PARIGI
2015:
UN
(SECONDO)
PECCATO DI OMISSIONE?
di
Norberto
Fragiacomo
Sui
fatti di Parigi si sono espressi tutti, e hanno scritto davvero di
tutto: eviterò pertanto insulsi copia-incolla, limitandomi a qualche
personalissima riflessione, che non vanta pretese di originalità.
Su
un punto mi dichiaro d’accordo col piagnucoloso mainstream
giornalistico: si è trattato di un crimine raccapricciante, che ci
lascia sgomenti. Aggiungo: al pari dell’attentato contro i
vacanzieri russi, della strage di Beirut, di quelle che - come
corollari dell’esportazione della “democrazia” a stelle e
strisce - insanguinano con cadenza quasi giornaliera il Vicino
Oriente e mezzo mondo. Affermazione tanto ovvia quanto contraddetta
dall’esperienza: nessuno ha proposto di cantare l’inno russo (tra
l’altro, il più bello del mondo, Internazionale a parte) dopo
l’esplosione dell’Airbus, nessun Consiglio regionale, comunale o
circoscrizionale ha esposto il vessillo libanese in omaggio a una
cinquantina di vittime senza nome. Le coccarde bianche rosse e blu su
FB e il bandierone che, scosso da raffiche di bora a 100, immagino
agitarsi in piazza Oberdan ci raccontano un’ovvia, indigeribile
verità: tutti i morti sono uguali,
ma alcuni sono più morti degli altri.
Lo
so: Mosca è quasi Asia, Giacarta un puntino sul mappamondo. Parigi,
invece, è la città dei lumi, della grande Rivoluzione, degli
impressionisti. Vi morì, praticamente di fame, Modigliani, angelo
maledetto (oggi i suoi quadri li vendono per 120 milioni: uno
sfregio): è istintivo struggersi un po’ di più per le vittime di
venerdì scorso, visto anche che fra loro c’è una povera ragazza
italiana proiettata in un futuro negato. E’ normale: siamo tutti
inconsapevolmente “razzisti”, sentendoci parte di una famiglia,
un gruppo, un rione, una città, un popolo, un colore di capelli, un
continente dagli incerti confini. Meno normale - e più inquietante -
appare il fatto che i professionisti dei media solletichino questo
nostro innato sentimento di appartenenza, regalando a Parigi una
settimana di prime pagine, relegando tragedie simili (per non più di
uno, due giorni) in quelle interne. Reazione emotiva? Può darsi,
sono esseri umani… ma sono anche giornalisti, che dovrebbero
conoscere le regole del mestiere: scuseremmo un giudice che condanna
in base alle simpatie o un chirurgo disposto a operare solo leggiadre
ventenni? Udissimo di casi simili ci indigneremmo, a meno che non
fossimo noi ragazze avvenenti, simpatiche e malate… e proprio su
questa inevitabile immedesimazione gioca, nient’affatto
involontariamente, la stampa di regime quando narra i fatti di
Parigi. Strizza l’occhio e minaccia, perché la paura è salutare,
fa bene. A chi? Ma ai padroni del vapore, è ovvio.
Un
po’ più su dei commentatori stanno i politici: assistenti anche
loro, che interpretano il medesimo copione. Atterriscono, confortano,
blandiscono: Roma e Milano sono a rischio attentati, prevenirli è
impossibile o quasi; la giovane Solesin, però, era il nostro domani,
bella, meritevole e determinata. Perché non darle una medaglia d’oro
al valor civile? Todos caballeros,
tutti eroi a prescindere: fosse morta in un incidente d’auto non
avremmo mai saputo della sua esistenza, le avessero sparato al Bardo
avrebbe ricevuto un trafiletto su Repubblica… ma in circostanze
come queste una donna assassinata vale oro, serve da monito, diventa
un’improbabile Giovanna d’Arco che, pur se uccisa in una
qualunque serata di svago, assurge ad eroina dell’Occidente ferito.
Un’eroina passiva: sarebbe stato meno improprio definirla martire,
ma oggi l’elite non sente alcun bisogno di Marie Goretti, anche
perché le prediche “comuniste” di Francesco danno fastidio. Noi
siamo gli agnelli, loro i lupi: bisogna che lo si sappia, che lo si
ripeta, che si interiorizzi il semplice concetto. Lupi telecomandati,
droni al servizio di qualcuno?
Il sospetto sorge irriguardoso, quando sentiamo il premier Valls
“suggerire” all’IS l’impiego di armi chimiche, o il
Presidente Hollande ricollegare l’azione di Parigi all’intervento
militare francese in Mali. Roba vecchia di anni, ma l’indomani un
commando fa strage di europei in un albergo di Bamako, che per
l’appunto è la capitale del Mali: un puro caso? Probabile, ma è
certo che chi regge un Paese (per conto terzi) conosce molte cose che
noi non sappiamo, e forse non sapremo mai.
Qualcuno
però pensa di sapere, di sapere
tutto. Sono quelli cui non servono
tre indizi per fare una prova: ne basta uno, basta uno schema. Quelli
che scorgono ovunque stragi di Stato – e dileggiano beffardi i
“miscredenti” - sono i gemelli siamesi dei giornalisti di regime:
per entrambe le categorie il male sta da una sola
parte, quella avversa. Per i regolari l’IS è Satana, apparso
all’improvviso sulla terra: se ha ricevuto qualche aiuto
dall’Occidente, dalle monarchie del Golfo o dalla Turchia la causa
è da imputarsi alla dabbenaggine di governanti ingenui, che restano
in ogni caso probi democratici votati al bene comune. Per i
“disincantati”, invece, il Daesh non esiste neppure, o se esiste
è una docile marionetta nelle mani della NATO. La stessa onnipotenza
che i primi, in perfetta malafede, attribuiscono a un’organizzazione
dotata di kalashnikov e pick-up a km 0 (a proposito della quale
Luttwak ha detto: basterebbe una brigata europea per spazzarli via in
una settimana!), i secondi l’affibbiano allo Stato, infaticabile
organizzatore sul proprio territorio di attentati ai danni della
popolazione inerme.
Intendiamoci: le stragi prefabbricate sono una
tragica realtà, e la Storia italiana lo attesta. Anche i servizi
segreti occidentali, tuttavia, conoscono il principio di
sussidiarietà orizzontale, tanto caro a quel fantoccio della NATO
che è l’Unione Europea: perché attivarsi in proprio quando c’è
qualcuno disposto a fare il lavoro sporco per i suoi fini? Alcuni
sostengono che il colpo di Parigi è stato congegnato troppo bene per
essere opera di (questo non lo dicono, ma lo pensano) quattro beduini
sfigati. Viene da rispondere loro: ma li avete visti i video
propagandistici dell’IS, quasi un remake di quelli dell’esercito
americano? Bella forza, ribatteranno ghignanti gli scettici: gli
autori sono gli stessi! Possibile… ma è anche vero che gli uomini
imparano,
ad ogni latitudine, e che in un’epoca di crisi e di torbidi
un’ideologia radicalmente antisistema esercita un richiamo
irresistibile su uomini che, in circostanze normali, abbraccerebbero
un’esistenza tranquilla: si possono attrarre spazzini come
professionisti di talento, balordi come rivoluzionari di provincia.
Al bando il manicheismo: due mali possono benissimo convivere, e
nulla vieta che quello meno diffuso, meno attrezzato si riduca a
pedina nelle mani dell’altro, a sua volta occasionalmente squassato
da discordie intestine.
Il
Capitale, idra dalle cento teste, ha molto da guadagnare dal
diffondersi della paura che, da un lato, toglie seguito e appeal
alle opposizioni tradizionali, dall’altro giustifica l’adozione
“indolore” di misure straordinarie che impattano fortemente sulla
libertà dei cittadini (esempi di questi giorni: la precettazione
degli insegnanti francesi da parte del ministero e il divieto di
svolgimento di una manifestazione studentesca), che resterà menomata
anche quando l’allarme sarà momentaneamente cessato. Un’azione
diretta, tuttavia, ha numerose controindicazioni: nessun agente è
disposto a farsi saltare in aria per compiacere il datore di lavoro,
e il rischio di crisi di coscienza (e fughe di notizie) non è
meramente teorico. Meglio, molto meglio lasciar
fare: l’omissione è un peccato
minore, mal che vada a qualche statista toccherà chiedere venia per
la negligenza o l’imperizia dell’intelligence.
Se un marito vuole liberarsi di una moglie non abbastanza docile
(magari perché affezionata ai suoi diritti), ha varie opzioni: può
ammazzarla di persona, con la prospettiva di essere condannato; può
assoldare un killer che tuttavia, se catturato, è facile che spiattelli
tutto. Se però avesse sentore che un poco di buono, respinto a suo
tempo dalla donna, ha fatto sapere di volersi vendicare, gli
converrebbe banalmente non fare
nulla, cioè far finta di non aver
sentito e magari adoperarsi perché, del tutto casualmente, la moglie
si imbatta nel farabutto in un vicolo buio. Una volta alleggerito del
fardello, potrebbe persino atteggiarsi a vittima… e magari, dalla
poltrona di un talk show, consigliare alle ragazze, con voce rotta,
di starsene a casa la sera. Per il loro bene, naturalmente: come per
il nostro bene saranno adottate le norme eccezionali che, simili alle
epidemie trecentesche, non si arresteranno dinanzi a nessuna
frontiera.
E’
con raffinato sarcasmo che il Potere, dopo aver seppellito la
democrazia dov’è nata (in Grecia) si appresta adesso a tumulare la
libertà nella Francia bianca rossa e blu.
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