Roma, 23 settembre: i
lavoratori licenziati da Multiservizi in attesa di entrare in Consiglio
Comunale
ROMA: LA BATTAGLIA DECISIVA DEI LAVORATORI LICENZIATI DA MULTISERVIZI
Indubbiamente, la stampa locale si è
occupata a più riprese della questione dei lavoratori licenziati da Roma
Multiservizi SpA al principio di settembre. Ma se si vuole davvero inquadrare
questa vicenda, è necessario in primo luogo precisare che Multiservizi
appartiene per il 51% alla Municipalizzata Ama e per il 49% a Manutencoop
Pscarl e, in secondo luogo, tornare un po’ indietro nel tempo. A quando, cioè,
con Alemanno ancora Sindaco, è stata indetto un bando di gara relativo al
servizio della manutenzione del verde nelle scuole statali, in cui non era
inserita la clausola della salvaguardia dei livelli occupazionali. La relativa
procedura di aggiudicazione si è conclusa nel marzo 2014, ed ha portato alla
sostituzione di Multiservizi, affidataria del servizio fino al giugno 2013, con
un nuovo soggetto: un Consorzio di imprese del settore florovivaistico. Multiservizi
ne ha subito approfittato per liberarsi del personale considerato “di troppo”, per
giunta ritoccando i numeri che aveva presentato nel bando di gara. Gli operai
di cui disfarsi – o da far lavorare a condizioni peggiori – sono così passati
dagli originari 32 a 52. Includendo nella lista, quindi, anche persone che non
si sono mai occupate del servizio in questione e che lavoravano invece nei parchi
o negli altri numerosi settori di competenza della SpA. Quel che potrebbe
sorprendere, se non si vivesse in una fase particolarmente delicata e
sfavorevole per i lavoratori, è che – prima di arrivare alle lettere di
licenziamento, pervenute agli interessati il 2 settembre – la Società ha
esternato la sua volontà ai dipendenti attraverso due sms. Il primo, arrivato
il 21 luglio, convocava un appuntamento per il 23 ai fini di una parziale – e
non negoziabile – ricollocazione: 15 ore settimanali per 8 mesi. Ci si
chiederà: quali erano le condizioni precedenti? Invero, non esisteva un
parametro valido per tutti, e si poteva lavorare per 20, 30, 40 settimanali, ma
se si considera che a 30 ore corrispondeva un salario di 800 euro scarsi, si
metterà meglio a fuoco il senso dell’”offerta” aziendale. Il secondo sms,
arrivato alla fine del mese di agosto, convocava un nuovo appuntamento e
ribadiva la linea, risultando ancor più perentorio nel definire un aut aut tra
l’accettazione delle nuove condizioni e la cessazione del rapporto di lavoro.
Solo due o tre dipendenti hanno accettato questi “inviti”, mentre il grosso dei
lavoratori maturava la volontà di lottare per il ritorno di tutti alla
situazione precedente, semmai con un miglioramento dei parametri per i più svantaggiati.
Del resto, vi erano stati segnali istituzionali in qualche modo incoraggianti:
una mozione approvata dall’Assemblea Capitolina nel suo ultimo giorno di lavoro
prima della pausa estiva, nella notte tra il 6 e il 7 agosto, impegnava il
Sindaco e la Giunta “ad avviare, nei confronti del personale di Roma
Multiservizi SpA (…) la procedura prevista dalla legge n. 147/2013 (…) al fine
di ricollocare i lavoratori in esubero, nell’ambito della medesima società
ovvero presso altre società controllate da Roma Capitale”.
L’azienda, però, non ne ha tenuto conto e al principio di settembre ha appunto ufficializzato il licenziamento per i lavoratori. I quali, il 4 dello stesso mese, in occasione di una riunione della Commissione Politiche Ambientali di Roma dall’esito deludente (perché vi si è proposto il passaggio da 15 a 24 ore settimanali) hanno proceduto all’occupazione della Sala Riunioni delle Commissioni Consiliari, in Largo Loria. Questa iniziativa di lotta, durata alcuni giorni, ha visto i lavoratori muoversi assieme all’USI e col sostegno dell’USB. I sindacati confederali, dal canto loro, hanno invece sostanzialmente accettato le condizione “proposte” dalla controparte. Lo dimostra, tra l'altro, il verbale di Riunione fra queste organizzazioni e Multiservizi del 10 settembre, che i lavoratori hanno contestato perché non prevedeva il ritiro dei licenziamenti, bensì una riassunzione, sulle basi di cui s’è detto, a partire dal 1 ottobre. L’atteggiamento remissivo dei sindacati confederali, speculare all’arroganza aziendale, cozza inevitabilmente con alcuni dati reali. Multiservizi, altrove, continua a dedicarsi alla pratica controversa dei subappalti, assegnando a ditte private, cooperative ecc., l’esecuzione di lavori per i quali ha vinto il bando di gara. Il che, peraltro, può forse portare con sé problemi di ordine legale. I subappalti vengono autorizzati – secondo normativa - dal Comune, ma in realtà essi dovrebbero limitarsi a mansioni straordinarie, non inserite nei bandi (per esemplificare, in un settore come quello di cui stiamo parlando, potrebbero concernere, poniamo, la potatura di alberi di alto fusto ma non l’ordinario sfalcio dell’erba). Non solo, giustamente i lavoratori hanno sottolineato che AMA, in qualità di azionista di maggioranza di Multiservizi, dovrebbe farsi carico della situazione. Tanto più che – in alcuni suoi settori d’intervento – si registra un clamoroso deficit di personale. Si pensi ai cimiteri, dagli 8 minori, suburbani, ai due maggiori: Verano e Prima Porta. Alla cura di quest’ultimo – dall’estensione di ben 180 ettari – sono incredibilmente addetti solo 4 dipendenti. Ma AMA e Multiservizi, pur essendo in condizioni di farlo, non intendono venire incontro alle istanze dei lavoratori.
Non pochi, in questo atteggiamento, vedono una sorta di ripicca per essere stati battuti in una gara pubblica. Deve essere stato, del resto, un notevole smacco per chi è abituato a ottenere tutto e a muoversi – come rivela la faccenda dei subappalti – secondo un sistema di regole “fai da te”. Anche in considerazione di ciò, la vicenda dei lavoratori Multiservizi appare di grande rilievo. Perché apre una finestra su un mondo peculiare, dove – in genere – la mano destra non sa (o fa finta di non sapere) quello che fa la mano sinistra: il Comune ignora come si muovono le società che controlla, l’AMA fa capire che l’operato di Multiservizi non è un suo problema ecc. Ma a ben vedere le implicazioni sono anche maggiori. L’esito di questa battaglia avrà modo di riverberarsi su tutte le vicende simili che si verificheranno in città nei prossimi tempi. Intanto, c’è il problema che riguarda i bandi di gara, sempre più al ribasso. L’Osservatorio del Lavoro, incontrato di recente dai dipendenti Multiservizi licenziati, ha chiesto che la clausola di salvaguardia dell’occupazione sia inserita in tutti i futuri cambi d’appalto. Ma non tutti al Comune sono d’accordo: secondo Gaetano Altamura, Direttore del Dipartimento Ambiente, quella clausola sarebbe inapplicabile, perché pregiudizievole verso la “capacità ambientale”. Ora, se passasse questa linea iper-aziendalistica, la situazione, per i lavoratori, diventerebbe a dir poco infernale: a ogni appalto perduto, le diverse società coglierebbero l’occasione per sfoltire a proprio piacimento il personale. Ma non basta, la vicenda in questione ha molto a che fare pure con il complessivo processo di dismissione delle aziende Municipalizzate e Partecipate. Il Piano di Riequilibrio di Roma Capitale – concordato nel luglio scorso tra Consiglio dei Ministri e Giunta Capitolina in seguito all’emanazione del Decreto “Salva Roma” – prevede appunto che la partecipazione in Multiservizi sia totalmente dismessa, però garantendo i “livelli occupazionali”. I lavoratori si sono fatti scudo anche di questa garanzia formale, arrivando a richiedere un incontro col Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ne hanno ottenuto una presa di posizione del Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri che, il 23 settembre, ha inviato una comunicazione al Comune, chiedendogli un chiarimento sulla vicenda.
Se Multiservizi, nella sua protervia, dovesse comunque vincere, si spianerebbe la strada – nell’attuazione del suddetto Piano di Riequilibrio – ad una macelleria sociale senza precedenti, con la perdita di migliaia di posti di lavoro. Del resto, le regole formali definite dalla controparte non vengono mai applicate in automatico, e funzionano da garanzia per i lavoratori subordinati solo se questi mettono in campo un adeguato livello conflittuale. Per questo, l’attuale lotta dei lavoratori licenziati da Multiservizi va sostenuta da tutti. In queste settimane, è vero, non sono mancati gli attestati di solidarietà da parti di diversi consiglieri comunali. Ma, ispirati o in cerca di visibilità che siano, non è certo da questi ultimi che può arrivare il sostegno decisivo. In un comunicato redatto nei giorni dell’occupazione della Sala Riunioni delle Commissioni Consiliari si chiedeva giustamente la solidarietà non solo dei movimenti sociali, ma anche dei sindacati e dei lavoratori in lotta. Il che, tradotto in altri termini, può voler dire che è tempo di rilanciare una vertenza generale nei confronti di Roma Capitale, tale da riallacciarsi alla lotta che – nei mesi scorsi – ha portato migliaia di dipendenti del Comune, delle Municipalizzate e Partecipate a far sentire la propria voce in difesa del posto di lavoro.
L’azienda, però, non ne ha tenuto conto e al principio di settembre ha appunto ufficializzato il licenziamento per i lavoratori. I quali, il 4 dello stesso mese, in occasione di una riunione della Commissione Politiche Ambientali di Roma dall’esito deludente (perché vi si è proposto il passaggio da 15 a 24 ore settimanali) hanno proceduto all’occupazione della Sala Riunioni delle Commissioni Consiliari, in Largo Loria. Questa iniziativa di lotta, durata alcuni giorni, ha visto i lavoratori muoversi assieme all’USI e col sostegno dell’USB. I sindacati confederali, dal canto loro, hanno invece sostanzialmente accettato le condizione “proposte” dalla controparte. Lo dimostra, tra l'altro, il verbale di Riunione fra queste organizzazioni e Multiservizi del 10 settembre, che i lavoratori hanno contestato perché non prevedeva il ritiro dei licenziamenti, bensì una riassunzione, sulle basi di cui s’è detto, a partire dal 1 ottobre. L’atteggiamento remissivo dei sindacati confederali, speculare all’arroganza aziendale, cozza inevitabilmente con alcuni dati reali. Multiservizi, altrove, continua a dedicarsi alla pratica controversa dei subappalti, assegnando a ditte private, cooperative ecc., l’esecuzione di lavori per i quali ha vinto il bando di gara. Il che, peraltro, può forse portare con sé problemi di ordine legale. I subappalti vengono autorizzati – secondo normativa - dal Comune, ma in realtà essi dovrebbero limitarsi a mansioni straordinarie, non inserite nei bandi (per esemplificare, in un settore come quello di cui stiamo parlando, potrebbero concernere, poniamo, la potatura di alberi di alto fusto ma non l’ordinario sfalcio dell’erba). Non solo, giustamente i lavoratori hanno sottolineato che AMA, in qualità di azionista di maggioranza di Multiservizi, dovrebbe farsi carico della situazione. Tanto più che – in alcuni suoi settori d’intervento – si registra un clamoroso deficit di personale. Si pensi ai cimiteri, dagli 8 minori, suburbani, ai due maggiori: Verano e Prima Porta. Alla cura di quest’ultimo – dall’estensione di ben 180 ettari – sono incredibilmente addetti solo 4 dipendenti. Ma AMA e Multiservizi, pur essendo in condizioni di farlo, non intendono venire incontro alle istanze dei lavoratori.
Non pochi, in questo atteggiamento, vedono una sorta di ripicca per essere stati battuti in una gara pubblica. Deve essere stato, del resto, un notevole smacco per chi è abituato a ottenere tutto e a muoversi – come rivela la faccenda dei subappalti – secondo un sistema di regole “fai da te”. Anche in considerazione di ciò, la vicenda dei lavoratori Multiservizi appare di grande rilievo. Perché apre una finestra su un mondo peculiare, dove – in genere – la mano destra non sa (o fa finta di non sapere) quello che fa la mano sinistra: il Comune ignora come si muovono le società che controlla, l’AMA fa capire che l’operato di Multiservizi non è un suo problema ecc. Ma a ben vedere le implicazioni sono anche maggiori. L’esito di questa battaglia avrà modo di riverberarsi su tutte le vicende simili che si verificheranno in città nei prossimi tempi. Intanto, c’è il problema che riguarda i bandi di gara, sempre più al ribasso. L’Osservatorio del Lavoro, incontrato di recente dai dipendenti Multiservizi licenziati, ha chiesto che la clausola di salvaguardia dell’occupazione sia inserita in tutti i futuri cambi d’appalto. Ma non tutti al Comune sono d’accordo: secondo Gaetano Altamura, Direttore del Dipartimento Ambiente, quella clausola sarebbe inapplicabile, perché pregiudizievole verso la “capacità ambientale”. Ora, se passasse questa linea iper-aziendalistica, la situazione, per i lavoratori, diventerebbe a dir poco infernale: a ogni appalto perduto, le diverse società coglierebbero l’occasione per sfoltire a proprio piacimento il personale. Ma non basta, la vicenda in questione ha molto a che fare pure con il complessivo processo di dismissione delle aziende Municipalizzate e Partecipate. Il Piano di Riequilibrio di Roma Capitale – concordato nel luglio scorso tra Consiglio dei Ministri e Giunta Capitolina in seguito all’emanazione del Decreto “Salva Roma” – prevede appunto che la partecipazione in Multiservizi sia totalmente dismessa, però garantendo i “livelli occupazionali”. I lavoratori si sono fatti scudo anche di questa garanzia formale, arrivando a richiedere un incontro col Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ne hanno ottenuto una presa di posizione del Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri che, il 23 settembre, ha inviato una comunicazione al Comune, chiedendogli un chiarimento sulla vicenda.
Se Multiservizi, nella sua protervia, dovesse comunque vincere, si spianerebbe la strada – nell’attuazione del suddetto Piano di Riequilibrio – ad una macelleria sociale senza precedenti, con la perdita di migliaia di posti di lavoro. Del resto, le regole formali definite dalla controparte non vengono mai applicate in automatico, e funzionano da garanzia per i lavoratori subordinati solo se questi mettono in campo un adeguato livello conflittuale. Per questo, l’attuale lotta dei lavoratori licenziati da Multiservizi va sostenuta da tutti. In queste settimane, è vero, non sono mancati gli attestati di solidarietà da parti di diversi consiglieri comunali. Ma, ispirati o in cerca di visibilità che siano, non è certo da questi ultimi che può arrivare il sostegno decisivo. In un comunicato redatto nei giorni dell’occupazione della Sala Riunioni delle Commissioni Consiliari si chiedeva giustamente la solidarietà non solo dei movimenti sociali, ma anche dei sindacati e dei lavoratori in lotta. Il che, tradotto in altri termini, può voler dire che è tempo di rilanciare una vertenza generale nei confronti di Roma Capitale, tale da riallacciarsi alla lotta che – nei mesi scorsi – ha portato migliaia di dipendenti del Comune, delle Municipalizzate e Partecipate a far sentire la propria voce in difesa del posto di lavoro.
Il Pane e le rose – Collettivo redazionale
di Roma
25 settembre 2014
dal sito Il Pane e le Rose
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