PIU' PIL PER TUTTI
di Lucio Garofalo
Che cos'è il PIL? Il Prodotto Interno Lordo indica un dato
statistico assolutamente falsato, nel senso che è distorto e manipolato
ad arte dai vari "istituti di ricerca" (che non sono affatto
indipendenti, checché se ne dica altrimenti), ad uso e consumo delle
élites eurocratiche dell'alta finanza: la Trojka, la Commissione
Europea, la BCE, il FMI.
La stima del PIL è un esercizio che giova
soprattutto alle oligarchie capitaliste che hanno l'interesse a
massimizzare costantemente i loro profitti.
Infatti, il prodotto interno
lordo non è mai distribuito in modo equo tra le classi sociali di una
nazione. Un Paese come la Cina, che vanta il più alto PIL del mondo,
possiede oltre un miliardo di poveri. In Spagna il PIL è ritornato in
una percentuale positiva, ma in realtà sono cresciute le cifre che
segnalano il livello della miseria e della disoccupazione ad esclusivo
discapito delle fasce sociali più indifese. In Italia, da anni gli
indici ed i calcoli relativi al PIL nazionale sono in una fase
recessiva, eppure gli utili del grande capitale (cioè quello che comanda
sul serio nell'economia internazionale, ovvero i circoli dell'alta
finanza, le principali banche d'affari, i grandi gruppi multinazionali)
sono schizzati a livelli record e ai massimi storici.
Come mai? Non
occorre essere esperti in materia di economia per capire che i conti non
quadrano. È evidente che interviene qualcosa (o qualcuno, dall'alto)
che non fa quadrare bene i conti.
Nel senso che le statistiche
economiche vengono costantemente manipolate ad arte a palese vantaggio
di chi ci guadagna, cioè a profitto di alcune minoranze politicamente
egemoni e dominanti, le oligarchie finanziarie che detengono il
controllo dei settori nevralgici del potere: economia, politica,
mass-media "mainstream", banche centrali, atenei universitari, accademie
scientifiche più prestigiose, ivi compresi gli istituti di ricerca che
si occupano di diffondere i dati ufficiali relativi al PIL.
Inoltre, la
democrazia formale (delle istituzioni liberali-rappresentative borghesi)
non è un elemento in grado di arginare la violenza dei mercati
azionari. La memoria collettiva della gente, si sa, ha un raggio di
azione estremamente corto e scarsamente duraturo. All'indomani del
fragoroso crack finanziario del 2008 si levò un coro unanime di voci
"indignate" ai vertici delle principali istituzioni politiche
internazionali (in primis cito il presidente degli Stati Uniti) per
reclamare interventi volti a regolamentare e "moralizzare" i meccanismi
della finanza globale, percepita come "rea e perversa" e additata quale
capro espiatorio del dissesto economico di intere nazioni. Si invocarono
misure tese ad arginare il cinismo e la sfrenatezza dei mercati
speculativi, introducendo imposte fiscali sulle rendite azionarie e le
transazioni finanziarie, per impedire che le attività speculative
continuassero ad attrarre plusvalore sottraendolo all’economia reale e
produttiva.
Da allora sono trascorsi ben otto anni, ma nessuna proposta
politica degna di tal nome è stata adottata in tal senso. Né poteva
essere altrimenti, considerando le interferenze che le élites
finanziarie sovranazionali sono in grado di esercitare nei confronti
delle autorità politiche, ricorrendo a qualsiasi mezzo, ad espedienti
spregiudicati e criminali, per limitare e condizionare la sovranità o
l’autonomia decisionale di enti ed organismi eletti democraticamente.
Pertanto, cianciare ancora di “democrazia” quando tale istituzione di
governo è destituita di ogni principio e fondamento, non ha più senso.
Forse acquisterebbe un valore concreto solo se si riuscisse a rilanciare
o rinvigorire il funzionamento della democrazia a partire dal basso,
allestendo canali e strumenti di controllo e di partecipazione diretta
delle masse popolari ai processi politici decisionali. Insomma,
rivoluzionando radicalmente l’attuale assetto socio-politico-economico
internazionale. Se la recessione economica degli ultimi anni "vanta" un
merito, esso consiste probabilmente nell’aver messo a nudo tutte le
insanabili contraddizioni insite nell'ingranaggio capitalistico,
rivelando la sua irriducibile ed essenziale indole autoritaria. Una
matrice che è assolutamente incompatibile con i valori della sovranità
democratica e popolare e qualsiasi forma di legalità costituzionale e di
civiltà giuridica.
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