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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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martedì 26 febbraio 2013

È COLPA DEL POPOLO BUE: QUELLO DI SINISTRA!






di Lorenzo Mortara
RSU FIOM-CGIL RETE28APRILE


Fin dalle prime sezioni scrutinate, quando è stato sempre più chiaro che Berlusconi stava recuperando lo svantaggio, portandosi addirittura in vantaggio al Senato – perso poi per un paio di seggi o poco più – il popolo di sinistra, come un oracolo con le pezze al culo, ha cominciato a riempire tutte le bacheche del mondo coi responsi virtuali del suo spirito da dilettanti: il popolo è bue. Nonostante tutto lo ha ancora votato!

Per capire invece quanto sia intelligente il piccolo borghese di sinistra che frigna contro la stupidità di massa, basterà dire che il popolo bue che vota Berlusconi sarà senz’altro il popolo di destra. Ne viene che l’elettore medio di sinistra, deluso dall’ennesima sconfitta, se la prende con la destra che non gli ha dato i voti! Si può essere più fessi? È come se il Milan piangesse perché l’Inter non l’ha aiutata a vincere. E ci manca solo che l’Inter debba muovere un dito per far vincere i cugini del Milan. Se poi pensiamo che la destra non è parente nemmeno alla lontana della sinistra, non si capisce perché dovrebbe farle il favore di votarla e farla pure vincere. Se 1 elettore su 4 vota Berlusconi, non lo fa certo perché è stupido, ma perché sia il popolo bue di destra che quello ancora più asino di sinistra, non è diviso tra cerobrolesi e intelligentoni, ma è diviso in classi, tra sfruttati e sfruttatori. Chi ha votato Berlusconi ha avuto tutti gli interessi per farlo. Berlusconi è stato un buon rappresentante dei suoi bisogni. Borghesi e piccoli borghesi che l’han votato non ci han rimesso un soldo, anzi in tutti questi anni, tra condoni ed evasioni, ci han pure guadagnato. Nessuno invece è mai stato rapinato tanto dai nuovi profeti della sinistra come il popolo della sinistra. Berlusconi, di conseguenza, in aggiunta al suo elettorato naturale, in questi vent’anni si è trovato a sostegno pure una pletora di proletari sbandati, senza più punti di riferimento, perché cornuti e mazziati dalla parte che a rigor di termini avrebbe dovuto difenderli. Proprio per questo, qua, a noi, tocca fare pulizia della ragione radendo al suolo tutte le illusioni che riempiono la misera grandeur del medio elettore di sinistra: chi è di destra e vota Berlusconi è di gran lunga meno stupido e coglione di chi è di sinistra e vota Bersani, Vendola, Ingroia, Monti (sì, tra le bestie votanti a sinistra ci sono anche questi)...
Per rincarare la dose, bisogna ancora dire che doveva cominciare la Terza Repubblica, e abbiamo invece avuto solo la paresi che prelude la fine della Seconda. E poiché la Seconda Repubblica è pressoché morta, possiamo tracciarne un bilancio più o meno definitivo. E il bilancio definitivo per quanto non lasci alcuna speranza al genio elettore di sinistra, per quanto impietoso possa sembrare, è questo e solo questo: la Seconda Repubblica ha avuto un unico protagonista, un solo uomo di valore, un unico politico di razza. E questo politico dieci spanne sopra tutti gli altri è stato Berlusconi, bisogna riconoscerlo. Se non lo riconoscessimo saremmo degli inutili idioti come tutti i riformisti. Con questa sconfitta sul fil di lana che sa di vittoria per come ha saputo recuperare quasi 15 punti in condizioni difficilissime, il Cavaliere ha cesellato il suo capolavoro politico. Ce l’ha fatta perché ha dimostrato in tutti questi anni di essere bene o male un carattere, esattamente come al polo opposto – ad ogni altro polo – tutti gli altri hanno dimostrato di essere solo dei burattini o degli automi senz’anima, nemmeno dannata. Al suo confronto, i suoi avversari, dal primo all’ultimo, appaiono come delle perfette nullità quali sono. Per questo Berlusconi è l’unico protagonista della Seconda Repubblica che meriti di essere ricordato e di passare alla Storia. Gli altri sono indegni persino della pattumiera che l’aspetta, a cominciare dal più fanfarone di tutti, quel Monti patetico, presuntuoso e saccente che pretendeva di mettere in cantiere, dopo innumerevoli fallimenti che l’hanno preceduto, quel polo di una presunta borghesia sana e onesta che in Italia non abbiamo mai visto (ammesso l’abbiano vista da qualche altra parte). La sconfitta del tecnico delle balle, fuori dai giochi sia al Senato che alla Camera nonostante la sua superflua presenza, dimostra per l’ennesima volta a chi è duro di comprendonio che l’unica borghesia possibile in Italia è quella mafiosa e marcia che ci ritroviamo. Una borghesia linda e immacolata che riempie di vuota soddisfazione la mente malata di chi s’appoggia a un partito putrido e sconcio come quello di Casini per avercela, non l’abbiamo avuta ieri, all’alba del capitalismo italiano, che è troppo tardi per avercela oggi al suo tramonto. Monti è rimasto al palo, non perché il popolo non ha compreso bene la sua idea di futuro, ma perché è il residuato di un passato immaginario che non diventerà mai presente. Non ci vorrà molto a Berlusconi per metterlo a cuccia. Gli basterà essere spietato come Ulisse nella strage dei Proci e attendere l’implosione imminente del PD. A quel punto la borghesia dovrà serrare i ranghi se vorrà affrontare la minaccia molto più grave dei grillini. Il destino di Monti sarà segnato. Berlusconi potrà presentarsi al cospetto della borghesia tutta chiedendo la resa senza condizioni dei renitenti che hanno osato sfidarlo. La borghesia a quel punto sarà ben felice di rispecchiarsi e riconciliarsi con l’unico uomo possibile che la rappresenti, scaricando in men che non si dica un tecnico del nulla che non serve più a niente. Berlusconi non dovrà neanche dare spiegazioni. Il suo successo parlerà per lui con la voce del Marchese del Grillo: la destra son io, e tu Monti non sei un cazzo! Sparisci!
Se è appurato che la destra in Italia è ancora Berlusconi, che probabilmente dovrà essere imbalsamato se la borghesia vorrà avere in futuro un rappresentante di peso, solo pochi a sinistra hanno salutato il tracollo di Bersani, Vendola e Ingroia, come il giorno più bello da vent’anni a questa parte. L’orizzonte comincia ad essere sgombro. Ingroia, proprio come il buon elettore di sinistra ha indirizzato i suoi strali verso il popolo bue, se l’è presa invece con quel “masochista” di Bersani che «ha consegnato il Paese all’ingovernabilità». Ingroia è dispiaciuto, i padroni non possono governare come speravano gli operai, ma avrebbero potuto farlo perché «se Bersani avesse aperto a noi, avrebbe vinto al Senato». Invece «il centrosinistra e il leader del PD, Bersani, hanno avuto un’opportunità di confronto e di dialogo con noi, ma non c’è stata alcuna risposta». Il magistrato, da vero magistrato ruminante, dà per scontato che quei quattro voti che ha preso sarebbero rimasti tali se solo si fosse alleato con Bersani. Non lo sfiora l’idea che il 2% di briciole alla sua coalizione provengono dalla illusione di chi ancora crede che Diliberto, Ferrero e compagni possano dare vita a un’opposizione al PD, quando questa dichiarazione e gli ultimi 5 anni di politica di Ferrero dimostrano tutto il contrario. Se Ingroia si fosse alleato al PD, Grillo e Berlusconi avrebbero preso qualche voto in più e la relativa sconfitta di Bersani sarebbe apparsa ancora più grossa.
La sconfitta di Bersani Ingroia e Ferrero è la debacle di un ceto politico autoreferenziale che non vede le masse, la cui analisi non esce mai dal recinto parlamentare, e che per questo non ha altra possibilità che contrattare all’interno dei suoi giochetti qualche poltrona parlamentare. Ma se Bersani in fondo non può fare altro, essendo rappresentante dell’élite padronale e non della massa dei salariati, non così Ferrero e Vendola, ovvero la sinistra che avrebbe dovuto rappresentare i lavoratori e che nonostante le ripetute sconfitte ha continuato, imperterrita, a volere essere inserita nei ranghi del personale politico del Capitale. Il popolo lavoratore, precario e tartassato, non poteva reggere a lungo a una simile presa per i fondelli. Alla prima occasione seria gli ha voltato giustamente le spalle. Non c’è niente di più significativo del trionfo che il Movimento 5 Stelle ha raccolto nelle fabbriche per capire che tutte le discussioni sulla provenienza piccolo borghese dei grillini, sulle lacune e le contraddizioni del movimento lasciano il tempo che trovano di fronte a un’ascesa che non ha precedenti. La classe operaia, i precari e tutti gli sfruttati d’Italia, hanno sentito che per la prima volta da un po’ di tempo a questa parte, ci poteva essere un’opportunità di cambiamento, e gli han dato fiducia. E non poteva essere diversamente. Alternativa non ce n’era. L’unica vera e propria era l’astensione. Ma i veri astensionisti, quelli che non sono indifferenti, che cosa volevano? Mandarli a casa tutti, esattamente come già festeggiarono l’estromissione dal Parlamento dei forchettoni rossi 5 anni fa. Eppure o si fa la rivoluzione oppure estromettere un centinaio di forchettoni rossi, significa immettere altrettanti deputati e senatori in Parlamento. L’ultima volta, al posto dei forchettoni rossi, ci abbiamo trovato piddini e pidiellini. Insomma non abbiamo mandato a casa veramente nessuno. Abbiamo solo sostituito burocrati al servizio dei padroni con altri burocrati allo stesso servizio. Ora sono andati a casa 162 zerbini del Capitale! Ma non sono entrati rappresentanti duri e puri della classe operaia, dirà lo schizzinoso marxista che ha appena preso, da zero e dintorni, in uno dei tanti partiti rivoluzionari col fucile puntato sull’unico movimento di massa che ha provato ad opporsi senza di loro ai governi dei padroni. No effettivamente i grillini non provengono in maniera diretta dalle nostre fila. Ma che piaccia o meno quello che in Grecia ha preso il nome di Syriza, qua ha preso il nome di Movimento 5 Stelle. L’Italia è il secondo Paese colpito dalla crisi che vede spuntare un movimento di massa consistente. Grillo, pur con tutte le differenze, specie alla base del movimento, è il nostro Tsipras ed è molto meglio. Tsipras non è infatti molto diverso dal burocrate Bertinotti e se oggi è all’opposizione in Grecia, lo si deve all’eccezionalità degli eventi. In altri frangenti avrebbe fatto la classica politica di fronte popolare o un suo derivato. Recentemente ha anche cominciato ad ammorbidirsi non sapendo bene cosa fare. Grillo ha limiti analoghi ma è più genuino. Non è votato all’inciucio come ogni burocrate da Parlamento. Come evolverà il Movimento 5 Stelle dipenderà molto dai grillini. Per quanto siano privi di esperienza non credo sia difficile capire che in questo momento gli basterà fare opposizione per arrivare nel giro di poco al 40% e oltre e mandare definitivamente al macero quel che resta di Bersani e del suo odioso partito. Le loro contraddizioni potrebbero anche scoppiargli tra le mani se non si salderanno al più presto con gli operai. Misure drastiche in loro favore, come la riduzione d’orario a 30 ore, la pensione a 60 anni, annunciate da Grillo nello Tsunami Tour, garantiranno loro un sostegno che andrà molto al di là dei singoli errori che potrebbero anche fare per la mancanza di una analisi compiutamente di classe. Al contrario, se cominceranno da cose minori, come le due legislature o altre carabattole del genere, si sfasceranno con la velocità con cui sono andati in Parlamento. Ma per ora l’appoggio critico e tattico è un dovere elementare su cui fa fin pena dovere discutere, visto tra l’altro che non dovrebbe essere sfuggito allo spirito rivoluzionario di chi legge, la ritirata in massa, un momento prima delle elezioni, verso il PD, di tutta la terrificante intellighenzia bovina che ci ritroviamo e che da 5 anni piagnucola contro la crisi, contro Monti e contro Marchionne. Tutti, dai Gallino agli Airaudo chi più chi meno si sono schierati con Vendola o Ingroia, e quindi con Bersani alias Monti alias Marchionne. In questo la palma più penosa va al segretario Fiom Maurizio Landini che ha continuamente ribadito di aspettarsi che non vincessero né Monti né Berlusconi e cioè che vincesse Bersani, il braccio sinistro di Monti-Marchionne.


Non un appoggio Beppe Grillo ha trovato tra le teste vuote dei riformisti e tra il popolo bue degli intellettuali di partito i cui problemi non vanno più in là di una legge sul conflitto di interessi che regoli per sempre il Paese sulla loro mediocrità artistica e politica. Solo Cremaschi sembra aver spinto e aperto le porte al Movimento 5 Stelle. Se è così me ne rallegro, tra tante scelte tattiche sbagliate Cremaschi finalmente ne ha azzeccata una. La Rete28Aprile ha forse sbagliato i tempi per rinascere, ma può ricrescere in fretta se riuscirà a stringere forti legami con i grillini e a correggerne gli errori più vistosi. Ma anche senza Cremaschi l’appoggio di tutti i riformisti, dagli amici della Fiom alla Fiom stessa ai loro carnefici, era una prova più che sufficiente per capire che chi riformista non è Grillo lo doveva appoggiare. L’ha capito per fortuna il grande Dario Fo, lo capiranno a breve tanti altri o non avranno alcuna speranza di sbucare fuori da qualche parte.
Lo stalinismo è finito. Dopo due sconfitte consecutive è definitivamente morto e non rinascerà mai più. L’ultima coda rimasta agganciata a un corpo reinventatosi liberale sarà spazzata via con la prossima implosione del Partito Democratico. Tutto è pronto per una nuova sinistra radicale, classista. Rinascerà dalle ceneri del Movimento 5 Stelle qualora questo si sfasci sotto il peso delle sue contraddizioni, ma solo a condizione che i futuri leader radicali si mettano a disposizione dei grillini. E qualora il movimento non si sfasci, vorrà dire che quel che voleva fare la nuova sinistra radicale, l’avrà già fatto il Movimento 5 Stelle. O almeno ne avrà fatta una parte. A noi andrà bene lo stesso.


Lorenzo Mortara
Stazione dei Celti
Martedì 26 Febbraio 2013

Nota: le citazioni di Ingroia sono tratte dall’articolo apparso sul Corriere della Sera: Ingroia fuori dal parlamento



14 commenti:

Enzo ha detto...

Bella analisi, specialmente la seconda parte. Nella prima non sono d'accordo che Berlusconi sia stato votato dal popolo di destra, Berlusconi é stato votato da un popolo vecchio ed ignorante (basta vedere i personaggi presenti ai suoi comizi) e dalla criminalitá organizzata (basta vedere le percentuali nei comuni di mondragone, casal di principe ecc tanto per parlare del mio territorio).
Su grillo sono d'accordo ma mi permetto di sollevare un altro punto...ideologico! Ci sono dentro sia compagni che ex votanti di B. e persino qualche fascistello, bisogna vedere come andrá la convivenza

Vincenzo Rauzino ha detto...

Bene! E ora al lavoro con un nuovo progetto di umanità, con Grillo e oltre Grillo: ci aspettano 6 o 7 mesi difficili, diventeremo tutti un po' più poveri, ma finalmente una comunità.

walter22 ha detto...

Letto l'articolo, in parte condivisibile e in parte proprio no.
Poi ho capito perché: io sono stalinista.
L'analisi politica è a "grana grossa" vizio atavico di chi parte con giudizi precostituiti al solo fine di far passare le proprie tesi. Giusto oggi sull'amaca di Michele Serra c'era un post-scriptum che recitava "spero che Ingroia torni in Guatemala e ci resti per sempre" (sic)...Le generalizzazioni a sx, nella sx e per la sx sono sempre deleterie in quanto settarie e destinate allo sconfittismo. Un saluto, compagni.

Lorenzo Mortara ha detto...

Enzo: un popolo vecchio ed ignorante non è al di sopra della classe, sarà un popolo vecchio ed ignorante di destra. Ma torno ad insistere spiegare la vittoria di Berlusconi con la stupidità del popolo significa non saper dare una spiegazione della sconfitta.

Walter22: l'analisi politica di grana grossa è da sempre quella stalinista, che non è un'analisi. quanto generalizzazioni vacue il suo commento è un perfetto campione.

Enzo ha detto...

come puó avere un orientamento politico consapevole un popolo ignorante? comunque figurati é per discuterne, nessuna polemica

Dulcamara ha detto...

Bellissima analisi Lorenzo, veemente quanto vera su quanto si siano diluite ed in definitiva scomparse le poche istanze ploretarie che identificavano la pseudosinistra italiota. L'unica pecca è questa apertura nei confronti dei pentastellati. La situazione socioeconomica è più simile agli anni '30 che alla fine della prima guerra mondiale, il che determina una deriva autarchico statalista dei pentastellati (che già peraltro si intravede). Tra l'altro, pur essendo in gran parte un coacervo informe io vedo comunque nel 5 Stelle un preciso ruolo nella lotta fra borghesie: rappresentano le prospettive della new economy (green-web-nuovi servizi...). Sono gli anfitrioni della bolla verde e naturalmente sfruttano i boccaloni piccolo borghesi, insignificanti, sfruttati e manipolabili. Non farti ingannare dal scimmiottamento del ploretariato, rappresentano istanze borghesi e sono poco fiducioso che dalle loro macerie nascerà qualcosa di buono. Sono praticamente certo che al loro interno non nascerà mai qualcosa di realmente rivoluzionario finché esisteranno...

Dulcamara ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Lorenzo Mortara ha detto...

Può essere che effettivamente non nasca niente dai pentastellati (bella definizione), io in effetti non sono affatto ottimista, anzi. Il mio problema è solo come approcciarmi a una realtà che bene o male ha visto per l'ennesima volta la sinistra radicale e rivoluzionaria essere ridotta a meno di zero e dall'altra parte la nascita di un movimento che, piaccia o meno, raccoglie il voto di rabbia e di protesta. Insomma il mio discorso è tattico, dubito che senza relazionarci in modo costruttivo ai pentastellati potremo sperare di combinare qualcosa. Mi pare anche che molti altri compagni comincino a capirlo. Nei vari blog che presumo leggerà anche lei c'è chi prova a non sputare e basta sui grillini. Insomma s'è cominciata una discussione. È già qualcosa.

Un caro saluto
Lorenzo

Dulcamara ha detto...

Ci ho provato anche io con i più ragionevoli, ma non se ne cava niente, sono ancora storditi dai potenti slogan dell'ideologia dominante. Nel migliore dei casi la risposta è: vedo che te ne intendi moltissimo di politica e non sono al tuo livello, ma la mia impressione è diversa... Ovvero, la tua analisi mi pare valida ma mi rifiuto di applicarla lo stesso... Personalmente afferisco a Lotta Comunista e sempre più mi convinco di una delle sue basi programmatiche, ovvero agire in funzione di quanto le condizioni storiche lo consentano. Un ploretariato privo di coscienza di classe che entri nella stanza dei bottoni fa solo che danni e non prende il potere, meglio a questo punto il potere in mano della classe dominante consapevole. C'è troppa retorica sul movimentismo, i fatti dimostrano che si è rivelato inconcludente... Le segnalo questa bella disamina dei wu ming, che però pecca appunto di retorica sul movimentismo: http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=12038

Lorenzo Mortara ha detto...

Il proletariato non è affatto privo di coscienze, e lo dimostrano proprio queste elezioni, con gli intellettuali andati con Bersani Monti e Marchionni e gli operaio con Grillo. Se manca la coscienza non è in basso ma in alto. Conosco la critica di Wu Ming e mi pare vetero stalinista. Mi spaventa che lei vada in quella setta di Lotta Comunista ma se non spaventa lei...

Dulcamara ha detto...

Non capisco questo atteggiamento autolesionista dei gruppi o individui minoritari della sinistra, la mania dell'etichetta: ovvero definire gli altri secondo criteri moralistici o privi di senso. Lotta Comunista non è una setta, glielo assicuro essendomi interessato sul serio di sette in passato ed essendo stato prima attivista e poi solo simpatizzante di LC, senza che pretendessero nulla di particolare da me. Ora contribuisco solo comprando il giornale e finanziandoli per la bellezza di 10 euro al mese, non mi pare una richiesta così esorbitante... Ed anche se i wu ming fossero stalinisti, non è che non possano dire cose giuste in quanto tali. Non è che andare dalla padella delle grandi borghesie alla brace delle piccole e nascenti nuove borghesie rappresenti alcunché di simile alla coscienza di classe. Il ploretariato è ancora e ancor di più preso in giro da sedicenti megafoni dell'ideologia dominante. Grillo ed affini per quanto mi concerne sono pure peggio dei pessimi da lei citati.

Lorenzo Mortara ha detto...

Il giornale di Lotta Comunista credo sia il giornale più brutto nella storia dell'editoria mondiale, dovrebbero regalarlo anziché farsi dare pure un obolo. Anche io li conosco bene e per me sono solo una setta, e soprattutto nulla a che fare col leninismo. Grillo e forse persino Bersani sono molto meglio, o quantomeno sono qualcosa di reale. Io penso che non ci sia nessuno che si faccia prendere in giro più dei comunisti che contribuiscono alla sopravvivenza di Lotta di Comunista. Però se lei ritiene il contrario, liberissimo di farlo come io di pensarla diversamente.

Marco Spedicato ha detto...

L'unica vera questione riguardo al M5S, dal punto di vista del proletariato, è la seguente: quando si squaglierà come neve al sole, ci sarà una radicalizzazione a destra oppure a sinistra? Ovvero: in quel preciso momento ci sarà un partito proletario capace di intercettare la parte più avanzata dei grillini? E la risposta, quindi, non dipende solo dalla presenza di un partito che ne approfitti, ma anche dalla velocità con cui il M5S si sfalderà.
P.S.: anche secondo me è sempre meglio discutere nel merito (intendo fra compagni in senso lato) anziché ricorrere a sintesi offensive che non aiutano la discussione.

Lorenzo Mortara ha detto...

Bene, grazie del suo excursus mistico sulla medicina. Per parte mia se un giorno dovrò farmi curare, il dottore prima di toccarmi dovrà garantirmi che mi considera in quanto specie e non in quanto individuo (le due cose sono intrecciate e l'uno senza l'altra non esistono), caso mai dovesse infilarmi un cactus dove non batte il cuore in base a qualche sua strampalata teoria. Per il resto, che c'entra con la sconfitta della "sinistra"?

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