Dal sito
di Sinistra anticapitalista riporto uno degli articoli (con link
interni che rinviano ad altri precedenti) che qualche giorno fa informavano
sulla lista Podemos, che ha avuto un ottimo risultato nello Stato spagnolo. Non
è mai troppo tardi, ed è necessario farlo perché nelle lunghe trasmissioni sul
voto di questa notte questa formazione è stata presentata a volte come
“antieuropea” o, addirittura, più di una volta “socialdemocratica”.
Analoga disinformazione ha colpito sia Syriza in Grecia, che la lista per
Tsipras in Italia, che tuttavia, dai primi dati, risulta premiata dove per
necessità ha dovuto fare una campagna capillare per raccogliere le firme casa
per casa, come in Val d’Aosta, dove ha raggiunto l’8%. Solo grazie a
questo almeno lì ha sconfitto la campagna di disinformazione e
denigrazione.Mentre scrivo non è ancora sicuro il superamento della soglia di sbarramento.È presto per un
commento generale al ritorno in Italia di una grande forza conservatrice
costruita intorno a un leader che ricorda la “balena bianca”, che faremo quando
ci saranno anche tutti i dati articolati per regioni e province, e confrontati
con quelli delle amministrative, soprattutto le regionali in Piemonte ed
Abruzzo. (a.m. ore 6, 26/5/14) di
Antonio Moscato
Pubblichiamo
la dichiarazione di Izquierda Anticapitalista sulle elezioni politiche.
Izquierda Anticapitalista è tra le principali forze sostenitrici di
Podemos, una lista nata dal basso che punta a dare espressione politica ai
movimenti di massa che hanno attraversato lo stato spagnolo. Una delle
caratteristiche della lista, che secondo i sondaggi potrebbe avere
ottimi risultati tali da farla risultare la sorpresa delle
elezioni, è la valorizzazione della partecipazione e della democrazia
diretta nella costruzione dell’opposizione alle politiche di
austerità sfidando così i partiti tradizionali come il Pp e il Psoe, ossia
coloro che hanno gestito in questi anni le politiche liberiste. (Su
Podemos leggi anche Podemos; inoltre invitiamo a rileggere
l’articolo sulle ambiguità di Izquierda Unida di Andreu Coll, clicca qui) ndr.
1. La
crisi economica sta devastando l’Europa. Il modello neoliberista ha dimostrato
di essere un meccanismo al servizio dell’espropriazione dei cittadini, dei
giovani, dei migranti, delle donne, di tutte le persone che hanno bisogno di
lavorare per vivere. Milioni di persone sono colpite dalla miseria della
disoccupazione e dell’esclusione, un dramma sempre più visibile nelle nostre
città e quartieri.
La precarietà è diventata lo stato naturale delle cose e occupa sempre più spazio nella vita quotidiana. Per il capitale la miseria non ha volto, sono solo cifre. Le cifre possono certo aiutare a spiegare la drammatica situazione sociale, ma sono gli innumerevoli volti delle persone che soffrono la crisi che determinano il momento politico.
La precarietà è diventata lo stato naturale delle cose e occupa sempre più spazio nella vita quotidiana. Per il capitale la miseria non ha volto, sono solo cifre. Le cifre possono certo aiutare a spiegare la drammatica situazione sociale, ma sono gli innumerevoli volti delle persone che soffrono la crisi che determinano il momento politico.
2.
Questa crisi è stata gestita come una truffa, poiché le misure applicate dai
governi sono profondamente inserite nelle politiche che hanno condotto alla
catastrofe. Ci sono responsabili. La povertà esiste perché veniamo impoveriti.
La banca, la classe imprenditoriale, tutti quelli che profittano dello
sfruttamento altrui, beneficiano di un modello economico,politico e sociale
disegnato da una minoranza. Le politiche di austerità, lungi dall’essere la
soluzione della crisi, sono servite solo per accelerare l’impoverimento del 99%
risparmiando quelli che erano già ricchi.
3.
L’Unione Europea si è rivelata una struttura al servizio delle élite, diretta
da istituzioni che nessuno ha eletto, in mano a una casta estranea ai problemi
dei cittadini. In questa quadro, è impossibile costruire un’uscita dalla crisi
favorevole ai/lle lavoratori e lavoratrici e ai popoli senza opporsi alla
struttura istituzionale della UE. È altrettanto chiaro che il ripiegamento
nazionale e patriottico porterebbe soltanto all’isolamento. È più che mai
urgente il coordinamento su scala europea dei movimenti di resistenza: le
prossime elezioni europee sono una buona occasione per cominciare a lavorare in
questo senso, scambiando esperienze e appoggiandosi reciprocamente.
4. La
tragedia greca mostra in tutta la sua crudezza le conseguenze dei “piani di
salvataggio” per i popoli del sud dell’Europa. I mini-jobs tedeschi dimostrano
che dietro le grandi potenze si nasconde sempre, resa invisibile, la precarietà
del mondo del lavoro. La socialdemocrazie e la destra hanno dimostrato che, al
di là della diversità di colore, governano in modo uguale. Merkel e Hollande
possono ricoprirsi con bandiere differenti, però alla fine non importa quello
che dicono, ma quello che fanno: togliere diritti, impoverire i/le lavoratori e
lavoratrici e i popoli, imporre un modello che accresce le disuguaglianze tra
il nord e il sud, destinandoci al sottosviluppo attraverso meccanismi come il
debito.
5. I
movimenti contro l’austerità in Europa hanno dimostrato che non tutto è
rassegnazione e apatia. Dal 15M e le maree, passando per «Que se lixe a troika»
a SYRIZA, le alternative sono state poste sul tavolo. La lotta di classe dà la
possibilità a quelli in basso di opporsi alle politiche di impoverimento: un
audit cittadino del debito per dichiarare il non pagamento di quello
illegittimo, salvare le persone e non le banche, nazionalizzare il settore
finanziario, diritto di decidere dei popoli, e delle donne sul proprio corpo,
democratizzare l’esercizio della politica, ripartire la ricchezza tra i/le
lavoratori e lavoratrici che la producono, in definitiva promuovere un modello
democratico, disegnato da e per la maggioranza sociale. Esiste un’altra Europa,
quella dei cittadini auto-organizzati.
6. Nello
Stato spagnolo, il governo Rajoy è al servizio dei privilegiati, governa sotto
la dittatura della troika, impoverisce la popolazione e nega ai popoli
catalano, galiziano o basco il loro diritto a decidere liberamente il loro
futuro, e alle donne sui loro corpi e le loro vite. Mentre il Partido Popular
vende la sua finzione di ripresa economica, migliaia di famiglie sopravvivono
senza reddito, gli sfratti e i licenziamenti continuano, i servizi pubblici si
degradano sempre più. Per il governo, la ripresa economica significa
semplicemente che va sempre meglio per gli investitori. Però, per la classe
operaia la situazione è sempre peggiore.
7.
L’altra faccia della medaglia del regime del ’78, il PSOE, si pone come
ricambio del PP nel momento di maggiore disaffezione al bipartitismo. Nelle
questioni fondamentali, la sua forma di governo non si differenzia dal governo
Rajoy. Il PSOE cerca di rappresentare l’illusione che sia possibile un ritorno
al passato di prima della crisi, come se le politiche che attuarono quando
erano al governo non avessero niente a che fare con la situazione che vive oggi
la popolazione. La sua credibilità è al minimo però dobbiamo costruire
strumenti per superarlo.
8. È
urgente costruire un’alternativa al bipartitismo PP-PSOE. L’organizzazione più
grande a livello dello Stato, Izquierda Unida, punta a partecipare a governi
come quello andaluso con il PSOE. Al di là delle intenzioni di risolvere
parzialmente problemi come quello della casa, il governo andaluso è limitato
dalla presenza del PSOE e dal ruolo subalterno di IU. Il problema di questa
opzione è che rafforza il regime dando fiato al PSOE, limita le alternative di
governo e rafforza l’idea che l’unica cosa che possiamo fare è gestire
l’esistente. Esiste un’altra via: quella di un governo tanto leale verso quelli
in basso quanto il PSOE e il PP lo sono verso il capitale, un governo che si
appoggi ai cittadini contro la troika, che si basi sulla mobilitazione contro
il ricatto dei mercati, e si basi sull’autorganizzazione popolare di fronte ai
tagli. Siamo consapevoli che molte/i compagne/i di IU non sono d’accordo per
governare con il PSOE, ma questa è una via che non pare sia scartata
dall’attuale direzione federale nemmeno per il governo dello Stato. Per costruire
un’alternativa di massa ed egemonica, è necessaria l’unità di tutte e tutti
quelle/i che puntano a sbarrare il passo alla destra (sia UPyD, PP o CiU), ma
senza subalternità al PSOE, corresponsabile della situazione attuale. Qualsiasi
politica di alleanze che abbia l’obiettivo di risolvere i problemi di quelle/i
che soffrono la crisi deve essere subordinata alla rottura con l’austerità e
porre gli strumenti di governo al servizio di politiche che ripartiscano la
ricchezza, a creare forme di partecipazione popolare e generare un tessuto
sociale forte, capace di resistere agli attacchi dei poteri finanziari. Tale
alternativa di governo è quella che dobbiamo costruire tutte e tutti, e potrà
nascere solo dalla convergenza della sinistra politica coerente con i movimenti
di resistenza che occupano le strade, i luoghi di lavoro e le piazze.
9. È
prioritario costruire spazi unitari tra lavoratrici e lavoratori, i giovani, le
donne, al di là delle sigle, al servizio della mobilitazione e della
convergenza. Siamo tutti colpiti dalle politiche neoliberiste, e per
rovesciarle è prioritaria l’unità nelle lotte. Approfondire il cammino aperto
dal 22M, rendendo stabili le strutture create per quella mobilitazione, può
essere un primo passo per realizzare quadri di convergenza. Se la crisi
capitalista cerca di frammentarci, abbiamo l’urgenza di rispondere insieme.
10. Di
fronte a questa situazione di blocco istituzionale e acutizzazione della
miseria, le e i militanti di Izquierda Anticapitalista, assieme ad altre/i attiviste/i
e intellettuali della sinistra, hanno partecipato al lancio di PODEMOS come
spazio politico che, continuando il percorso iniziato con 15M, riesca a
raggruppare quante/i soffrono la crisi, utilizzando la finestra di opportunità
aperta dalle elezioni europee. PODEMOS ha permesso di aprire un processo che ha
dato speranza a migliaia di persone, iniziando un processo di autorganizzazione
popolare dal basso che si esprime nei circoli PODEMOS. Alle iniziative di
PODEMOS partecipano centinaia di persone stanche della politica tradizionale.
Questi fatti hanno dimostrato che molte persone che si mobilitano ed esprimono
contro le politiche dei tagli cercano uno spazio plurale e aperto a tutti per
lottare, anche sul terreno elettorale, per una democrazia reale, al servizio di
quelle/i in basso.
11.
PODEMOS ha davanti a sé molte sfide, è un progetto vivo, con un grande
potenziale di sviluppo. Non è un progetto finito, ma un progetto cittadino che
finisce di nascere. È stato capace di porre sul tavolo la necessità di
combinare il terreno elettorale con la conquista di spazi nei mezzi di
comunicazione di massa dai quali rendere visibili le alternative al regime. Le
elezioni europee sono la prima battaglia importante per stabilizzare il
movimento al di là del suo impulso iniziale. Essere presenti nel parlamento
europeo sarebbe un’opportunità per avvicinare settori sempre più ampi della
società.
12. Un
progetto come PODEMOS parte da un’aspirazione profonda alla democrazia, perciò
può funzionare solo se si organizza con strutture emanate dalla base. PODEMOS è
un progetto collettivo che vuole essere uno dei molti embrioni di un progetto
di società alternativa, nella quale tutte e tutti siamo uguali. Pertanto,
quello che facciamo deve riflettere quel che vogliamo arrivare ad essere. Con
l’entusiasmo e il lavoro generoso di tutte le persone coinvolte nel progetto è
qualche cosa che possiamo ottenere.
13.
Un’altra sfida è la necessità di legare PODEMOS alle lotte sociali, agli
scioperi, alle reti di quartiere, diventando un’interfaccia dei movimenti,
capace di connettersi con le resistenze popolari. Solo così, radicandosi nel
territorio ed essendo presente nelle battaglie quotidiane della gente, andremo
oltre i parametri esistenti, creando il potere popolare.
14.
Questa esperienza non finisce il 25 maggio, giorno delle elezioni: è solo un
passo in più in una lunga lotta collettiva e popolare per liberarci dalla
miseria e da quelli che la producono, costruendo noi stesse e stessi quella
democrazia capace di distribuire la ricchezza a chi la produce. Le elezioni
sono un primo passo importante, che continua ciò che veniamo costruendo ogni
giorno e che dovremo continuare a costruire dal 26.
15. Noi
del 25M abbiamo di fronte una possibilità unica di aprire uno spazio elettorale
al margine dei partiti tradizionali, ed essere un «cavallo di troia» nelle loro
istituzioni. PODEMOS apre l’opportunità di trasformare la disaffezione, lo
scontento e la rabbia in un voto entusiasmante e in autorganizzazione. Un voto
di rottura, differente, che serva da stimolo per continuare a costruire la
sinistra dal basso. Per questo chiediamo il voto per PODEMOS, per avere voce nelle
istituzioni al servizio di quelle e quelli in basso.
Dal sito di Sinistra anticapitalista riporto uno degli articoli (con link interni che rinviano ad altri precedenti) che qualche giorno fa informavano sulla lista Podemos, che ha avuto un ottimo risultato nello Stato spagnolo. Non è mai troppo tardi, ed è necessario farlo perché nelle lunghe trasmissioni sul voto di questa notte questa formazione è stata presentata a volte come “antieuropea” o, addirittura, più di una volta “socialdemocratica”. Analoga disinformazione ha colpito sia Syriza in Grecia, che la lista per Tsipras in Italia, che tuttavia, dai primi dati, risulta premiata dove per necessità ha dovuto fare una campagna capillare per raccogliere le firme casa per casa, come in Val d’Aosta, dove ha raggiunto l’8%. Solo grazie a questo almeno lì ha sconfitto la campagna di disinformazione e denigrazione.Mentre scrivo non è ancora sicuro il superamento della soglia di sbarramento.È presto per un commento generale al ritorno in Italia di una grande forza conservatrice costruita intorno a un leader che ricorda la “balena bianca”, che faremo quando ci saranno anche tutti i dati articolati per regioni e province, e confrontati con quelli delle amministrative, soprattutto le regionali in Piemonte ed Abruzzo. (a.m. ore 6, 26/5/14) di Antonio Moscato
Pubblichiamo
la dichiarazione di Izquierda Anticapitalista sulle elezioni politiche.
Izquierda Anticapitalista è tra le principali forze sostenitrici di
Podemos, una lista nata dal basso che punta a dare espressione politica ai
movimenti di massa che hanno attraversato lo stato spagnolo. Una delle
caratteristiche della lista, che secondo i sondaggi potrebbe avere
ottimi risultati tali da farla risultare la sorpresa delle
elezioni, è la valorizzazione della partecipazione e della democrazia
diretta nella costruzione dell’opposizione alle politiche di
austerità sfidando così i partiti tradizionali come il Pp e il Psoe, ossia
coloro che hanno gestito in questi anni le politiche liberiste. (Su
Podemos leggi anche Podemos; inoltre invitiamo a rileggere
l’articolo sulle ambiguità di Izquierda Unida di Andreu Coll, clicca qui) ndr.
1. La
crisi economica sta devastando l’Europa. Il modello neoliberista ha dimostrato
di essere un meccanismo al servizio dell’espropriazione dei cittadini, dei
giovani, dei migranti, delle donne, di tutte le persone che hanno bisogno di
lavorare per vivere. Milioni di persone sono colpite dalla miseria della
disoccupazione e dell’esclusione, un dramma sempre più visibile nelle nostre
città e quartieri. La precarietà è diventata lo stato naturale delle cose e occupa
sempre più spazio nella vita quotidiana. Per il capitale la miseria non ha
volto, sono solo cifre. Le cifre possono certo aiutare a spiegare la drammatica
situazione sociale, ma sono gli innumerevoli volti delle persone che soffrono
la crisi che determinano il momento politico.
2.
Questa crisi è stata gestita come una truffa, poiché le misure applicate dai
governi sono profondamente inserite nelle politiche che hanno condotto alla
catastrofe. Ci sono responsabili. La povertà esiste perché veniamo impoveriti.
La banca, la classe imprenditoriale, tutti quelli che profittano dello
sfruttamento altrui, beneficiano di un modello economico,politico e sociale
disegnato da una minoranza. Le politiche di austerità, lungi dall’essere la
soluzione della crisi, sono servite solo per accelerare l’impoverimento del 99%
risparmiando quelli che erano già ricchi.
3.
L’Unione Europea si è rivelata una struttura al servizio delle élite, diretta
da istituzioni che nessuno ha eletto, in mano a una casta estranea ai problemi
dei cittadini. In questa quadro, è impossibile costruire un’uscita dalla crisi
favorevole ai/lle lavoratori e lavoratrici e ai popoli senza opporsi alla
struttura istituzionale della UE. È altrettanto chiaro che il ripiegamento
nazionale e patriottico porterebbe soltanto all’isolamento. È più che mai
urgente il coordinamento su scala europea dei movimenti di resistenza: le
prossime elezioni europee sono una buona occasione per cominciare a lavorare in
questo senso, scambiando esperienze e appoggiandosi reciprocamente.
4. La
tragedia greca mostra in tutta la sua crudezza le conseguenze dei “piani di
salvataggio” per i popoli del sud dell’Europa. I mini-jobs tedeschi dimostrano
che dietro le grandi potenze si nasconde sempre, resa invisibile, la precarietà
del mondo del lavoro. La socialdemocrazie e la destra hanno dimostrato che, al
di là della diversità di colore, governano in modo uguale. Merkel e Hollande
possono ricoprirsi con bandiere differenti, però alla fine non importa quello
che dicono, ma quello che fanno: togliere diritti, impoverire i/le lavoratori e
lavoratrici e i popoli, imporre un modello che accresce le disuguaglianze tra
il nord e il sud, destinandoci al sottosviluppo attraverso meccanismi come il
debito.
5. I
movimenti contro l’austerità in Europa hanno dimostrato che non tutto è
rassegnazione e apatia. Dal 15M e le maree, passando per «Que se lixe a troika»
a SYRIZA, le alternative sono state poste sul tavolo. La lotta di classe dà la
possibilità a quelli in basso di opporsi alle politiche di impoverimento: un
audit cittadino del debito per dichiarare il non pagamento di quello
illegittimo, salvare le persone e non le banche, nazionalizzare il settore
finanziario, diritto di decidere dei popoli, e delle donne sul proprio corpo,
democratizzare l’esercizio della politica, ripartire la ricchezza tra i/le
lavoratori e lavoratrici che la producono, in definitiva promuovere un modello
democratico, disegnato da e per la maggioranza sociale. Esiste un’altra Europa,
quella dei cittadini auto-organizzati.
6. Nello
Stato spagnolo, il governo Rajoy è al servizio dei privilegiati, governa sotto
la dittatura della troika, impoverisce la popolazione e nega ai popoli
catalano, galiziano o basco il loro diritto a decidere liberamente il loro
futuro, e alle donne sui loro corpi e le loro vite. Mentre il Partido Popular
vende la sua finzione di ripresa economica, migliaia di famiglie sopravvivono
senza reddito, gli sfratti e i licenziamenti continuano, i servizi pubblici si
degradano sempre più. Per il governo, la ripresa economica significa
semplicemente che va sempre meglio per gli investitori. Però, per la classe
operaia la situazione è sempre peggiore.
7.
L’altra faccia della medaglia del regime del ’78, il PSOE, si pone come
ricambio del PP nel momento di maggiore disaffezione al bipartitismo. Nelle
questioni fondamentali, la sua forma di governo non si differenzia dal governo
Rajoy. Il PSOE cerca di rappresentare l’illusione che sia possibile un ritorno
al passato di prima della crisi, come se le politiche che attuarono quando
erano al governo non avessero niente a che fare con la situazione che vive oggi
la popolazione. La sua credibilità è al minimo però dobbiamo costruire
strumenti per superarlo.
8. È
urgente costruire un’alternativa al bipartitismo PP-PSOE. L’organizzazione più
grande a livello dello Stato, Izquierda Unida, punta a partecipare a governi
come quello andaluso con il PSOE. Al di là delle intenzioni di risolvere
parzialmente problemi come quello della casa, il governo andaluso è limitato
dalla presenza del PSOE e dal ruolo subalterno di IU. Il problema di questa
opzione è che rafforza il regime dando fiato al PSOE, limita le alternative di
governo e rafforza l’idea che l’unica cosa che possiamo fare è gestire
l’esistente. Esiste un’altra via: quella di un governo tanto leale verso quelli
in basso quanto il PSOE e il PP lo sono verso il capitale, un governo che si
appoggi ai cittadini contro la troika, che si basi sulla mobilitazione contro
il ricatto dei mercati, e si basi sull’autorganizzazione popolare di fronte ai
tagli. Siamo consapevoli che molte/i compagne/i di IU non sono d’accordo per
governare con il PSOE, ma questa è una via che non pare sia scartata
dall’attuale direzione federale nemmeno per il governo dello Stato. Per costruire
un’alternativa di massa ed egemonica, è necessaria l’unità di tutte e tutti
quelle/i che puntano a sbarrare il passo alla destra (sia UPyD, PP o CiU), ma
senza subalternità al PSOE, corresponsabile della situazione attuale. Qualsiasi
politica di alleanze che abbia l’obiettivo di risolvere i problemi di quelle/i
che soffrono la crisi deve essere subordinata alla rottura con l’austerità e
porre gli strumenti di governo al servizio di politiche che ripartiscano la
ricchezza, a creare forme di partecipazione popolare e generare un tessuto
sociale forte, capace di resistere agli attacchi dei poteri finanziari. Tale
alternativa di governo è quella che dobbiamo costruire tutte e tutti, e potrà
nascere solo dalla convergenza della sinistra politica coerente con i movimenti
di resistenza che occupano le strade, i luoghi di lavoro e le piazze.
9. È
prioritario costruire spazi unitari tra lavoratrici e lavoratori, i giovani, le
donne, al di là delle sigle, al servizio della mobilitazione e della
convergenza. Siamo tutti colpiti dalle politiche neoliberiste, e per
rovesciarle è prioritaria l’unità nelle lotte. Approfondire il cammino aperto
dal 22M, rendendo stabili le strutture create per quella mobilitazione, può
essere un primo passo per realizzare quadri di convergenza. Se la crisi
capitalista cerca di frammentarci, abbiamo l’urgenza di rispondere insieme.
10. Di
fronte a questa situazione di blocco istituzionale e acutizzazione della
miseria, le e i militanti di Izquierda Anticapitalista, assieme ad altre/i attiviste/i
e intellettuali della sinistra, hanno partecipato al lancio di PODEMOS come
spazio politico che, continuando il percorso iniziato con 15M, riesca a
raggruppare quante/i soffrono la crisi, utilizzando la finestra di opportunità
aperta dalle elezioni europee. PODEMOS ha permesso di aprire un processo che ha
dato speranza a migliaia di persone, iniziando un processo di autorganizzazione
popolare dal basso che si esprime nei circoli PODEMOS. Alle iniziative di
PODEMOS partecipano centinaia di persone stanche della politica tradizionale.
Questi fatti hanno dimostrato che molte persone che si mobilitano ed esprimono
contro le politiche dei tagli cercano uno spazio plurale e aperto a tutti per
lottare, anche sul terreno elettorale, per una democrazia reale, al servizio di
quelle/i in basso.
11.
PODEMOS ha davanti a sé molte sfide, è un progetto vivo, con un grande
potenziale di sviluppo. Non è un progetto finito, ma un progetto cittadino che
finisce di nascere. È stato capace di porre sul tavolo la necessità di
combinare il terreno elettorale con la conquista di spazi nei mezzi di
comunicazione di massa dai quali rendere visibili le alternative al regime. Le
elezioni europee sono la prima battaglia importante per stabilizzare il
movimento al di là del suo impulso iniziale. Essere presenti nel parlamento
europeo sarebbe un’opportunità per avvicinare settori sempre più ampi della
società.
12. Un
progetto come PODEMOS parte da un’aspirazione profonda alla democrazia, perciò
può funzionare solo se si organizza con strutture emanate dalla base. PODEMOS è
un progetto collettivo che vuole essere uno dei molti embrioni di un progetto
di società alternativa, nella quale tutte e tutti siamo uguali. Pertanto,
quello che facciamo deve riflettere quel che vogliamo arrivare ad essere. Con
l’entusiasmo e il lavoro generoso di tutte le persone coinvolte nel progetto è
qualche cosa che possiamo ottenere.
13.
Un’altra sfida è la necessità di legare PODEMOS alle lotte sociali, agli
scioperi, alle reti di quartiere, diventando un’interfaccia dei movimenti,
capace di connettersi con le resistenze popolari. Solo così, radicandosi nel
territorio ed essendo presente nelle battaglie quotidiane della gente, andremo
oltre i parametri esistenti, creando il potere popolare.
14.
Questa esperienza non finisce il 25 maggio, giorno delle elezioni: è solo un
passo in più in una lunga lotta collettiva e popolare per liberarci dalla
miseria e da quelli che la producono, costruendo noi stesse e stessi quella
democrazia capace di distribuire la ricchezza a chi la produce. Le elezioni
sono un primo passo importante, che continua ciò che veniamo costruendo ogni
giorno e che dovremo continuare a costruire dal 26.
15. Noi
del 25M abbiamo di fronte una possibilità unica di aprire uno spazio elettorale
al margine dei partiti tradizionali, ed essere un «cavallo di troia» nelle loro
istituzioni. PODEMOS apre l’opportunità di trasformare la disaffezione, lo
scontento e la rabbia in un voto entusiasmante e in autorganizzazione. Un voto
di rottura, differente, che serva da stimolo per continuare a costruire la
sinistra dal basso. Per questo chiediamo il voto per PODEMOS, per avere voce nelle
istituzioni al servizio di quelle e quelli in basso.
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