RIFORME?
di Antonio Moscato
Sembra incredibile ascoltare i resoconti delle dichiarazioni sulle “riforme”. Prima di tutto stupisce che tutti i partiti ambiscano a partecipare a questo tavolo, nonostante sia evidente che per il 95% degli italiani il Senato e anche la legge elettorale sono l’ultimo dei problemi. Non si capisce che vantaggio potranno pensare di avere da un senato un po’ ridotto, ma non eletto, bensì nominato, e per giunta con l’odiata immunità tanto cara al politico che delinque, dato che grazie ad essa - oltre ai tre gradi di giudizio - può contare sul filtro iniziale del voto dei suoi pari…
La riduzione del numero dei senatori per giunta non garantisce la riduzione della loro tradizionale commistione con la grande corruzione, che non dipende dalla presenza di qualche “mela marcia” in un cestino troppo grande, ma da un sistema capitalistico che vive di mega appalti (finanziati con i miliardi dello Stato) per opere poco utili se non dannose, e che possono lubrificare tutti gli ingranaggi (ne ho parlato recentemente in La grande corruzione delle “Grandi Opere”, e La corruzione: false diagnosi, falsi rimedi ). Un sistema che non viene neppure sfiorato riducendo il numero dei senatori. E comunque, ci si domanda, non doveva essere ridotto anche quello dei deputati, che per giunta non sono stati più al sicuro dalle tentazioni?
Questa “riforma” non è solo un regalino a un vecchio pregiudicato circondato da una corte di inetti, che continua a pretendersi “padre costituente”, è un regalo ai fessi che hanno abboccato alle campagne contro la “casta” che volevano nascondere le responsabilità dei corruttori, additando al pubblico ludibrio solo chi si era fatto corrompere e scoprire. Una vecchia storia: senza andare lontanissimo, basti pensare all’indignazione (in sé giusta) nei confronti del ministro De Lorenzo e al suo fido scudiero Duilio Poggiolini, con i lingotti d’oro nei vasi da fiori e nei puff del salotto, che diventava ridicola se intanto rimanevano indisturbate le industrie farmaceutiche che quei lingotti glieli avevano dati, e che infatti hanno continuato a gonfiare a dismisura i prezzi dei medicinali e a distribuire tangenti. Ogni tanto se ne scopre una su cento, ma ovviamente non cambia niente. Chi è scoperto se la cava con una multa irrisoria rispetto ai profitti ricavati.
La legge elettorale teoricamente dovrebbe essere più importante, ma in realtà non appassiona nessuno: la proposta di Renzi e delle sue graziose portavoce più o meno ripropone una variante di quella che c’è. Non conta niente che (misteriosamente svegliandosi da un lungo sonno) la Corte Costituzionale aveva bollato il Porcellum dopo anni e anni in cui faceva danni. Anzi si può stare tranquilli che se la Corte condannerà anche l’Italicum, brutta copia dell’altro, lo farà tra sette o otto anni. Tanto chi si accorge di questa spudorataggine, e ne è schifato, non va a votare, anche perché considera complici anche i partiti minori, e comunque li ritiene poco utili.
Le sorridenti ministrine che con viso angelico presentano la proposte di “riforme”, dietro l’immagine sorridente, rivelano una brutalità sorprendente nei confronti di chi ha qualche dubbio sulla liceità dei diktat del capo (prima in quanto segretario confortato dalle primarie, oggi dal 40,8 del PD alle europee), come se questi risultati assicurassero un potere assoluto e non discutibile. Eppure anche quel 40,8% che Renzi fa proiettare sullo sfondo della sala in cui parla (oltre a corrispondere a poco più di un 20% rispetto all’intero corpo elettorale) non poteva premiare dei progetti di Senato o di legge elettorale di cui in campagna elettorale non si era parlato e soprattutto scritto qualcosa di preciso, dato che erano rimasti ancora nella mente di Renzi e Berlusconi.
L’indignazione della Boschi nei confronti di chi nel PD timidamente contesta le decisioni imposte, merita che le si suggerisca la rilettura di quel Berlinguer dietro cui Renzi si è trincerato, contestando l’uso strumentale fattone dal M5S. Berlinguer infatti considerava merito principale del PCI la battaglia costante in difesa della proporzionale e contro il maggioritario e, nella prefazione del 1984 al volume di discorsi parlamentari di Togliatti, denunciava che di fronte alla già evidente crisi del sistema parlamentare “i rimedi a cui si pensa vanno prevalentemente in direzione di un indebolimento dei poteri del parlamento.” E osservava che la “profonda esigenza di restituire alle istituzioni la loro funzionalità e il ruolo che spetta loro in una Repubblica democratica a base parlamentare viene distorta e tradita. Attraverso alcune delle «riforme» di cui si sente oggi parlare si punta a piegare le istituzioni, e perciò anche il parlamento, al calcolo di assicurare una stabilità e una durata a governi che non riescono a garantirsele per capacità e forza politica propria”.
Chi ha letto il mio recentissimo articolo su Il nuovo culto di Berlinguer non ha dubbi che non ho nessuna nostalgia di quel dirigente, che non aveva saputo cogliere e combattere in tempo la deriva di parte del suo partito (che diverrà presto maggioritaria) in direzione di quella truffaldina proposta di “riforme” istituzionali. Ma ho voluto ricordare quanto poco fondata sia la scelta di farsi una bandiera di Berlinguer, per riforme che si ricollegano invece pienamente al filone berlusconiano, e ai suoi antecedenti craxiani e piduisti.
22 giugno 2014
dal sito Movimento Operaio
1 commento:
Ottimo, come al solito. Aggiungerei un altroesempiodi Riforma tipo delle propagandato dalle ragazze pon pon renziane. Quella del "aboliriremo il 740" Tipico esempio della declinazione renziana delle riforme. Si lancia il messaggio ad effetto che colpisce la fantasia degli elettori e poi lo corregge piano piano, " sarà un precompilato" per poi scoprire piano piano e per chi sa leggere tra le righe del provvedimento che tutta la manovra è per rendere forfettarie le detrazione, deduzioni che se pur vero che sono una giungla è altrattanto vero che erano un baluardo per far diventare un pochino piu equo la non piu proporzionalità delle imposte. COsa resterà alla fine di questo annuncio spot? CHe il mod 730 ci sarà ancora, che ne "usufruiranno solo i lavoratori dipendenti pubblici e privati ai quali pur di non incorrere nella giugla di Equitalia o similari accetterà un poco maledetto e subito di detrazione piuttosto che un lungo e faticoso percorso kafkiano nel "castello" della burocrazia. E tutti vissero felici e contenti
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