di Carlo Felici
La
parola chiave con cui l'attuale monopartitismo imperfetto, costituito
essenzialmente dalla diade PD-PdL, che consente oggi al governo Monti
di sopravvivere e governare, è responsabilità.
Vediamo dunque cosa realmente e concretamente significa tale parola.
Responsabilità viene dal latino responsum, vocabolo da cui, a sua volta, deriva risposta e rispondere.
La responsabilità è, quindi, la capacità di dare risposte valide a
domande, richieste o proposte. E, come sappiamo, più una risposta è
efficace, convincente e tempestiva, più il senso di responsabilità si
dimostra altrettanto persuasivo e concreto.
Come tutti hanno notato
palesemente, il governo italiano, inizialmente eletto con un largo
margine di maggioranza dagli elettori, ma poi ridottosi ad una
maggioranza con pochi voti di scarto, a causa del passaggio disinvolto
di alcuni parlamentari, dalla fiducia al governo all'opposizione, si è
trovato nella necessità ed impellenza, in tempi assai rapidi, di dare
risposte a delle urgenti richieste.
Di chi? Del popolo italiano, forse?
No, le richieste sempre più pressanti sono venute da qualcuno e da
qualcosa che ormai ha di gran lungo surclassato il concetto stesso di
democrazia e di sovranità popolare (lo vediamo anche dal nuovo articolo
sul pareggio di bilancio inserito nella nostra Costituzione e votato
con maggioranza bulgara); qualcosa di poco tangibile ma estremamente
concreto, che è in grado, nell'era della globalizzazione a senso unico
neoliberista, persino di smuovere le montagne, oltre che di stabilire
il destino degli stati, dei popoli e anche della pace o della guerra
nel mondo.
Questa “autorità assoluta”, molto di più di quanto lo
fossero i sovrani nel XVII e XVIII secolo, perché perfettamente
transnazionale, il cui motto non è “Lo stato sono io” ma, ancor più
efficacemente “La ricchezza sono io” (e da che mondo è mondo ogni stato
è sempre stato strettamente dipendente dalla ricchezza di cui ha
potuto disporre), ebbene, questo RE SOLO, perché altre autorità ne ve
ne sono, né in tale prospettiva assolutista, mai ve ne potranno essere,
ha deciso che l'Italia doveva stringere la cinghia, fino a strozzarsi
con le sue stesse mani.
O meglio, una trentina di persone ormai in
grado di spostare enormi capitali da una parte all'altra del mondo,
hanno scommesso tutte insieme che l'euro sarebbe crollato, cessando la
sua misera esistenza definitivamente, proprio contando sulla perdurante
debolezza economica e finanziaria di uno dei suoi paesi fondatori, e
più simbolicamente ed economicamente significativi per la sua tenuta.
Si sono così scatenati degli attacchi speculativi in maniera
continuativa e crescente sui nostri titoli di stato e sul nostro
mercato azionario.
L'Italia ha sì un debito enorme, ma non sta peggio degli USA né del
Giappone che sono considerate grandi potenze economiche, come se non
più del nostro paese, né il suo sistema finanziario e bancario è in
condizioni peggiori di quello tedesco o francese. Però, fatto sta che,
sul piano politico ed economico, si è dimostrata assai più fragile di
tali paesi, o comunque meno “credibile” nella tenuta e solidità del suo
sistema, perché, altrimenti, RE SOLO si sarebbe spuntato i denti nel
tentativo di azzannarla. Invece, dati i risultati in borsa dell'ultimo
anno, è sembrato che i suoi denti affondassero nel burro.
Colpa dei
risparmiatori, dei lavoratori o dei pensionati? O piuttosto di un
sistema fiscale tra i più inefficienti ed iniqui al mondo, di una classe
politica tra le più corrotte e screditate, e soprattutto di una
mancanza da parte di quest'ultima di dignità e prestigio nazionale ed
internazionale?
Siamo seriamente propensi a credere alla seconda ipotesi.
Fatto sta che, però, l'intera classe politica italiana, salvo
pochissime eccezioni, si è immediatamente affrettata, con la
benedizione di un Presidente della Repubblica che ne rappresenta
degnamente la storia e l'efficacia, a dare la famosa “risposta”
indispensabile a mostrare il famigerato senso di “responsabilità
collettivo”.
Ha saputo darla per proprio conto ed autonomamente, secondo mandato popolare?
Assolutamente no!
Ma ha delegato questo compito ad un “esterno”, “esperto professorale”,
proprio perché sostanzialmente incapace di dare autonomamente una
risposta da sé. Ecco, quindi, che già con questo si è rivelata
irresponsabile. Incapace cioè di dare una risposta corrispondente ad un
senso di responsabilità che fosse sua, e non di altri, per poi poter
concretamente misurare l'efficacia e la valida conseguenza di tale
risposta. Davvero una bella “furbata”, in perfetto stile italiota,
perché se il “professore”, puta caso, fallirà sarà lui ad avere
sbagliato, essenzialmente, "meno" di chi lo ha sempre sostenuto credendo
nel suo operato. Un perfetto responsum da “scaricabarili”
E il nostro “professore”, piovuto direttamente dall'alto dell'olimpo
in cui RE SOLO lancia i suoi strali senza requie alcuna, ha dato una
vera “risposta” corrispondente ad un autentico senso di
“responsabilità”? Ma soprattutto “a chi” l'ha data?
Non pare che al
popolo italiano il nostro “olimpionico professore” abbia dato risposte
convincenti, e forse nemmeno a qualcuno dei suoi ministri, che abbiamo
persino visto piangere lacrime amare (che non vogliamo davvero credere
fossero solo di coccodrillo) nel presentare la sua “manovra
finanziaria”
Ma RE SOLO aveva uno scopo, e quello scopo è stato
raggiunto, lui, quindi, la sua risposta l'ha avuta. Il gotha che sta
progettando la fine dell'euro, voleva indebolire concretamente,
sostanzialmente ed in maniera perdurante il tessuto sociale italiano,
mettendolo seriamente in ginocchio, e con questa manovra c'è riuscito.
Per il colpo di grazia c'è sempre tempo, anzi, non è nemmeno opportuno
darlo subito, ma attendere che lo stesso povero disgraziato ormai
boccheggiante e prostrato sia lui stasso a chiederlo, quasi pregando.
Ciò è sicuramente più efficace e divertente, e soprattutto consente di
ottenere un analogo risultato anche con altri più facilmente.
La manovra che sarà messa in atto dall' “olimpico professore” probabilmente con la fiducia di
tutta la congrega che invece avrebbe dovuto essere chiamata a
rispondere di tale perdurante fragilità e nefandezza italiana, è
fortemente recessiva. Piena di tasse, priva di investimenti e di
privatizzazioni o vendite di beni o proprietà di uno Stato alquanto
inefficiente ed elefantiaco, volutamente inefficace sul piano del
riordino fiscale, perché non agisce in alcuna maniera sui nodi tuttora
intricati e strutturali di un sistema che fa acqua da tutte le parti e
consente una delle evasioni più alte d'Europa, tale manovra si limita a
fare “cassa”, colpendo dove è più facile colpire, in perfetta
continuità con tutti coloro che avevano già operato in tal senso nel
nostro paese, ma almeno con un mandato politico. Essenzialmente da
Amato in poi, e cioè da quando si è deciso di svendere progressivamente
la nostra sovranità nazionale e il nostro ruolo di potenza economica
nel mondo, duramente conquistato negli anni immediatamente successivi
al dopoguerra da una classe politica cresciuta nel culto della Patria
(sia che la intendesse in senso fascista che antifascista). Purtroppo
la Patria degli italioti moderni (e non solo) si chiama TV.
L'aumento dell'IVA, delle tasse sulla casa, delle accise, dei bolli e
via dicendo (ovviamente mantenendo eternamente esenti i grandi
patrimoni e quelli del Vaticano) influirà negativamente sui consumi e
sulla crescita economica, e deprimerà ulteriormente, dopo una breve ed
effimera boccata di ossigeno, la nostra economia, spingendola verso
ulteriori baratri recessivi e, ovviamente, esponendola ad ulteriori
attacchi ancora più dirompenti e distruttivi. Ma è probabile che, per
allora, l' “olimpico professore” sia tornato allegramente in compagnia
di RE SOLO, nella sua corte privilegiata. Noi no, noi saremo ancora
qui, ancora più vecchi, a boccheggiare per una pensione che non
arriverà mai, o se e quando arriverà, non ci darà alcuna speranza di
sopravvivere dignitosamente. Ma dei vecchi RE SOLO, ovviamente, non sa
che farsene (a meno che non siano i suoi vecchi maggiordomi e
cortigiani).
Tra gli anziani, nell'indifferenza generale, si sta diffondendo una
malattia già ampiamente endemica nel terzo mondo: la denutrizione e
malnutrizione, perché semplicemente non ce la fanno a comprarsi il
cibo, è la cosiddetta “sindrome da frigo vuoto” che però loro pregano
ogni giorno non si trasformi anche in “frigo rotto”, dato che
sostituirlo per loro sarebbe una impresa “miracolistica”.
L'accesso
alla terza età sarà dunque per molti di noi, e ancor di più per i
giovani che ci seguiranno e saranno, come tutti, (a parte RE SOLO
ovviamente) destinati ad invecchiare, sinonimo di accesso al “terzo
mondo”, quando non al “quarto”, afflitto ormai da “prescindenza
globale”
Abbiamo già un quadro “microcosmico” su scala nazionale, perfettamente corrispondente a quello "macrocosmico" su scala globale.
Il fatto che l' “olimpico professore” rinunci poi al suo compenso sa
più di beffa che di altro, specialmente se la “calata” dall'olimpo
viene vista come incarico a vita in quella “piazza senatoria” dove poco
tempo fa la grande ammucchiata odierna appariva più agli occhi dei
media e degli elettori come una grande e perdurante paludosa rissa, o
foro circense.
E' vero, i “professori”, lo constatiamo con evidenza
disarmante, sono destinati a fare un effetto “valium” prima ancora di
insegnare qualcosa di valido e comprensibile.
E allora, citando
l'intramontabile e beffardo La Russa (che ha detto che non voterà la
reintroduzione dell' IGI)..:“Digiamolo”: per fare tutto quello che si è
fatto, in fondo, non ci voleva un “professore”, sarebbe bastato di
gran lunga un “ragioniere di seconda mano” o anche con “una mano sola”.
Magari la “sinistra”..la “mano del diavolo”.
Tornando dunque alla
questione iniziale, tutto questo strombazzamento sul senso di
responsabilità a che cosa corrisponde? Ad una vera risposta? E a chi?
Possiamo dire francamente di sì, la riposta a RE SOLO che chiedeva di
gran lena: “Schiacciate l'Italia e soprattutto il suo zoccolo duro di
risparmiatori” è stata data. La pressa è in arrivo e sarà molto
dolorosa.
Una recente ricerca della università di Kele, nel Regno Unito,
pubblicata sul Journal of Pain (il giornale del Dolore) ha dimostrato
che le parolacce, specialmente dette in modo assai estemporaneo e
tempestivo aiutano a sopportare il dolore più degli antidolorifici.
Ebbene, a questo punto, con grande cura e senso di “responsabilità” una risposta possiamo, dobbiamo e vogliamo darla:
VAFFANCULO!
e questo è solo l'inizio..
C.F.
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