Spagna: Sondaggi prossime elezioni europee:
«NON SIAMO UN PARTITO»
IZQUIERDA UNIDA TRIPLICA I CONSENSI :
LA
SINISTRA RACCOGLIE SOLO L'ANTIPOLITICA ?
I popolari vacillano sotto i colpi degli scandali di
corruzione e pagano, altissimo, il prezzo delle esasperanti politiche di
austerità; i socialisti attraversano una paralizzante crisi d'identità, che ha
ormai ridotto a un confuso farfuglio quella che dovrebbe essere la più
autorevole tra le voci d'opposizione.
Queste, a grandi linee, le cause della profonda crisi
che sta minacciando il bipartitismo spagnolo, finora uno dei più stabili di
tutto il continente. Si tratta di un cedimento strutturale che - come sta
accadendo in altri paesi europei - apre un interessante e sempre più vasto
spazio per le cosiddette formazioni minoritarie, terra di approdo di elettori
delusi che, a migliaia, migrano dai grandi poli politici (Pp e Psoe) in cerca
di nuove risposte allo stallo economico e sociale in cui langue il paese.
La tendenza è palese; osservabile, qui più che altrove, nel rigoglio di
movimenti di protesta che, degli indignados della Puerta del Sol in avanti,
hanno mosso un vero e proprio attacco alla forme della politica tradizionale.
Ma è tradotta in numeri che questa quest'ondata di delusione popolare, che
mette in discussione la lunga diarchia Pp-Psoe, risulta ancora più perentoria: dal
1982 la somma dei voti dei due principali partiti non era mai scesa sotto il
65%, attestandosi su una media del 75% con punte dell'85 nel 2008. Se si
votasse oggi, si arriverebbe ad una percentuale tra il 40 e il 60%.
L'emorragia di consensi più copiosa la soffre il Pp, che, dalla data delle
ultime vittoriose elezioni generali (novembre 2011), fa un tonfo di 16 punti:
dal 44,6 al 28,6%, secondo un sondaggio di Metroscopia commissionato dal País.
Per il Psoe - che scende dal 28,7 al 25,1% - il
precipizio sembrerebbe meno profondo. Ma la situazione è più grave di quanto
non emerga dai numeri: basti considerare che la crisi e la politica lacrime e
sangue del governo avrebbero dovuto favorire la crescita dei socialisti, che,
invece, si trovano anch'essi a dover tamponare le falle.
È la fattura che gli elettori presentano ad
un'opposizione incapace di intercettare i malumori e le inquietudini della
fascia della popolazione più colpita dalla crisi.
E proprio nello spazio politico lasciato vuoto da questo scollamento tra i
cittadini e i partiti maggioritari, hanno prosperato formazioni come Izquierda
Unida (Iu) e i centristi di Unión progreso y democracia (UPyD), i maggiori
beneficiari dell'eclissi del bipartitismo iberico.
Se si andasse alle urne adesso, la sinistra radicale
di Iu sfiorerebbe addirittura il triplo dei consensi rispetto alle ultime politiche, trasformando il 6,9% del 2011
in un 15,9. A questo straordinario balzo in avanti - che varrebbe alla
"Syriza spagnola" un saldo terzo posto nel panorama delle forze
politiche nazionali - contribuiscono i transfughi del Psoe, ma anche
un'ineguagliabile ricettività verso il voto "indignato", prerogativa
identitaria di Iu.
Se il
partito riuscirà a mantenere uniti i voti dei movimentisti e a dettare la linea
politica del dissenso popolare, si apriranno prospettive interessanti, da cui
le sinistre europee - in primis quella italiana - avrebbero da imparare. Il
vero banco di prova - le prossime politiche - è ancora lontano, ma le elezioni
europee del 2014 e le comunali del 2015 daranno importanti indicazioni a medio
termine. E anche qui, le previsioni fanno ben sperare: nella comunidad di
Madrid, roccaforte popolare, Iu (fonte Metroscopia) arriverebbe ad un solo
seggio dal Psoe, secondo per un soffio dietro al Pp, in caduta di 18 seggi.
Della diaspora popolare approfittano in parte i centristi di UPyD partito di
formazione relativamente recente, che pur senza raggiungere i numeri di Iu,
raddoppia il 4,7% delle scorse generali, arrivando al 10% nelle intenzioni di
voto. Le parole d'ordine sono trasparenza, legalità e rigenerazione
democratica. «Non diventeremo mai un partito tradizionale» ha chiarito la
dirigenza. Da una prospettiva opposta gli fa eco Izquierda unida, che dei
partiti tradizionali non accetta nemmeno la definizione: «Siamo un movimento
sociale e politico». Pp e Psoe sono avvisati. Per sapere se si salveranno
bisognerà aspettare i prossimi appuntamenti elettorali.
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