di R. Achilli
Personalmente reputo veramente scandalosa l'iniziativa del Governo-Monti di
far arrivare dai cittadini, via mail, le proposte per la spending review (la
spending review, come noto, è la procedura, messa in campo da monti, ed
affidata adesso a Bondi, per rivedere e tagliare le spese delel pubbliche
amministraizoni giudicate inutili). Intanto perché ovviamente tali proposte, in
larga maggioranza, sono figlie dell'emotività del momento, per cui vengono
indicate non le cose più utili per mettere la pubblica amministrazione in
efficienza, ma gli argomenti più in voga sui giornali (rimborsi elettorali,
auto blu, tetti agli stipendi dei dirigenti). Infatti, nell’articolo odierno di
Repubblica, si evidenzia che la prima analisi degli “sprechi” segnalati dai
cittadini si concentra soprattutto sulle seguenti voci:
-
- Rimborsi elettorali;
-
- Auto blu;
-
- Stipendi dei dirigenti pubblici;
-
- Spese per consulenze.
Tutte cose molto gonfiate mediaticamente, ma che nel bilancio del settore
pubblico allargato pesano, ciascuna, lo zerovirgolaqualcosa, e che quindi non
incidono realmente sugli sprechi veri. Il finanziamento ai partiti pesa per lo
0,03% sul totale delle spese correnti delle amministrazioni pubbliche al netto
degli interessi. Il settore di spesa più rilevante fra quelli individuati dai
cittadini è quello delle auto blu, che, dopo i tagli già operati nel 2010/2011,
vale un paio di miliardi all’anno, ovvero lo 0,3% del totale delle sole spese
correnti delle amministrazioni pubbliche al netto degli interessi del 2011. Le
consulenze, tanrto sbandierate da Repubblica come lo scandalo degli scandali, valgono
circa 700 Meuro all’anno ed incidono per l’astonomica percentuale dello 0,1% della
spesa corrente al netto degli interessi. E fra l’altro ci si dimentica di dire
che ci sono casistiche in cui il ricorso alle consulenze non soltanto è
obbligatorio per legge, ma è necessario per ordinario buon senso (cioè in casi
in cui sono necessarie attività di controllo e valutazione dell’operato della
P.A., che per l’ovvio motivo che il controllato non può essere controllante,
vanno demandate ad enti esterni alla P.A.).
In sostanza, ciò che propone a Bondi la stragrande maggioranza dei
cittadini che, volonterosamente, si sono messi al computer ed hanno mandato i
propri suggerimenti via mail al Ministero, incide per meno dell’1% sul totale
della spesa corrente dell’insieme delle amministrazioni pubbliche italiane. E
non ha quindi alcun impatto significativo sui saldi di finanza pubblica.
Inoltre, la “manovra” sui conti suggerita dai cittadini incide soltanto per lo
0,2% sul PIL, quindi non ha alcun effetto apprezzabile in termini di impatto
sull’economia, o anche in termini redistributivi.
Ben altri sono gli sprechi che incidono realmente sul bilancio dello Stato,
e che richiedono però un minimo di informazione e di competenza per essere
conosciuti, e che quindi i cittadini, disinformati, non hanno generalmente
segnalato via mail al Governo. Si possono fare alcuni esempi: la presenza di quasi
6.000 piccoli Comuni con meno di 5.000 abitanti, ognuno con i suoi organi
politici ed i suoi uffici amministrativi, che non hanno alcun obbligo di
realizzare fusioni fra loro al fine di unificare gli organi politici. Tali
comuni hanno infatti soltanto l'obbligo - peraltro nemmeno sanzionato in caso
di inosservanza - di mettere in gestione associata i servizi comunali entro il
2013, senza però fondersi fra loro, ma con la forma dell’Unione di Comuni (o
addirittura con una semplicissima convenzione per i comuni fra 1.001 e 5.000
abitanti), che mantiene in vita i singoli sindaci, i singoli assessori, i
singoli consigli comunali, ecc. Oppure la presenza di 110 amministrazioni
provinciali che, tranne alcuni casi virtuosi, in genere non svolgono il ruolo
fondamentale di programmazione di area vasta per cui sono state istituite, e
che anche rispetto ai servizi che vengono loro specificamente conferiti, come
le politiche del lavoro, svolgono spesso un mero ruolo di attuatori e non di
programmazione. O ancora, la scarsa diffusione, specie al Sud, della raccolta
differenziata dei rifiuti solidi urbani, che costa un fottio di soldi agli enti
locali per il conferimento in discarica, i miliardi spesi per acquistare i
cacciabombardieri F-35, il miliardo e mezzo circa che costano, ad ogni giro di rifinanziamento,
le cosiddette missioni di pace, le centinaia di milioni spesi ogni anno per
finanziare le scuole private cattoliche, quando esistono quelle pubbliche, le
scandalose ed enormi convenzioni erogate alla sanità privata dalle regioni, che
invece lasciano mano libera, nella sanità pubblica, all'intramoenia, e l'elenco
potrebbe continuare.
Inoltre tali proposte, fatte ovviamente, nella maggior parte dei casi,
sull'onda emotiva di cittadini non bene informati sulla realtà delle questioni,
rischiano di diventare armi di distruzione di massa in mano al Governo.
Prendiamo il costo delle consulenze, indicato da miglialia di mail arrivate dai
cittadini: in larga misura tale costo serve per pagare stipendi a precari
sottopagati che non hanno alcuna speranza di un lavoro pubblico stabile, e che
in molti casi hanno addirittura vinto una selezione pubblica per andare a fare
i precari. Il Governo, forte dell'appoggio popolare, potrà quindi decapitare
migliaia di poveracci perché è la gente che glielo ha suggerito. Tra l'altro,
questa modalità rischia anche di dare adito a vendette: l'imprenditore multato
perché faceva lavorare in nero i suoi addetti potrebbe scrivere che gli
ispettorati del lavoro sono inutili e costosi. Infine, ritengo che un Governo
abbia il dovere di essere lui ad indicare la strada da intraprendere, in una
logica di interesse generale, eventualmente consultandosi con i cittadini dopo
avere però intrapreso un percorso di diffusione dell'informazione piena e
consapevole, e non chiedere al singolo cittadino, che molto spesso ha una
visione parziale delle questioni, o addirittura sviata dalla propaganda
mediatica.
Vorrei chiedere a Mario Monti, che da buon liberale dovrebbe apprezzare le
modalità decisionali tipiche delle imprese private, se secondo lui quando una
impresa privata deve fare un intervento di ristrutturazione dei costi, si
affida a opinioni, sensazioni, giudizi emotivi da parte dei propri dipendenti.
O se invece, nel decidere dove tagliare, non si affidi ad un esame approfondito
dei conti, dei bilanci, dei rapporti del sistema di controllo di gestione,
ecc., per verificare dove effettivamente si riscontrano voci di costo più
elevate, e quindi prioritarie rispetto ai risparmi da realizzare.
Mario Monti, con questo sistema di consultazioni
pubbliche, si è inventato un modo astuto per evitare che si affrontino gli
sprechi veri della P.A. quelli dove si annidano i veri interessi dei poteri
forti della politica e del business, utilizzando una opinione pubblica disinformata
ed emotiva per andare a tagliare laddove ci sono soltanto i deboli, oppure per
tagliare su voci assolutamente ininfluenti sui saldi finali di finanza
pubblica. Riuscirà quindi a condurre un esercizio di spending review
sostanzialmente inutile ed iniquo, evitando di esserne responsabilizzato,
poiché potrà dire di aver agito in nome del popolo sovrano. Ma attenzione con
il metodo dei Cahiers de Doléances: se si sceglie di ignorare i suggerimenti
dei cittadini, si scatena una reazione rabbiosa dagl iesiti imprevedibili
(Luigi XVI, che non applicò i suggerimenti contenuti nei cahiers de doléance,
diede la spinta decisiva all’avvio della rivoluzione francese). Se si sceglie
di seguire i suggerimenti dei cittadini, i risparmi ottenibili su quisquiglie
come le auto blu o le consulenze sono del tutto insufficienti a realizzare gli
obiettivi sottesi al fiscal compact (ovvero al nuovo patto di tabilità europeo, molto penalizzante per le potenzialità di crescita del nostro Paese, recentemente firmato dal Governo-Monti).
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