di Gioacchino de Candia
Il 27 ottobre, in zona
Ponte Milvio in quel di Roma, si è consumata una delle “tragedie”
consumistiche della nostra epoca: l’apertura della nuova sede di
Trony, catena commerciale nota per la vendita di prodotti tecnologici
ed elettrodomestici in generale.
L’apertura di un nuovo
centro commerciale non è certo una tragedia in sé: tutt’altro, ma
ciò che ne è conseguito ha davvero lasciato allibiti non solo
stampa e “addetti ai lavori”, ma anche lo stesso Comune, nella
persona del Sindaco Gianni Alemanno.
I fatti sono questi: per
il giorno 27 Trony aveva annunciato l’apertura della sua nuova sede
in zona Ponte Milvio e per l’occasione (come spesso accade in
circostanze simili) aveva proposto la vendita di una serie di
prodotti a prezzo “stracciato”; tra i più noti: iPhone 4 a 399
Euro e TV lcd da 32 pollici a meno di 100 Euro.
La cosa ha ovviamente
ingolosito tanti potenziali acquirenti, che il giorno stesso hanno
letteralmente affollato l’ingresso del negozio provocando una fila
a dir poco chilometrica e vari problemi di ingorgo al traffico
veicolare nella zona. Le persone in coda sono state stimate in circa
8.000 unità, mentre sono scoppiati anche tafferugli tra gli astanti,
con la conseguenza di alcuni feriti tra la folla.
Immediata la critica più
che stizzita del Sindaco di Roma, che pur difendendo il diritto di
Trony a lavorare sul territorio, ha comunque chiesto le scuse
ufficiali ed anche il risarcimento degli eventuali relativi danni
provocati all’Urbe da parte dell’azienda medesima.
La replica con annesse
scuse da parte del direttore di Trony sono prontamente arrivate, ma
di eventuali risarcimenti danni non se ne avverte ancora l’
“odore”.
Eppure la XX
Circoscrizione, alla quale appartiene la zona di Ponte Milvio, si era
prontamente attrezzata per disporre nuovi parcheggi, come richiesto
da Trony stessa. Il punto, come ha sottolineato Alemanno, è che
l’azienda non ha comunicato né al Campidoglio né alla XX
Circoscrizione l’effettivo impatto della campagna promozionale
straordinaria, che invece è puntualmente avvenuta il 27 ottobre,
limitandosi alla distribuzione ed affissione dei soliti volantini e
manifesti pubblicitari, che vengono preparati per occasioni simili.
In questo caso, sembra
evidente che le “colpe” non vanno ricercate nella solita
disorganizzazione pubblico-amministrativa. Allora, dove?
Per capire bene la
questione dobbiamo fare un passo indietro di una buona decina di
anni, quando in questo paese è stata promulgata un Legge, che
disciplinava il nuovo assetto della distribuzione commerciale,
secondo le varie metrature degli esercizi, dal “vicinato” fino
alla “grande distribuzione, e secondo la dimensione abitativa dei
comuni. La Legge in questione (Decreto Bersani 144/98) rimandava
successivamente a Leggi e relativi Regolamenti regionali, che
dovevano essere all’uopo attivati, per disciplinare regione per
regione e comune per comune la materia, in base alle singole
articolazioni e peculiarità territoriali (locali).
Il risultato, sul
mercato, è stata la progressiva mortificazione dell’esercizio di
vicinato (il negozio sotto casa della nonna) a vantaggio della grande
distribuzione, soprattutto dei grandi centri commerciali, che proprio
sul finire degli anni novanta del secolo scorso hanno cominciato a
proliferare prima nelle grandi città, per poi “invadere” le
varie province.
Il modello di tali
strutture è quello tipico americano, in cui non solo si trovano i
vari negozi con le relative offerte commerciali, ma anche bar,
pizzerie, tavole calde, ristoranti e tutto ciò che serve per
costruire un nuovo spazio di aggregazione e, soprattutto, di
“incentivo all’acquisto”.
Una piccola città nella
città dove l’acquirente, con la relativa famigliola, può sentirsi
come a casa propria e trascorrere tranquillamente una giornata o
quantomeno un pomeriggio.
Vari sociologi (o
sedicenti tali) hanno definito questi spazi “non-luoghi”, ossia
tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari,
relazionali e storici. In effetti, nei centri commerciali raramente
si intrecciano relazioni personali, sicuramente non fanno parte della
storia del luogo nel quale sono ubicati (almeno per il momento);
riguardo l’identitarietà, forse non ve ne è per
l’avventore-acquirente, ma per il negozio si.
I centri commerciali così
costituiti non sono altro che una delle avanguardie del capitalismo
rampante ed abbordante, che tenta tramite le lusinghe pubblicitarie e
commerciali di modificare gusti, tendenze e relativi acquisti delle
persone, che si trovano così travolti da una serie di eventi che,
alla fine, non possono controllare, ma solo subire.
Ovviamente, si può
scegliere di non frequentare questi luoghi (o di frequentarli solo lo
stretto tempo necessario all’acquisto, di cui si ha effettivamente
bisogno) ma tantissima gente si riversa in questi luoghi non-luoghi e
se ne immerge totalmente. Non sarà la maggioranza della popolazione
locale, ma certamente sono tanti e, quando si muovono in blocco
possono provocare tanti piccoli e grandi disagi al territorio
medesimo (il caso romano ne è un lampante esempio).
Un tempo, le guerre di
conquista venivano combattute a suon di picche e bastoni, poi di
archi, frecce e spade, per passare a proiettili e cannoni, fino ai
missili “intelligenti”. Oggi le guerre di “conquista” si
basano su una serie di “armi” decisamente più intelligenti e che
non lasciano morti e feriti (perlomeno non a migliaia) sul campo, ma
che lasciano inalterata la numerosità della popolazione, di cui
hanno bisogno per lucrare dai relativi acquisti/vendite, ma che
modificano anche profondamente il territorio, fino a quando lo stesso
territorio finisce per essere un “non-luogo”.
L’andare delle cose e
la fortissima americanizzazione che questo paese sta realizzando da
diversi anni a questa parte è la diretta conseguenza della
fenomenologia di guerriglia-shopping che si è manifestata, anche con
violenza fisica oltre che verbale, a Ponte Milvio.
Si tratta di copioni già
scritti e che puntualmente si verificano quando chi promuove tali
vendite straordinarie (ed anche molto appetibili, per chi è
interessato) guarda più all’incasso che all’effettiva
conseguenza di tali azioni. Negli Stati Uniti, in occasione
dell’avvicinarsi delle festività natalizie, sono moltissimi i
centri commerciali che promuovono tali vendite, tant’è che spesso
gli avventori, per accaparrarsi i prodotti in offerta e sempre
limitati, passano la notte nel sacco a pelo ai bordi dell’ingresso;
sovente, scoppiano tafferugli e si contano danni a persone, oltre che
a cose: in alcuni casi le serrande dei negozi sono state
letteralmente sfondate dalla folla allo scopo di essere i primi ad
entrare per arraffare i prodotti in promozione.
Natale è nuovamente alle
porte… Per inciso, l’incasso di Trony nella sola giornata del 27
ottobre è stato di circa 2,5 milioni di Euro.
Nessun commento:
Posta un commento