IL TROTSKISTA CHE
RIVUOLE LA MEMORIA
di Angelo
Mastrandrea
Nando Simeone è
un noto attivista politico romano. Falciato da un pirata della strada
sul Gra, al risveglio non ricordava più nulla. La sua battaglia
politica per riappropriarsi dei ricordi
La mattina del 6
dicembre 2016 Nando Simeone esce di casa come tutti i giorni per
andare al lavoro. Da quando ha smesso il mandato di consigliere
provinciale, nel 2008, ha ripreso il suo posto alla Farmacap, la
società municipalizzata romana che gestisce 44 farmacie comunali e
una ventina di asilo nido. Ha trascorso la notte a casa della
compagna, in fondo alla via Tiburtina, dove un tempo c'erano le
industrie e oggi è una lunga teoria di capannoni abbandonati, sale
bingo e negozi “cerco oro”. Dalla periferia est gli viene più
facile spostarsi verso un altra periferia, quella sud di Spinaceto,
dove è stato trasferito, a suo parere per “punizione” a causa
del suo impegno sindacale, come delegato Cgil, per fermare i
tentativi del Comune di privatizzare l'azienda in cui lavora,
cominciati con la giunta guidata da Ignazio Marino e tuttora non
abortiti.
Quando lavorava
nella sede centrale di via Ostiense, invece, impiegava cinque minuti
in motorino dall'abitazione in cui sono andato a incontrarlo, 38
metri quadri magnificamente restaurati in un antico edificio occupato
nel cuore di Trastevere. Il palazzo era abbandonato da anni e cadeva
a pezzi, quando, il 14 luglio 1989, dodici famiglie lo occuparono e
ne fecero una delle prime esperienze di “autorecupero” di un
edificio pubblico abbandonato. A dispetto di quello che sto per
raccontare, Simeone la ricorda benissimo: “All'inizio è stata
dura, perché l'edificio cadeva letteralmente a pezzi, ma noi
volevamo lanciare il messaggio che il centro della città non può
essere solo dei ricchi e per questo abbiamo portato qui persone che
non avrebbero potuto mai permettersi di pagare un affitto a
Trastevere”, dice.
A quel tempo,
poteva accadere che un'auto blu di rappresentanza istituzionale si
fermasse ad aspettarlo davanti allo squat. Quando invece è tornato
al vecchio impiego, ha trovato una scrivania vuota (“mi hanno
tenuto per un po' di tempo a far niente”) e poi il trasferimento
“sette chilometri più giù” E' per questo che la mattina del 6
dicembre imbocca con il suo scooter il Grande Raccordo Anulare
all'altezza della Tiburtina. Ma a questo punto il blackout della sua
memoria è già partito. I ricordi si fermano ai giorni precedenti,
quando Simeone era impegnato a denunciare i tentativi di aprire la
Farmacap ai privati: “ se l'azienda non è stata gestita bene,
perché c'è la fila di aziende private per comprarla? I conti non
tornano” aveva detto qualche tempo prima durante una
manifestazione al Campidoglio.
Poco dopo le 10,
Simeone esce di casa, sale sullo scooter e si dirige verso il
Raccordo Anulare. Alle 11 deve essere al lavoro, dove non arriverà
mai. E' appena entrato nel Gra quando un furgone lo investe in pieno.
Sono le 10.35. “Mi hanno detto che ho fatto un volo di undici
metri, il casco è volato via e ho battuto violentemente la testa”
racconta. Un automobilista si ferma e chiama tempestivamente
un'ambulanza, che lo porta urgentemente al Sant'Andrea. La sequenza
fa tornare alla mente le prime scene di Sacro Gra, il
documentario di Francesco Rosi che ha vinto un Leone d'oro al
Festival di Venezia, ambientate su un'ambulanza del 118 che soccorre
la vittima di un incidente stradale sull'autostrada che circumnaviga
la capitale.
Il furgone che
l'ha investito si dilegua e non verrà mai trovato, nonostante le
cronache raccontino che alcuni testimoni avrebbero consegnato ai
carabinieri di Settebagni un numero di targa.
Nando Simeone
combatte con la morte per dieci giorni. Non si sa se sopravviverà e,
in caso positivo, quali saranno le conseguenze della lesione
cerebrale. Nel frattempo, attorno a lui si crea una mobilitazione
inusuale per un incidente stradale: Simeone è molto conosciuto per
la sua attività politica e sociale, in ospedale accorrono decine di
amici e compagni che gli si stringono attorno, quasi che una sorte di
assemblea permanente attorno a quel corpo intubato potesse aiutarlo a
risollevarsi.
E' quello che di
fatto accade. Superata la fase più critica, Nando Simeone esce dallo
stato di incoscienza, ha un recupero fisico che ha del prodigioso e
alla fine di dicembre, viene trasferito al Santa Lucia, un ospedale
specializzato nella riabilitazione neuromotoria. Ma i danni
neurologici sono ancora rilevanti e di quei giorni tuttora non ha
contezza.
La luce nella sua
testa comincia a riaccendersi alla metà di gennaio. La
consapevolezza di sé si rimette in moto da quel momento, ma Nando
Simeone ben presto si rende conto che è un uomo senza passato.
Ricorda di non ricordare nulla: Non riconosce le persone che vengono
a trovarlo e fa fatica a riempire i buchi della sua memoria.
“La prima cosa
che ho provato? Imbarazzo. Cercavo di ascoltare i discorsi attorno al
mio letto per capire chi avevo di fronte e non fare brutte figure”.
Dopo un mese di
black out totale, pian piano diventa consapevole della sua
smemoratezza. “Quando parlavo con chi mi veniva a trovare, mi
accorgevo di non ricordare più niente”. “E' una cosa molto
pesante”, ammette. Fisicamente sta meglio e vuole uscire
dall'ospedale e tornare al lavoro. Se la prende con medici e
infermieri, ma oggi ammette che questi “sono stati bravi a dare
alla mia aggressività un sbocco terapeutico”: “Mi hanno fatto
capire che a spingermi alla violenza era la paure della morte, in
questo modo ho potuto rovesciarla in una spinta fortissima a vivere”,
la stessa che gli ha fatto bruciare le tappe e lo sta portando a
ricostruire tutto il suo passato dalle fondamenta, come un bravo
ingegnere farebbe con un palazzo terremotato.
Quella che oggi
Nando Simeone racconta è la storia di come uno “smemorato
consapevole”sta pian piano riacquistando non solo i ricordi tout
court o il significato delle parole, quanto quella “memoria
critica” che si era costruito in anni di studio e di battaglie
politiche. Aiutato dalla sua formazione di psicologo, ha spiegato
agli psicoterapeuti il percorso della formazione della sua memoria,
dall'attività politica ai libri letti, che “mi hanno dato la
consapevolezza di avere una coscienza molto avanzata”.
Ha impostato con
loro una terapia basata non soltanto sulle cure farmacologiche, anche
se “prendo sedici pillole al giorno”, bensì su un lavoro
psicologico per riempire i buchi nella storia personale e quella
politica. Per questo hanno coinvolto nella terapia la sua compagna e
un militante del suo gruppo. “Purtroppo ho avuto una perdita di
memoria complessiva, il trauma ha scombussolato tutto”, spiega, e
non c'è un aspetto, personale, familiare o politico che si sia
salvato.
Nella sua casa
fanno bella mostra un?edizione completa delle opere di Lenin, la
“Rivoluzione russa” di Trotsky e gli Scritti politici di
Franz Fanon, opere fondamentali per la sua formazione insieme a Freud
“che conoscevo a memoria”. Per riportarla alla luce si è rimesso
a studiare, cominciando dalla “storia del movimento operaio”. Per
fare riemergere la sua partecipazione al movimento studentesco della
Pantera, quando nel 1990 era studente universitario alla Sapienza di
Roma, ha dovuto rileggersi un suo libro del 2010, quasi
profeticamente titolato “Storia di un movimento rimosso”.
Nando Simeone
affronta la sfida più difficile, tutta interna alla sua psiche, come
se fosse una delle tante battaglie politiche combattute nella sua
vita: contro la globalizzazione neoliberista al G8 di Genova nel
2001, con il gruppo di Sinistra critica dentro Rifondazione comunista
in seguito, e poi nella minoranza Cgil per fermare la privatizzazione
della Farmacap. Nel 2007 fece scalpore quando organizzò una
conferenza stampa di “incappucciati”alla Provincia per protestare
contro le torture americane nel carcere iracheno di Abi Ghraib. E'
convinto che si può acquisire una “memoria consapevole”solo se
hai “un confronto basato sullo scambio e sull'interazione
politica”. Ne fa una questione di “ruolo e di identità” e per
questo considera fondamentale il ruolo dei suoi compagni della
Sinistra anticapitalista, il gruppo di estrazione trotskista nel
quale milita e che gli si è stretto intorno. Parafrasando uno slogan
degli anni Settanta si potrebbe affermare con lui che “la memoria è
politica”.
Ci vorrà del
tempo ma è molto probabile che i suoi ricordi sparpagliati dal
terribile impatto con l'asfalto ritornino per intero al loro posto,
come pezzi di un puzzle da ricomporre. Si tratterà di un lavoro
certosino, ma alla fine riaffioreranno. Uno dopo l'altro, grazie anche
alla sua tenacia e alla voglia di rimettersi a studiare.
Meno sicuro è che
il pirata della strada che gli ha segnato così pesantemente la vita
sia mai rintracciato. L'inchiesta è già passata da un pm a un altro
e le indagini languono. L'unica volta che i carabinieri si sono
presentati in ospedale è stato per chiedergli se aveva assunto
droghe prima di mettersi in sella, la mattina del 6 dicembre. Pure il
suo scooter è ancora sotto sequestro giudiziario.
Al danno di essere
la vittima di un tentato omicidio si aggiunge la beffa del sospetto
che l'incidente sia andato quasi a cercarselo.
PSICOLOGO, DALLA PANTERA AL
COMUNISMO
Nando Simeone è nato nel 1965 a
Cassino. Iscrittosi alla facoltà di Psicologia dell'Università La
Sapienza di roma, diventa uno dei leader del movimento della Pantera,
al quale dedicherà un libro (Gli studenti della Pantera, storia di
un movimento rimosso- edizioni Alegre). L'anno prima, insieme
all'attivista a favore dei Kurdi Dino Frisullo e ad altri compagni
partecipa all'occupazione a scopo abitativo di un antico palazzo
abbandonato a Trastevere. Iscritto a Rifondazione comunista,
partecipa al G8 di Genova, alla stagione dei Social forum ed è
vicepresidente del Consiglio provinciale di Roma dal 2003 al 2008. Fa
notizia quando per protesta contro le torture di Abu Ghraib,
organizza una conferenza stampa di “incappucciati” alla
Provincia. Esce dal partito con la componente trotskista di Sinistra
critica.
Da “Il Manifesto”
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