IL FALSO MITO DELL'ELETTORE PIDDINO DI
SINISTRA
di Maurizio Zaffarano
Da molto tempo, a dire il vero ormai da anni, di fronte ad ogni porcata del
PD – solo per citarne alcune l'appoggio al governo della macelleria sociale di
Monti, lo stare in maggioranza con Berlusconi, la rielezione di Napolitano
invece di un galantuomo ed insigne giurista come Rodotà, la svolta thatcheriana
di Renzi – tutti a chiedersi: ma perché gli iscritti e gli elettori piddini non
reagiscono? ma perché la 'sinistra' interna (Bersani, D'Alema, Fassina,
Cuperlo, Civati) non esce dal partito? ma come fanno a sopportare un arrivista
liberista e simil-berlusconiano come Renzi?
Queste domande nascono dalla convinzione che il PD sia l'erede, sia pure
bastardo, del PCI ed insieme della sinistra politica e sociale democristiana
(quella di Moro, Zaccagnini, Mattei, Marcora per intenderci).
Ad essere sinceri anch'io ho coltivato in passato questa illusione
aspettandomi che dallavittoria di
Renzi alle primarie potesse derivare l'implosione del PD e che
una rilevante parte dei suoi elettori/militanti considerasse inaccettabile
scegliere ancora quel partito e dunque si muovesse verso altre opzioni
politiche.
La realtà, quella che emerge dalla cruda osservazione dei fatti, è ben
diversa. Nella progressiva trasformazione del PCI in PD – attraverso i passaggi
del PDS e dei DS – il partito che fu di Gramsci, Togliatti e Berlinguer ha
perso completamente la sua natura di partito di Sinistra (cioè di una forza
politica che contesta il sistema capitalistico e ne richiede il rovesciamento o
almeno una sua radicale trasformazione) ed il suo elettorato originario che –
confuso, disorientato, deluso – si è disperso in variegate scelte elettorali:
Rifondazione Comunista (in passato), l'astensione, la Lega, Grillo e il
Movimento 5 Stelle.
Quello a cui non credo più cioè è di un elettorato che vota PD convinto di
votare a Sinistra e che pertanto vada svegliato e reso consapevole dell'errore.
A parte una marginale nicchia di ciechi nostalgici che sceglie PD come segno di
fedeltà al vecchio PCI, io credo invece che i piddini forniscano
consapevolmente il proprio consenso ad un partito che riconoscono come
moderato, centrista, garante della continuità del sistema capitalistico e delle
ingiustizie e delle ineguaglianze manifeste che esso comporta.
Che poi questo consenso venga conseguito ed estorto grazie a squallide
pratiche clientelari, coltivando rapporti inconfessabili con i portatori di
interessi privatistici e speculativi o illegali, attraverso truffaldine
tecniche di marketing e ad un'informazione manipolata e a senso unico è un
altro discorso.
Il grosso degli elettori piddini è costituito da chi è partecipe della
sfera di influenza economica del PD a livello locale e nazionale e del proprio
personale politico, da chi non ha subito troppo la crisi e crede che solo
attraverso la stabilizzazione del sistema – anche pagandone qualche prezzo -
possa salvarsi, da chi - prigioniero della disperazione della disoccupazione e
del precariato - si affida (così come in passato con Berlusconi) al messaggio
nuovista di Renzi, da chi – intriso di rancore antipopolare e di ideologie
destrorse – plaude al decisionismo da uomo forte del parolaio di Firenze e va
in orgasmo con i suoi discorsi sull'impresa, sul merito, sulle colpe del
Sindacato (a cui si rimprovera non di non aver difeso i lavoratori ma
semplicemente di esistere).
I personaggi famosi (sarebbe troppo definirli élites) della cultura, dello
spettacolo, del giornalismo, della politica che un tempo si professavano di
Sinistra (Benigni ne è l'esempio eclatante) si sono adattati prontamente e
supinamente, per mere ragioni di interesse personale, al nuovo corso e con
questo si spiegano molte delle difficoltà a far rinascere un grande soggetto politico
progressista.
Si deve però riconoscere che l'involuzione centrista e moderata dei
traditori del PCI (qualcosa che ricorda molto ciò che avvenne con il PSI di
Craxi) non nasce con Renzi: essa ha origine con D'Alema e Veltroni e
nell'Ulivo. E' con il sostegno del PD di Bersani, D'Alema e Fassina, insieme a
Berlusconi, all'austerità antisociale di Monti e Napolitano, presentata come
l'unica cosa da fare di fronte alla crisi italiana, con l'appoggio decisivo per
l'approvazione del pareggio di bilancio in Costituzione e delle riforme
liberiste della Fornero su lavoro e articolo 18 e sulle pensioni (lasciando
centinaia di migliaia di esodati senza reddito da lavoro e senza pensione), con
la rielezione di Napolitano, il peggior Presidente della Repubblica della
storia italiana che invoca lo stravolgimento della nostra Costituzione, che si
è reciso in modo sguaiatamente manifesto, inequivocabile e senza possibilità di
appello ogni legame con le radici della Sinistra.
Oggi la costruzione di un'Alternativa progressista e socialista, in grado
di riguadagnare la fiducia e l'attenzione dei ceti popolari, non può
prescindere dal considerare il Partito Democratico un nemico da combattere e da
sconfiggere e con il quale non è possibile, nemmeno nel più piccolo dei comitati
di quartiere, alcun accordo elettorale pena perdere in partenza ogni
credibilità.
2 ottobre 2014
dal sito Verità e Democrazia
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