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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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giovedì 7 luglio 2011

LA VAL DI SUSA DI FRONTE AL POTERE


Intollerabili…

Intollerabili violenze, o intollerabili calunnie?

di Antonio Moscato


Napolitano sarà contento: ha ottenuto una vera e assoluta unanimità dei quotidiani del lunedì nel commentare le “violenze” della Val di Susa. Tutti uniti, tutti insieme, nascondendo i fatti, riducendo il numero dei partecipanti perfino rispetto al comunicato della polizia, aumentando quello dei cosiddetti “infiltrati”… Qualcuno poteva esserci, naturalmente, tanto più che quando occorre si trovano (come accadde a Genova, dove in molti vedemmo spuntare poliziotti vestiti da “Black Bloc” da dietro le camionette). E a comandare la “difesa” della Maddalena c’era anche uno dei poliziotti condannati di Genova (per induzione a falsa testimonianza), così è stato più facile trovare nei boschi di tutto, perfino “mortai”! Ma non i famigerati Black Bloc: in tutto sono stati scovati (e duramente pestati) alcuni autonomi di Bologna e Modena, non più di una decina, tutti scandalosamente “non residenti in valle”, annota uno zelante cronista della Stampa, dimenticando che non c’era nulla di strano, essendo una manifestazione nazionale…Di alcuni dei pestati la polizia precisa che avevano diversi "precedenti". Non condanne, semplicemente erano stati segnalati per la partecipazione a manifestazioni, cortei, ecc. Se per questo nel 1969, a Bari, avevo collezionato 14 denunce per picchetti alle fabriche, assemblee, ecc. e quando è arrivata un'amnistia al termine dell'Autunno caldo, tentarono di incastrarmi per un corteo a cui non avevo neppure partecipato. Vecchie tecniche di polizia che servono a scoraggiare chi non ha ancora idee salde ed esperienza e a schedare chi invece tiene duro e non si arrende.

L’importante della messa in scena è far dimenticare la sostanza della protesta, a cui si finge di rendere onore dicendo “possiamo capirli, ma ora basta”, nascondendo però le sue ragioni: non la difesa egoistica del giardino di casa, ma il rifiuto di uno sperpero insensato, che per giunta fa danno all’ambiente solo per costruire un lunghissimo e costosissimo tunnel in una valle in cui esiste già una ferrovia assolutamente sottoutilizzata.

Napolitano è in prima linea, facendo propria la grottesca versione della polizia: in Val di Susa ci sarebbe stata una “violenza eversiva” dovuta a “squadre militarizzate provenienti dal di fuori” allo scopo di “condurre inaudite azioni aggressive contro i reparti di polizia chiamati a far rispettare la legge”. Logico a questo punto il delirio di Maroni (inverosimile ministro degli Interni a suo tempo condannato anche in appello per un’aggressione alla polizia, compreso il morso a un polpaccio dell’agente che tentava di effettuare una perquisizione della sede della Lega), che sostiene che ci sarebbe stato addirittura un reato di tentato omicidio, mentre la Padania, organo del secessionismo, bolla direttamente come “terroristi” quelli che difendono il proprio territorio. È altrettanto logico l’impegno di Enrico Letta a invitare i valsusini e la residua “sinistra radicale” a “dire no alla conservazione”, come Letta definisce il rifiuto di buttare dalla finestra 17 miliardi per costruire un’opera inutile e dannosa.

La pretesa di Napolitano di collocarsi “al di sopra delle parti” (elogiata come sempre dai mass media di regime, a partire dal Corriere della Sera e da Repubblica) gli serve per avallare quasi ogni porcheria giuridica sfornata dai lacché di Berlusconi, ma sparisce anche formalmente quando ricompare qualche piccolo tentativo di resistere al grande capitale. Napolitano, prima di essere presidente, era il leader indiscusso dell’ala destra del PCI (quella dei cosiddetti “miglioristi”), che in nome del “riformismo” riuscì a traghettare quel partito dall’area di una sinistra sia pur moderata e inefficace a quella attuale, impegnata nella difesa attiva, zelante ed esplicita del capitalismo. L’ala a cui apparteneva ad esempio Luciano Lama, che fu il grande regista della truffa dei “quarantamila” che servì per chiudere la lotta della FIAT del 1980, aprendo la strada a trenta anni di sconfitte.

Dietro questa grande unanimità, c’è il pesante coinvolgimento nelle “Grandi Opere”, TAV in testa, dell’area di capitalismo legata al PD, attraverso cooperative come la CMC di Ravenna, ma anche più classici settori capitalisti. [Per rinfrescare la memoria sui precedenti, rinvio ad alcuni degli scritti del sito (Napolitano: non è viltà! eNapolitano: nessuna sorpresa) e soprattutto al più organico scritto di Franco Turigliatto dedicato alla lotta del 1980 Lo spartiacque della FIAT.]

Un aspetto marginale della campagna di intossicazione sulla “violenza inaudita” riguarda il povero Beppe Grillo, presentato da più parti come “complice dei terroristi”. Una buffonata! Personalmente penso che chi ha una notorietà che attira le telecamere, di fronte a un movimento radicato da due decenni, dovrebbe avere maggiore cautela nel parlarne, sapendo che uso i mass media sono pronti a fare di qualsiasi dichiarazione imprudente, stravolgendone il senso. Ma il discorso di Grillo era solo un po’esaltato nei toni come al solito, con scarsa attenzione alle parole, non tanto per l’elogio degli “eroi”, che era pura retorica, quanto per la “guerra civile”, che era manna per le orecchie di chi come Maroni alla guerra civile pensa seriamente per “non mollare” il potere. Imprudenza che ha contribuito involontariamente alla campagna di demonizzazione del movimento e dello stesso Grillo, ma nulla di più. Ricorda molto la messa in scena di Luca Casarini a Genova, con la sua proclamazione di guerra” ai potenti del mondo fatta davanti a 100 tute bianche e… alle telecamere. Insomma sarebbe meglio avere maggiore prudenza e soprattutto rispetto di chi è in prima linea da lungo tempo, che si trova a dover gestire poi le ripercussioni delle dichiarazioni di un non desiderato e improvvisato portavoce. Tanto più se poi le prevedibili aggressioni mediatiche finiscono per costringere l'imprudente a non necessarie condanne degli inesistenti Black Bloc. Ma è inaccettabile presentare la presenza di Grillo alla manifestazione, ovviamente legittima e anzi meritoria, come una colpa.

Viene casomai in mente anche l’incursione di Vendola sulla piazza milanese subito dopo la vittoria di Pisapia, che si irritò per la lettura trionfalistica che l’immaginifico barese aveva dato del suo successo… In questa occasione, invece, l’ossessione di conquistare il PD così com’è ha portato Vendola a rifriggere le sue vecchie prediche sulla non violenza, mentre il movimento, pur sotto uno straordinario fuoco mediatico concentrico, sta invece tentando di spiegare che quelli che hanno resistito alla violenza poliziesca non sono “professionisti militarizzati” ma valligiani indignati e non disposti più a subire passivamente… Gli effetti deleteri delle esternazioni di Vendola si sono comunque fatti sentire subito sul portavoce della SEL in valle, Antonio Ferrentino, sindaco di S. Antonino di Susa, sempre pronto a combattere presunti estremismi.

P.S. Un’ultima considerazione: ho aspettato martedì per vedere il Manifesto, che aveva come immaginavo un’ampia documentazione e molte testimonianze di protagonisti (come Fabiano Di Berardino, uno dei militanti bolognesi pestati e umiliati in stile caserma di Bolzaneto, o il lucido Marco Revelli), ma aveva anche come editoriale una penosa sviolinata di Valentino Parlato a un presidente che ci avrebbe “insegnato che gli ordini ingiusti non si eseguono” e anzi che “agli ordini ingiusti si resiste”. Incredibile: questo presidente sarebbe Giorgio Napolitano! Dove e quando ci avrebbe insegnato queste belle cose? Per giunta Parlato conclude facendo appello al “suo alto senso di giustizia”! Sarebbe auspicabile che i pochi compagni pensanti rimasti nella redazione del Manifesto riuscissero ogni tanto a impedire a Parlato di fantasticare sulla prima pagina del quotidiano, presentando quasi come un rivoluzionario quello che da tempo è il più efficace puntello politico del sistema capitalistico in Italia, con i suoi “preziosi consigli” che a volte riducono un po’ le insensatezze controproducenti del centro destra, e forniscono ulteriori alibi al centro sinistra per la sua politica testardamente suicida.

(a.m. 5/8/11)

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