di Lorenzo Mortara
È
davvero un grande progresso
quando
un governo non va più a puttane
perché
ha risolto il problema
mandando
direttamente noi!
La mobilitazione contro
la manovra finanziaria del Governo Monti, parte oggi con due
pericolosissime ore di sciopero proclamate da Fim & Uilm.
A che servono, mi dicono gli
operai? A niente si rispondono da soli mentre io
annuisco dandogli piena ragione. Bisognava andare a Roma, bloccare le piazze con lo sciopero generale, continuano i miei operai. E qui non ci troviamo più molto d’accordo. In effetti, scioperi col contagocce che si ferma a due o quattro ore, non possono salvare neanche un goccia del nostro sangue dalle manovre succhia sangue dei banchieri e dei padroni. A Roma per
ora non ci andremo, però la Fiom, anticipando quello del 16
Dicembre, ha proclamato per lunedì otto ore di sciopero in
contemporanea con le quattro striminzite della Cgil, costretta a
chiamarle per non fare la figura del fessacchiotto, in quanto
la “compagna” Camusso si aspettava di essere contattata da Cisl &
Uil, le quali ne hanno invece proclamate autonomamente due sempre per
lo stesso giorno, fregandosene bellamente della nostra segretaria,
dimostrando ancora una volta che ad andargli dietro come un cagnolino
si ottiene solo di diventare ancora più ridicoli di loro.
Il
numero di ore di sciopero proclamate dai vari sindacati hanno il
pregio di mostrarci il loro peso reale: pressoché nullo quello di
Cisl & Uil, quasi nullo quello della Cigl, dignitoso
quello della Fiom. Infatti, siccome lunedì prossimo comincerà con
quattro ore di sciopero della Cgil, per poi proseguire con due ore di
lavoro e infine due ore di sciopero di Cisl & Uil, bene ha fatto
da questo punto di vista la Fiom a proclamare l’intera giornata,
sottraendola almeno al balletto ridicolo di Cgil-Cisl-Uil (Nota
per il lettore – queste righe sono state scritte stanotte, poco
prima che Cgil-Cisl-Uil si riunissero per mediare ed arrivare a tre
miserabili ore unitarie di sciopero generale, cioè di fatto tre
ottavi di sciopero generale. Il balletto è ora più sofisticato ma
altrettanto ridicolo e non cambia la sostanza del discorso). Tuttavia
la moltiplicazione delle ore di sciopero da destra a sinistra, mostra
lo stesso identico difetto, per di più ingigantito. Infatti, se è
vero che con due ore si spreca il 100% della propria mobilitazione,
con otto ore se ne manda in fumo il 400%. Non due ore bisognava
fare – mi ha detto addirittura il delegato Fim – ma due
mesi. Come dargli torto quando ha pienamente ragione? Qui è
infatti la radice del problema. Perché gli scioperi non servono a
niente? Perché 2-4-8 ore non sono sufficienti per piegare Monti,
perché di fronte a un attacco senza precedenti bisogna smetterla
con difese che hanno fin troppi precedenti; perché l’unico
sciopero sensato è quello che si pone un obbiettivo e lo persegue
fino in fondo. Da anni i sindacati, anche quelli più agguerriti
come la Fiom, purtroppo non lo fanno, hanno perso del tutto l’abc
dello sciopero. Anche nei direttivi non si riesce a far ragionare
le burocrazie che continuano a riproporre la stessa ricetta di
scioperi inconcludenti senza mai tirare le somme della loro
strategia, ed anzi al contrario prendendosela regolarmente con
l’indifferenza del popolo addormentato, quando scoprono che nelle
piazze, anche se gremite, di operai son venuti solo i delegati e
pochi altri. Questa situazione, qualcuno l’ha sottolineata con una
sentenza magistrale: le
piazze son piene ma le fabbriche anche!
SCIOPERO
DALL’ALTO E SCIOPERO DAL BASSO
Le
spiegazioni psicologiche date per l’attuale apatia del movimento
operaio sono del tutto insufficienti ed errate, perché servono a
coprire i tanti tradimenti sindacali che negli ultimi trent’anni,
per non andare tanto più indietro, si sono consumati alle spalle dei
lavoratori. Anche un sindacato come la Fiom, indubbiamente sulla via
della guarigione, sconta l’enorme diffidenza che in questi anni i
lavoratori hanno accumulato verso le loro organizzazioni di massa.
Ripristinare la fiducia non è facile, ed è complicato dalla sordità
della burocrazia che anche quando è in buona fede o comunque
volenterosa, è strutturalmente incapace di ascoltare la base. La
burocrazia continua dall’alto i suoi proclami di iniziative e di
scioperi e non riflette sulle istanze spesso diametralmente opposte
che emergono dalla base. La burocrazia si sente più avanti e matura
rispetto agli operai e non si rende conto che un operaio che ti dica
a bruciapelo «a
cosa serve questo sciopero? Solo a perdere dei soldi»,
si dimostra invece infinitamente più adulto di una burocrazia che
continua a non chiederselo. Il pericolo è enorme, anche perché non
avendo conosciuto altro che scioperi
testimoniali, le nuove
generazioni corrono il rischio di convincersi davvero che gli
scioperi non servano a niente. In realtà, gli scioperi servono,
eccome se servono, ma esistono appunto due tipi di scioperi: gli
scioperi dall’alto, burocratici, e gli scioperi dal basso, di
lotta.
Le
caratteristiche principali dello sciopero burocratico sono due: in
primo luogo quella di essere diretto non contro i padroni, ma
contro i governi, e in secondo luogo quella di indicare lo
scopo ma mai la forza necessaria per raggiungerlo. Di qui la sua
intrinseca inconcludenza. Tutto il contrario dello sciopero dal
basso. Quando è determinato, lo sciopero dal basso non si rivolge
contro i governi ma contro i padroni, indica un obbiettivo, ad
esempio cento euro di aumento, e va avanti fino al
raggiungimento. La burocrazia non capisce che scioperare
semplicemente contro il Governo, senz’altro obbiettivo che
denunciare l’iniquità di una manovra finanziaria, vuol dire farla
passare. Conquistare cento euro con una lotta generale, al contrario,
basta e avanza per far cadere qualunque Governo. Un Governo come le
sue manovre cadono sempre dentro le fabbriche, mai fuori.
Da
queste due tipologie, seguono anche due analoghe metodologie di
sciopero: il metodo burocratico e il metodo di lotta.
Il
metodo burocratico consiste nell’abbassarsi sistematicamente a una
presunta immaturità dei lavoratori, quello di lotta nel tentativo di
innalzamento della loro coscienza. La burocrazia giustifica i suoi
scioperi burocratici dando la colpa ai lavoratori che non saprebbero
resistere due giorni. Ammesso che sia così, la burocrazia non
comprende che questo non la autorizza ad accodarsi alla scarsa
resistenza dei lavoratori, illudendoli che una scampagnata di otto
ore possa sostituire il coraggio che non hanno. Non comprendendo che
in questo caso – sempre ammesso ripeto che sia davvero così – è
necessario risparmiare le forze, la burocrazia finisce con lo
sprecarle per poi lamentarsi quando di fronte alla mancanza di
risultati concreti, gli operai si ritirano ancora di più di quanto
non siano già chiusi nel loro guscio.
Il
metodo di lotta è completamente diverso e radicalmente opposto. Se
non si ha la forza sufficiente per vincere o quantomeno per avere
buone probabilità di vittoria, il metodo della lotta prescrive di
temporeggiare, di conservare le energie per meglio accumularle.
Comincia un lungo periodo di propaganda, di spiegazione paziente ai
lavoratori. Il metodo di lotta dovrà dire a brutto muso agli operai
che se non hanno la forza di opporsi fino in fondo alle manovre
padronali, è giusto che le subiscano, ma non è il caso che
subiscano anche, dopo l’accorciamento della paga da parte dei
Monti, anche quello dovuto alle scelte inconcludenti dei dirigenti
sindacali. Se Monti ci fa cornuti,
il sindacato non ci faccia anche mazziati.
DALLO
SCIOPERO COME CRITICA ALLA CRITICA DELLO SCIOPERO
Non
si fa in queste righe la critica dello sciopero per invitare chi
legge a non farlo. Chi ha letto queste righe in quest’ottica, se lo
dimentichi perché non ha capito niente ed è fuori strada. È
l’esatto contrario. Se la burocrazia proclama lo sciopero non ci
sono scuse: va fatto. Chi non lo fa, oltre ad essere un crumiro,
perde il diritto di critica alla burocrazia. Infatti, quando lo
sciopero non serve a
niente, serve almeno a
scalfire le burocrazie. Sempre che lo si faccia. Bisogna armarsi di
pazienza, perché ci sono interi periodi storici in cui non si può
far altro che lavorare ai fianchi la burocrazia. Perché la
burocrazia ti aspetta al varco. Se ad esempio un delegato non facesse
gli scioperi inconcludenti, nel momento stesso in cui nei direttivi
contestasse l’inutilità degli scioperi di due ore, sarebbe subito
zittito dalla burocrazia con queste parole: «Gli scioperi non
servono a niente quando non vengono fatti. Prima di dire che non
servono a niente bisogna farli». Una battuta del genere e la nostra
critica alla burocrazia sarebbe spacciata.
Non
sono solo, però, i delegati, che devono far gli scioperi
burocratici, ma anche i lavoratori. Infatti qualora il delegato
faccia il suo dovere e scioperi ma senza avere al seguito i
lavoratori, quando nei direttivi chiederà di proseguire la lotta, si
sentirà rispondere così: «Eroico compagno, tu chiedi due mesi di
sciopero quando gli operai non si muovono nemmeno per due ore». La
burocrazia vincerà un’altra volta con una scusa, ma intanto
vincerà e uscirà rafforzata. Solo con la piena partecipazione agli
scioperi la burocrazia non avrà stampelle d’appoggio per impedire
il prosieguo della lotta. Aumentare l’intensità degli scioperi,
strappandola alla burocrazia, sarà più semplice.
Bisogna
ancora aggiungere che nel momento in cui la burocrazia proclama uno
sciopero, non ci sono alternative perché uno sciopero anche piccolo
è un momento di lotta. E quando si lotta non ci sono vie di mezzo, o
di qua coi lavoratori o di là coi padroni. Non solo, lo sciopero
dall’alto, per quanto disgusti, è pur sempre una risposta
collettiva, organizzata, male ma organizzata. Non così la scelta di
non farlo che è sempre individuale, cioè disorganizzata. Ecco
perché sarà sempre irrimediabilmente perdente contro le burocrazie.
Non
sapendo andare fino in fondo, la burocrazia con lo sciopero mette
in campo una semplice critica, mentre la critica dello sciopero
deve servire per mettere in campo una lotta. E una lotta che non sia
solo lotta alla burocrazia, in fondo, si può mettere in campo anche
con lo sciopero burocratico. Se gli operai non lo fanno è solo per
abitudine, per scarsa iniziativa, perché nonostante sappiano nel
loro profondo quale sciopero serva, finiscono per accodarsi per
inerzia allo sciopero burocratico. Eppure che cosa significano otto
ore di sciopero contro la manovra finanziaria di Monti? Significa che
alla burocrazia non manca uno scopo, ma la volontà di raggiungerlo.
Tocca quindi ai lavoratori metterci quel che manca alla burocrazia. È
possibile? Certamente. C’è forse qualcuno che vieta alle RSU di
agganciare allo sciopero burocratico nazionale, le loro richieste
locali e proseguire fabbrica per fabbrica la lotta? Che cosa
succederebbe se in ogni fabbrica, finito lo sciopero burocratico,
cominciasse immediatamente e ad oltranza quello di lotta per un
rialzo di 250 euro del salario? Nel giro di tre giorni Monti si
metterebbe la sua finanziaria tra le gambe e ritornerebbe da dove è
venuto. E se anche solo un pugno di fabbriche facesse quel che ho
detto, almeno in quelle fabbriche le manovre padronali, pur passando
in generale, peserebbero molto meno. Non sarebbero comunque risultati
da scartare.
La
Storia dimostra che senza un coordinamento centrale, difficilmente la
periferia può aggregarsi da sola con una simile coscienza. Tuttavia
questo è lo spirito giusto con cui vanno affrontati gli scioperi che
non servono a niente. Perché, in ultima analisi, non servono a
niente per colpa nostra. Dipende sempre da noi non sprecarli. Perciò
chi può, chi non ha da superare l’intralcio di Fim e Uilm, agganci
agli scioperi nazional-burocratici prossimi venturi, le
rivendicazioni necessarie per i suoi scioperi di lotta. E provi a
vincere. Più scioperi di lotta vinceranno, meno scioperi burocratici
vedremo.
Lorenzo
Mortara
Delegato Fiom
Delegato Fiom
Stazione
Dei Celti
Mercoledì
7 Dicembre 2011
2 commenti:
Per sua natura il lavoro si trova in una posizione di debolezza di fronte al capitale.Il lavoro è di natura più deperibile delle altre merci.Non può essere accumulato.
Lo sfruttamento si caratterizza per l’uso del tempo: a differenza del capitalista che può permettersi di stoccare i prodotti delle sue fabbriche, l’operaio che non abbia venduto la sua forza lavoro di una giornata, ne perde il valore definitivamente.
Quindi l’azione politica deve prevalere su quella sindacale.
La classe operaia lotta contro gli effetti, ma non contro le cause di questi effetti.
Gli operai devono scrivere sulla loro bandiera il motto rivoluzionario “SOPPRESSIONE DEL SISTEMA DEL LAVORO SALARIATO”, che è il loro obiettivo finale.
Il movimento sindacale non è sufficiente per cambiare radicalmente la società,è necessaria l’azione politica.
K.Marx in Salario prezzo e profitto.
P.S.
Comprendo le lotte sindacali,(sono sacrosante) ma credo sia venuto il momento storico per i Lavoratori, che attraverso un loro partito, (una forza politica composta da null'altro che da lavoratori) intraprendano la strada della soppressione del sistema del lavoro salariato.
Che è, e deve essere, il loro obiettivo finale.
Abolizione del lavoro salariato > abolizione della proprietà privata borghese ("il potere di asservire e di appropriarsi del lavoro altrui") > abolizione dell'accumulazione capitalistica (estorsione da Plusvalore) > abbattimento del mercato,(prima che distrugga noi) > della finanza, e quindi...COMUNISMO.
Non mi prenda per pazzo, ma le cose, stanno esattamente così.
Le auguro una buona notte.
P.S.2
Attendo sempre, lo scritto su Barnard.
Luigi
Ma no figuriamoci se la prendo per pazzo. Ha ragione, ci vuole il partito, ma l'articolo parla del problema degli scioperi attuali, e finché il partito non c'è, gli operai devono arrangiarsi.
Buonanotte.
Lorenzo
P.S. - l'articolo su Barnard spero di finirlo per domenica e sta venendo anche bene, meglio di quanto credessi. Se in questi giorni non bussa alla porta nessun "scassapalle" dovrei farcela...
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