CONSULTAZIONE STRAORDINARIA CGIL:
LA NOSTRA POSIZIONE
Il direttivo nazionale Cgil che ha varato la proposta di legge sul nuovo statuto dei diritti del lavoro e sulla consultazione straordinaria degli iscritti lo ha fatto con il nostro voto contrario.
La ragione è semplice ma va articolata bene.
In primo luogo abbiamo ritenuto drammaticamente sbagliato che tutta l’iniziativa di contrasto al Jobs Act ed alle profonde modifiche della legislazione Fornero-Renzi sulle tutele dal licenziamento si risolvesse con una semplice raccolta firme su una proposta di legge da consegnare al parlamento. Il primo compito del sindacato è dare gambe e forza alla propria iniziativa su tutti i terreni su cui è impegnata: sociale; contrattuale, politico.
Una proposta di legge di iniziativa popolare che affida al parlamento, a questo parlamento o, peggio ancora, a quello che avremo dopo la riforma istituzionale Renzi-Boschi, la ricostruzione di diritti perduti è chiaramente destinata ad essere sconfitta se non è parte di una straordinaria mobilitazione di resistenza e riconquista. Dalla contrattazione aziendale ai contratti nazionali si deve riaprire nel paese la partita della condizione del lavoro per imporre un cambio radicale dell’agenda alla politica ed alle imprese. Solo cosi è possibile riconquistare diritti.
In primo luogo abbiamo ritenuto drammaticamente sbagliato che tutta l’iniziativa di contrasto al Jobs Act ed alle profonde modifiche della legislazione Fornero-Renzi sulle tutele dal licenziamento si risolvesse con una semplice raccolta firme su una proposta di legge da consegnare al parlamento. Il primo compito del sindacato è dare gambe e forza alla propria iniziativa su tutti i terreni su cui è impegnata: sociale; contrattuale, politico.
Una proposta di legge di iniziativa popolare che affida al parlamento, a questo parlamento o, peggio ancora, a quello che avremo dopo la riforma istituzionale Renzi-Boschi, la ricostruzione di diritti perduti è chiaramente destinata ad essere sconfitta se non è parte di una straordinaria mobilitazione di resistenza e riconquista. Dalla contrattazione aziendale ai contratti nazionali si deve riaprire nel paese la partita della condizione del lavoro per imporre un cambio radicale dell’agenda alla politica ed alle imprese. Solo cosi è possibile riconquistare diritti.
LA CGIL CHIEDE DAVVERO DI RICONQUISTARE I DIRITTI PERDUTI?
No, ed è la seconda ragione che ci ha portato a votare contro questa scelta. Purtroppo la proposta della Cgil su un nuovo statuto dei diritti del lavoro rappresenta l’adeguamento del sindacato alla situazione esistente. Si accetta e si legittima l’esistenza di tipologie contrattuali precarie nate per consentire ai padroni di non applicare i contratti nazionali di lavoro e si accetta il mare di flessibilità che in questi decenni si è rovesciato sulla condizione dei lavoratori e delle lavoratrici. Si certifica così la fine della lotta alla precarietà per l’applicazione dei contratti collettivi.
Persino sulle tutele dal licenziamento la Cgil non si propone più il ritorno alla formula originaria dell’art.18 della legge 300 (statuto dei diritti dei lavoratori) la più tutelante in assoluto, prima delle manomissioni della Fornero e del Jobs Act di Renzi. In sostanza siamo davanti ad una proposta che si pone il tema di estendere alcuni diritti generali al mondo del lavoro subordinato e autonomo ma dentro il nuovo regime di ricattabilita’ e precarietà. Infine la proposta di legge e’ fondata sul Testo Unico sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014 cioè sulla negazione della democrazia e delle libertà sindacali e sul modello della contrattazione di restituzione.
No, ed è la seconda ragione che ci ha portato a votare contro questa scelta. Purtroppo la proposta della Cgil su un nuovo statuto dei diritti del lavoro rappresenta l’adeguamento del sindacato alla situazione esistente. Si accetta e si legittima l’esistenza di tipologie contrattuali precarie nate per consentire ai padroni di non applicare i contratti nazionali di lavoro e si accetta il mare di flessibilità che in questi decenni si è rovesciato sulla condizione dei lavoratori e delle lavoratrici. Si certifica così la fine della lotta alla precarietà per l’applicazione dei contratti collettivi.
Persino sulle tutele dal licenziamento la Cgil non si propone più il ritorno alla formula originaria dell’art.18 della legge 300 (statuto dei diritti dei lavoratori) la più tutelante in assoluto, prima delle manomissioni della Fornero e del Jobs Act di Renzi. In sostanza siamo davanti ad una proposta che si pone il tema di estendere alcuni diritti generali al mondo del lavoro subordinato e autonomo ma dentro il nuovo regime di ricattabilita’ e precarietà. Infine la proposta di legge e’ fondata sul Testo Unico sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014 cioè sulla negazione della democrazia e delle libertà sindacali e sul modello della contrattazione di restituzione.
RISPETTO ALL’IPOTESI REFERENDARIA
La Cgil, con la consultazione straordinaria, chiede agli iscritti cosa pensano di un’eventuale referendum per l’abrogazione del Jobs Act ma senza che il risultato del voto sia davvero vincolante per le sue scelte. Come può un’organizzazione di 6 milioni di iscritti non riuscire ad avere una propria posizione su un tema così importante? Crediamo che la Cgil avrebbe dovuto assumersi la responsabilità di decidere insieme alle lavoratrici ed ai lavoratori la costruzione di quella necessaria battaglia generale contro la legislazione del governo Renzi che va dalla contrattazione al referendum. Questa consultazione appare invece come un sondaggio ad uso tutto interno a gruppi dirigenti che non sono d’accordo tra loro.
La Cgil, con la consultazione straordinaria, chiede agli iscritti cosa pensano di un’eventuale referendum per l’abrogazione del Jobs Act ma senza che il risultato del voto sia davvero vincolante per le sue scelte. Come può un’organizzazione di 6 milioni di iscritti non riuscire ad avere una propria posizione su un tema così importante? Crediamo che la Cgil avrebbe dovuto assumersi la responsabilità di decidere insieme alle lavoratrici ed ai lavoratori la costruzione di quella necessaria battaglia generale contro la legislazione del governo Renzi che va dalla contrattazione al referendum. Questa consultazione appare invece come un sondaggio ad uso tutto interno a gruppi dirigenti che non sono d’accordo tra loro.
PER QUESTE RAGIONI LA CAMPAGNA REFERENDARIA E’ MOLTO RISCHIOSA
Non abbiamo contrarietà di principio sullo strumento referendum. La campagna referendaria per abrogare le leggi del governo Renzi contro il lavoro potrebbe essere un’occasione importante per riaprire la battaglia generale nel paese. Tuttavia ha bisogno di una nuova politica contrattuale della Cgil, ha bisogno di coerenza e radicalita’, di un cambiamento profondo della linea che in questi mesi ha abbandonato il conflitto e fatto accordi al ribasso sui contratti nazionali. I referendum, come ci insegna la storia, non possono sostituire l’iniziativa sociale.
Non abbiamo contrarietà di principio sullo strumento referendum. La campagna referendaria per abrogare le leggi del governo Renzi contro il lavoro potrebbe essere un’occasione importante per riaprire la battaglia generale nel paese. Tuttavia ha bisogno di una nuova politica contrattuale della Cgil, ha bisogno di coerenza e radicalita’, di un cambiamento profondo della linea che in questi mesi ha abbandonato il conflitto e fatto accordi al ribasso sui contratti nazionali. I referendum, come ci insegna la storia, non possono sostituire l’iniziativa sociale.
OGNI LAVORATORE DECIDERÀ COME ESPRIMERSI SU QUESTA CONSULTAZIONE. NOI INTENDIAMO DENUNCIARE I RISCHI DI UNA CAMPAGNA REFERENDARIA AVVIATA SENZA CONVINZIONE E SENZA UNA COERENTE BATTAGLIA SOCIALE!!!
1 Febbraio 2016
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