di Norberto Fragiacomo
Iersera (giovedì 7 Febbraio, ndr) ho assistito al "grande evento", il comizio di Grillo in piazza della Borsa, davanti al palazzo neoclassico innalzato oltre 200 anni fa (Trieste era già allora sinonimo di Capitalismo, oggi semmai di vecchiaia e osmize...) da Mollari. Ho scritto un resoconto breve ed "impressionista" su FB, che ha suscitato parecchie reazioni (ognuno l'ha letto a modo suo). Beh, qualche considerazione al volo: l'uomo è inesauribile, ha una presenza scenica straordinaria, non annoia - fa pensare, diverte, commuove. Nota: la "sua" folla non aveva niente di berlusconiano, era gente attenta, anche un po' critica, spaventata ma (come scrissi mesi fa) abbastanza "consapevole", almeno rispetto alla media italiana. Poco da fare, un Paese che dà ancora il 30% a Berlusconi è irredimibile, una società affetta da demenza (giovanile e senile).
Grillo ha detto (con un'efficacia che i suoi contendenti si sognano) un sacco di cose di sinistra: difesa di acqua e sanità pubblica, neanche un soldo alle scuole private, difesa intransigente del referendum sui beni comuni, scudo fiscale da fare a pezzi, reddito di cittadinanza a carico dei + benestanti, rapporto tra stipendio max e min 12:1, riduzione dei ritmi di lavoro ecc. - alla fine, ovazione quando ci ha mandati tutti "in mona".
Impressioni: dargli del fascista (cioè dello squadrista antidemocratico, in una Paese farsesco in cui la democrazia è ridotta a pantomima) è un'emerita sciocchezza, un grave/autoreferenziale errore di valutazione che non porta lontano. Dialoga con Casa Pound così come dialogherebbe - dipendesse da lui - con gli attivisti del PMLI: come molti italiani, se ne sbatte della storia, delle identità e delle ideologie, guarda al qui e ora. Questo può fare di lui un qualunquista - q. nel senso che si affida al suo "buon senso", snobbando le tradizioni (marxista, cattolica, liberista, nazionalista) e semmai prendendo da quelli che lui considera al max contenitori ciò che gli fa più comodo, o gli appare adatto alle necessità. Anche l'attacco ai sindacati è figlio di questa logica semplificatoria, più che di voglia di autoritarismo.
Due debolezze (dal mio punto di vista): il suo comunitarismo ripudia la lotta di classe alla radice, essendo fondato su un'idea di collaborazione tra gli ordini che, nel passato, ha dato frutti solo a chi stava sopra. In questo senso - ma solo in questo senso - si possono individuare nel suo pensiero tracce di una concezione fascista "di sinistra", che divide i capitalisti tra "buoni" e "cattivi", mentre ce ne sono di relativamente deboli, penalizzati dalla crisi, e di molto forti, favoriti (PS: però il patto tra produttori è rivendicato, ad esempio anche da esponenti della Sinistra socialista). Seconda: il suo pensiero è asistematico, non ha solide basi - e comunque è "roba sua", o al massimo sua e di Casaleggio. La sua forza è anche la sua debolezza: gli manca una storia, una Weltanschauung, una visione complessiva. Senza di lui il M5S è niente: se i suoi eletti tagliano il cordone ombelicale si mutano in aborti politici.
Grillo ha detto (con un'efficacia che i suoi contendenti si sognano) un sacco di cose di sinistra: difesa di acqua e sanità pubblica, neanche un soldo alle scuole private, difesa intransigente del referendum sui beni comuni, scudo fiscale da fare a pezzi, reddito di cittadinanza a carico dei + benestanti, rapporto tra stipendio max e min 12:1, riduzione dei ritmi di lavoro ecc. - alla fine, ovazione quando ci ha mandati tutti "in mona".
Impressioni: dargli del fascista (cioè dello squadrista antidemocratico, in una Paese farsesco in cui la democrazia è ridotta a pantomima) è un'emerita sciocchezza, un grave/autoreferenziale errore di valutazione che non porta lontano. Dialoga con Casa Pound così come dialogherebbe - dipendesse da lui - con gli attivisti del PMLI: come molti italiani, se ne sbatte della storia, delle identità e delle ideologie, guarda al qui e ora. Questo può fare di lui un qualunquista - q. nel senso che si affida al suo "buon senso", snobbando le tradizioni (marxista, cattolica, liberista, nazionalista) e semmai prendendo da quelli che lui considera al max contenitori ciò che gli fa più comodo, o gli appare adatto alle necessità. Anche l'attacco ai sindacati è figlio di questa logica semplificatoria, più che di voglia di autoritarismo.
Due debolezze (dal mio punto di vista): il suo comunitarismo ripudia la lotta di classe alla radice, essendo fondato su un'idea di collaborazione tra gli ordini che, nel passato, ha dato frutti solo a chi stava sopra. In questo senso - ma solo in questo senso - si possono individuare nel suo pensiero tracce di una concezione fascista "di sinistra", che divide i capitalisti tra "buoni" e "cattivi", mentre ce ne sono di relativamente deboli, penalizzati dalla crisi, e di molto forti, favoriti (PS: però il patto tra produttori è rivendicato, ad esempio anche da esponenti della Sinistra socialista). Seconda: il suo pensiero è asistematico, non ha solide basi - e comunque è "roba sua", o al massimo sua e di Casaleggio. La sua forza è anche la sua debolezza: gli manca una storia, una Weltanschauung, una visione complessiva. Senza di lui il M5S è niente: se i suoi eletti tagliano il cordone ombelicale si mutano in aborti politici.
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