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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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domenica 30 dicembre 2018

STEFANO FASSINA, IL FURBO INCANTATORE DEI SINISTRATI EUROSCETTICI di Giuseppe Angiuli









STEFANO FASSINA, IL FURBO INCANTATORE DEI SINISTRATI EUROSCETTICI
di Giuseppe Angiuli





In una fase storica contraddistinta da una contrapposizione frontale e difficilmente sanabile fra i popoli del nostro continente e le oligarchie finanziarie riunite attorno alla tecnocrazia U.E., una delle peggiori disgrazie che sono capitate al popolo italiano è stata quella di essersi trovato fra i piedi la peggiore sinistra politica che sia esistita da almeno due secoli a questa parte.

In questi decenni in cui il grande capitale speculativo trans-nazionale, facendo leva sull'imposizione di un assurdo sistema di vincoli di stabilità finanziaria (elemento connaturato ed ineluttabile per un'eurozona nata fin dal principio su presupposti anti-democratici), ha proceduto come un treno inarrestabile nel percorso di sistematico attacco ai diritti sociali che avevano garantito per un lungo periodo il benessere di buona parte degli italiani, il ceto politico un tempo formatosi fra le fila del vecchio partito comunista più forte dell’occidente ha sempre svolto egregiamente, con uno zelo servile assai gradito ai padroni del vapore, il suo ruolo di cane da guardia degli interessi dei grandi poteri oligarchici euro-atlantisti, accompagnando le classi lavoratrici ed i ceti produttivi del nostro Paese, fin dai tempi dell’approvazione del Trattato di Maastricht, verso una lenta ed ineluttabile agonia, venduta come il meraviglioso paese di Bengodi.

lunedì 3 dicembre 2018

A SINISTRA, MA CONTROMANO di Norberto Fragiacomo




A SINISTRA, MA CONTROMANO
Appunti sparsi su un testo, quello di Fabrizio Marchi, da leggere per capire e imparare qualcosa di utile
di
Norberto Fragiacomo


Confesso che mi sono accostato a CONTROMANOCritica dell’ideologia politicamente corretta con estrema curiosità e un tantino di diffidenza: la prima frutto della sincera stima che provo per l’autore, Fabrizio Marchi (uomo di vasta cultura oltre che piacevolissimo commensale), la seconda derivante dal fatto che sovente le raccolte di articoli o riflessioni mancano di unitarietà, sballottano il lettore a destra e a manca negandogli il legittimo piacere di raggiungere infine la meta.
Orbene, il testo ha fugato sin dalle pagine iniziali i miei timori, convincendomi e appassionandomi sempre più: nessuna frammentarietà, al contrario una lucida visione d’assieme che abbraccia ambiti apparentemente distanti ed estranei l’uno all’altro, svelando analogie spesso inquietanti, e riesce a tracciare grazie all’acutezza dell’osservatore un identikit realistico della società capitalista contemporanea. Un saggio vero e coerente, insomma, ma anche indigesto per chi seguita ad abbeverarsi alle fonti dell’informazione sistemica e, per credulità, superficialità o codardia intellettuale, persevera nel ritenere quest’obbrobrio quotidiano “il migliore dei mondi possibili”. Mi correggo: questa categoria di telespettatori giammai si confronterà con l’opera che ho davanti agli occhi e, se per puro caso vi s’imbattesse, la getterebbe lontano inorridita – meglio le favole che ci raccontano.
Su molte di quelle favole Marchi si sofferma, e lo fa affidandosi – oltre che a dati pubblici ma “invisibili” per una platea distratta – a un modo di ragionare rigoroso e serrato che non sente mai il bisogno di sbalordire il lettore con paroloni ed effetti speciali: “si accontenta” di prospettargli un’interpretazione controcorrente del reale. Per essere chiari: a parte la laurea in filosofia, l’unica cosa che l’autore e il Fusaro che innerva di avverbi impronunciabili (“heideggerianamente”) la sua prosa hanno in comune è il debito – riconosciuto da Fabrizio, che pur non rinuncia alla critica – nei confronti di quel geniale outsider che fu Costanzo Preve. Uno scomunicato, per l’appunto: e tale si sente (e definisce) pure Marchi. Ma si sa: l’accostamento al discusso Diego Fusaro - che comunque propone temi di assoluto rilievo - piuttosto che al purtroppo misconosciuto Preve serve a certa “sinistra” per squalificare i pensatori scomodi, bollandoli di “rossobrunismo” quando, anziché compiacersi di recitare stanche litanie di finta critica al sistema, provano ad indagare nel profondo: Fabrizio Marchi lo fa da annorum e, pertanto, va relegato ai margini. Non è forse del tutto condivisibile la sua ripetuta affermazione secondo cui oggidì esistono due tabù solamente, Israele e il femminismo: tabù è anche un’analisi critica del sistema nel suo complesso, che non si limiti a singoli aspetti – sia pur importanti – o non presenti un tasso di genericità tale da renderla innocua e digeribile. Non sparate sulla sovrastruttura, insomma, perché proprio la sua tenuta garantisce la sopravvivenza di un sistema che, pur ammettendo volentieri le proprie brutture, sa presentarsi come progressista e privo di alternative che non siano peggiori del “male”.

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