAGGIO?
di Anna Lami
Roma ha un nuovo sindaco, il già senatore Ignazio Marino, stimato medico, la faccia rassicurante da persona a modo, distante anni luce nello stile e nel vissuto dal predecessore, il largamente sconfitto Alemanno. Alleluia.
Il Pd gongola, ha conquistato tutti i capoluoghi di provincia, perfino Treviso, storica roccaforte leghista, ha ceduto il passo alla moderazione targata Manildo. Evviva.
Il Movimento 5 Stelle, dal canto suo, incassa una battuta d’arresto che sarà pur parziale e provvisoria come sostengono i suoi supporters, ma senz’altro stride parecchio con la “rivoluzione guidata dalla rete” che si era prefigurata lo scorso febbraio. A parte in alcune realtà minori, il ridimensionamento del movimento di Beppe Grillo è tale da far cantare vittoria a quella stampa che non ha perso occasione per sottolinearne i limiti. I “veloavevodettoio” si sprecano tra i commentatori più fini, i profeti che avevano qualificato il voto delle politiche come una sbandata collettiva, oppure la punizione ai litigiosi vecchi partiti che non dimostravano sufficiente senso di responsabilità.
domenica 9 giugno 2013
7-8 Giugno 2013 , Syriza ospita l' Alter Summit, Atene laboratorio anti austerità al canto di Grandola Villa Morena
Al via l’Alter Summit di Atene, che ha riunito organizzazioni e movimenti europei anti austerità. Una due giorni per serrare i ranghi contro le politiche che hanno già messo in ginocchio la Grecia e che i governi europei stanno adottando sull’impulso di Bruxelles, secondo gli organizzatori.
“Siamo qui per ribadire che quella
dell’austerità non è la strada giusta, bisogna trovare un’alternativa per
risolvere questa situazione”, dice un partecipante e gli fa eco un’altra:
“Penso che tutti abbiano capito cosa è accaduto negli ultimi tre anni in Grecia
e negli altri Paesi del Sud, ed è solo l’inizio, queste politiche colpiranno
anche il nord Europa”.
Il partito della sinistra radicale greca, Syriza, è tra i promotori dell’evento che si concluderà con la redazione del Manifesto di Atene, il programma comune d’azione.
Il partito della sinistra radicale greca, Syriza, è tra i promotori dell’evento che si concluderà con la redazione del Manifesto di Atene, il programma comune d’azione.
Stamatis Giannisis, euronews: “Con
l’Alter Summit gli organizzatori hanno chiamato a raccolta tutti i movimenti
europei impegnati nella lotta contro le politiche d’austerità adottate dai
governi europei. La Grecia si prepara ad un nuovo anno di sacrifici, Atene è
stata scelta come miglior simbolo della protesta”.
Vai al sito dedicato : http://www.altersummit.eu/
Vai al sito dedicato : http://www.altersummit.eu/
LE LISTE LAST MINUTE DELLA SINISTRA RADICALE di Maurizio Zaffarano
LE LISTE LAST MINUTE DELLA SINISTRA RADICALE
di Maurizio Zaffarano
È largamente diffusa nel sentire comune la convinzione che riconoscere gli errori del passato possa aiutare a non ripeterli nel corso della propria esistenza. Non so se ciò valga realmente per gli individui, assai frequentemente prigionieri di una coazione a ripetere nel tempo le stesse scelte del passato, e tanto più per gli organismi sociali più o meno complessi.
Sicuramente questa capacità di elaborare le proprie esperienze fallimentari è fin qui mancata completamente a quell'area politica e ideologica variamente definita di sinistra radicale o di ispirazione marxista e comunista/socialista o di alternativa anticapitalista. Questa area politica non è più presente in Parlamento dal 2008, nel 2013 con Rivoluzione Civile ha raggiunto risultati ancora più modesti della Lista Arcobaleno e regolarmente manca il quorum necessario a portare propri rappresentanti nelle Assemblee elettive (si guardi, per citarne solo alcuni, agli esempi delle elezioni regionali in Sicilia e per il sindaco di Roma).
Tralascio qui di richiamare le analisi che attraverso la ricostruzione delle trasformazioni sociali, economiche, culturali, valoriali intervenute nel nostro Paese e degli errori tattici e strategici commessi dai propri dirigenti provano a dare conto della crisi anzi, per meglio dire, della scomparsa della sinistra in Italia (caso forse unico in Europa) per limitarmi al mero aspetto, per così dire, del marketing politico.
sabato 8 giugno 2013
DAL MURO CONTRO MURO AL PROTOCOLLO D'INTESA?
Di Lorenzo Mortara
Rsu Fiom Rete28Aprile
questo testo viene pubblicato in contemporanea col blog della Rete28Aprile Piemonte
*****************
L’accettazione da parte della Fiom del Protocollo d’intesa che la fa rientrare al tavolo delle trattative al prezzo di pesanti limitazioni del diritto di sciopero qualora si trovi in minoranza, è stata accolta dai lavoratori meno attenti e più distratti come l’unica strada percorribile da Landini. Il muro contro muro non ha funzionato, dicono costoro, facilitati in un simile giudizio dalla propaganda burocratica che ripete suppergiù la stessa solfa, senza che questi lavoratori si rendano conto di quanto pesi, nell’autonomia del loro giudizio, una simile litania.
giovedì 6 giugno 2013
DALL'AUTONOMIA PROLETARIA ALL'AVANGUARDIA ARMATA di Deborah Ardilli
DALL'AUTONOMIA PROLETARIA ALL'AVANGUARDIA ARMATA:
LA TENTAZIONE DELLA VIOLENZA DOPO L'AUTUNNO CALDO
di Deborah Ardilli
G. Donato, «La lotta è armata». Estrema sinistra e violenza: gli anni dell’apprendistato 1969-1972, Edizioni dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia, Trieste 2012, pp. 404.
Secondo un pungente referto stilistico pubblicato da Pier Paolo Pasolini nel novembre del 1973, in occasione di uno scambio con Adriano Sofri a proposito del dramma Calderón, per i militanti di Lotta Continua «il pensiero non è pensiero se non si manifesta come azione. Nel caso che esso sia parlato o scritto, la sua struttura linguistica deve avere l’instabilità e la provvisorietà di una struttura che ambisca a divenire immediatamente altra: cioè la struttura dell’azione». Per sintonizzarsi alla sensibilità politica dei «giovani nati col ‘68», la parola deve anzitutto «essere pervasa dal senso della propria fuggevolezza, della propria mansione utilitaristica, della propria funzione puramente pragmatica che consenta, al massimo, una forma di espressività sentimentale». Ecco perché, proseguiva lo scrittore, «a Sofri e ai suoi compagni piacciono unica-mente gli atti d’accusa, le ‘querelles’, le melopee, le documentazioni di parte, le oratorie vibranti, le condanne spietate e indiscriminate». Ed ecco pure perché, concludeva impietosamente il verdetto, «la scrittura è per loro tanto più politica quanto più è piatta, banale, elementare, corretta da una certa ironia demagogica (che consenta anche fughe nell’ambiguità dello scher-no)».
Una struttura linguistica che vuole essere altra struttura: al di là dei caretteri di polemica occasionale, la diagnosi formulata da Pasolini fornisce una preziosa indicazione di lettura, che potrebbe essere pertinentemente estesa a un’altissima percentuale della pubblicistica prodotta dalle formazioni dell’estrema sinistra sorte in Italia tra l’estate e l’autunno del 1969. Avvilita nella propria autonomia espressiva dall’allusione continua a un’opera da realizzare, la scrittura della sinistra che si diceva rivoluzionaria appartiene, per effetto dell’imprescindibile rimando al «da farsi», a un genere inassimilabile (anche solo per accostamento analogico) alle forme tradizionali della comunicazione letteraria e tenacemente resistente alle relative tecniche di analisi. Impermeabile ai valori messi in gioco da una sollecitazione di carattere formale, quella scrittura affidata ad articoli di stampa periodica, «autointerviste» e relazioni congressuali si accende tuttavia di un nuovo e diverso interesse se recuperata a uno sguardo che si sforzi di passare al setaccio la graduale sedimentazione di un «ordine del discorso» destinato a incidersi in profondità nei comportamenti ― e non solo nei linguaggi ― di uno strato (minoritario: non per questo trascurabile) di militanti determinato a sfidare il «Sistema» da posizioni indisponibili a progettarsi altrimenti che all’offensiva.
È precisamente questo «povero» materiale linguistico, inseguito nel momento in cui la sua indispensabile integrazione pragmatica comincia a riconfigurarsi in rapporto alla questione della violenza, a comporre l’ossatura documentaria del lavoro che Gabriele Donato dedica alle origini dell’opzione armata a sinistra.
mercoledì 5 giugno 2013
martedì 4 giugno 2013
L'IDEOLOGIA DEL GRILLO STRAPARLANTE di Norberto Fragiacomo
L’IDEOLOGIA DEL GRILLO STRAPARLANTE
di
Norberto Fragiacomo
Errare humanum est, perseverare est diabolicum – ammonivano saggiamente i latini. Peggio, aggiungo io: in certi casi, la persistenza nell’"errore" è chiaro sintomo di dolo.
All’indomani del naufragio elettorale, Beppe Grillo – cui ho dedicato un pezzo la settimana scorsa – è tornato ad inveire contro l’Italia A (lui la chiama così), quella dei "privilegiati”. Chi fossero costoro ce l’aveva già spiegato in febbraio, in un post allucinante dal titolo “Gli italiani non votano mai a caso” (cfr. http://bentornatabandierarossa.blogspot.it/2013/03/gli-italiani-non-votano-mai-caso-di.html): politici, evasori,dipendenti pubblici e pensionati.
lunedì 3 giugno 2013
I FORZATI DELLA PRECARIETÀ
di Anna Lami
Monica ha 21 anni, un viso da bambina dietro ai grandi occhiali, il rossetto marcato ed una 600 piena di peluche.
Lavora questo weekend all’inaugurazione del Pewex, un nuovo ipermercato a Ciampino. Fa la promoter. E siccome è la sua prima volta nel settore, è un po’ impacciata nel fermare la folla che prende d’assalto la nuova attività. Quelli che vede passare con addosso una giacca li chiama tutti “principali”, ai suoi occhi ci sono capi ovunque, anche se lei è un’esterna. Oggi ci sono le ragazze vestite da fatine che distribuiscono zucchero filato e uno sconto speciale dedicato ai disoccupati, che il giovedì pagano il 10% di meno. Migliaia gli avventori, lo speaker annuncia le ciliegie in offerta, mezzo chilo 99 centesimi, accorrete tutti. E ci sono decine di addetti ai reparti, mandati da altri centri di vendita.