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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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mercoledì 10 luglio 2013

Assemblea Nazionale di Falce Martello: il nostro REPORT




di Giancarlo D'Andrea

"Cari Compagni,
approfittando dei miei doveri di figlio/badante, costretto in casa come tutti i sabati e domeniche (quando appunto manca la badante della mia adorata mamma!) ho dedicato sabato 6 e domenica 7 Luglio, provvisto di una scorta adeguata di birre fresche, all’assemblea di Bologna di Falce Martello, sezione italiana della Tendenza Marxista Internazionale, corrente di Rifondazione Comunista,  dal titolo significativo  “Sinistra, Classe, Rivoluzione “, trasmessa in streaming e della quale ho ascoltato la quasi totalità degli interventi.
Se avrete la bontà di leggere queste sintetiche note, conoscerete le mie riflessioni e... impressioni su questo evento" Giancarlo D'Andrea

REPORT sintetico:

1-   Partecipazione: la sala era piena  a mio avviso con circa 200 presenze, tante quante all’assemblea costituente di ROSS@ il mese prima. La differenza è che si trattava di una assemblea di un’unica forza, Falce Martello. La presenza quindi è stata all’altezza delle mie aspettative.

2-   È intervenuto tutto il gruppo dirigente (45/55 anni con almeno 30 anni di militanza trotzkista ininterrotta), che da 30 anni, appunto, conduce instancabilmente e coerentemente una battaglia di tendenza rivoluzionaria dentro il movimento operaio italiano, e in Rifondazione dalla sua costituzione.

martedì 9 luglio 2013

FRATELLI MUSULMANI E POTERE: UNA DIFFICILE CONVENIENZA di Francesca La Bella



A fronte del mantenimento del modello assistenzialista, nel sistema islamista non è prevista una messa in discussione del potere economico e della divisione di classe.


di Francesca La Bella

Roma, 8 luglio 2013, Nena News - Ormai da molti anni i Fratelli Musulmani sono al centro delle analisi di coloro che si occupano di interpretare i cambiamenti in atto in Medio Oriente. Se per alcuni la Fratellanza è da considerare una realtà monolitica che si è innestata in tutti i Paesi del mondo arabo, per altri l'unica autentica espressione di questo movimento è il Partito di Libertà e Giustizia egiziano e le esperienze negli altri Paesi sono considerate poco più che estroflessioni di esso. Per quanto in entrambe le affermazioni ci sia un seme di verità, la realtà è ben più complessa.

sabato 6 luglio 2013

Divampa il dibattito verso il Congresso: dove va il Partito della Rifondazione Comunista?


Riceviamo e Pubblichiamo il documento delle Compagne e dei Compagni AUTOCONVOCATI di RIFONDAZIONE in vista del Congresso del PRC, che hanno tenuto una riunione nazionale a Firenze a fine Giugno .

RESOCONTO INCONTRO DI FIRENZE 23/06/2013

per l'autoconvocazione nel PRC

Domenica 23 giugno a Firenze compagni e compagne di diverse federazioni e appartenenze del PRC hanno risposto all’appello ad un confronto aperto sulla necessità di rilanciare Rifondazione in quanto partito comunista e non semplicemente “come” (o “in”) un soggetto genericamente di sinistra e geneticamente subalterno (la sinistra del centrosinistra). Segno che, accanto a un certo evidente scoramento e demoralizzazione che si vive in alcuni territori per le continue batoste elettorali e arretramenti del progetto della rifondazione, ci sono tuttavia tantissimi settori nel partito che al contrario vogliono riprendere con forza un cammino credibile facendo irrompere una posizione di classe e una nuova prospettiva rivoluzionaria (non subordinata e dipendente solo dagli esiti elettorali) nel dibattito del PRC. Dibattito oggi “ostaggio” di alcuni dirigenti e delle proprie esternazioni poco più che personali.

venerdì 5 luglio 2013

DAI COMPAGNI DEL MOVIMENTO POPOLARE DI LIBERAZIONE RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO:





Cari compagni,

Seguiamo sempre con sincero interesse il vostro blog che, come sapete, è indicato da sollevAzione come un sito amico.
Non fu del resto per sbaglio che vi invitammo alla II. Assemblea di Mpl nel gennaio scorso.

Abbiamo letto il pezzo, appena pubblicato sul vostro blog dal titolo “Tsunami in arrivo” (http://bentornatabandierarossa.blogspot.it/2013/07/tsunami-in-arrivo-di-norberto-fragiacomo.html,) a firma di Norberto Fragiacomo. Il pezzo riprende quello di Pasquinelli “Il tempo è scaduto” (http://sollevazione.blogspot.it/2013/07/il-tempo-e-scaduto-alle-porte.html ), condividendone sostanzialmente l’analisi e lo spirito. La qual cosa ci rincuora, tenuto conto dell’incoscienza che regna a sinistra sulla gravità della crisi sistemica, delle micacce come delle straordinarie opportunità di cambiamento che questa porta con sé.



L’incipit dell’articolo recita:



«Moreno Pasquinelli non piace mica a tutti, a sinistra.
Sul suo capo pende un’accusa infamante, anche se assai vaga: quella di “rossobrunismo”. Che cos’è un rossobruno? Un ibrido fascio comunista (o nazimaoista), ci assicurano. Ce n’è di ogni sorta[1]: i tratti distintivi sembrerebbero essere un certo patriottismo tendente al nazionalismo, la convinzione che la dicotomia destra-sinistra sia superata e una fortissima avversione per le elite straniere (quelle americana ed israeliana in primis). Il rossobruno, inoltre, ragionerebbe in termini di scontro fra nazioni, non di lotta di classe, e sarebbe un fanatico della geopolitica - un antiamericano, più che un antimperialista.
Tutti questi temi andrebbero approfonditi (esistono ancora destra e sinistra? Se mettiamo a confronto CDU e SPD, PdL e PD – cioè destre e “sinistre” maggioritarie attuali – siamo obbligati a rispondere con un secco no; se scaviamo sotto la superficie, nel campo delle idee, ci imbattiamo nel ), invece si preferisce appiccicare etichette, concentrando il “fuoco” dei flobert su nemici, in fondo, abbastanza inoffensivi. Prima di scomunicare, però, sarebbe opportuno leggere: capita che anche un sospetto dica cose vere o verisimili».


Solo per segnalarvi che l’accusa di “rossobrunismo” al compagno Pasquinelli (per la verità non solo a lui), non nacque affatto a sinistra, bensì a destra. Non una destra qualsisi bensì quella dei principali organi di stampa italiani, in particolare il Corriere della Sera, Il Giornale, Libero, a ruota da Repubblica.

Erano gli anni 2003-2007, quando il Campo Antimperialista fu il perno della solidarietà alla Resistenza irachena contro l’occupazione a guida anglo-americana.

Gli strateghi di quella campagna di calunnie concordata contro il cosidddetto “nazi-islami-comunismo” non furono esponenti di sinistra dunque, ma giornalisti del calibro di Magdi Allam, Massimo Introvigne e Renato Farina (che poi sarà smascherato come agente di intelligence).

Sottolineiamo che questi sicofanti passarono all’offensiva (e l’accusa di “rossubrunismo, ripetiamolo, era l’architrave della campagna di fango e delegittimazione politica) su istigazione degli ambienti politici più sciovinisti statunitensi —il primo articolo fu della testata The repubblican, ai primi di settembre 2003, a seguito della nostra campagna “Dieci euro per la resistenza irachena”, a cui seguì una lettera aperta al governo Berlusconi di decine di senatori americani con la esplicita richiesta di mettere fuori legge il Campo Antimperialista.

Una campagna, vale ricordarlo, che infatti precedette gli arresti di mezzo gruppo dirigente del Campo come “terroristi”, tra cui Pasquinelli, poi assolti con formula piena.

Per dire che dopo, solo dopo, alcuni esponenti filo-sionisti di spicco della sinistra sistemica italiana (Sergio Cofferati per la CGIL, Piero Fassino per il Pd e Fausto Bertinotti per il Prc) si accodarono —con l’aperta minaccia di espulsione per chi avesse sottoscritto l’appello per la solidarietà con la resistenza irachena— in ciò seguiti a ruota da piccoli gruppi di mentecatti dall’estrema sinistra.

Ovviamente tutto questo è, come dire, agli atti, documentato.

Questo ci pareva doveroso precisare, e vi saremmo grati se poteste dirlo ai lettori del vostro blog.

Saluti rivoluzionari sinceri
Leonardo Mazzei




TSUNAMI IN ARRIVO? di Norberto Fragiacomo




TSUNAMI IN ARRIVO?
di
Norberto Fragiacomo



Moreno Pasquinelli non piace mica a tutti, a sinistra.
Sul suo capo pende un’accusa infamante, anche se assai vaga: quella di “rossobrunismo”. Che cos’è un rossobruno? Un ibrido fascio comunista (o nazimaoista), ci assicurano. Ce n’è di ogni sorta[1]: i tratti distintivi sembrerebbero essere un certo patriottismo tendente al nazionalismo, la convinzione che la dicotomia destra-sinistra sia superata e una fortissima avversione per le elite straniere (quelle americana ed israeliana in primis). Il rossobruno, inoltre, ragionerebbe in termini di scontro fra nazioni, non di lotta di classe, e sarebbe un fanatico della geopolitica - un antiamericano, più che un antimperialista.
Tutti questi temi andrebbero approfonditi (esistono ancora destra e sinistra? Se mettiamo a confronto CDU e SPD, PdL e PD – cioè destre e “sinistre” maggioritarie attuali – siamo obbligati a rispondere con un secco no; se scaviamo sotto la superficie, nel campo delle idee, ci imbattiamo nel ), invece si preferisce appiccicare etichette, concentrando il “fuoco” dei flobert su nemici, in fondo, abbastanza inoffensivi. Prima di scomunicare, però, sarebbe opportuno leggere: capita che anche un sospetto dica cose vere o verisimili.

giovedì 4 luglio 2013

PER LA COSTRUZIONE DI UNA NUOVA SINISTRA Documento politico della LEGA DEI SOCIALISTI




PER LA COSTRUZIONE DI UNA NUOVA SINISTRA
Documento politico della LEGA DEI SOCIALISTI

Le recenti elezioni politiche e le successive elezioni amministrative hanno reso drammaticamente visibile la profonda crisi che ha travolto la Sinistra in Italia.

Il declino della Sinistra è il frutto di un processo involutivo che ha caratterizzato i vari Partiti che ritenevano di detenerne la rappresentanza.


Il Partito democratico, nato da una fusione innaturale tra gli eredi del Partito Comunista Italiano e quelli della Democrazia Cristiana, fusione voluta dagli ex comunisti allo scopo di recuperare una legittimazione democratica che la diretta discendenza non poteva garantire (eppure avevano provato, dopo il crollo del muro di Berlino, a cambiare più volte ragione sociale senza successo)e dagli ex democristiani che non riuscivano ad individuare altre forme per evitare una lenta ma inesauribile agonia, non è riuscito fino ad oggi a caratterizzarsi come portatore di valori e di linee politiche inequivocabilmente di sinistra. Anzi la sua evoluzione lo fa sempre di più apparire come un Partito di centro tendente ad acquisire caratteristiche proprie della vecchia Democrazia Cristiana, sia sul piano politico sia sul piano del sistema di potere e correntizio. Inoltre il Pd non riesce a liberarsi da una complessiva subalternità agli orientamenti ed agli indirizzi di modello dettati dai Poteri bancari e finanziari che fin dalla sua nascita ne hanno condizionato gli indirizzi politici e di conseguenza la politica economica in senso liberista. Probabilmente al suo interno rimane viva una posizione che ancora si ispira ai valori della sinistra, ma non è visibile (forse non vuole esserlo) ed è difficilmente individuabile.

VERSO IL PROGRAMMA DI GOTHA DELLA RETE28APRILE



di Lorenzo Mortara
Rsu Fiom-Cgil Rete28Aprile

trovate questo testo anche sul blog della Rete28aprile Piemonte

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Premesso che come R28A, se vogliamo davvero andare lontano, dovremmo almeno risolvere i problemi più semplici, quali gli interventi dei compagni alle nostre assemblee. Non è possibile che ancora oggi si ripetano vecchi errori, e non si abbia un metodo chiaro e trasparente in merito. Basterebbe annunciare sul sito, con la data e il luogo dell’assemblea, anche che all’arrivo i compagni troveranno sul tavolo un foglio su cui iscriversi per l’intervento. Dopo di che, prima di iniziare la relazione, si annunceranno il numero di interventi e si dividerà il tempo a disposizione in parti uguali, così si avranno un’assemblea e degli interventi il più democratici possibile.
Detto questo, visto che non ho potuto intervenire direttamente all’assemblea del 29 Giugno, espongo in forma di tesine il mio contributo critico, anche come tentativo per un rinnovamento della Rete28Aprile stessa.


mercoledì 3 luglio 2013

Crescita e criminalità economico/amministrativa al di là di moralismi e soggettivismi, di Riccardo Achilli



 Riccardo Achilli



Il comportamento schizofrenico dell'italiano medio rispetto alla legalità

E' un luogo comune  frequente che l'Italia, con riferimento alla valutazione sociale dell'endemica criminalità economica che la affligge, sia un paese strano, perlopiù “schizofrenico”, che affianca lunghi periodi di grande sopportazione di fasi denotate da palese e diffusa corruzione e criminalità economica, in cui peraltro la sopportazione è frammista a comportamenti opportunistici diffusi volti ad approfittare del clima di illegalità per avere vantaggi personali anche ai livelli inferiori della società, sulla base del famoso motto “chi mangia fa briciole”. La visione dell'italiano medio, qualunquistica e disincantata rispetto al vertice politico, e facilmente pronta ad utilizzare la corruzione dei vertici come alibi per compiere atti a propria volta disdicevoli, ha riempito la nostra letteratura e la nostra cinematografia recente (basta citare due film di Totò, La banda degli onesti e Gli onorevoli, per avere uno spaccato di questa mentalità; ma secondo me uno spunto di riflessione profondo viene anche dai filmacci di quarta categoria del cinema italiano degli anni Settanta-Ottanta, dalla saga di Villaggio/Fantozzi che ci mostra un proletariato impiegatizio, alla ricerca di un mediocre spazio di quieto vivere, sempre pronto alla servile passività nei confronti di vertici borghesi palesemente corrotti e predatori, ad un altro film, in cui un piccolo imprenditore si dà da fare, fra mille peripezie e facendosi aiutare da un ladro di mestiere, per recuperare una valigia di soldi da consegnare all'onorevole di turno al fine di avere dei permessi di esportazione).

lunedì 1 luglio 2013

PRETESTI E SENTENZE di Norberto Fragiacomo




PRETESTI E SENTENZE
di
Norberto Fragiacomo


Il destino, quand’è di buon umore, dà prova di una certa arguzia, e sa prenderci amabilmente in giro.
In una domenica inondata di sole ho accompagnato un gruppo davvero multinazionale (c’erano tedeschi, francesi, inglesi, asiatici) alla scoperta di Trieste – solo a tour terminato avrei appreso che una buona metà degli ospiti lavorava per la Commissione Europea. Certo, avrei potuto intuirlo da alcuni indizi, ma… ero troppo impegnato a trovare le parole “giuste” in inglese. Un’annotazione preliminare: si trattava di persone di eccellente cultura, interessate e partecipi.

C’era, in particolare, una signora tedesca di mezza età, che sembrava sapere di tutto – mi ha chiesto persino del territorio libero – e si è emozionata quando ho narrato la triste fine di Winckelmann, in una squallida locanda di piazza grande. Alla fine – visto che durante la camminata avevo espresso qualche rilievo critico sulla UE – proprio lei mi ha chiesto cosa pensassi dell’attuale stato di cose. Le ho detto che, a parer mio, la crisi è artificiale, e la situazione sta incancrenendosi; che, da ultimo, anche la Germania pagherà dazio ai “mercanti”. Quell’intelligente e preparata signora mostrava di non condividere la mia analisi: la crisi è reale, ha affermato, perché abbiamo sprecato troppe risorse negli anni (“abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità”, insomma) e perché i Paesi del sud, minati dalla corruzione interna, non hanno saputo competere, si sono trasformati nella zavorra d’Europa – dopo aver visto azzerarsi la loro industria manifatturiera, ho ribattuto al volo.

Inizia il dibattito congressuale nel PRC: la componente di Falce Martello si riunisce a Bologna .



Assemblea Nazionale
Bologna 6-7 Luglio
Con la sconfitta di Rivoluzione civile alle ultime elezioni politiche e gli sviluppi successivi, possiamo considerare conclusa la discussione sulla capacità di Rifondazione comunista di rigenerarsi ed uscire dal pantano in cui è stata buttata da una linea politica disastrosa.
Se, e nella misura in cui, questo avverrà, non si tratterà di una rinascita o rilancio del Prc in quanto tale, ma piuttosto di una via d’uscita per quei settori di militanti che potranno, nel movimento generale della classe, trovare la strada per uscire dall’ambiente sempre più asfittico che oggi vive il partito.

sabato 29 giugno 2013

CONTRO LA DERIVA DELLA CGIL, PER UN SINDACATO CONFLITTUALE





CONTRO LA DERIVA DELLA CGIL, PER UN SINDACATO CONFLITTUALE

a cura di Anna Lami

In vista dell’assemblea della Rete28Aprile-Opposizione Cgil che si svolgerà sabato 28 giugno a Roma, abbiamo intervistato Sergio Bellavita, dirigente nazionale della Fiom.

E’ stato firmato l’accordo sulla rappresentanza e democrazia tra Confindustria Cgil Cisl e Uil, successivamente sottoscritto anche dall’Ugl. Il gruppo dirigente Fiom non solo non si è opposto ma ne ha dato un giudizio sostanzialmente positivo. La valutazione della Rete 28 Aprile è invece molto negativa, ci puoi argomentare i principali punti di disaccordo tra voi e la maggioranza Fiom?
E' riduttivo parlare di accordo negativo, con quell'intesa si instaura un vero e proprio regime sindacale. Un regime riservato esclusivamente al sindacalismo complice , destinato cioè, a praticare la contrattazione di restituzione, di riduzione di salari e diritti. In continuità peraltro con quanto previsto dall'accordo del 28 giugno 2011 e dall'articolo 8 di Sacconi, le deroghe cioè al Contratto ed alla legge. In sostanza serve ad applicare sul terreno sociale le politiche d'austerità. Sin da subito abbiamo parlato del giudizio positivo di Landini come della firma tecnica sul modello Marchionne, la stessa per capirci che la Cgil e settori Fiom proponevano di apporre nel 2010 a Pomigliano di fronte all'intesa separata che cancellava la Fiom dagli stabilimenti. L'accordo su rappresentanza e democrazia è appunto la piena affermazione del modello Marchionne su scala generale. Lo stesso modello autoritario e sanzionatorio che contempla solo il sindacalismo complice. E' sufficiente vedere cosa è previsto sul terreno della rappresentanza: solo le organizzazioni sindacali firmatarie e/o che piegano la testa accettando di non confliggere con l'impresa in rispetto degli accordi vigenti, hanno il diritto a presentarsi alle elezioni rsu. Così si cancella il diritto dei lavoratori ad opporsi agli accordi, a lottare cioè per migliorare le proprie condizioni. Si cancella il sindacalismo conflittuale. Se quest'accordo fosse stato sottoscritto prima del 2010, la Fiom avrebbe dovuto firmare gli accordi di Mirafiori e Pomigliano, dove, non dimentichiamolo, i lavoratori hanno votato. Hanno votato per cancellare la Fiom, per peggiorare le proprie condizioni, per uscire dal Contratto nazionale. Ecco perché il voto dei lavoratori previsto nell'accordo e che tanto viene enfatizzato, altro non è che lo strumento per legittimare il ruolo di un sindacato che sottoscrive accordi peggiorativi, è l'istituzionalizzazione del referendum come strumento per imporre la contrattazione di restituzione. Quando nel 2010 decidemmo come Fiom di non firmare l'accordo di Pomigliano, decidemmo di lottare mettendo al centro i diritti dei lavoratori, non quelli d'organizzazione. Tutti ci invitavano al realismo, ci raccomandavano di stare dentro. E' evidente che c'è un radicale cambio di linea.

giovedì 27 giugno 2013

L'OCCASIONE DI ROSS@

di Franco Astengo

Ross@ può rappresentare in questo senso davvero un’occasione di nuova costruzione e non di semplice “tamponamento” dei guai causati nel passato da cause diverse non riconducibili semplicisticamente all’assenza di capacità d’analisi e all’ignavia conservatrice e politicista dei gruppi dirigenti
Appare sottovalutato da molti analisti il prosieguo, in questa fase, di un processo di vero e proprio riallineamento sistemico del quadro politico italiano.
Appare in atto una crisi verticale delle forme-partito esistenti ed emerge una incapacità complessiva di trovare formule diverse rispetto all’evidente logoramento delle forme personalistiche e/o acchiappa tutti.
Si aprono, così, spazi del tutto inediti per una offerta politica di soggettività strutturata sul versante di una sinistra che, prima di tutto, sappia dimostrarsi essere di coerente opposizione.
Emerge la centralità della sovrastruttura politica.
Torna così anche il “caso italiano” in una dimensione particolare, rispetto al passato, quando lo si indicava come esempio di democrazia avanzata; torna perché, rispetto all’Italia, le condizioni della globalizzazione e della crisi finanziaria hanno prodotto un effetto specifico sul quale spero di poter sviluppare una breve ma coerente analisi.

mercoledì 26 giugno 2013

«IMPRESA DISPERATA». ROSS@: perché non ci siamo di Leonardo Mazzei




Continuiamo la pubblicazione di interventi e documenti che cominciano a circolare in preparazione della prossima stagione congressuale che investirà tutta la Sinistra italiana.

Pubblichiamo, di seguito, un articolo interessante che esprime il punto di vista del MPL su ROSS@.



26 giugno. «Stiamo tentando un'impresa disperata», questa la poco incoraggiante premessa di Giorgio Cremaschi nella sua relazione alla “riunione di vertice” di Ross@ svoltasi il 15 giugno scorso. Se disperata è l'impresa, di certo abbiamo trovato davvero disperanti alcuni passaggi del discorso del combattivo leader sindacale.

Un discorso che abbiamo il dovere di esaminare e criticare, perché indica una strada senza sbocchi, frutto di un'analisi della situazione assai superficiale, privo di coraggio su alcuni punti dirimenti e portatore di un pessimismo cosmico che ben spiega la premessa di cui sopra.

Come Movimento popolare di liberazione (Mpl) abbiamo espresso fin dal principio diverse riserve sul progetto di Ross@. E tuttavia, in considerazione del fatto che condividiamo tanto la necessità della costruzione di un soggetto politico anticapitalista, quanto quella di un fronte che si ponga nella prospettiva della sollevazione popolare, abbiamo scelto fin da subito di interloquire con questo progetto politico. 

Torna il nodo dell'€uro, nel dibattito della sinistra .


Si riapre il dibattito nella Sinistra anche in vista della stagione dei congresssi.
Andrea Ricci (nella foto) è un economista, docente all'università di Urbino che  è  stato responsabile economia del Prc, parlamentare e coautore del programma dello stesso partito per le elezioni europee del 2004 nel quale  si chiedeva "più integrazione europea".

Pubblichiamo questo intervento titolato "Il nodo dell'euro non può più essere eluso", che in questi giorni è rimbalzato su molti siti , Andrea Ricci , dimostrando una rara onestà intellettuale  afferma:  

«La vecchia, consolidata posizione, un tempo espressa nello slogan “Si all’euro, No a Maastricht”, che anch’io personalmente, come responsabile economico nazionale di Rifondazione Comunista per tanti anni ho contribuito a diffondere e ad articolare, non risulta più comprensibile, appare essa sì una scorciatoia velleitaria per sfuggire ai problemi e alle responsabilità reali e concrete».  

Ecco il testo la speranza è che il dibattito si sviluppi !



Nell’ultimo semestre i mercati finanziari europei hanno vissuto una situazione di tranquilla bonaccia. Gli spreads tra i titoli di Stato dei PIIGS e quelli della Germania, pur se storicamente elevati, si sono assestati su valori ben inferiori a quelli registrati nel biennio 2011-12. Per l’Italia il differenziale tra BTP e Bund decennali ha oscillato intorno a quota 270, circa la metà del livello toccato nei momenti più acuti della crisi.

COSA SUCCEDE IN BRASILE? di Riccardo Achilli




COSA SUCCEDE IN BRASILE?
di Riccardo Achilli



Sulle affollate e persistenti manifestazioni di piazza in Brasile sta circolando una interpretazione, che si va consolidando nella sinistra italiana ed europea, imperniata sulla denuncia della pesante infiltrazione della destra, funzionale a far precipitare il Paese in una condizione in cui sia più facile far cadere il governo del PT guidato dalla Rousseff.
Tale interpretazione è ovviamente corretta. Il Movimento Sem Terra, in un sintetico comunicato in cui analizza gli eventi in corso, lo conferma, affermando che “la destra si infiltra e tenta di generare un clima di violenza , di caos e dar la colpa al PT e a Dilma”[1]. D’altra parte, basta vedere come i politici di centro-destra brasiliani stiano strumentalizzando la situazione per trarne vantaggio. Dirò di più: una cosa che non è stata sottolineata a sufficienza è che negli Stati in cui la protesta è esplosa (São Paulo, Rio de Janeiro, Minas Gerais) il governatore è un moderato (o del PSDB o del PMDB). Inoltre, sia le politiche di tariffazione dei biglietti dei mezzi pubblici di trasporto (uno dei detonatori della protesta) e la gestione del welfare (ivi compresa la maggior parte degli ospedali pubblici [2]), sia la gestione della polizia militare che ha represso le proteste, sono di competenza del governatore dello Stato, non del governo centrale della Rousseff (va però anche detto che lo Stato di Bahia, dove la protesta è stata molto virulenta, è amministrato da un governo del PT, ma in questo caso l’intensità delle manifestazioni è anche derivante dal fatto … che la nazionale brasiliana ha giocato a Salvador de Bahia la sua partita determinante e più “prestigiosa”, contro l’Italia). D’altra parte, invece, mentre i governi locali mandavano la polizia, il Governo centrale ha immediatamente teso la mano ai manifestanti, cercando sin da subito un dialogo, fino alle proposte delle ultime ore, in cui la Rousseff si impegna formalmente ad investire maggiormente nel settore sanitario ed in quello scolastico, e persino a mettere in piedi una riforma della Costituzione, per cercare (ovviamente invano, perché non è con le norme costituzionali che si risolve il problema) di dimostrare impegno contro il fenomeno della corruzione, altro cavallo di battaglia dei manifestanti.

lunedì 24 giugno 2013

Verso le elezioni Europee: La «Syriza spagnola» convince gli indignados



Spagna: Sondaggi prossime elezioni europee:

«NON SIAMO UN PARTITO» 

IZQUIERDA UNIDA TRIPLICA I  CONSENSI :

 LA SINISTRA RACCOGLIE SOLO L'ANTIPOLITICA ?


I popolari vacillano sotto i colpi degli scandali di corruzione e pagano, altissimo, il prezzo delle esasperanti politiche di austerità; i socialisti attraversano una paralizzante crisi d'identità, che ha ormai ridotto a un confuso farfuglio quella che dovrebbe essere la più autorevole tra le voci d'opposizione.

domenica 23 giugno 2013

ANCHE SE DIVERSI INSIEME SULLA TERZA VIA di Francesco De Martino





Come contributo al dibattito sulla trasformazione delle strutture della società del sistema economico vigente, ripubblichiamo volentieri un saggio dell'ex Segretario del PSI Francesco De Martino, scomparso oltre un decennio fa, che il 26 Febbraio 1982 sulla rivista “Rinascita” interveniva in merito alla “terza via”, intermedia tra comunismo e socialdemocrazia, proposta dal PCI e che De Martino preferiva chiamare “nuovo socialismo”, sviluppandola sul piano teorico e configurandola come base programmatica di un accordo di governo da realizzare, sostenuto per la prima volta da socialisti e comunisti. Prospettiva questa che avrebbe messo in discussione la linea politica del PSI di Bettino Craxi, realizzato veramente in questo paese l'alternativa di governo alle forze conservatrici e di centro e gettato finalmente le basi politiche di una trasformazione democratica e graduale del capitalismo italiano. E' interessante notare in questo scritto la riproposizione di aspetti salienti del programma del Partito d'Azione (non citato in modo esplicito) cui il professore aveva dato un valido contributo in gioventù, circa l'economia a due settori e quelli a carattere morale ed educativo dei lavoratori, che avrebbero dovuto essere i veri artefici del processo graduale di costruzione  di una nuova società.



ANCHE SE DIVERSI INSIEME SULLA TERZA VIA 
di Francesco de Martino


            
Vorrei dire come un socialista che si ricollega ai caratteri originali del socialismo italiano veda la concezione, la sostanza della cosiddetta terza via.

Almeno fin dal congresso di Venezia del 1957, il PSI si pose in termini teorici e politici il tema di un socialismo diverso da quello che si era realizzato nell'URSS e dalle esperienze socialdemocratiche europee. Il tema predominante fu quello dell'autonomia del partito dal comunismo. Tale posizione giunse in ritardo, solo dopo le denunce kruscioviane, ma giunse. Essa si dovette all'impulso dato da Nenni e da vari di noi alla critica del sistema politico che si era venuto costituendo nell'URSS. Fu affermata la necessità di ricongiungere il socialismo con la libertà, considerando questa una conquista di valore universale, non una categoria borghese. Venne in pari tempo tenuto fermo il principio, di stampa marxista, che senza l'emancipazione economica dei lavoratori nemmeno la democrazia politica avrebbe potuto spiegare tutti i suoi potenziali elementi positivi. In questo si esprimeva una critica all'esperienza socialdemocratica, critica che non investiva il metodo politico, ma il fatto di aver accettato più o meno il sistema economico del capitalismo. Su questo tema, fino alle vicende del Midas, il PSI ha condotto una lotta coerente, che sul piano politico ebbe come conseguenza più rilevante la proposta di associare il PCI ad una maggioranza di governo, non solo per contingenti ragioni, ma per una prospettiva di più grande respiro storico, quella cioè di una piena integrazione del PCI in un sistema di valori democratici propri dell'Europa occidentale. Tale linea si fondava sul presupposto che i comunisti non avrebbero potuto sottrarsi alla necessità di fare i conti con sé stessi, quindi di conseguire una piena autonomia. Sarebbe ingiusto non ricordare la chiaroveggente intuizione di Giorgio Amendola il quale, in modo coraggioso per il tempo in cui lo faceva, sostenne il fallimento del comunismo e della socialdemocrazia e indicò dunque una strada che soltanto dopo prove drammatiche, talvolta tragiche, si sarebbe aperta in modo concreto. Vi era in tutto questo, come in talune intuizioni di Togliatti, sebbene oscurate dal permanente legame con l'URSS, per mezzo della formula “unità nella diversità”, l'idea che il modello comuinista non poteva essere esportato in Occidente e che esso non era comunque desiderabile. La critica espressa nel memoriale di Yalta alla mancanza di democraticità del sistema implica tale conclusione.

venerdì 21 giugno 2013

Commento al libro di Vito Mancuso "L'ANIMA ED IL SUO DESTINO" di Riccardo Achilli





Commento al libro di Vito Mancuso "L'ANIMA ED IL SUO DESTINO"
di Riccardo Achilli

  • Ho letto, da laico, il bellissimo libro “L’anima ed il suo destino”, del teologo "dissidente", per così dire, Vito Mancuso. Non si può, da nessuna parte, né da parte laica né da parte dei credenti, restare indifferenti al tentativo di Mancuso di conciliare fede e ragione, scienza e tradizione dottrinaria cattolica.
    Proprio per questo  approccio coraggioso e aperto, mi permetto di fare alcune osservazioni alle tesi del libro (non critiche, ovviamente, non avrei nemmeno gli strumenti culturali per farle, ma semplicemente sotto forma di suggestioni). Mancuso ritiene che l’universo progredisca, sia pur fra fasi di caos e distruzione, lungo un movimento di fondo che porta ad un maggior ordine dentro una maggiore complessità (un essere umano ha più relazioni interne e capacità di creare relazioni con l’ambiente esterno, e quindi più capacità di creare ordine, di un’alga unicellulare, ed è anche molto più complesso). E’ evidente in questo l’impostazione, come ben chiarisce l'autore, del pensiero di Teilhard de Chardin, di cui è tributario. 

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