CORRUZIONE: DELITTO CONTRO LA SOCIETA'
di Leonardo Boff
Nella graduatoria della Trasparenza Internazionale, il Brasile compare come uno dei paesi più corrotti del mondo. Su 91 paesi analizzati, occupa il 69º posto. Qui da noi è storica, è stata naturalizzata, voglio dire, considerata come un dato naturale, viene attaccata soltanto in seconda istanza quando il fatto è già avvenuto e dopo aver raggiunto molti milioni di reais e gode di ampia impunità. I dati sono spaventosi: secondo la Fiesp (Federazione delle Industrie di San Paolo) e annualmente rappresenta 84,5 miliardi di reais.
di Leonardo Boff
Nella graduatoria della Trasparenza Internazionale, il Brasile compare come uno dei paesi più corrotti del mondo. Su 91 paesi analizzati, occupa il 69º posto. Qui da noi è storica, è stata naturalizzata, voglio dire, considerata come un dato naturale, viene attaccata soltanto in seconda istanza quando il fatto è già avvenuto e dopo aver raggiunto molti milioni di reais e gode di ampia impunità. I dati sono spaventosi: secondo la Fiesp (Federazione delle Industrie di San Paolo) e annualmente rappresenta 84,5 miliardi di reais.
Se questo ammontare fosse applicato nella sanità, aumenterebbe dell'89% il numero dei letti negli ospedali; se investiti nell'educazione, si potrebbero aprire 16 milioni di nuovi posti nelle scuole; se investiti nelle costruzioni civili, si potrebbero costruire 1 milione e mezzo di case. Bastano questi dati per denunciare la gravità del crimine contro la società che la corruzione rappresenta. Se vivessero in Cina, molti corrotti finirebbero alla forca per delitto contro l'economia popolare. Tutti i giorni, episodi su episodi sono denunciati come adesso il contravventore Carlinhos Cachoeira, che per garantire i suoi affari si è infiltrato corrompendo personaggi del mondo politico, della polizia e perfino governo. Ma non serve né ridere né piangere. Quello che importa è comprendere questo perverso processo criminoso.
Cominciamo con la parola «corruzione». Essa ha le sue radici nella teologia. Prima che si parlasse di peccato originale, espressione che non appare nella sacra scrittura, ma è stata creata da Sant'Agostino nell'anno 416, in uno scambio di lettere con San Girolamo, la tradizione cristiana diceva che l'essere umano vive in una situazione di corruzione. Sant'Agostino spiega l'etimologia: corruzione è avere il cuore (cor) rotto (ruptus) e pervertito. Cita la genesi: «La tendenza del cuore è deviante fin dalla più tenera età» (8,21). Il il filosofo Kant faceva la stessa constatazione nel dire: "Siamo un legno tutto contorto dal quale non si può ricavare tavole dritte". In altre parole: c'è una forza in noi che ci incita alla deviazione e alla corruzione. Essa non è fatale. Può essere controllata altrimenti continua il suo corso. Come si spiega la corruzione in Brasile? Si possono identificare tre ragioni fondamentali tra le altre: storica, politica e culturale.
Quella storica: siamo eredi di una eredità coloniale perversa e di tipo schiavista che ha segnato le nostre abitudini. La colonizzazione e la schiavitù sono istituzioni obiettivamente violente e ingiuste. Allora le persone per sopravvivere e conservare un minimo di libertà erano portate a corrompere. Cioè: subornare, ottenere favori attraverso scambi, peculato (favoreggiamento illecito con denaro pubblico) oppure nepotismo. Questa pratica ha dato origine al «jeitinho» brasiliano, una forma di navigazione dentro a una società diseguale e ingiusta e alla legge di Gerson che significa ricavare vantaggi personali da qualsiasi cosa.
Quella politica: la base della corruzione politica risiede nel patrimonialismo, nella carente democrazia e nel capitalismo senza regole. Nel patrimonialismo non si distingue la sfera politica da quella privata. Le élite hanno trattato la cosa pubblica come se appartenesse a oro e hanno organizzato lo Stato con strutture e leggi che servissero ai loro interessi senza pensare al bene comune.
C'è un patrimonialismo nella politica attuale che concede vantaggi (concessioni, mezzi di comunicazione) ai Baroni della politica. Dobbiamo dire che il capitalismo qui e nel mondo è nella sua stessa logica, corrotto, anche se accettato socialmente. Esso semplicemente impone il dominio del capitale sul lavoro creando la ricchezza con lo sfruttamento dei lavoratori e con lo sfruttamento della natura. Genera diseguaglianze sociali che, eticamente, sono ingiustizie, il che dà origini permanenti a conflitti di classe.
Per questo, il capitalismo è per natura sua antidemocratico, perché la democrazia suppone un'uguaglianza basica dei cittadini e diritti garantiti, qui violati dalla cultura capitalista. Se prendiamo tali valori come criterio, potremmo dire che la nostra democrazia è anemica, a un passo dalla farsa. Vorrebbe essere rappresentativa, in verità, rappresenta gli interessi delle élite dominanti e non quelli generali della nazione. Ciò significa che non abbiamo uno Stato di diritto consolidato e molto meno uno stato di benessere sociale. Questa situazione configura una corruzione già strutturata e fa sì che i fatti di corruzionei campeggino liberi e impuniti.
Quella culturale: la cultura detta regole socialmente riconosciute. Roberto Pompeo de Toledo ha scritto nel 1994 sulla rivista «Veja»: “Oggi sappiamo che la corruzione fa parte del nostro sistema di potere tanto quanto riso e fagioli nei nostri pasti”. I corrotti sono visti come esperti e non criminali come di fatto sono. Di solito possiamo dire: quanto più diseguale e ingiusto è uno Stato e per di più centralizzato e burocratizzato come il nostro, più crea il brodo culturale che permette e tollera la corruzione. Soprattutto nei portatori di potere si manifesta la tendenza alla corruzione. Ben diceva il cattolico Lord Acton (1846-1902): "il potere ha la tendenza a corrompersi e l'assoluto potere corrompe assolutamente". E aggiungeva: "il mio dogma è la generale cattiveria degli uomini portatori di autorità; sono quelli che si corrompono di più".
Perché questo? Hobbes nel suo Leviatano (1651) ci accenna all'irrequieto desiderio del potere è ancora più potere che cessa soltanto con la morte; la ragione di questo risiede nel fatto che non si può garantire il potere se non cercando ancora più potere".
Purtroppo è quello che è avvenuto con il PT. Ha innalzato la bandiera etica e delle trasformazioni sociali. Ma invece che appoggiarsi sul potere della società civile e dei movimenti e creare una nuova egemonia, ha preferito il cammino corto delle alleanze e degli accordi con i corrotti del potere dominante. Ha garantito la governabilità al prezzo di mercantilizzare le relazioni politiche e abbandonare la bandiera dell'etica.
Un sogno di generazioni è stato frustrato. Magari potesse ancora essere riscattato. Come combattere la corruzione? Attraverso la trasparenza totale, attraverso una democrazia attiva che controlla l'applicazione dei soldi pubblici con una giustizia libera e incorruttibile, con l'aumento degli uditori affidabili che attaccano anticipatamente la corruzione. Come informa il World Economic Forum, Danimarca e Islanda possiedono 100 uditori per 100.000 abitanti. Il Brasile ne ha appena 12800, mentre avremmo bisogno di almeno 160.000 unità. Soprattutto, lottare per un altro tipo di democrazia meno diseguale e ingiusta che persistere così com’è sarà sempre corrotta, corruttibile corruttrice.
*Teologo, filosofo e scrittore.
Cominciamo con la parola «corruzione». Essa ha le sue radici nella teologia. Prima che si parlasse di peccato originale, espressione che non appare nella sacra scrittura, ma è stata creata da Sant'Agostino nell'anno 416, in uno scambio di lettere con San Girolamo, la tradizione cristiana diceva che l'essere umano vive in una situazione di corruzione. Sant'Agostino spiega l'etimologia: corruzione è avere il cuore (cor) rotto (ruptus) e pervertito. Cita la genesi: «La tendenza del cuore è deviante fin dalla più tenera età» (8,21). Il il filosofo Kant faceva la stessa constatazione nel dire: "Siamo un legno tutto contorto dal quale non si può ricavare tavole dritte". In altre parole: c'è una forza in noi che ci incita alla deviazione e alla corruzione. Essa non è fatale. Può essere controllata altrimenti continua il suo corso. Come si spiega la corruzione in Brasile? Si possono identificare tre ragioni fondamentali tra le altre: storica, politica e culturale.
Quella storica: siamo eredi di una eredità coloniale perversa e di tipo schiavista che ha segnato le nostre abitudini. La colonizzazione e la schiavitù sono istituzioni obiettivamente violente e ingiuste. Allora le persone per sopravvivere e conservare un minimo di libertà erano portate a corrompere. Cioè: subornare, ottenere favori attraverso scambi, peculato (favoreggiamento illecito con denaro pubblico) oppure nepotismo. Questa pratica ha dato origine al «jeitinho» brasiliano, una forma di navigazione dentro a una società diseguale e ingiusta e alla legge di Gerson che significa ricavare vantaggi personali da qualsiasi cosa.
Quella politica: la base della corruzione politica risiede nel patrimonialismo, nella carente democrazia e nel capitalismo senza regole. Nel patrimonialismo non si distingue la sfera politica da quella privata. Le élite hanno trattato la cosa pubblica come se appartenesse a oro e hanno organizzato lo Stato con strutture e leggi che servissero ai loro interessi senza pensare al bene comune.
C'è un patrimonialismo nella politica attuale che concede vantaggi (concessioni, mezzi di comunicazione) ai Baroni della politica. Dobbiamo dire che il capitalismo qui e nel mondo è nella sua stessa logica, corrotto, anche se accettato socialmente. Esso semplicemente impone il dominio del capitale sul lavoro creando la ricchezza con lo sfruttamento dei lavoratori e con lo sfruttamento della natura. Genera diseguaglianze sociali che, eticamente, sono ingiustizie, il che dà origini permanenti a conflitti di classe.
Per questo, il capitalismo è per natura sua antidemocratico, perché la democrazia suppone un'uguaglianza basica dei cittadini e diritti garantiti, qui violati dalla cultura capitalista. Se prendiamo tali valori come criterio, potremmo dire che la nostra democrazia è anemica, a un passo dalla farsa. Vorrebbe essere rappresentativa, in verità, rappresenta gli interessi delle élite dominanti e non quelli generali della nazione. Ciò significa che non abbiamo uno Stato di diritto consolidato e molto meno uno stato di benessere sociale. Questa situazione configura una corruzione già strutturata e fa sì che i fatti di corruzionei campeggino liberi e impuniti.
Quella culturale: la cultura detta regole socialmente riconosciute. Roberto Pompeo de Toledo ha scritto nel 1994 sulla rivista «Veja»: “Oggi sappiamo che la corruzione fa parte del nostro sistema di potere tanto quanto riso e fagioli nei nostri pasti”. I corrotti sono visti come esperti e non criminali come di fatto sono. Di solito possiamo dire: quanto più diseguale e ingiusto è uno Stato e per di più centralizzato e burocratizzato come il nostro, più crea il brodo culturale che permette e tollera la corruzione. Soprattutto nei portatori di potere si manifesta la tendenza alla corruzione. Ben diceva il cattolico Lord Acton (1846-1902): "il potere ha la tendenza a corrompersi e l'assoluto potere corrompe assolutamente". E aggiungeva: "il mio dogma è la generale cattiveria degli uomini portatori di autorità; sono quelli che si corrompono di più".
Perché questo? Hobbes nel suo Leviatano (1651) ci accenna all'irrequieto desiderio del potere è ancora più potere che cessa soltanto con la morte; la ragione di questo risiede nel fatto che non si può garantire il potere se non cercando ancora più potere".
Purtroppo è quello che è avvenuto con il PT. Ha innalzato la bandiera etica e delle trasformazioni sociali. Ma invece che appoggiarsi sul potere della società civile e dei movimenti e creare una nuova egemonia, ha preferito il cammino corto delle alleanze e degli accordi con i corrotti del potere dominante. Ha garantito la governabilità al prezzo di mercantilizzare le relazioni politiche e abbandonare la bandiera dell'etica.
Un sogno di generazioni è stato frustrato. Magari potesse ancora essere riscattato. Come combattere la corruzione? Attraverso la trasparenza totale, attraverso una democrazia attiva che controlla l'applicazione dei soldi pubblici con una giustizia libera e incorruttibile, con l'aumento degli uditori affidabili che attaccano anticipatamente la corruzione. Come informa il World Economic Forum, Danimarca e Islanda possiedono 100 uditori per 100.000 abitanti. Il Brasile ne ha appena 12800, mentre avremmo bisogno di almeno 160.000 unità. Soprattutto, lottare per un altro tipo di democrazia meno diseguale e ingiusta che persistere così com’è sarà sempre corrotta, corruttibile corruttrice.
*Teologo, filosofo e scrittore.
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