di Norberto Fragiacomo
Carissimi
compagni,
prima
di portare un breve contributo alla discussione, consentitemi di
ringraziare la Lega dei Socialisti di Livorno per avermi invitato a
questo importante evento, e soprattutto per averlo organizzato: vedo,
con gli occhi dell’immaginazione, la Sala delle Corallaie piena di
gente e di passione politica, come mi apparve nel febbraio di un anno
fa, e sono certo che il dibattito, cui mi sarebbe piaciuto
partecipare di persona, sarà altrettanto stimolante.
Ad
essere cambiata in peggio è purtroppo la situazione, oggigiorno
veramente drammatica: a volte mi sento come un europeo di metà ‘300,
in angosciata attesa che la peste nera attraversi il confine e lo
raggiunga, o come un semplice cittadino alla vigilia di una guerra di
cui intravvede gli effetti, senza averli mai provati sulla propria
pelle.
In
effetti, la crisi odierna è a suo modo una guerra, condotta con armi
non convenzionali – e noi, grazie a mezzo secolo di benessere,
siamo psicologicamente e materialmente impreparati ad affrontarla.
Tuttavia,
a differenza di epidemie medievali ed improvvisi eventi catastrofici,
le guerre si possono evitare o vincere, e a noi tutti tocca fare del
nostro meglio per non essere sepolti sotto le rovine dell’Europa
sociale; anzi, per impedire il crollo.
E’
evidente che non ci sottrarremo alla minaccia affidando il nostro
futuro a Mario Monti, un tecnocrate di fede liberista che, dopo aver
ottenuto in maniera discutibile la guida del Paese, lo sta ora
conducendo a sicura rovina, con una politica che affama il ceto
medio-basso (pensionati, lavoratori privati e pubblici, giovani
precari, studenti senza futuro) senza esigere neppure una brioche
dalla classe abbiente. Diceva, un suo collega premier,
che “a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca”:
ebbene, non era arduo prevedere, a metà novembre, che il governo
descrittoci come “tecnico” avrebbe tartassato i cittadini, cavato
loro quanto Berlusconi non era riuscito a togliere (dal diritto ad
una pensione decente alle tutele dell’articolo 18), guardandosi
bene, al contempo, dal mettere mano ad un’imposta patrimoniale
sulle grandi ricchezze.
“Can
no magna can”,
diciamo a Trieste, e da un personaggio col passato di Monti potevamo
attenderci solo un compitino all’americana, agevolato da quelle
forze che, tirando i fili di rating
e spread,
rendono apparentemente “inevitabili” i suoi tagli a senso unico.
Apparentemente, dicevo, così come è apparenza quella che i
propagandisti in tivù e sui giornali si ingegnano a spacciarci per
indiscutibile realtà. Giornalisti telegenici ad alto reddito non
devono sforzarsi troppo per confondere masse già opportunamente
terrorizzate, ma talvolta, per eccesso di confidenza, scoprono
inavvertitamente le carte. Capita così che un corrispondente di
Repubblica ponga le domande giuste,
prima di rifugiarsi nel comodo ritornello “abbiamo vissuto al di
sopra delle nostre possibilità”.
“Come
scelgono”
– si chiede costui – hedge
fund
e speculatori “i
bersagli da colpire, e perché? Come si spiega che l’anello debole
oggi sia l’eurozona, non l’America Latina? E perché,
nell’eurozona, il fianco Sud si rivela più fragile dei paesi
dell’Est?”
Se
si conoscono un poco la Storia ed il modus
operandi
del Capitalismo, rispondere ai quesiti è relativamente agevole: 1)
li scelgono secondo convenienza, cioè in base al bottino
che possono trarne; 2) perché l’America Latina, già spolpata da
governi e multinazionali USA, ha rialzato ultimamente la testa,
acquisendo un’inedita compattezza
politico-sociale;
3) perché i paesi dell’Europa Occidentale, Gran Bretagna esclusa,
hanno custodito parte del tesoro che quelli ex
comunisti hanno sotterrato da un pezzo: un welfare
che
vale migliaia di miliardi.
Il
compito per casa assegnato a Mario Monti - e ad altri come lui -
consiste nel regalare al potere privato acqua, sanità, istruzione,
beni comuni, imprese strategiche, forza lavoro; cioè, nel portare a
conclusione l’opera di smantellamento delle istituzioni pubbliche
cominciata, guarda caso, tra gli anni ’80 e ’90.
Una
porzione rilevante della sinistra è stata complice di tutto questo,
in Italia e in Europa, ed è la stessa che oggi, da noi, presta il
suo servo encomio al governo Monti-Fornero, per garantirsi le
briciole del banchetto finanziario.
Della
buona fede di costoro è lecito dubitare, perché, come dice il
proverbio, perseverare è diabolico; così come non vanno prese
troppo sul serio le schermaglie per uso esterno tra correntine di
partito che, tra mille ostentati distinguo, votano all’unisono ogni
misura governativa.
Fiscal
compact,
pareggio di bilancio in Costituzione, truffa ai danni degli esodati
ad opera di uno Stato che non mantiene gli impegni presi… ciò che
accomuna questi provvedimenti e svariati altri è il fatto che una
sinistra vera, una
sinistra degna di questo nome, li avrebbe bocciati dal primo
all’ultimo,
senza esitazioni.
La
linea di confine tra noi e montiani di ogni risma
– che si presentino come PD, UDC, FLI o FMI fa lo stesso – sia
questa,
perché
altre non ce ne possono essere:
solo le forze politiche, i sindacati, i movimenti e le singole
persone che credono in un’alternativa al capitalismo e al suo
barbaro istinto di sopraffazione dovranno partecipare al progetto,
scrivere insieme un programma privo di ambiguità e compromessi,
battere il montismo sia nelle urne che in piazza.
Ci
aspetta la Resistenza o la resa, che è infinitamente peggio di una
sconfitta: spazio dunque ai militanti del PD, attualmente
imprigionati in un partito subalterno alle logiche di Wall Street e
progressista per finta, ma al bando i suoi capi e capetti, che hanno
già recato infiniti danni all’Italia.
L’acqua
pubblica evapora al sole della crisi, compagni, non
è più tempo di anfibi:
avanti
con gli Stati Generali, ma di una Sinistra autentica, unita,
anticapitalista, propositiva e conscia, oltre che dell’esigenza di
agire in fretta, delle proprie responsabilità verso un popolo
intero.
Proviamo
a puntare al cielo, anziché affondare pateticamente nella melma
centrista!
Norberto
Fragiacomo
Segretario
Lega dei Socialisti Nordest
Coordinatore
COMITATO NO DEBITO Trieste
Tel.:
3474227147
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